Wednesday 21 March 2007

Penso...

Non so… Oggi ho un pensiero più o meno fisso in testa…

Penso ad un paio di mani abili. Penso ad una figura aggraziata ed elegante, piacevole a guardarsi. Penso a voci malevole che girano, che spero siano vere. Penso ad uno slancio che è venuto naturale e si è bloccato appena all’inizio. Penso ad una presenza incomoda. Penso ad un tocco piacevole sulla pelle. Penso ad una domanda che è saltata fuori diverse volte, anche se sempre diversa. Penso ad una risata cristallina e contagiosa. Penso ad un appoggio in un punto dove forse non doveva esserci. Penso ad una mano morbida. Penso ad una stretta meno vigorosa di quanto m’aspettassi. Penso ad un altro slancio, prima di andare via, e di nuovo bloccato. Ma che c’era.

Penso che c’è qualcuno che voglio rivedere.

Tuesday 20 March 2007

Un pomeriggio d’Inverno

Scrivo mentre fuori la grandine ticchetta contro il muro e sono impegnato in una giocata di clan a Lot (essendo tutti Vampiri e un Drow, le azioni diventano biblicamente lunghe e ho tutto il tempo per fare altro). La stufa alogena è accesa e io sono avvolto nel plaid. Tutto come se fosse inverno, come se i pochi giorni primaverili della scorsa settimana durante i quali sono esplose le fioriture non ci fossero stati proprio. Anzi, come se gli ultimi tre mesi non ci fossero stati proprio, dato che ha fatto più freddo questo pomeriggio che durante tutto l’inverno. Devo ammettere che uscire di casa è stata una cosa ostica; tuttavia, non vana.

In primo luogo, avevo appuntamento dal chirurgo estetico della Mater per vedere se poteva togliermi alcuni nei col laser. Sì, lo so, sono vanesio, ma è una cosa che ho ereditato dalla Mater stessa. Il suddetto chirurgo estetico (o estatico?) meriterebbe una digressione a parte che non ritengo essere adatta a questa sede, fatto sta che mi ha bruciato il bruttissimo fibroma al collo ed altri sei (di cui due sul petto e quattro sulla schiena). Quattro giorni di pomata antibiotica e sarà tutto a posto. La Mater è, ahem, rimasta durante tutta l’operazione, strillando quando vedeva la siringa dell’anestesia (che teme quanto me; io mi limitavo ad invocare Santo Dorian Gray). Per quanto riguarda il chirurgo, è un tipo piacente intorno alla trentina che ha frequentato il mio stesso corso al liceo (infatti abbiamo spettegolato sulla prof di français e su quello di disegno).

Dopo di che, io e la Mater siamo montati in macchina e siamo andati a Sassari. Lungo la strada abbiamo trovato pioggia mista a nevischio e un vento tale da far sbandare la macchina. Arrivati, dopo vari giri siamo andati al centro commerciale dell’Auchan dove, da Mediaworld, ho comprato The Heart Of Everything, il nuovo album dei Within Temptation. Ho inoltre ordinato il box dei DVD dell’Ottava Stagione di Streghe, che dovrebbe arrivare in settimana. Avevo anche una mezza intenzione di ordinare Lucidity dei Delain, ma essendo in Italia non si trovava nemmeno in catalogo e mi è stato impossibile.

Il viaggio di ritorno è avvenuto su strada sdrucciolevole poiché la grandine aveva totalmente imbiancato l’asfalto. Quando poi ci siamo trovati a viaggiare controvento, i chicchi bianchi danzavano a mulinello davanti al parabrezza e, illuminati dai fanali, sembravano volerlo sfondare per aggredirci. In un certo senso, è stato molto affascinante.

The Heart Of Everything - Within Temptation
Tornando invece ai Within Temptation, devo dire che quando ho letto i testi delle prime tre canzoni me n’è scesa la mandibola a terra. Leggendo anche gli altri mi sono accorto che il tema ricorrente è “colpe, errori, destino avverso, mancanza di scelta, aizoni fatte in vano, perdita di tutto”. La reazione è stata del tipo “Santo Dorian, ma che periodaccio ha mai passato Sharon per scrivere cose così cupe? Di solito non è così monotematica e pessimista”. Perché sì, The Heart Of Everything è un album terribilmente pessimista; mi ha colpito molto. Tuttavia, per poter esprimere un parere più accurato dovrò ascoltarlo novamente. E ora non posso proprio: devo coricarmi per essere pronto a defilarmi dal corteo che si terrà domattina dopo l’uscita anticipata da scuola per potermi fare gli affari miei a casa.

Monday 19 March 2007

Le Fleurs Du Mal

Appena tornato dal recital dedicato a Charles Baudelaire, completamente entusiasta.
È immorale. È macabro. È delirante. È proprio come piace a me.

Il declamatore era abbastanza bravo, sebbene in alcuni punti scadesse nell’artificiosità, e stranamente non aveva affatto l’accento marcato tipico delle persone immonde che vagano per questa landa inospitale.
A proposito della landa, è già strano che un evento del genere sia stato organizzato, ma voglio bearmene senza guastare il momento.

Questo è uno dei componimenti che maggiormente m’ha colpito:

Il Veleno «~

Il vino sa rivestire il più sordido tugurio
D’un lusso miracoloso
E innalza portici favolosi
Nell’oro del suo rosso vapore,
Come un tramonto in un cielo annuvolato.

L’oppio ingrandisce le cose che già non hanno limite,
Allunga l’infinito,
Approfondisce il tempo, scava nella voluttà
E riempie l’anima al di là delle sue capacità
Di neri e cupi piaceri.

Ma tutto ciò non vale il veleno che sgorga
Dai tuoi occhi, dai tuoi occhi azzurri,
Laghi in cui la mia anima trema specchiandovisi rovesciata…
I miei sogni accorrono
A dissetarsi a quegli amari abissi.

Tutto questo non vale il terribile prodigio
Della tua saliva che morde,
Che sprofonda nell’oblio la mia anima senza rimorso,
E trasportando la vertigine,
La rotola estinta alle rive della morte!


Saturday 17 March 2007

Say my name when you're sober

Say My Name – Within Temptation



Call Me When You’re Sober – Evanescence



Say my name,

Don’t cry to me,

So I will know you’re back,
If you loved me,
You’re here again for a while.
You would be here with me.
Oh, let us share
You want me?
The memories that only
Come find me,
We can share together.
Make up your mind.
Tell me about the days before I was born,

How we were as children.
Should I let you fall

And lose it all
You touch my hand,
So maybe you can remember yourself.
These colors come alive
Can’t keep believing,
In your heart and in your mind.
We’re only deceiving
I cross the borders of time,
Ourselves, and I’m sick of the lie.
Leaving today behind to be with you again.
And you’re too late...
We breathe the air,
Don’t cry to me,
Do you remember how you used to touch my hair?
If you loved me
You’re not aware,
You would be here with me.
Your hands keep still,
You want me?
You just don’t know that I am here.
Come find me,
It hurts too much,
Make up your mind.
I pray now that soon you’re released

To where you belong...

Couldn’t take the blame,


Sick with shame,

You touch my hand,
Must be exhausting to lose your own game.
These colors come alive
Selfishly hated
In your heart and in your mind.
No wonder you’re jaded,
I cross the borders of time,
You can’t play the victim this time.
Leaving today behind to be with you again.
And you’re too late.

Please say my name,
So don’t cry to me,
Remember who I am,
If you loved me
You will find me in the world of yesterday.
You would be here with me.
You drift away again,
You want me?
Too far from where I am
Come find me.
When you ask me who I am.
Make up your mind.

Say my name,
You never call me when you’re sober,
These colors come alive
You only want it ’cause it’s over,
In your heart and in your mind.
Oh, it’s over!
I cross the borders of time,


Leaving today behind to be with you again.

How could I have burned paradise?

Say my name…

How could I? You were never mine…


So don’t cry to me,

If you loved me

Y
ou would be here with me.

D
on’t lie to me,

J
ust get your things,

I’
ve made up you mind.








Due modi di affrontare la stessa situazione. Due mesi fa, io ho optato per una via di mezzo.

Thursday 15 March 2007

Come ogni 15 del mese...

Ieri notte sono stato un po’ al telefono con Giulia. Abbiamo parlato delle solite cose… Su chi vorrei divorare io, su chi si è fatta lei, sul tempo trascorso da varie ultime volte, e immancabilmente il discorso è piombato su una persona con la quale, quattro mesi fa ad oggi, ho avuto diverse ore piacevoli. (Sì, è ufficiale, ormai il 15 di ogni mese vi tocca sorbirvi il mio sproloquio su quel pomeriggio).

Giulia ha detto che mentre parlavo di quella persona, la mia voce era diversa. Mentre rievocavo quei baci, si sentiva distintamente la gioia. Sarà vero? Non me ne sorprenderei. Ormai è come avevo pensato all’inizio: l’amarezza, la tristezza, la rabbia, l’odio: tutti sono scomparsi, stemprandosi per lasciar posto alla dolcezza di quei ricordi.

Ciò detto, sembrerebbe proprio che io mi sia rovinato mezza settimana con le mie mani per nulla. The Dancer la cui silhouette disegnavo in my head non ha avuto la brutta reazione che temevo alla mia ricomparsa dopo la mia geniale uscita di domenica. Il che è un bene. Ma forse ho fatto bene a sparire per un po’… Non so, sento così. Ecco, Giulia ha detto che la mia voce diventa malinconica e sognante quando ne parlo. Anche qui è probabile che sia così.
Forse, la verità è che ho voluto sparire soltanto perché volevo solo stare un po’ male… Lo so, è paradossale: Mi Amo, ma mi nutro del Mio stesso pianto interiore. Ma che posso farci?

Temo che questo delirio rimarrà senza coda, perché non ho idea di come terminare.

Sunday 11 March 2007

Non ho mai smesso…

My skin still burns
At all the places you’ve touched.
So aware,
You leave no place for hiding,
Not last night,
Not this time.

I close my eyes, so the world can’t see me
And draw the silhouette of a dancer in my head.

I can’t look through your eyes,
But my mind betrays mine.
Should I starve alone unmarked
Or confess to my blindness?


My eyes still hurt
Fighting chasing, chasing lights
As they form
Silhouettes behind me.
Let them go
This time.

Waiting for a change
I can’t fight these chains everyday.
I bleed to avoid the pain,
Every day I fade, fade a little more.


I close my eyes, so the world can’t see me,
And draw the silhouette of a dancer in my head.
I can’t look through your eyes,
But my mind betrays mine.
Should I starve alone unmarked
Or confess to my blindness?

[ Silhouette Of A Dancer – Delain ]

. . . ?

Ed ora che lo so? Che cosa provo?

Di distinto c’è solo un colossale groppo allo stomaco, che qualche volta sfuma in una vaga nausea… Ma sono felice o no? Sono egoista e tengo a te…?

Non sono felice, questo è certo.
E ho le lacrime agli occhi…

Ma come ho detto, anche sognarti la notte ha un suo fascino.
Tanto, ormai io vivo di sogni, e dolci nuvole di ninna nanna.

Sunday 4 March 2007

I prediletti?

Oggi mi sto accoccolando nella teoria che ho elaborato con Giulia circa il fatto che io inizio a somigliare sempre più a Dorian Gray, e lei sempre più ad Erzsébet Báthory.
Forse, davvero siamo loro emanazioni. Davvero loro sono divinità che ci proteggono e ci amano. Le difficoltà che io e lei abbiamo trovato nella nostra vita ci hanno in qualche modo permesso di capire le motivazioni che muovevano i nostri protettori, e di cogliere il loro messaggio profondo: la Bellezza è qualcosa di fondamentale, ma bisogna saperla controllare, e non farci sopraffare da essa.

Per molti versi, Dorian ed Erzsébet sono simili: l’uno ha venduto la propria anima per non invecchiare, l’altra dissanguava giovani vergini per fare il bagno nel loro sangue, credendo di rimanere giovane. Entrambi hanno avuto amori “proibiti”: Dorian con Lord Henry (perché è palese), Erzsébet con Thorko. Entrambi si sono dedicati agli studi: Lui a tutto ciò che è bello ed arte, Lei a tutto ciò che è occulto e misterioso. Entrambi si sono dati a forme particolari di mecenatismo, entrambi sono stati duramente criticati dai contemporanei, entrambi hanno avuto rapporti omosessuali, entrambi hanno avuto un’infanzia difficile a causa del nonno (lui perché era detestato, lei perché veniva stuprata). La causa della rovina di entrambi è stata la loro bellezza che li ha condotti ad uno squilibrio psichico.

E noi? Davvero ci amano? Davvero in qualche modo il fatto che riusciamo a capirli nel profondo ci rende speciali ai loro occhi? Lo spero. Forse in realtà non è che cercano di farci sparire per prendere il nostro posto come pensavo con Bea (lei ha problemini con Dubhe), forse la nostra strada era nata in qualche modo sulle ceneri dei loro sentieri, e loro ci guidano affinché noi possiamo godere di ciò che di bello v’è stato nelle loro esperienze, ma ci ispirano a non compiere i loro stessi errori, ci donano in qualche modo un senso critico verso di loro. In qualche modo, è confortante pensare che loro ci proteggono dal male. Perché non sono stati loro i malvagi, alla fine loro erano solo vittime. Della crudeltà dell’umanità.

Avorio e Petali di Rose

Ivory And Rose Petals by GothicNarcissus

Dov’ è finito Alessandro? Al posto suo è rimasto Dorian Gray. Io mi sono trasformato nella stessa divinità che idolatro.
Siamo identici: entrambi abbiamo un aspetto di assoluta purezza, di candore, ed entrambi siamo profondamente malvagi. Talvolta senza volerlo, spesso consapevolmente. Scaltrezza, meschinità, perversione ed un profondo, inestricabile egoismo si nascondono dietro i nostri bei visi, ci consumano, ci divorano e manovrano. E noi a nostra volta ci nutriamo di tutto ciò, lo sfruttiamo, lo usiamo. Dolci illusioni nascono dalle nostre labbra, e muoiono nella durezza del nostro sguardo. Menzogne, mezze verità si delineano sotto il nostro tocco. Soprattutto mezze verità, terribili, false e reali allo stesso tempo, paradossali nella loro ricercata semplicità. Facciamo soffrire le persone intorno a noi, ne corrompiamo gli animi, facciamo germianre in loro perversione e depravazione. E tutto questo per cosa? Per divertimento? Per convenienza? Sì, convenienza. Io uso le persone. Tutte, indistintamente. Da ognuna di loro ottengo qualcosa, lo desidero. Tutto per Me, solo per Me.

Non c’è via di fuga. Non c’è. Annego in un mare d’avorio e petali di rosa. Se almeno la mia divinità potesse divenire reale, soccorrermi, abbracciarmi, consolarmi, carezzare le mie labbra con le sue, amarmi. Ma no, non avrebbe senso. Userei anche Lui, anche Dorian Gray. Lo userei per occupare il vuoto lasciato da una persona e mai occupato da un’altra.
Una persona che è ormai rimasta nel mio passato, ed una che mi ha seguito nel presente.
Perché io ti desidero, ma so di non meritarti. Non perderti appreso a me, ma ti prego, non abbandonarmi. Non farlo!


Sarà servito piangere tutta la sera?
Forse la soluzione e che Tu mi uccida. Dammi pace.
Amami. E poi uccidimi.

Thursday 1 March 2007

Carta ed Inchiostro

Curioso come anche nell’era di Google Earth vedere un rettangolino bianco attraverso il vetro smerigliato della mia cassetta delle lettere e scoprire che è per me e non è la Banca Intesa mi provochi un dolce piacere…

Sì, oggi ho ricevuto posta. Non sono proprio sicuro di essere contento del fatto che la mittente fosse lei, una persona che è stata molto importante per me e ha costituito una grandissima amicizia sino all’estate scorsa, ma sono felice di aver ricevuto una lettera. Oggi mi sono accorto che, in qualche modo, indipendentemente dal mittente, dal contenuto e da tutto il resto, scambiarmi della corrispondenza mi piace e mi mette di buon umore, e se la maggior parte delle volte che ricevo una mail la leggo velocemente, spesso senza interesse alcuno, e non vedo l’ora di metterla in posta eliminata, per gustarmi la lettera ho mollato tutto e mi sono disteso sul mio letto a leggerla con calma. È diverso da qualsiasi altra forma di comunicazione, dai messaggini, dalle telefonate, dalle conversazioni su MSN… Non posso dire quale sia migliore  o peggiore, è impossibile stabilirlo. È semplicemente   d i v e r s o.

Il problema, ora, si pone con la mittente. Dopo quel che era successo l’estate scorsa pensavo di tranciare i contatti, ma poi, dopo diversi mesi, lei è tornata come se nulla fosse. Non ha nemmeno cercato di chiedermi scusa, no, ha proprio saltato il capitolo “scuse” per andare direttamente a quello “amici come prima”. Se avesse provato a chiedermi scusa, le avrei detto in faccia che non volevo più saperne, ma così facendo mi ha spiazzato. E il problema è che più passa il tempo, più la mia determinazione vacilla, la mia sicurezza va a farsi benedire. Ero in conflitto fra mandarcela o riprendermela, e ora mi sto quasi per decidere a darle la quarta possibilità. (Sì, lo so, faccio pietà, sono talmente debole di cuore da averle riaperto la porta quattro volte).

D’altra parte, però, questa lettera mi ha anche fatto venire in mente di avere ancora un certo indirizzo... E così ora devo combattere la tentazione di scrivere una lettera a quella persona. Lo so, è folle, ma io sotto sotto sotto sotto ci tengo ancora, e di certo una lettera sarebbe il modo più discreto affinché lo sappia, che sappia che ogni tanto i miei pensieri tornano a quel pomeriggio milanese, che è ancora nei miei pensieri e mi suscita tante reazioni diverse: rabbia, dolcezza, nostalgia, gioia, autocompiacimento… Di tutto. E non so davvero se farlo o meno.

Per ora, però, mi accontento di scrivere sul Santuario. Ho calmato il prurito alle mani e sento più debole il richiamo della penna. Spero solo che duri.