Saturday 23 June 2007

Vacanze Lottiane

Sì… lo so, avrei dovuto postare prima. Ma ieri ed avantieri sono stato davvero super-occupato fra bagagli da disfare, regali da consegnare, per non parlare poi di DeviantArt e Lot… Non riuscivo proprio a trovare l’ispirazione per postare. E adesso, con un po’ di calma, mentre uno dei miei burattini se la spassa in Rocca, vedo di raccontare un po’ che cosa è successo mentre stavo a spasso per l’Italia.

In primo luogo, questo è stato senz’altro il viaggio più lungo in termini di tempo e kilometraggio che abbia mai fatto da solo. E, per molti versi, il più divertente. Direi che potrei definirle “Vacanze Lottiane”, dato che ho girato da un amico lottiano all’altro.
Ma andiamo in ordine.

La prima tappa è stata Port’Ercole, da Giulia e Edu. Vi ho trascorso quasi una settimana, sebbene due giorni sia stato altrove. Port’Ercole mi è piaciuto non poco (a parte che il 99,9% della popolazione fuma e la mia voce è andata a farsi benedire – anche per merito del concerto), e gli amici di Giulia molto simpatici. Tralasciando il fatto che, appena arrivato, ho subito iniziato a portare sfiga al posto (arresti per coltivazione di marja, problemi famiglia-fidanzati, raffreddori e quant’altro). Fortunatamente, sono riuscito a scamparmi il mare che Giulia e Edu avevano programmato per me. Sfortunatamente, ho comunque preso un po’ di colore. Ma non è questo il punto.

La terza tappa del mio viaggio (la seconda è stata Pisa, di cui ho già parlato) è stata Roma. Lì avevo diverse faccende burocratiche da sbrigare al Consolato Bielorusso, e fortunatamente con me c’era Ilaria. Ella mi ha accompagnato nelle lunghe peregrinazioni alla ricerca del Consolato, che mi era stato detto essere in tutt’altra via. Ma, d’altronde, la colpa è del comune di Roma: il consolato è in Via delle Alpi Apuane, che sta vicino a Via Nomentana. Ma vicino alla Nomentana c’è anche Via delle Alpi, e ci passano vicino esattamente gli stessi autobus. Indotta in errore da questi dettagli, la Mater mi ha segnalato Via delle Alpi, pensando che “Apuane” fosse stato omesso per mancanza di spazio sulla cartina, e così io e Ilaria abbiamo girato mezz’ora prima di trovare informazioni su dove si trovasse la dannata via, smadonnando ad ogni passo e proclamando la nostra eterna adesione alla Coalizione Anti-Màm. Abbiamo chiamato anche il Consolato, e la tipa ci ha detto che dovevamo arrivare in Piazza Sempione e passare sotto un arco. Peccato che di archi ce n’erano una dozzina buona e, prendendone uno a caso, abbiamo allungato ulteriormente (la zona in questione non si trovava sulla cartina che avevo, quindi giravamo alla cieca). Una volta trovato il consolato, abbiamo messo radici in attesa di esser ricevuti, ma alla fine abbiamo consegnato tutti i documenti per fare i visti, che avrei dovuto ritirare una settimana dopo.
Dopo il consolato, abbiamo preso l’autobus per arrivare a Piramide, con l’intento di fare qualche foto al Cimitero Acattolico. Indovinate un po’? Qualche fottuto albero ha avuto la geniale idea di cadere qualche giorno prima, e il cimitero era chiuso perché stavano sistemando. Altre madonne tirate giù. La giornata romana ha avuto altri contrattempi, finché non sono tornato a Port’Ercole e ho avuto un po’ di requie.

La tappa successiva è stata Padova. Sorvolando sui vari ed immancabili ritardi di Trenitalia (si possono aprire le scommesse ogni volta su quanto tarda), arrivato alla stazione ho trovato ad attendermi Giulia, Ale e Cri. Sorvoliamo anche qui su alcuni dettagli, e limitiamoci a dire che la Ale è dovuta andare via presto, mentre Giulia e Cri mi hanno accompagnato all’ostello, ove ho prenotato la stanza e scaricato la roba. Fatto ciò, ci siamo recati in “Punk Zone” a trovare gli amici di Giulia. Essendo abituato a vivere in mezzo ai tamarri, trovarmi in un oasi di puro metallo è stata un’esperienza esaltante. La sera sono stato invitato a cena a casa di Giulia, e successivamente riaccompagnato in ostello. I due giorni successivi sono stati dedicati in ordine a shopping e foto. Ho comprato un nuovo braccialetto con le borchie, una catenina di teschi per i jeans, due paia di guanti (corti a rete e lunghi a righine nere e rosse), un album di illustrazioni e due numeri di Fairy Cube di Kaori Yuki, nonché Nana di Ai Yazawa, ed il giorno dopo ho fatto le foto della serie di Whisper ed altre in giro per Padova, che potrete trovare nella mia Gallery di DeviantArt.

Sabato, invece, è stato occupato dalla visita a Verona da Bina e Jack. Quasi una mini-rimpatriata dei Du Miroir. Con Fratè e Sorè abbiamo fatto un giro, siamo saliti sulla collina e abbiamo fatto un paccone di foto. Mi sono divertito molto, e ho scoperto la prima coppietta con cui trascorrere il pomeriggio non è irritante (forse perché oltre che da modello ho fatto anche il fotografo e ho approfittato delle loro effusioni per rimpinguare la sezione “Romantic” della gallery di Bina). Poco prima dell’ora di partire, abbiamo iniziato a progettare una cosa per il prossimo inverno: un raduno dei Du Miroir durante le vacanze natalizie. Speriamo bene.

Ultima tappa è stata di nuovo Roma. Stavolta, ad attendermi c’era Luana. Con lei ho sbrigato le incombenze quali ritirare i documenti al consolato e fare i biglietti per il traghetto, poi mi ha invitato a casa sua, dove ho trascorso la notte. Ho approfittato della sua Jacuzzi (è una bomba!) e il giorno dopo abbiamo fatto un servizio fotografico a Villa Borghese. Il cimitero era ancora chiuso per i maledetti alberi, per cui lì è saltato. Il ritorno a Civitavecchia è stato un’agonia perché il treno si è fermato a Roma Nomentana per un guasto alla linea, ma alla fine me la sono cavata e sono riuscito a prendere la nave. Questa è stata la conclusione del viaggio.

Saturday 9 June 2007

Evanescence live @ Metarock

Sto connesso dal PC di Giulia (baciotto) con i postumi del concerto degli Evanescence, includenti sonno smisurato e voce inesistente. Diciamo che definirlo il miglior concerto cui ho mai assistito è un eufemismo.

Il Metarock è iniziato alle 5 del pomeriggio presentando una sfilza di gruppi semi-sconosciuti o esordienti fino alle 7 circa, alcuni bravi che spaccavano, altri un po’ meno. Di questi, gli unici che conoscevo erano i The New Story. Sono bravini, e la pronuncia inglese molto inflessa del cantante gli può essere tranquillamente perdonata in virtù del suo bel viso e delle idiozie che ha sparato fra una canzone e l’altra con effetto particolarmente comico. L’unica canzone loro che conoscevo, però, era una cover di Thorn di Natalie Imbruglia.

Dopo i TNS, c’è stata una lunga pausa di allestimento per l’ingresso dei Verdena, durante la quale ho fatto un po’ di conoscenze fra il pubblico. I Verdena, che sono arrivati alle 9 e un quarto (pure in ritardo) sono stati… un agonia? Diciamo che non mi sono piaciuti. Cioè, non al punto che se sento una loro canzone in radio cambio stazione, ma di certo non riuscirei a sopportare un intero album tutto di fila. Il pubblico era al 97% defunto durante la loro performance, e solo pochi fedelissimi cantavano. La loro interazione col pubblico era minima. Per quanto riguarda i membri del gruppo, la bassista era ancora passabilmente brava, il batterista ha spaccato una bacchetta mentre suonava, mentre il cantante era praticamente anonimo, sia come voce, sia fisicamente. Se lo incontrassi per strada, con tutta probabilità nemmeno lo riconoscerei (e forse è meglio così).


Tuttavia, la snervante attesa dei Verdena è stata ampiamente ripagata da quel che c’è stato dopo. Alla fine dell’allestimento del palco (telo bianco con la E contornata dai rovi, due teli più piccoli con i simboletti del booklet di The Open Door), le luci si sono spente ed è entrata la band. Dopo una breve intro, è partita Weight Of The World, seguita a ruota da una selezione dei brani più noti o fighi. Quelli che mi hanno maggiormente impressionato sono stati Whisper con un’intro da film horror, Bring Me To Life completamente riarrangiata, Imaginary nel cui bridge non solo Amy suonava la tastiera oltre che cantare, ma Will ha pure improvvisato una parte nuova di batteria, e l’ultimo pezzo del concerto, Your Star, che mi ha veramente dato i brividi (oltre che per miracolo di Santo Dorian Gray sono riuscito a cantare decentemente tutta la seconda voce nonostante le corde vocali massacrate.

I due nuovi membri, Troy alla chitarra e Will alla batteria, sono davvero geniali. In particolare, il secondo ha riarrangiato la batteria di molti pezzi tirando fuori delle cose davvero spettacolari (ed è pure un bel ragazzo). Questo concerto avrebbe meritato di finire su un DVD molto più di quello dello Zenith di Parigi del 2004 (sebbene sia sciocco comparare tali eventi poiché c’è stata una notevolissima crescita della band). Per non parlare, poi, del fatto che Amy è stata davvero carina con il pubblico, definendo i fans italiani come i migliori in assoluto al mondo (per merito del nostro fanclub ufficiale che è una bomba) e dedicandoci ben due canzoni nell’encore, (la seconda delle quali è stata la tanto attesa, da me, Your Star). Ancora una volta, oltre ai regali ricevuti dal fanclub al meet & greet – cui, stavolta, non ho partecipato: non ho una mongolfiera al posto del sedere, purtroppo - deve essere stato davvero gratificante sentire il pubblico che cantava dall’inizio alla fine, e il tifo da stadio che ha intervallato le canzoni (a proposito, geniale la scena in cui: Pubblico: “Amy! Amy! Amy!”, e lei: “Pisa! Pisa! Pisa!”). Nel complesso, ho apprezzato questo concerto più di quello di Milano, e ho notato che, sebbene siano trascorsi meno di 7 mesi, la band è riuscita a migliorarsi ancor più di quanto non fosse allora, la tecnica di Amy è diventata ancor più impeccabile (l’altra volta aveva un po’ steccato la fine di Lacrymosa, stavolta l’ha eseguita alla perfezione), i nuovi arrivi hanno portato una ventata di novità interessanti.

E a proposito di nuovi arrivati, o meglio, di ex-tali, il mio “protetto” Tim sembrava essere più a suo agio: alla fine del concerto non è rimasto da solo addosso ad una transenna. Che finalmente abbia capito che lui è il bassista degli Evanescence e non un pinco pallino raccattato per strada? Tim, you rock!

Wednesday 6 June 2007

Seduto sui bagagli

Sono pronto a partire. Ormai mancano solo poche cose da fare, come preparare i panini, infilare le ultimissime cose nel bagaglio… scrivere il post relativo! Ok, in verità, sto solo cercando di tenere il mio cervello impegnato, dato che le ore immediatamente precedenti un viaggio mi snervano, mi fanno proprio morire. Una volta sulla nave (perché anche il pullman mi mette l’ansia, quando poi ho delle coincidenze), mi passerà tutto. Ma ora ho lo stomaco bloccato e il cuore stretto in una morsa.

Questo è il mio rapporto ambiguo con i viaggi. Da una parte, adoro viaggiare, ma da come ne parlo e mi comporto i due giorni immediatamente prima, sembra che sia qualcosa che detesto fare. Anche se il programma si prospetta molto interessante, come di certo è questo: permanenza a Porto Ercole da Giulia e Edo, concerto degli Evanescence a Pisa, viaggio a Roma per portare alcuni  documenti e incontro con Ila, poi Padova a trovare Cri, l’altra Giulia, e spero di riuscire a combinare un incontro anche con Jack e Bina. La Ale resta un punto interrogativo.

Per questioni di tempo, temo che dovrò rinunciare alla parentesi milanese, ma questo potrebbe portare ad un viaggio a sé, il che non è male.

Non sono molto in vena di scrivere altro. Aggiungo solo che mi sto portando, per ogni eventualità, Fallen degli Evanescence appresso, nel caso – poco probabile – che il mio sedere mi permetta di vincere un altro pass per il Meet & Greet. Ma dato che non si può mai sapere…

E questo è quanto. Se siete lettori assidui, ogni tanto buttate uno sguardo, perché cercherò di aggiornare quando mi si presenterà l’occasione. Se siete lettori assidui che sto per salire a incontrare… beh, allora a presto!

Saturday 2 June 2007

Fine maggio

Di nuovo un’assenza prolungata. E non va assolutamente bene.

Sono esausto. La fine dell’anno è terribile, come sempre, perché mi alzo con la consapevolezza che andrò a scuola per non fare nulla 5 ore. In più, mi sono reso conto (dopo due quadrimestri) che quando so di dovermi alzare presto la mattina dopo, non riesco a dormire, o dormo malissimo e non riposo. Ciò spiega le occhiaie onnipresenti.
Come se non bastasse, oggi ha ripreso a fare un tempo oscenamente schifoso, con un caldo bestiale, l’umidità e un sole che riduce in cenere, dopo due giorni di aria fresca, vento forte che consentiva ai miei capelli di essere lisci e lucenti (portando via l’umidità) e nuvole grigie.
L’unica consolazione che possa riempire le mie mattinate di tedio è la lettura. Sono rientrato nel tunnel di Dorian Gray e come al solito non ho intenzione di uscirne.

Per il resto, ieri ho comprato il biglietto per il traghetto. Solo andata, perché il ritorno è in data da destinarsi. L’unica certezza sono i primi 7-8 giorni, che trascorrerò a Port’Ercole. Per il resto, ho scoperto che a Padova c’è un ostello della gioventù, il che mi ha decisamente tolto un peso. Perché a Padova ci vado indipendentemente da tutto quello che è successo con Alessandra. Ho altre due persone da andare a trovare. Ho la Certosa da visitare e in cui farmi delle foto. E ho qualcosa che non voglio riportare indietro.

A proposito di ciò, oggi sono decisamente dell’umore di sfilarmi un paio di spine del fianco e di curare le due ferite infette. La prima riguarda ovviamente Alessandra. Sono troppo stanco per andare dietro ai suoi capricci. Se non glie ne frega nulla, nessuno la trattiene. Mi sono sforzato di appianare la questione, ma senza risultato. La mia pazienza non è eterna, senza contare che sono molto fuori allenamento e mi stanco presto di correre. Anche dietro alle persone che scappano.
Non riesco più a credere alla frase “mi dispiace per quello che entrambi vi perdete”, e non ho voglia di impegnarmi a farlo. Sono troppo amareggiato per vedere ancora del buono in lei.

La seconda spina che mi tolgo è quella con la D incisa sopra. Può darsi che il fatto che ora l’intera situazione mi nausei dipenda dal fatto che ci ho litigato lo stesso giorno che con la Ale, ma semplicemente fantasticare in quel senso mi disgusta. Nello stomaco ci sento un peso, non le farfalle. E mi sono accorto che non entro più in panico se non clicco su quel nick multicolore. È probabile che si sentirà un Gloria in Excelsis se la persona in questione leggerà queste righe, ma semplicemente mi è passato tutto. Credo di essere pronto ad uscire dalla fase di amicizia frustrante per entrambi e tentare un’amicizia più matura.

Ora come ora, non ho voglia di pensare a nulla, quindi credo che mi butterò un po’ su Lot (dove ho regolarizzato i vari PG multipli) e mi occuperò un po’ dei vari annessi.