Friday 30 January 2009

Ludwig – Happy Ever After


Ludwig: Happy Ever After
Alla fine, era tutto calcolato, e la Bloempje non mi aveva nemmeno spoilerato nulla di particolarmente rilevante del finale di Ludwig di Kaori Yuki. Anzi, a ben vedere il finale era rimasto totalmente senza spoilers, dato che le informazioni che mi aveva dato riguardavano a malapena la prima storia dell’ultimo volumetto. Gioia, è vero: tu sei brava. u_u

Dovrò assolutamente rileggerlo perché, lo ammetto, l’ho letteralmente divorato dalla smania di sapere come andava a finire, per cui dovrò gustarmelo con molta più calma. Il finale mi è piaciuto, perché ha appunto quell’ambiguità che lascia correre la fantasia nel rapporto fra Ludwig e Wilhelm (meno marcata di quanto avrei sperato, ma per circostanze della storia, per cui non mi lamento) e lascia intendere che potrebbero esserci altri capitoli della storia, in futuro. Intanto, “nella prima metà del 2009”, come dicono a fine volume, uscirà (finalmente) Blood Hound, il volumetto di Kaori sui Vampiri. Il che, beh… è una splendida notizia. E, per ora, ho ancora Angel Sanctuary 6 da leggere (credo che lo porterò giù assieme ai quattro Ludwig, che intendo rileggere dall’inizio, dato che, come ogni serie che si ama e poi finisce, mi ha lasciato un senso di tristezza da colmare con una rilettura), per cui non sono sfornito di manga.

L’unico problema di questa conclusione della storia è che Kaori mi ha messo davanti una difficile scelta: Ludwig x Wilhelm come volevo fin dall’inizio, o Ludwig x Julius come mi era venuto in mente dal numero 3 e mi si è piantato in testa con questo ultimo numero 4? Non sarebbe male anche la soluzione Ludwig x Wilhelm x Julius, ma Wilhelm e Julius sono entrambi troppo uke per fare una cosa a tre… e come si fa, allora? Argh, Kaori, sei il demonio!

Monday 26 January 2009

Buon compleanno, Racconto!

Era il 26 gennaio del 2008.

Stavo a casa del Procreatore e mi annoiavo a morte. La Bloempje non aveva il computer da un paio di settimane, quindi non giocavo a Lot con Dorian e Frisson da fin troppo tempo. E pochi giorni prima avevo letto l’inizio di un racconto scritto da Bina.
Ascoltavo i The Gathering, quella sera. Cercando un modo per ingannare il tempo (dato che internet andava a singhiozzi), ripensai a una serie messaggi che avevo scambiato con Giulia il luglio precedente, mentre ero in Bielorussia. Parlavamo dei rapporti velatamente omoerotici fra alcuni personaggi della Rice, e le scrissi: “Un giorno scriverò io una serie di libri su un Vampiro dichiaratamente omosessuale”.

Ricordando quel messaggio, aprii Word mentre ascoltavo In Motion #2 e… mi misi all’opera. Fu così che nacque l’embrione di quello che poi sarebbe diventato un racconto di 22 capitoli (che aumentano ancora).

Buon compleanno al mio racconto, dunque!

Sunday 25 January 2009

Deadalive

Give in, give in, give in, give in:
You play the game, you’ll never win.

La serata gaia dell’Etnoblog è stata suppergiù la stessa storia di sempre, con i soliti due tipi di ragazzi: o quelli molto belli ma decisamente impegnati, o quelli molto liberi ma decisamente brutti. Inoltre, c’era un numero impressionante di vecchi dalla faccia maciullata dagli anni tirati fuori dalla naftalina appositamente per l’occasione. Alla fine, complici gli Scivoli alla fragola, mi sono ridotto ad apprezzare le molte belle ragazze presenti. E ah, sì, ho incontrato per la prima volta dal vivo una mia conoscenza telematica triestina di antica data che non sentivo da un anno almeno (e che ha dato spettacolo sul palco, peraltro, ma questa è un’altra storia). Almeno la scena del “Ma che ci fai a Trieste?”, “L’università”, “Caspita!” è stata comica.
Ma sì, fortuna che almeno la strada per casa è stata lunga, così dopo la devastazione acustica che ho subito (mi sento sempre terribilmente ignorante quando mi immergo in quella musica, il che non è proprio un male) mi sono potuto rifare le orecchie con Emilie Autumn remixata in versione rock-metal e i Tristania che mi hanno rallegrato la serata (il che è tutto dire).

Comunque, il punto principale resta che il riassunto della serata può essere fatto citando la Mater, che ai tempi delle schede telefoniche diceva: “Gli uomini sono come le cabine telefoniche: o sono occupati, o sono guasti”. Ah, la saggezza femminile (ed io che ero misogino).

A quick taste of the poison,
A quick twist of the knife,
When the obsession with death,
The obsession with death
Becomes a way of life.

Saturday 24 January 2009

A world of nothingness



It’s true: we’re all a little insane…

Stanotte ho scoperto che se si guarda i rami degli alberi quando sono bagnati in controluce, essi formano dei cerchi concentrici intorno alla luce.

Mi sono perso per Trieste mentre vagavo sotto la pioggia. Musica a volume tanto alto da far sanguinare le orecchie, capelli bagnati e incollati al viso, trucco colato (per la pioggia?). Ho imboccato una salita a caso, e mi sono accorto di non essere andato nella direzione giusta solo quando sono arrivato ad un vicolo cieco. Allora ho staccato la musica, mi sono seduto e ho scritto qualche messaggio alla Bloempje. Sono rimasto lì per pochi minuti ad ascoltare le gocce sui rami degli alberi, sui cofani delle macchine, sui motorini, e il mare che ruggiva in lontananza, molto più in basso di dove ero io. Gli aghi delle conifere grondavano di perle di luce, mentre i rami spogli delle latifoglie formavano dei cerchi contro i lampioni, quasi fossero ragnatele.

Alla fine, sono riuscito a calmarmi, alzarmi in piedi e ricordare da dove ero passato. E sono sbucato a casa da sopra, invece che da sotto. Lieto fine, clap clap.
La realtà assume i contorni irreali di un incubo mentre il mondo onirico diventa sempre più definito e reale.

E sì. Perché ultimamente il mio subconscio ha deciso di soddisfare tutti i miei desideri inespressi, ma non come capita, bensì in grande stile. Così, ieri notte mi ha regalato un giardino di salici piangenti, esattamente quelli che voglio per una mia foto. E la cosa più allucinante è che questi miei sogni sono talmente realistici che non riesco a riconoscerli come tali e, al risveglio, mi lasciano con un’amara delusione in bocca. Mentre sogno, sono perfettamente in grado di pensare e riflettere lucidamente, le sensazioni e le percezioni sono vivide e tangibili, e non solo, sono perfettamente consapevole delle situazioni che circondano ciò che sto vivendo in quel momento. Sono talmente lucido che penso anche a sogni che ho fatto in precedenza (e da qui la geniale uscita: “Ho sognato di baciarti un’infinità di volte, ma nessuna ha mai retto minimamente il confronto con questo momento in cui lo sto facendo per davvero”. Immaginate che gioia al risveglio). Ed ogni sogno mi mostra esattamente ciò che desidero, senza se e senza ma, senza prezzi da pagare, senza nulla che non sia a mio uso e consumo.

I dream in the darkness, I sleep to die.
Erase the silence, erase my life.
Our burning ashes blacken the day.
A world of nothingness blows me away
.

Friday 23 January 2009

Salice (che ride istericamente)

And I only write love songs
To those whom I don’t love.
I only reach for him
Who’s tied to someone else’s glove.
That which I hold inside,
Which I admire and deride,
Which I protect and hide is yours,
Is yours, is yours.

[ Willow – Emilie Autumn ]

Casualmente, questo pomeriggio ho letto il testo di questa canzone. E ho idolatrato Emilie come “l’artista che azzecca maggiormente i miei stati d’animo in questo periodo”. Questo ritornello riassume perfettamente la mia situazione attuale. E, peraltro, pure il sogno che ho fatto ieri mattina. Uno di quei sogni che, al risveglio, ti fanno desiderare di cadere in un coma profondo con fase rem costante a tempo indeterminato.
Uno di quelli che sembrano talmente realistici che, fra un bacio e l’altro, arrivi a dire “Ho sognato spesso di baciarti così, ma nessuna delle volte ha mai retto il confronto con ora, con la realtà.”

Tuesday 20 January 2009

Golden-heartéd

Ok, lo ammetto. Scoppiare in singhiozzi davanti all’entrata della SSLMIT non è stato propriamente dignitoso. Tanto più se si considera chi c’era in mezzo al pubblico. Ma avevo accumulato talmente tanta tensione nervosa negli scorsi undici giorni che avevo bisogno davvero di sfogarla (per questo, se vi chiamate Bloempje sono vietati i sensi di colpa, chiaro?), fra Amy che taglia i capelli (cosa che ho preso davvero malissimo) e sbalzi emotivi per motivi più concreti.
L’altra faccia della medaglia è che, dato che ho spiegato a grandi linee cos’era successo in modo che non pensassero che avessi problemi (in particolare una certa parte del pubblico), ora si è diffusa la notizia che sono una persona “dal cuore d’oro” (cit.). Con buona pace del mio voler apparire freddo, cattivo e meschino, ma dettagli e chi se ne frega: la Bloempje riesce sempre a tirar fuori la parte più bella che c’è in me.

Show, Then, Your Golden Heart by GothicNarcissus
Meet me on the winter’s side:
My eyes shall burn,
My eyes shall endure.
Show me then your golden heart:
Sometimes I fall,
Sometimes surrender.

Lie To Me Leandra ]


Friday 16 January 2009

Distorsione del senso interno

Il mio senso interno, termine kantiano che indica la percezione del tempo, si è sfasato di nuovo. Delle due cose accadute la scorsa settimana, una, la scoperta del nuovo, orrendo taglio di capelli della Signora Hartzel, mi sembra talmente lontana nel tempo da poter risalire all’epoca della celebre intervista da cui il mio rancore è iniziato; l'altra, la Rose-Red-situation, mi sembra accaduta appena ieri.

Oggi il mio umore si divide fra Everybody’s Fool e Heard It All, reazioni naturali alle rispettive situazioni. Ma per tutta la settimana sono stato di umore talmente gotico che i Theatre of Tragedy da soli hanno costituito più del 60% dei miei ascolti.

Saturday 10 January 2009

Rose Rose Rose Red

Hai notato che la gente quando balla tende a mordicchiarsi le labbra?
A proposito di labbra… cosa penseresti se, per ipotesi, ti dicessi che vorrei rubarti un bacio?

Rose, Rose, Rose Red, will I ever see thee wed?
I should have known…


Here in my web of dreams
My whispers turn to screams
And place the blame.



No one wants to hurt me,
But everybody tries.



I’m doing fine, yeah… yeah…

Sunday 4 January 2009

Terzo mondo

Per la serie “Alghero delenda est” (cit.), vi presento il caso odierno: dovendo recarmi nel paesino rurale dove vivono il Procreatore e buona parte dell’allegra famigliola, vado alla fermata del pullman (perché lui non si scomoda mica a venirmi a prendere), sita vicino ai giardini pubblici di Algeri, verso le 13:35, con 25 minuti abbondanti di anticipo rispetto al pullman. Scendo dalla macchina della Mater, entro nei giardini e mi dirigo alla biglietteria. Giro l’angolo della stessa e… sorpresa, la biglietteria è chiusa! Imprecando, do uno sguardo agli orari e noto che nei festivi (e la domenica conta come tale) chiude alle 13:30. La domanda principale sarebbe “ma da quando?”, ma questi sono dettagli. Anche perché la parte più inquietante di tutte è che nel lungo parcheggio non c’è nemmeno mezzo pullman.

Arrivano le 14:00, l’ora X, e del pullman non c’è traccia. Per cui, a meno che non abbiano spostato il capolinea nel giro di cinque giorni (come proposito per il nuovo anno, forse?), dato che la Mater aveva preso il pullman per Sassari giusto martedì e nulla era ancora stato mosso, ne deduco con acume che l’ipotesi più probabile è che di domenica non c’è una mazza di nulla.

Ora. Vi sembra forse normale?! Possibile che in Europa di domenica sono riuscito a tornare da Bologna a Trieste permettendomi pure due ore di sosta a Ferrara mentre qui in Africa non riesco a fare 59 chilometri del cavolo da Alghero al paesello rurale?!

Non vedo l’ora di tornare a casa, dio bon…

Twothousandandfive

Non sono tornato indietro al 2003, quando la Strega Artemisia si nascondeva indisturbata nei vicoli del centro storico di Alghero e scatenava terribili tempeste contro di noi, faceva saltare la luce, disseminava di segreti la Cattedrale (in particolare l’ossario) e risvegliava il potere della Premonizione.
Non sono tornato indietro al 2004, quando il mio computer fioriva di video di Final Fantasy VIII montati sulle canzoni degli Evanescence e io tentavo di crearne uno per ogni singola traccia apparsa nella loro discografia, e mi dedicavo alla creazione di wallpaper dedicati al gioco.
Non sono tornato indietro al 2006, quando di tanto in tanto staccavo da Lot, mentre Dorian – che ancora aveva Zell nell’avatar – attendeva Ashalind, per dedicarmi al gioco che avevo installato sul pc.
Non sono tornato al 2007. Né al 2008.

Giocando a Final Fantasy VIII sono tornato al 2005.

Non ricordo nulla di quell’anno. Eccetto forse gli ultimi otto giorni, i primissimi passi a Lot. In verità, se si escludono gli Evanescence (e i Within Temptation, che però la mia memoria alterata rende più recenti), in generale ricordo molto poco di tutto ciò che è accaduto prima del 2006, come se la mia vita fosse iniziata solo allora. Roberta, Margherita, Giada, Elina, Elisabetta… perfino Silvia e Annalisa non sono che nomi, poco più che figure polverose in lontananza, nascoste dalla nebbia. Ma del 2005, nello specifico, non ricordo proprio nulla, se non rimestando a fondo e con gran cura.


Allora riemerge Luana, riemergono l’Irlanda e il mio pieno periodo pagano, riemergono la nuotata a Santa Marinella e la prima visita al cimitero di Roma. Ma sono comunque solo flash isolati e sconnessi. La quotidianità non esiste, è un bianco sconfinato e vuoto.

Ma… se provo ad aguzzare la vista, dalla nebbia si dipanano alcune immagini che avevo dimenticato completamente. Pomeriggi nuvolosi in cui mamma era in negozio e io davanti al computer. E leggevo, leggevo una serie di fanfiction su Final Fantasy VIII in inglese. Le ho ritrovate sul mio hard-disk in una cartella che ormai non notavo più, sebbene ci passassi davanti piuttosto spesso. E le ho cercate nuovamente su internet qualche tempo fa, ritrovandole esattamente dove stavano, su
Bishonenink. Ricordo che mi rattristavano sempre, forse perché mi mettevano nostalgia del gioco, al quale non giocavo da tanto. O forse perché è il gioco in sé ad avere un tono così malinconico, soprattutto negli ultimi due CD. E ricordo nitidamente del sangue che mi si agitava dentro, di come le trovassi così terribilmente sbagliate, così terribilmente distaccate dalla trama, eppure non riuscissi a staccare gli occhi da quelle parole, di quanto ne fossi attratto irrefrenabilmente. Certo, il germe di una delle rivoluzioni che sarebbe scoppiata di lì a pochi mesi, nel 2006, c’era già da allora. Forse, anzi, proprio quello è stato uno degli eventi che mi ci hanno condotto. Eppure, quell’anno lo ricordo molto poco. E nel rievocarlo, nel rievocare quei pomeriggi, nel rileggere quei racconti, sento una fitta al petto e il respiro si affievolisce. Non sono mai riuscito a leggerli tutti. Non so se ci proverò ora, che per me sono poco più impegnativi che in italiano. Le sensazioni che mi scatenano fanno eco a quelle di un tempo, e la cosa è troppo strana, quasi insopportabile. Ma piacevole. E spiacevole. E dolce. E rattristante.

Non riesco più a capire cosa provo, in questo momento. Mi viene solo da piangere.

Saturday 3 January 2009

Sinusoide

Appurato che è bello vedere come certe cose non cambino mai, il 2009 è una funzione goniometrica: una bella sinusoide con andamento ondulatorio che oscilla fra 1, 0 e -1. E il fatto che io stia parlando in matematichese indica che in questo momento ho il segno meno. Ma in fondo, siamo ad Alghero.

Ora vorrei andare a giocare in santa pace a Final Fantasy VIII per pc in modo da distendermi i nervi, ma non posso farlo. E la cosa mi urta oltremodo.

Thursday 1 January 2009

2009 - incipit

Il 2009 è iniziato dolcemente e serenamente, quasi come se fosse un sogno. La gente intorno a me strillava e faceva il conto alla rovescia, e l’unico mio segno di presa visione dell’inizio del nuovo anno è stato controllare l’orologio per vedere se effettivamente stavolta ci avessero azzeccato. Poi, ho calato il cappuccio per proteggere il basco dallo spumante, ma c’erano solo due bottiglie che non mi hanno toccato neanche di striscio.
I fuochi sono partiti in ritardo, ma whatever. Anche loro hanno realizzato piano piano che il 2008 era finito. E mentre scintillavano, ho chiamato la Sara, che ha trasformato la mia serenità priva di pensieri in allegria euforica.
Appena ho riattaccato il telefono, mi sono preoccupato di fare una cosa che volevo fare: ho tirato fuori l’iPod e ho messo su la musica lungo la strada per casa.

Missing
, Missing, The Swan Song, Saturnine, Saturnine, Tender Trip On Earth, Rose Red, Chasing The Dragon, Venus.

Peraltro, pur essendo il primo dell’anno ho già compiuto un illecito: non avendo voglia di accendere il pc di mamma per connettermi, sto scroccando il wireless dal vicino (che ho attivato io col mio pc).

Sono a metà fra il nostalgico, il sereno e l’allegro. Non ho voglia di attaccarmi a spedire sms (neanche col multinvio), ma lo farò.. Dopo di che, mi metterò a scrivere un po’ di racconto.

Buon anno a tutti.