Thursday 19 February 2009

Back to the real world

Con un sospiro di sollievo, ho constatato che, dopo le vacanze di febbraio, la mia vita qui a Trieste ha ripreso il suo normale corso, senza scossoni, problemi o influenze dal mio stile di vita casereccio, otaku e internet-dipendente di Alghero. Avere internet molto limitato non si è rivelato essere un dramma, tornare ad uscire con gli amici è stato naturale e semplice, all’università vado tutt’altro che controvoglia, la pizza alla mensa è buona e non stanca, e tutte queste piccole cose. Anche gli aspetti più minuti della vita universitaria sono ripresi come nulla fosse, come il mercoledì sera di cionfra in giro, le lezioni di letteratura italiana del giovedì pomeriggio marinate allegramente in compagnia, ed i piccoli drammi emotivi dell’esistenza quotidiana celati abilmente come nulla fosse. Manca solo Ginevra per tornare ai fasti della settimana prima di partire.

Sì, avevo avuto molta nostalgia di Trieste, anche se sul momento cercavo di stordirmi con quanto avevo lì per non pensarci. E mi è mancata anche la socializzazione dal vivo, senza passare per uno schermo e una connessione. La vita virtuale inizia a diventare un ripiego per quando non ho di meglio, invece che la totalità della mia esistenza. Con questo non voglio sminuire il valore delle persone che amo ma vivono dall’altra parte di un computer (sì, tecnicamente vivono da un’altra parte d’Italia, ma funzionalmente alla mia esistenza la cosa è irrilevante, paragonata alla locazione-computer), ma mi sono reso conto che sarebbe molto meglio averle qui. D’altro canto, però, con nessuno qui ho un grado di confidenza tale da permettermi di parlare di ciò che mi si agita nella testa e mi rende progressivamente più acido (anche perché è più prudente parlarne con persone lontane, in modo che orecchie sbagliate non sentano cose che non devono), per cui possiamo parlare di due tipi di amicizia diversi. Sì, è un discorso un po’ complicato, il cui sunto è: voglio bene un po’ a tutti, ma ho poco tempo a disposizione, per cui o vivete qui, o vi procurate un cellulare con un numero Vodafone e mi cercate tramite quello, o sono problemi.

Ok, da che era un post con un senso logico, è diventato un delirio. In effetti, l’idea di questo scritto era di sfogare un po’ l’incavolatura per un pomeriggio irritante da morire, e, assieme a Laced di Emilie Autumn, ha decisamente aiutato alla causa. Ora, gli obiettivi successivi sono cenare e farmi uno shampoo (l’altra grande piaga della mia esistenza: con i miei capelli che si asciugano in tre ore e più, trovare un ritaglio di tempo nel quale lavarli è una vera impresa, per cui il più delle volte li raccolgo, ci metto sopra la cuffia stile Nonna Lena ed evito di lavarli), per poi trascorrere un’allegra serata all’insegna dei Tristania (ossimoro) in compagnia della Bloempje.
Concludo qui, e vado a cena, va’.

3 comments:

  1. Non sai quanto mi piacerebbe poter essere lì con voi stasera..

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  2. Voglio bene un po’ a tutti, ma ho poco tempo a disposizione, per cui o vivete qui, o vi procurate un cellulare con un numero Vodafone e mi cercate tramite quello, o sono problemi.



    E' una frecciatina???

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  3. AdoVato, ricordate che avete promesso di farmi visita a Padova non appena i Vostri impegni e le Vostre finanze Ve lo consentano!

    Riguardo alle amicizie informatiche, si sa che il gioco di Internet è sempre stato intrigante appunto perchè ha il potere di annullare le distanze, se pur illusoriamente..

    Anche se sarebbe il caso di aggiungere che, forse, alcuni sentimenti trapassano lo schermo.



    Bloody Kisses..



    The Countess

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