Thursday 30 April 2009

Silence

Sei mesi a Trieste. Sei mesi, e già mi sembra di non aver vissuto affatto prima. Alghero mi sembra un ricordo appannato. Naon sono successe tantissime cose da quando mi sono trasferito, eppure il tempo sembra essere sia volato che dilatato all’indietro.

Give me release,
Witness me
I am outside,
Give me peace.


Da quando vivo qui, ho trovato un mio equilibrio. Un equilibrio fra la tendenza all’umore oscuro e una serenità che mi pareva impossibile. Un equilibrio fra la vita reale e quella virtuale. Un equilibrio fra la mia accidia e la responsabilità di avere degli impegni improrogabili. Ho smussato molti lati fatali del mio carattere, come il voler costruire romanzi in aria a partire da dettagli insignificanti per il solo gusto di trasformare la mia vita in un’opera d’arte.

Heaven holds a sense of wonder,
And I wanted to believe that I’d get caught up
When the rage in me subsides.


Ho imparato a relazionarmi veramente con le persone in contesti reali, senza emoticons, senza azioni introdotte dal +, senza avatar e tasti. Eppure, ho imparato anche ad apprezzare il contatto con le persone che non sono fisicamente alla mia portata ma alle quali tengo, a distinguere delle semplici conoscenze che vanno bene per uscire il venerdì sera dalle vere amicizie. E mi sono liberato di un peso consistente.

Passion choke the flower
Till she cries no more.
Possessing all the beauty,
Hungry still for more.


L’unico problema è che non trovo nessuno che sia all’altezza delle mie pretese sentimentali. Né dal punto di vista fisico, né da quello intellettuale. Nessuno che abbia i miei stessi interessi, nessuno che ascolti la mia musica, nessuno che si entusiasmi come me quando avviene un leak. E neppure nessuno che sia realmente bello a sufficienza da farmi passare sopra tutto ciò pur di averlo nel mio letto. Si va dal mediocre visto attraverso le fette di salame al pessimo senza possibilità di salvezza, dal punto di vista estetico. Voglio qualcosa che sia bello. Ma non vuoto.

Heaven holds a sense of wonder,
And I wanted to believe that I’d get caught up
When the rage in me subsides.

In this white wave
I am sinking,
In this silence.
In this white wave,
In this silence
I believe.


Sì, forse sono io che sono viziato. Ma coprendomi gli occhi senza notare tutto il marcio, ho provato davvero a calarmi nel mondo normale, a sperimentare la discoteca, la non-musica, pur di esplorare il mondo di qualcun altro.

I can’t help this longing,
Comfort me.
I can’t hold it all in
If you won’t let me.


E la cosa si è si è risolta in un conflitto stagnante che mi bruciava sotto la pelle, mi scorreva nelle vene, mi corrodeva le ossa e lacerava le carni. Completa separazione della parte pensante da quella fisica, qualcosa di talmente perfetto che nemmeno lo stesso Cartesio avrebbe saputo fare di meglio. Una presenza che mi confondeva e disorientava.

Heaven holds a sense of wonder,
And I wanted to believe that I’d get caught up
When the rage in me subsides.

In this white wave
I am sinking,
In this silence.
In this silence
I believe.

Silence by *ramtha
I have seen you
In this white wave,
You are silent.
You are breathing,
In this white wave
I am free.


E, alla fine, la cosa si è conclusa in un fallimento. Da parte sua, che non ha saputo canalizzare il mio interesse e mi ha fatto scoprire quanto in realtà sia un essere sgradevole, anche sul piano fisico.
Mani orrende. Mani a dir poco orribili. Basil Hallward si rifiutò di ritrarre un uomo per via delle sue mani, perché erano brutte, per poi scoprire che era una persona orribile. Per una volta, il mio esempio è lui.

Tuesday 28 April 2009

Delain live @ Zoe Club, Milan

Ed il week end più lungo è finito.

Per riassumere in breve: Venerdì è salita la Mater a Trieste, e lho scarrozzata molto volentieri per la città per due giorni. Abbiamo fatto foto, sistemato alcune cose in camera mia come la spedizione dei vestiti invernali e del piumone (dato che non ce nè più bisogno) e ci siamo goduti un po la reciproca presenza. Avere la Mater nel mio nuovo mondo è senza dubbio più piacevole che scendere io a trovarla, e anche a lei piace stare a Trieste. Se non fosse che è legata alla Terra dAfrica per lavoro, ho il sospetto che non lo direbbe più solo per scherzo che vuole venire a vivere qui.

April Rain - Delain
Detto ciò, domenica mi sono svegliato prestissimo per essere a Milano in tempo utile per vedere il concerto dei Delain da un posto dignitoso e cercare di imbucarmi con Luisa allintervista.  Tralasciando i ritardi del treno, i segni beffardi del Vecchio Volpone, le incredibili fatiche della Hunziker (tipo giocare a palla, spostare le cabine della spiaggia e tirare il sole alla fune) dalle quali si riprendeva semplicemente assaggiando un Tic Tac grazie alle sue vitamine naturali che ho dovuto subire in loop fra un treno e laltro, le difficoltà nel rintracciare lalbergo dove avremmo pernottato io e Luisa dopo il concerto ed il titolo del nuovo album, April Rain, che si è manifestato in tutta la sua magnificenza sulle nostre teste mentre noi, ovviamente, non avevamo portato lombrello, siamo finalmente arrivati allo Zoe Club. Purtroppo alla fine non siamo riusciti a farmi passare per un fotografo ed a imbucarmi così allintervista, ma Luisa, alla quale è toccata Charlotte, ha preso in borsa i booklet dei miei CD e mi ha fatto così ottenere gli autografi. Escludendo poi il passaggio sulle scale del locale di Martijn, al quale abbiamo immediatamente allungato ogni superficie firmabile, gli avvenimenti occorsi mentre facevamo la fila non sono stati degni di particolare interesse (leggi: a questo giro non ho rimorchiato), per cui andiamo direttamente sotto il palco.

Trattandosi di un piccolo pubblico in un piccolo locale per una band che ancora non è di fama planetaria, per la prima volta mi sono trovato davvero sotto il palco senza transenne di mezzo. Il che significa che ero esattamente sotto la postazione dei vari cantanti. Vari perché prima che lo spettacolo dei Delain iniziasse ci sono state due band di supporto. I primi, i
This Grace, erano i guest italiani, e ci hanno deliziato principalmente per la bella presenza del cantante, oltre che per le canzoni Industrial Metal piacevolmente ballabili. Ho apprezzato molto il look dei ragazzi, i cui vestiti mostravano che lapparenza lavevano curata. I secondi erano una band slovena di cui non ricordo nemmeno il nome, né ci tengo particolarmente: musicalmente erano molto americani, nel senso che a) erano vestiti orrendamente (il cantante, pelato, aveva un cappellino da baseball che non ci azzeccava nulla), e b) non si distingueva uno strumento dallaltro. Insomma, se per i This Grace ho usato un 10% delle mie energie, per questi altri sono sceso al 3%. Il motivo per cui mi sono dato al risparmio energetico era che avrei dovuto dare il massimo per i Delain.

Finita la performance dei supporter, il palco è stato allestito in maniera davvero carina: davanti al logo su sfondo nero, sul parquet in legno scuro dalle tonalità calde sono stati posizionati due schermi per il proiettore ai lati del palco, la batteria alla nostra sinistra, la tastiera sulla destra, un microfono retrò come quello della copertina dellalbum fra esse ed uno normale davanti. Accanto agli schermi cerano infine due macchine per il fumo, e le luci erano principalmente dai colori naturali, in modo da dare al tutto un tocco più intimo.

La setlist è stata:

0. Intro
1. Invidia
2. Stay Forever
3. Sever
4. Silhouette Of A Dancer
5. Go Away
6. The Gathering
7. A Day For Ghosts
8. On The Other Side
9. Control The Storm
10. Frozen
11. Sleepwalkers Dream
12. Nothing Left

13. Virtue And Vice
14. Pristine

Delain
Lo show vero e proprio è partito quando, dopo lintro e le prime note di Invidia, Charlotte è salita sul palco, infiammando il pubblico. Devo ammetterlo, purtroppo per lei è davvero poco fotogenica: non me laspettavo così bella dal vivo, è stata un'ottima sorpresa. Ma a parte laspetto fisico, anche la sua voce è sensazionale, e sul palco rende più che su cd. Era vestita come nella promo di cui sopra, col reggiseno nero, la maglietta in pizzo, i pantaloni in pelle e, gli stivaletti col tacco e, in più, una cintura con borchie e catenine. E' stata molto carina con il pubblico, e si è chinata spesso a stringerci la mano mentre cantava, ed in generale è stata particolarmente attiva durante tutto il concerto, headbangando, saltellando, e incitandoci ad ogni occasione buona. Inoltre, ha perfino parlato in Italiano fra la prima e la seconda canzone, presentando la band, ringraziandoci per essere venuti e introducendo la seconda canzone, scatenando così lentusiasmo generale.
Per quanto riguarda il pubblico, posso affermare con un certo orgoglio di averlo praticamente diretto io: ho iniziato buona parte dei coretti sia durante le canzoni che fra una e laltra, ed in generale ero particolarmente attivo e non ho concesso un attimo di riposo né alle braccia, né alla voce, né al collo (infatti il giorno dopo avevo acido lattico dappertutto e zero voce). Quello che considero lunico incidente della serata è stato quando un gruppetto sparuto di individui ha intonato il classico coretto becero (quello che gli italiani eterosessuali di sesso maschile non possono risparmiarsi quando c'è una bella fanciulla su un palco) diretto a Charlotte, che è stato però immediatamente stroncato dal restante pubblico (sono arrivati al olalà e poi li abbiamo zittiti).
Charlotte è stata particolarmente brava, e oltre ad aver variato alcune parti vocali su Sleepwalkers Dream e Control The Storm (amo quando le cantanti lo fanno, è sempre una sorpresa) ed aver sfoggiato uno spettacolare acuto su A Day For Ghosts (che non ha fatto rimpiangere minimamente Liv Kristine che canta la canzone sullalbum), ha sbagliato a cantare una sola volta, quando durante The Gathering ha urtato per sbaglio Roland (il chitarrista) e le è venuto da ridere. O meglio, non è che ha sbagliato, semplicemente si è persa un paio di parole mentre soffocava la risata. Fra le altre cose da segnalare, mentre cantava On The Other Side, ad una certa ha fissato lo sguardo su di me, e ne ho approfittato per soffiarle un bacio, facendola sorridere dietro il microfono (aww!).

Personalmente, il mio unico problema è stato che non sapevo se avrebbero suonato Pristine. Quando Charlotte ha annunciato che avrebbero suonato lultima canzone, Nothing Left, e ancora non avevano suonato la title track nonché singolo di traino di April Rain, ho avuto seriamente paura che lavrebbero inclusa nellencore al posto della mia preferita. E quando Roland è uscito di nuovo sul palco chiedendoci se volevamo una sola canzone o due, ed è partito con Virtue And Vice, mi è venuto un mezzo magone nonostante adori quella canzone pensando che la seconda sarebbe stata, appunto, April Rain. Ma quando poi ho riconosciuto la prima nota di Pristine, è partito il mio delirio personale e mi sono sciolto in lacrime mentre cantavo appresso a Charlotte e Roland: sentire la propria canzone preferita dal vivo è unesperienza unica. Finita la canzone, la band ha fatto linchino e ci ha promesso che sarebbero scesi al banchetto del merchandising per firmare gli autografi. Prima di lasciare il palco, però, Roland mi ha praticamente piantato in mano il plettro della chitarra (magari perché ha notato che ero quello che si impegnava di più?), così ho anche un grazioso souvenir della serata.

Delain: line up
A quel punto, la band è uscita ed è ripartito il delirio, nel senso che, dopo aver recuperato un po di idratazione e la Figliola, mi sono dato alla caccia dei singoli membri per recuperare gli autografi che ancora non avevo. Durante il processo, ho deciso di mettere a frutto i miei studi e tentare di sparare qualche frase in Neerlandese. Il primo che ho pescato è stato Martijn (vedete le foto sopra per orientarvi), anche se mi sono impappinato e abbiamo deciso di parlare in Inglese per facilitarci la vita (però è rimasto sorpreso: Wow, thats Dutch!). Lunico rimpianto è stato di non avergli chiesto di che parla precisamente Pristine (il testo l'ha scritto lui). Dopo di che, è stato il turno di (Roland al quale ho dovuto cercare un pennarello, visto che ne era sprovvisto), Sander e Rob. Infine, è scesa pure Charlotte.
Dopo aver fatto una doverosa fila, ho esordito ringraziando in Neerlandese Charlotte per aver suonato Pristine, dicendo che era la mia canzone preferita e (da qui sono passato allInglese) mi emoziona molto. Il suo primo commento è stato un sorpreso Dat is Nederlands, e poi mi ha ringraziato per i complimenti. Tornando al Neerlandese, le ho detto che sono un loro fan sin dal 2006, dallesordio, e che sapevo che avevano le carte in regola per avere successo. Foto di rito, abbraccio e ci siamo salutati. E così si è praticamente conclusa la serata.

Il giorno dopo è riassumibile in: ho comprato il digipack di Illumination dei Tristania in centro a Milano, un paio di pantaloni nuovi (di cui abbisognavo tassativamente) con corsettatura ai lati ed un cappottino gotico in un negozio dark, e poi ho subito la solita trafila di ritardi di Trenitalia prima di riuscire a tornare a casa. In tutto ciò ero ancora preda dellestasi post-concerto, motivo per cui sono riuscito a sopportare tutto senza troppe lagne.
E con questo si concludono le mie avventure milanesi.

Thursday 23 April 2009

Gitarella

Sinceramente, il fatto che ieri andavo in giro in maglietta mentre oggi ho sentito la mancanza dei guanti e della sciarpa mi ha lasciato disorientato. Cioè, capisco che un giorno possa essere soleggiato e quello dopo nuvoloso, ma una simile escursione termica mi lascia perplesso.

Naturalmente, si fa un gran parlare del tempo solo quando si cerca di nascondere qualcosa, e nella fattispecie, si tratta mia gitarella odierna al sexy shop di Trieste in compagnia di vari amici e conoscenti. Tralasciando le copertine dei DVD porno che facevano accapponare la pelle, tralasciando i dildo grandi in modo inumano, tralasciando la biancheria di dubbio gusto, ho finalmente trovato il collarino dei miei sogni, ovvero sottile, semplice, con la fibbia. Unico problema: costava la bellezza di 64 euro e 50 centesimi, ergo è rimasto a far bella mostra di sé nell’espositore. Ma in generale i prezzi, in particolare degli articoli riconvertibili a vestiario gotico, erano tali (intorno ai 70 euro per una maglietta a rete: cioè, neanche fosse un vero vestito) che sono uscito da lì unicamente con un paio di manette (rigorosamente senza peluche), che costavano poco meno di 10 euro. Ora speriamo di ammanettare presto qualcuno.

OMG! OMG! OMG!

OMG! Ho appena realizzato che, essendo il 22 aprile, fra un mese esatto avrò vent’anni! Argh! Per citare un certo sms che mi arrivò:

OMG! OMG! OMG! Ma-ma-ma-mai sciaronaaaaa! *canta per dimenticare*


Ho idea che un po’ di cose non le riuscirò a fare entro il mese… ._.

Cambiando discorso e trasformando il post in qualcosa di più serio, è uscito il calendario degli esami. La cosa è talmente angosciante che l’ho ricopiato senza far caso alle date, eccetto che i giorni intorno al 28 giugno. Per fortuna non ho nulla, il che significa via libera al Gods of Metal, ovvero gli Epica live (naturalmente Tarja simplex non la resto a vedere nemmeno gratis, meno male che è il giorno dopo). Intanto, sono riuscito ad imparare tutti i testi di April Rain dei Delain (sembra uno scioglilingua da dire, infatti quando lo chiedevo in negozio mi guardavano male spesso e volentieri... ma forse perché sono ignoranti e non capiscono che il Metal non è la radice di ogni male... quelli sono i mariti delle cantanti). La prima fila sarà mia e ci farò pure un figurone!

Fra le altre cose da segnalare, oggi mi sono sentito anche fisicamente repulso dal Caso Umano #002. Forse mi sta passando (cosa auspicabile, dato che la gente mormora che non è una gran bella personcina).

Sunday 19 April 2009

Frammenti di sms sparsi

Parlando via sms delle radici del mio disgusto:

“Esatto. Cioè, ormai sono ben lungi dall’aspettarmi da chiunque una storia d’amore travolgente alla Rossella e Reth, nemmeno io sono interessato sinceramente (l’idea che qualcuno diventi insostituibile nella mia vita e la mia felicità dipenda dalla sua presenza mi fa letteralmente schifo). Però, ammettendo che si vada a letto assieme, mentre ti ci porti me non esiste che tu vada con qualcun altro, ma proprio zero. Inoltre, l’usato è di mio gradimento solo quando non è consumato.
“Giustamente. Non è che devi fare la fine di quello che va bene per una volta e basta.”
“Hai colto nel segno, Lui. No, davvero, ci sei arrivata prima di me!”

Saturday 18 April 2009

Exodus

Show me the shadow where true meaning lies,
So much more is made in empty eyes.


La serata di oggi è stata piacevole per molti versi, non ho molto di cui lamentarmi: la pseudo musica di sottofondo la riuscivo a isolare e dopo un po’ ha iniziato a non disturbarmi nemmeno più di tanto, mentre i truzzi allucinanti che ci circondavano sono stati solo lo spunto di commenti al vetriolo fra due arpie acide. Eppure, mi sono reso conto con un certo scombussolamento di come sono in grado di dividermi completamente in due essenze separate a causa di certe presenze: così, mentre il mio corpo è irrimediabilmente trainato verso il suo e ad ogni minimo contatto viene percorso da una serie di correnti e brividi, la mia mente è invece sempre più distante e disgustata.


Waking up is knowing who you really are.


Così il problema è che non so più cosa voglio. Malattia e cura, da una parte mi induce a desiderarne il contatto, dall’altra mi fa pensare a quanto sia una persona sottilmente disgustosa. E gli incidenti di percorso non aiutano certo, né certi atteggiamenti che se non avessi imparato a non costruire romanzi intorno ai dettagli avrebbero lasciato galoppare la mia immaginazione a briglia sciolta. E l’ideale non sarebbe nemmeno più evitarne la presenza, perché così, nonostante potrei finalmente smettere di sentirmi inopportunamente eccitato in giro, non riuscirei a rimanerne disgustato e anzi, tenderei ad idealizzarlo e desiderarlo ancora di più.


I have nowhere else to go, but
I cannot stay where I don’t belong.
Scream by *mandragorae
Can you stop the fires?
Can you stand to fight him?
You can’t stop the fires.
You won’t say the words.

Friday 17 April 2009

Blocco dello scrittore

Sì, è vero: nonostante abbia trascorso molto tempo sul web in questi giorni, il numero di post si è ridotto drasticamente. Sostanzialmente perché, avendo passato tre giorni in completa solitudine nella mia stanza senza nemmeno aprire la tenda per vedere che tempo fa, mangiando direttamente qui, non avevo altro da dire se non “sto ascoltando musica”, cosa che è molto più interessante su last.fm che non qui.

Anche i due giorni appena trascorsi col naso fuori casa non sono stati degni di nota: la cricca triestina è ancora quasi tutta fuori, quei pochi che sono rientrati sono a riposo dopo i rispettivi viaggi e ancora non mi sono ricominciati i corsi, per cui la situazione è la stessa. Il più che posso fare è lamentarmi di quanto odio la primavera e non vedo l’ora che sia autunno. Perché, naturalmente, con l’arrivo del caldo e dell’umido mi sono ritrovato con la costellazione del Cigno sulla guancia destra e la Corona Boreale sulla fronte, mentre nei mesi passati il freddo teneva i pori chiusi e il vento asciugava la pelle. Inoltre Trieste, la Mia Trieste, una città che sembrava uscita dritta da un romanzo del Decadentismo, che avevo conosciuto solo piena di magnifici alberi spogli che protendono i loro rami adunchi e contorti verso il cielo (una gran novità per uno sfigato che ha vissuto nella Barcellona dei Poveri dove ci sono quasi solo palme per imitare una località tropicale), si è ora ricoperta di una quantità rivoltante di verde di ogni tonalità e sfumatura che soffoca tutto il gothic mood, con la spettacolare collina che si vede della vetrata della mensa che si è trasformata da un cimitero di alberi spogli in una ridente massa indistinta di foglie. Ora capisco perché quel folle di Morten Veland martella tanto con l’inverno qua e l’inverno là.

Oh well
. Purtroppo questi, unitamente al fatto che Vibeke Stene sta rischiando di farmi sessualmente tornare sui miei passi e che non riesco a darmi pace per il fatto che il vuoto da lei lasciato nella band sia stato riempito da quella ciofeca che è Meri Demurtas, non sono i miei soli problemi allo stato attuale. Infatti, tralasciando i soliti problemi di natura onirica per i quali, se mai dovessi arrivare a mettere la lingua in bocca ad una certa persona, il passo successivo che mi aspetterei sarebbe di aprire gli occhi, affogare nei miei capelli e sentire il cuscino sotto la faccia, non ho più un briciolo di ispirazione. Ho milioni di foto che mi turbinano in testa in attesa di essere scattate e fotoscioppate, alcune le ho anche sistemate, ma non riesco a spremere mezza riga fuori dai tasti per quanto riguarda la scrittura creativa. Il che può dipendere dal fatto che se, da una parte, ascolto un’infinità di musica che, assieme alla mia vita emotiva, mi ispira immagini, non ho un briciolo di tempo da dedicare alla lettura, che è invece la mia fonte di ispirazione per la composizione su carta (beh, su monitor). Così, mentre il mio cervello va in putrefazione, Dorian e Frisson languiscono inerti con una colossale Spada di Damocle che pende sui loro capi senza che io riesca a trovare il modo migliore di farla finalmente calare e andare avanti con la storia, devastando le loro vite con l’uragano in arrivo. Per questo motivo, durante le vacanze mi sono imposto una lettura leggera, ovvero Bonsai della Nöstlinger, un libro trattante varie tematiche adolescenziali che in sette anni ho avuto modo di imparare praticamente a memoria (oltre che logorarne la copertina al punto di non ritorno), a forza di leggerlo. Il risultato è stato una pagina e mezza tirata fuori a fatica, con zero idee su come superare la situazione attuale per arrivare all’azione. Potrei tentare di leggere la Balogh per entrare un po’ nel mood da romanzo rosa, ma trattandosi della parte meno Harmony del racconto, non so quanto mi aiuterebbe. E Wilde, la mia ultima opzione, lo sto continuamente aprendo e richiudendo senza riuscire a mettermi nelle condizioni psicologiche di rileggere il mio (un tempo?) amato Ritratto. Chissà, se magari riesco ad impormi di cominciare il Narciso e Boccadoro di Hesse che ho comprato la scorsa settimana e da allora fa la polvere coricato sulla libreria gli ingranaggi potrebbero riprendere a girare e la ruggine sbriciolarsi un poco.

Bene, vedo che dopo tutto un po’ di materiale da post significativo si era accumulato, in questi giorni. Sono frustrato marcio e mi arrabbio con me stesso perché non riesco a tirarmi fuori da questo pantano. Ma, se non altro, una cosa positiva l’ho fatta: ho imparato tutte le canzoni dei Delain a memoria, per cui al concerto non boccheggerò in difficoltà. Inoltre, domani dovrebbe riprendere la mia vita sociale col ritorno dei Venerdì Sera Molto (d)Istruttivi (sembra il titolo di un programma di Piero Angela, ed in effetti mi sento molto ricercatore antropologico in un documentario di Quark ad avere a che fare con certa gente), per cui avrò nuovo materiale per il Teatro. “Stay tuned”, come dicono in gergo discografico.

Sunday 12 April 2009

Vacanze e dintorni

Il mio quote del mese è:

È a Natale che si deve essere più buoni. A Pasqua si mette la gente in croce.


Detto ciò, le vacanze sono arrivate, e io ho passato il mio tempo in maniera tutt’altro che rilassante, dovendo sgambettare da un ufficio all’altro per fare una dannata delega per tutta la mattina di ieri (ho già detto che odio la burocrazia italiana?), fare la spesa per sopravvivere ai tre giorni di chiusura della mensa, affrontare le lavatrici ell’ERdiSU delle quali, su dieci, ne funzionava una sola e gestire la mia pelle che, con l’esplosione della primavera, ha deciso di fare il cavolo che le pare.

In tutto ciò, purtroppo, le vacanze non hanno portato via i miei casi umani. Anzi, si sono portate via il più bello e senza dubbio più interessante, per lasciarmi soltanto quelli più patologici. I quali non te li scrolli di dosso nemmeno con l’ascia, per quanto li cacci tornano sempre. Ed è davvero sconvolgente vedere come fanno i salti mortali pur di piacerti. Uno di essi lo sta facendo, cercando di attuare una strategia che ho involontariamente indicato ma seguendola in maniera talmente posticcia da sembrare la prof di filosofia o quello di storia dell’arte agli esami di stato. Io e la mia collega dottoressa abbiamo schedato già ben sei casi umani e se aumentano ancora chiamiamo un bel pullmino e li facciamo portare a Villa Verde (ipotetico nome di manicomio suggerito dalla collega, del quale mi sono innamorato visto che rende benissimo l’idea).

Ma stendiamo un velo pietoso, va’. Oggi, a parte il ritorno dei casi umani, è stata davvero una giornata di vacanza, in cui mi sono svegliato alle tre e mi sono dato all’accidia pura. Se non altro mi riposo e faccio sparire le occhiaie. E ora c’è quella maledetta chiesa sotto casa che mi trapana la pazienza scampanando a tutto volume. Che vogliono che me ne freghi a me di sapere che c’è la messa? Se me ne fosse importato ci sarei andato, tanto non c’è da sbagliarsi sull’ora, per cui è perfettamente inutile. E la prossima volta che la zia bigotta si lamenta di quelli che gridano dai minareti a Damasco, giuro che la butto giù da uno.
Ah, a proposito di tutto volume e di minareti: oggi ho bussato esasperato al vicino truzzo (il quale mi ha aperto in boxer, e non è stata una bella vista), ed è stato piuttosto cedevole nel riportare la musica a livelli ragionevoli. Forse perché avevo mezzo avambraccio coperto i spuntoni. Mah, speriamo duri, almeno.

Monday 6 April 2009

B-a-s-t-a-!

Ribadisco che:
sono stanco di essere circondato da casi umani.


Commenti a riguardo:

Luisa: “Facciamo suicidare assieme il mio e la tua, poi diciamo che è stata una setta satanica.

Veronica: “Il problema è che le donne non hanno il senso della misura! No, cioè, è proprio un loro difetto costituzionale!

Bloempje: “Ma questa da dove è uscita, dalla busta delle patatine?

Io: “E le ho detto che non posso farci nulla. Cioè, seriamente, se torno etero, casomai lo faccio per te.
Bloempje: “Ecco, mi sembra giusto. Io sono diventata gay per te: è arrivato il momento di ricambiare.”

Sunday 5 April 2009

Dottor Tomoe e le mirabolanti avventure delle Gemelle Olsen

Heaven, forgive the mess I’m in.
Temperance, why do I cast
Your prudence to the wind?


Rettifico buona parte di quanto scritto nei post precedenti, prendendomi a cantonate da solo per essermi rovinato una notte di sonno rodendomi per l’invidia. Il problema è che le situazioni che si vanno a creare offrono degli ottimi spunti psico-antropologici, ma sono un tale casino che dovrei cercare di fare davvero solo lo spettatore, senza rimanerci invischiato. Il che è molto difficile, purtroppo, e non mi consola affatto che Oscar Wilde scriva che “ci sono veleni così sottili che per conoscerne le proprietà bisogna intossicarvisi, malattie così strane che bisogna accoglierle in noi per conoscerne la natura, e tuttavia quale ricompensa”.

Ps: avrete notato che ultimamente April Rain dei Delain offre una perfetta colonna sonora alla mia vita, come non accadeva dai tempi di Fallen e The Open Door degli Evanescence. Ah, il romanzare la mia vita è la mia più grande rovina. Ma almeno lo faccio in gran stile con tanto di score di sottofondo.


Looking from a distance,
The difference seems so small.
Has the grass been greener
On the other side at all?

Saturday 4 April 2009

Tutte le strade portano a Milano

I’m waiting for another day:
The last one was so desperately disappointing.


Dire che sono esausto equivale ad usare un eufemismo. Sono letteralmente un vegetale. Ieri notte sono rincasato tardissimo, ho perso tempo prima di coricarmi, ho impiegato moltissimo tempo ad addormentarmi con la testa nelle condizioni in cui era ( ovvero troppi pensieri e niente alcool a tenerli a bada, dato che ieri notte ho bevuto un sorso di limoncello e nient’altro), e stamattina mi sono dovuto svegliare ad un orario decente per andare a mangiare in un tempo adeguato da poter seguire la lezione importante di fotografia. E dato che domani dovrò alzarmi all’alba per essere pronto alle 9:30 a seguire la seconda parte del seminario, ne consegue che è con entusiasmo che ho declinato l’invito ad andare a ballare stasera con la compagnia di ieri. Se non altro, la giornata odierna ne trarrà beneficio e sarà meno sgradevole della precedente, nonostante vari intermezzi di ironia del Vecchio Volpone. E si spera che domani vada anche meglio, dato che programmo di fare vita di clausura in casa e passare il mio tempo ascoltando April Rain (e guardandola pure fuori dalla finestra, ma questo è un altro discorso), preparandomi a cantare le canzoni a squarciagola, oltre che psicologicamente all’arrivo delle vacanze.


I’m waiting for a holiday,
I’m waiting for myself.

Do you remember why we started running?
Do you remember why we’re running at all?
I would die to get away,
But I fear to even more.


Sarà che l’università è iniziata a novembre, ma quest’anno accademico è letteralmente volato. Siamo già ad aprile e nemmeno me ne sono accorto. Inoltre, gli impegni pressanti delle scorse settimane mi hanno letteralmente spompato, e la pausa pasquale è una vera manna dal cielo. Anche se la parte principale di tutto ciò è che vacanze = disintossicazione. Partono via un po’ tutti, e se c’è gente della quale non mi frega nulla, per altra sono ben felice di tenermela lontana intanto che tiro fuori il cervello e lo metto un po’ sotto l’acqua corrente per lavare via le ragnatele, la muffa e le lusinghe (sì, perché voi non lo sapete, ma ora sono lusingato anche io).


If I dared, I’d choose to swim,
But it’s safer on the shore.


Per il resto, come accennato sopra, oggi ho avuto un interessante convegno di fotografia tenuto da un professorone con trenta e passa anni di aneddoti da raccontare, che ci parlava del lato espressivo delle foto. Tralasciando gli attacchi di falsa modestia che si faceva venire, tralasciando che sono bastate le mie conoscenze base di psicologia del marketing (per le quali ringrazio Luisa) a farmi capire che era palese che volesse farci pensare che la fotografia artistica è qualcosa di morto e finto mentre quella realistica è vitale e vera, tralasciando che ho visto certe foto che morirei per saper fare io, salvo poi scoprire che sono fatte con obiettivi da 80 cm di lunghezza che costano un occhio, un rene e una parte di fegato, ho imparato molte cose utili ed interessanti sulla prospettiva, sebbene una di esse avesse uno dei navigli di Milano come soggetto. E ah, sì, tralasciando pure che il professorone in questione è milanese lui stesso e quindi, per fargli uno scherzo e prenderlo un po’ in giro, la direttrice del circolo ha proiettato a fine lezione varie foto di Milano scattate all’inizio dell’anno.


I would rather stay here the rest of my life,
Then close my eyes and start swimming.


E poi c’è l’evento più importante del mese, ovvero il concerto dei Delain. Domenica 26 aprile, anche a costo di uccidere io sarò lì in prima fila a headbangare e strillare (per questo ho necessità di una certa preparazione canora, entro il mese dovrò sapere tutti i testi di Lucidity e April Rain a memoria. Per il primo sono apposto, devo solo dare un ripasso, mentre col secondo ho ancora da lavorare). Inoltre, cercherò di scandagliare il pubblico di darkettoni e metallari alla ricerca di qualcuno di bell’aspetto da rimorchiare, puntando sulla fortuna che mi portano i concerti metal in tal senso. In fondo, il mio problema principale è mancanza di valide alternative che soddisfino il mio gusto estetico, che stavolta rischia davvero di trascinarmi nella tomba. Unico dettaglio: il concerto si terrà, indovinate un po’, a Milano. Perché, e risaputo, tutte le strade portano a Milano. Ah, ah, ah. Bravo, Vecchio Volpone, complimenti.

Lost

It seems we have lost:
Lay down your arrows,
They won’t cause flaming hearts.



Otto in un letto: risate, cionfra, musica, coccole. Otto in un letto: sette attori più uno spettatore.

Serata decisamente strana. Nel complesso piuttosto deprimente. Nonostante da tutta la vita io sia quello diverso, stasera la mia diversità ha assunto quasi le proporzioni di un dolore fisico. Avevo una necessità violenta di avere intorno a me persone che ascoltassero metal, persone che canticchiassero con me Down, Tender Trip On Earth, o che per lo meno conoscessero cos’erano.

Essere un pesce fuor d’acqua, essere totalmente estraneo alla sostanza stessa di quelli che ti circondano. Essere stanco di fingere di stare bene, di far parte di questo mondo. La mia essenza mi si è rivelata, stasera, ho risposto alla domanda che vagava persa nella mia testa: sono quello fatto di pixel, non quello fatto di cellule. Il mio mondo è altrove, il mio mondo è in pezzi, sparso per tutta Italia, e posso raggiungerlo solo dietro un monitor. La tragedia delle synchro-minds.

E poi, altra grande scoperta: c’è qualcuno più cretino, folle e masochista di me. Qualcuno disposto a calpestare con grande entusiasmo lo stesso rastrello due volte. Beh, probabilmente l’ha calpestato al posto mio. E poi il teatrino grottesco, con un palco e due microfoni, per un duetto altrettanto grottesco. Call Me When You’re Sober con un simile pubblico è stata quasi un’esperienza extrasensoriale. Molto peggio che cantare il ritornello di Mercyside dritto in faccia a chi di dovere.


It’s getting harder,

Getting worse now, every day.

We’re growing colder
Digging deeper in my mind.


E poi, dopo la conferma di aver Lost, via con Cloud Nine nelle orecchie, nuovamente a tutto volume e nuovamente con sommo e masochista piacere.


Remember that all alone
Is where I belong.


Tanti, tantissimi pensieri che si agitano nella testa come note musicali di una canzone. Come acido che tenta di corrodere il metallo. Sperando che non sia oro e possa essere distrutto.
 

And I don’t want to be like you,
I don’t want to be like you!
It seems like you outrun me every time.
I don’t want to be you.
Why can’t I erase you from my mind?
I don’t want to be like you,
It seems like you outrun me every time.
I don’t want to be you,
Why can’t I erase you from my mind?

Wednesday 1 April 2009

Primo aprile

Jackanapes . scrive:
però…
sai
◊ Dottor Tomoe ◊ Dwelling in your dreams every day disturbs your night scrive:

sì?
Jackanapes . scrive:

è tutt’oggi che riflettevo su una cosa…
◊ Dottor Tomoe ◊ Dwelling in your dreams every day disturbs your night scrive:

cosa?
Jackanapes . scrive:

per come sono andate le cose...per il nostro rapporto
io credo di amarti
◊ Dottor Tomoe ◊ Dwelling in your dreams every day disturbs your night scrive:

in che senso amarmi?
Jackanapes . scrive:

no non è platonico
◊ Dottor Tomoe ◊ Dwelling in your dreams every day disturbs your night scrive:
 

in senso romantico, dici?
Jackanapes . scrive:

essì
parlami dimmi qualcosa non lasciarmi nel silenzio
◊ Dottor Tomoe ◊ Dwelling in your dreams every day disturbs your night scrive:

scusa
Jackanapes . scrive:

di che?
◊ Dottor Tomoe ◊ Dwelling in your dreams every day disturbs your night scrive:

non me lo aspettavo
Jackanapes . scrive:

capita
◊ Dottor Tomoe ◊ Dwelling in your dreams every day disturbs your night scrive:

e il silenzio non era voluto, scusa, davvero
Jackanapes . scrive:

che ne pensi?
◊ Dottor Tomoe ◊ Dwelling in your dreams every day disturbs your night scrive:

la cosa ti fa stare male?
Jackanapes . scrive:

no perchè…
…perchè…

PESCE D’APRILEEEEEEEEEEEEEEEE



Per la serie: situazioni ai confini della follia…