Sunday 29 November 2009

Vita universitaria: il ritorno

A dirla tutta, questo post l’ho scritto ieri ad impressioni fresche, ma visto che la presmessa sull’afterglow mi è sfuggita di mano e ha assunto le dimensioni di un post autonomo, questo ha dovuto attendere.

Dato che wireless o non wireless non si vive di solo internet, stasera, dopo mesi di clausura, ho finalmente rinverdito un po’ i fasti della mia vita sociale triestina. A dire la verità, se ho cercato di organizzare un’uscita di gruppo era più perché avevo voglia di andare al Bire, il ristorantino tedesco, e mangiare una bella bretzel che non perché fossi in vena di compagnia – e peraltro alla fine abbiamo optato per andare a mangiare una pizza al Paulaner, per cui niente bretzel – ma tutto sommato per una serata di svago ci poteva anche stare. Devo cercare di riabituarmi ad uscire: alla fine, rientra fra quelle attività che quando sono a casa mi fanno storcere il naso, ma che mentre si svolgono mi danno soddisfazione. Fra le cose da segnalare sulla serata, ho fatto fuori due sorbetti al limone dopo la pantagruelica pizza del Paulaner, ho rischiato di perdere il mio adorato basco (ma che ironia), e ho trovato una potenziale candidata per un demone androgino della mia serie (dovrò dare uno sguardo alle biografie per vedere chi mi ispira).

Trieste è già addobbata a festa nonostante sia ancora solo novembre, con Piazza Unità che ospita le due file di abeti decorati con luci e palline rosse (enormi, a dire il vero), ma ha sempre qualcosa da offrire al mio lato Decadente: un cielo cupo e denso che si fonde con il mare cancellando totalmente l’orizzonte, con la luna che di tanto in tanto si affacciava fra i batuffoli per gettare una chiazza di luce evanescente sulle onde languide che si cullavano vicendevolmente a breve distanza dalla punta del Molo Audace, dalla quale penzolavano le gambe mie e di una mia amica, intenti ad osservare i gabbiani che nuotavano pigramente nel buio e a chiacchierare del più e del meno. È stato quasi con una fitta dolorosa che mi sono accorto un’altra volta del fatto che il mondo è straordinariamente bello: gli accostamenti di colori, le luci che ondeggiavano sull’acqua, i flutti che si ridisegnavano costantemente... Forse sto lentamente riuscendo a tornare in grado di assaporare ciò che vedo in sé e per sé, senza pensare a quanto bello sarebbe se riuscissi a catturarlo in foto e crogiolarmi nel rammarico perché qualcosa me lo impedisce. Osservando quel punto di mare in cui nessuna luce disegnava i contorni e l’orizzonte si annullava in un nero assoluto ed avvolgente, ho sentito una distinta sensazione di serenità, perfetta ed assoluta, senza che nessun pensiero potesse guastarla.

Ora, invece, il problema principale della giornata è: come cavolo faccio a schiodarmi le Sugababes dalla testa? Le ho riesumate ieri sera per un topic sugli scheletri musicali nell’armadio su Epica Italy, e ora me le sento nelle orecchie. Anders, vienimi in soccorso (Oooh Anders, come near me, be the one for meeeee)!

Afterglow

Uno dei momenti più strani dal punto di vista delle sensazioni in un maschio è senza dubbio l’afterglow, quel languore che segue l’orgasmo. È in quel momento che, dopo il crollo drastico dell’eccitazione sessuale, ogni cosa ritorna alla normalità: il battito cardiaco rallenta, il respiro si regolarizza, i sensi si calmano, e soprattutto, il cervello riprende a funzionare normalmente e i pensieri tornano lucidi e razionali. Non c’è da sorprendersi che molti amino le sigarette, a questo punto: annebbiare i sensi e distrarre la mente con un’azione così triviale rende il passaggio più graduale. Perché altrimenti, l’improvviso ritorno della lucidità diventa davvero troppo brusco, e subentra una certa perplessità per aver pensato o fatto determinate cose che mentre si era eccitati sembravano necessarie mentre ora sono totalmente fuori questione, oppure cose che sembravano funzionar alla perfezione si rivelano in tutta la loro inutilità, soprattutto se si è momentaneamente lasciati da soli e in preda ai propri pensieri.

È così che sono venuto a conoscenza del mio lato più profondamente capriccioso ed incontentabile: già una sola volta in qualche modo insoddisfacente, ed eccomi già lì a chiedermi chi me l’ha fatto fare; una seconda volta che non è stata all’altezza della prima, le mie aspettative non soddisfatte, e già che l’idea di portare avanti il gioco mi risulta scomoda e poco attraente. E dopo che il puro istinto di prendermi quel magico attimo di piacere in maniera più intensa ed esotica del solito si è spento, la consapevolezza dell’inutilità dell’intera situazione ne prende il posto. Tutto ciò per una performance deludente. Capriccioso e incontentabile, non c’è altro da aggiungere. Per questo ho colto la palla al balzo e ho lanciato la schiettezza contro la vetrata della complicità per distruggerla. E, perso ogni interesse – se non quel minimo di compassione inevitabile, ancora non riesco ad assimilare le persone a giocattoli sessuali, o per lo meno non nell’afterglow – ho deliberatamente ignorato delle frasette affettate buttate lì per infastidirmi limitandomi a prendere atto della loro funzione e non ho preteso nemmeno di essere io a chiudere formalmente il gioco.

Il fatto che poi si sia sottolineato in vari modi che le mie azioni non hanno causato dolore mi torna soltanto utile: posso considerare la mia coscienza pulita e fregarmene allegramente. Tanto ero sincero quando dicevo che I didn’t mean to cause you pain, it’s just all aprt of the game: lo scopo principale dell’esperimento era vedere chi fra due ragazzi che mostravano interesse verso di me cascava prima nella rete e come se la sarebbero sbrigata in caso ci fossero cascati entrambi. Mi è parso uno studio interessante, e i risultati che mi aspettavo sono arrivati: non c’è motivo di indugiarvi oltre. E no, non l’ho fatto per vanità, né per dimostrare di essere attraente, dal punto di vista fisico o intellettuale: l’ho fatto per mera curiosità, volevo vedere come sarebbe andato a finire. Un diversivo che mi ha riempito qualche giornata.

Cambiando discorso, nonostante la matrice smaccatamente pop del gruppo, ho sempre avuto un debole per questo video. Ha un’estetica davvero magnifica.

Saturday 28 November 2009

Games we play

Ormai Des Esseintes non può fare altro che lustrarmi le scarpe: complice la giornata corta e la stanchezza, oggi sono andato a dormire prima che albeggiasse, quasi alle sette del mattino, e mi sono svegliato verso le cinque, quando già imbruniva. Per qualche motivo che sfugge alla mia logica di comprensione, dopo quasi otto ore di simulazione di trattativa Neerlandese-Italiano con una prof esterna che ha tenuto una lezione straordinaria, sono riuscito a stare tutta la notte a perdere tempo al computer spettegolando e guardando i video della Cortellesi che imita la Prestigiacomo.

A dirla tutta, per più di un verso, partendo ma non fermandosi al fatto che per tutto il tempo in cui ero io a fare l’interprete fra le due prof l’unica cosa che desideravo era morire e togliermi da quella situazione di tremenda tensione, ieri sarebbe stato decisamente il caso di non uscire dal letto e passare la giornata a dormicchiare: almeno avrei recuperato un po’ di ore di sonno e non mi sarei portato il muso lungo a spasso per Trieste. Se non altro, però, questa conferenza è stata talmente impegnativa da distrarmi dal fastidioso senso di deja-vù che mi ronzava nelle orecchie. Per il resto, già ero sicuro del fatto di voler fare il traduttore e non l’interprete: per come sono fatto, starei decisamente più a mio agio seduto al mio computer con google da una parte e i dizionari dall’altra a tradurre un testo che sta fermo sulla pagina (o sullo schermo) e prendendomi tutto il tempo che mi serve per ricostruire la frase e renderla nel modo migliore, piuttosto che con l’ansia di cercare di capire quante più parole riesco e renderle da una lingua all’altra nel minor tempo possibile.

A proposito di Des Esseintes, fra varie pause e mancanza di tempo, ho finito di leggere Controcorrente. Nel complesso, mi è piaciuto molto: solo una volta mi ha annoiato con la descrizione degli autori francesi contemporanei, ma probabilmente solo perché avevo la testa altrove. Per il resto, l’ho trovato una lettura molto godibile e per nulla impegnativa: ci si può sedere in tutta tranquillità e abbandonarsi al flusso delle parole, perfettamente rilassati e senza la minima tensione per quello che potrebbe essere il destino del protagonista, dato che è abbastanza irrilevante. L’unica cosa che mi ha dato ai nervi è Des Esseintes stesso: con la sua nevrosi degenerante tende a diventare davvero insopportabile, in certi momenti. Peraltro, Huysmans avrebbe potuto anche farci la grazia di sopprimerlo a fine libro, dato che la sua esistenza si era ormai esaurita ed era diventata abbastanza inutile (per la serie, ha il problema opposto a Hesse nel Narciso e Boccadoro). Oscar Wilde ha avuto molto più buon senso, da questo punto di vista, nel terminare il libro con la morte di Dorian Gray: non avrebbe avuto senso portare avanti il personaggio.

Cambiando discorso, se in questo periodo i post sono stati piuttosto scarni dipende dal fatto che la vita universitaria mi sta offrendo abbastanza pochi spunti di riflessione (a parte il workshop), mentre le altre situazioni si spiegano magnificamente con le canzoni: desideravo che ricalcassero di nuovo la mia vita, ed eccomi accontentato. A questo proposito, ci terrei a sottolineare di nuovo che nessuna delle canzoni, né tanto meno le immagini, sono state messe a caso. Nessuna.

I didn’t mean to cause you pain:
It’s just all part of the game.
Oh well.

Thursday 26 November 2009

Fa semplicemente parte del gioco

I’ll tear you apart:
Trust me, I know just the way;
But I wonder: will I ever feel the same?


Angel Sanctuary: Rosiel & CatanAaah, aaah, I never meant it,
But, but that won’t prevent your soul from breaking.
[ Stream of Passion ]

I do not mean to cause you pain:
It’s just all part of the game.

Wednesday 25 November 2009

Selling Out

Clinging to Nothingness by ~antark

Am I alive? Feels like dying.
Down, down, fists are striking me.
It gets so dark, or are my eyes blinded?
Down, down, boots are kicking me:
The coward, the sinner, the thief,
The liar, the misfit, the creep.

I’m running out of steps to walk,
Of air to breathe and words to talk.
I’m running out of noise to make,
Of jokes to tell and hearts to break.

For days burned and frozen lies,
The years that passed me by,
The child in me just died,
The scars in me will never heal.
An overdose of nothingness,
My visions are for sale,
I’m selling out.

An overdose of nothingness,
I’m selling out.
An overdose of nothingness.
An overdose of nothingness,
An overdose of nothingness.

I am alive, but always falling
Down, down. I hear voices calling me
The coward, the sinner, the thief.
I am alive, kind of wasted,
Down, down, hands are reaching me.
The coward, the sinner, the thief,
The liar, the misfit, the creep.

I’m running out of dreams to dream,
Of tears to spend and screams to scream.
I’m running out of life again,
Smothering, turning into dust.

For days burned and frozen lies,
The years that passed me by,
The child in me just died,
The scars in me will never heal.
An overdose of nothingness,
My visions are for sale,
I’m selling out,
I’m selling out.
An overdose of nothingness,
An overdose of nothingness.

[ Tristania ]

Sunday 15 November 2009

Frozen (novembre)



Early morning, no time to lose,
Chills my heart and I come undone.


In una fredda e nebbiosa Trieste mattutina, dove il grigio è punteggiato a tratti dagli splendidi gialli, arancioni e rossi delle foglie d’autunno, Frozen dei Theatre of Tragedy si rivela essere una colonna sonora semplicemente perfetta. C’era da rimanere lì e seppellirsi in quel tenue velo di uggiosa malinconia, consumare la batteria della fotocamera su ogni singolo particolare degli alberi, dai rami scheletrici degli aranci carichi solo dei loro frutti, o sulla collina resa multicolore dalla vegetazione esausta. Eppure, ho dovuto affrettare la mia contemplazione per arrivare in tempo in stazione e prendere il treno, il quale mi ha offerto il superbo spettacolo della Venezia Giulia in autunno, delle foglie arancioni degli alberi che cadono direttamente nel mare, degli arbusti che divengono macchie scarlatte in mezzo all’erba morente, delle rocce candide coronate da rami carichi d’oro, sempre con i Theatre of Tragedy come colonna sonora.

Di nuovo a Milano, di nuovo ospite di Ayl, stavolta per tre giorni. Così, senza un particolare impegno: oggi c’era la Fumettopoli, ma è stata parte della gita, non lo scopo principale. Stavolta sono qui per girare un po’ la città, per stare in compagnia di Ayl e parlare con lei d’Arte e, soprattutto, per fare fotografie. Ho un progetto in cantiere e pare che qui possa trovare materiale a sufficienza per portarlo avanti (preferisco non rivelare i dettagli per scaramanzia, finché non vado un po’ avanti e ne pubblico la prima parte). Da segnalare, fra le altre cose, che nella mia solita ansia da prestazione del sonno (quando mi devo svegliare presto non riesco a prendere sonno nella foga di addormentarmi il prima possibile) sono riuscito a mandare avanti di diversi paragrafi il mio racconto, che si avvicina così sempre più alla fine. L’autunno ha ripreso ad ispirarmi. È la stagione più magica, più carica di fascino decadente, di colori forti eppure morenti, di nuvole cariche di una malinconia così sottile che accoccolarsi fra le sue volute di velluto è tanto confortevole da far desiderare che Novembre non se ne vada mai.

Saturday 14 November 2009

Three years ago

Sembra così, ma in realtà tre anni sono un sacco di tempo. In tre anni un intero mondo ha tutto il tempo di finire e uno nuovo riesce tranquillamente a cominciare. In tre anni, persone e gruppi cambiano radicalmente, e miti si frantumano e sgretolano in milioni di frammenti.
Meet & Greet con la band
A pensarci adesso, quel celeberrimo concerto degli Evanescence con annesso meet & greet del 14 novembre 2006 sembra essere avvenuto secoli fa; senza ombra di dubbio in un’altra vita, forse quella di qualcun altro: tutti, ogni singola persona o cosa coinvolta nella vicenda, siamo cambiati in maniera così radicale che è difficile credere che quei fatti siano accaduti a noi. A partire da me, che sono totalmente diverso dal ragazzo nella foto qui sopra. Sia in cose totalmente esterne ai fatti, come i capelli che ora sono più lunghi, il fatto che ora vivo a Trieste, che ho finito il liceo e frequento l’università, che in quella foto non avevo addirittura neanche dato il primo bacio (arrivato giusto giusto il giorno dopo), sia in altre decisamente più attinenti, come il fatto che ora ascolto milioni di cose in più e che mi sono cadute le fette di salame sugli occhi e non vedo più Amy Lee come la dea senza macchia e senza peccato che mi appariva allora. Gesù, rileggendo il post sul concerto mi viene seriamente da chiedermi se ero davvero io quello che scriveva: d’accordo essere un fan diciassettenne totalmente perso nella sua adorazione per la band, ma certe uscite di quel post le trovo talmente raccapriccianti che mi viene da chiedermi perché mi ostino a voler essere onesto coi lettori e non lo cancello dal blog!
Per non parlare, poi, di quella che è la principale protagonista del post: mi sembra di parlare di una persona totalmente diversa rispetto alla Signora Hartzel di adesso. E d’accordo, la caduta del salame ha operato un rilevante cambio di prospettiva nei confronti di quella che un tempo era Amy Lee, ma non tale da giustificare il fatto che mi sembra di avere a che fare con due persone distinte. Un tempo leggevo di una donna che combatteva con unghie e denti per una band, oggi ne vedo una che quasi si dimentica le parole delle sue stesse canzoni e non fa altro che sottolineare che è totalmente diversa da quando ha scritto quella musica, quasi con disprezzo. No, il fatto che Amy Lee sia cambiata – e non solo nei capelli che si sono accorciati mentre i miei crescevano – è innegabile: in questi tre anni c’è stato di mezzo un matrimonio, ed è stato quello il punto di non ritorno, è stato da allora che essere chiamata goth ha iniziato a farle schifo e le sono venute velleità da signora borghese. E, se vogliamo dirla tutta, io ricordo un concerto certo non privo di difetti, dal punto di vista vocale, ma comunque ottimo: nello scorso show in Brasile, invece, questa donna non si poteva ascoltare!
Per completare il quadro, in questi tre anni è cambiato anche Evanescence Website, il fan club della band: allora regalavano un pass per il meet & greet anche ad un pinco pallino che aveva mandato un’email con la risposta giusta ma non era nemmeno iscritto al forum come me, oggi invece quel posto è una specie di lager dove vige il regime che la Hartzel ha sempre ragione, dove chiunque prova a muovere la minima critica (perfino far notare che il vestito dell’ultima performance era abominevole) viene ripreso, dove si cerca di insabbiare ogni difetto, ogni episodio sconveniente passato e presente, e si cresce fan che sono convinti che abbia sempre scritto tutto lei, sappia cantare impeccabilmente e sia una dea scesa in terra. Parallelamente alla loro eroina, la notorietà ha dato loro alla testa, e i risultati sono stati pessimi.


Decisamente, ripensare a quel periodo mi lascia incredulo. Così tante cose sono arrivate agli antipodi di loro stesse, senza che nessuno se ne accorgesse. Probabilmente, un anno fa le cose erano ancora diverse, avevo ancora il salame sugli occhi e la Hartzel non si era ancora rivelata per la personcina infima che è, ma durante quest’ultimo anno è successo l’irreparabile, si è creata una tale distanza fra lei-artista e me-fan che non credo sia più colmabile. È la mia adolescenza che è ormai completamente finita, senza possibilità di appello.

Wednesday 11 November 2009

Dottor Tomoe vs Messenger 2009 - round 3


Hetalia button set 3 – Belarus by ~Ugly-baka-girl
Secondo gli autori di Axis Power Hetalia, la mia homecountry Bielorussia è molto bella e ha una notevole forza di cuore e di volontà. Ora, queste qualità sono fortemente evidenti nella Mater, che da questo punto di vista è una Bielorussa doc, ma sono presenti anche in me. La prima, certo, ma anche le altre due.
Motivo?

Ebbene, il terzo round col malefico Messenger 2009 l’ho vinto io! Dopo che Ripper e Chris (che ringrazio, saluto e tutti voi dovreste
andare a leggere) mi hanno parlato della patch per sconfiggere il piccolo mostro, ho provato a dare uno sguardino in giro, fino a trovare un’amica che l’aveva e la stava felicemente usando. Così ho levato il piccolo scocciatore e ho rimesso il mio adorato Messenger 2008 che è tanto più carino e funzionale. Ora posso di nuovo conversare in tutta serenità, e ne sto approfittando per diffondere la piccola arma di distruzione di massa.

Tutto è bene quel che finsice bene.

Tuesday 10 November 2009

Irrequieto


Ti ha abbracciato con un sorriso
Appena ti ha aperto la porta.
Soffia un vento freddo, che le mette un brivido
Nel cuore.

Le hai portato via la fiducia,
Sei il fantasma che infesta il suo cuore.
Passato e presente sono un tutt’uno nella sua mente,
Sei il fantasma che infesta il suo cuore.

Prendimi per mano mentre mi perdo
In tutta la mia vita, che ho dato a te.
Prendimi per mano mentre mi perdo
In tutto il mio amore, che ho dato a te.

[ Sharon den Adel ]

Saturday 7 November 2009

“Ohibò”

Sono giunto ad una conclusione: ho un assoluto bisogno di innamorarmi. Dopo mesi e mesi di nausea istantanea al solo pensiero, l’innamoramento mi si sta presentando ora come una necessità impellente, per quattro ottime ragioni:

1) Sono nel fiore della mia giovinezza e bellezza e merito dunque una vita sessuale soddisfacente.
2) Mi scrollerei di dosso i pretendenti indesiderati (e che non capiscono di esserlo).
3) Avrei qualcosa a cui aggrapparmi per annebbiarmi la mente ed evitare di sprofondare nuovamente in baratri filosofico-nichilisti come il post precedente.
4) La più importante di tutte, sono stanco di ascoltare canzoni d’amore senza sentirne per davvero le emozioni; l’esperienza artistica ed intellettuale risulta essere mutilata e la cosa mi irrita oltremodo.

Di queste quattro ragioni, le prime tre sono tutto sommato relative: la prima può essere espletata tranquillamente anche senza innamoramento (certo la qualità così ne risente, ma pazienza), nella seconda probabilmente nemmeno una relazione sarebbe un deterrente per i vari casi umani (sì, sono tornati ed urge stilare una nuova classifica), mentre per quanto riguarda la terza, c’è la speranza che l’imminente inizio dei corsi universitari sia sufficiente a debellare il problema. Ma vivere appieno l’esperienza musicale è una cosa di cui ho assoluto bisogno. Per fare ciò sono disposto perfino ad innamorarmi, perché nulla è più bello di quando le canzoni ti scorrono nelle vene come fossero il tuo sangue. Nemmeno l’innamoramento in sé.

A questo punto, resta solo un piccolo problema: se già è piuttosto difficile trovare qualcuno che mi attrae fisicamente, e lo è ancora di più rintracciare qualcuno che mi piace nel complesso... da dove me lo vado a dissotterrare qualcuno capace di farmi innamorare?
Non mi resta che citare il mio ex professore di letteratura italiana: “ohibò”.

Il tormento della consapevolezza

A volte ho il sospetto che essere un povero mentecatto che si è bruciato il cervello a forza di iniettarsi in vena sostanze cerebro-inibitrici come la Tatangelo o Maria de Filippi non sia poi così male come ho sempre pensato. Proprio per il semplice fatto che io, a differenza dei soggetti sopra indicati, io penso. E non penso solo a questa piccola differenza, ma anche a cose di maggior rilevanza fin’anche al pluri-affrontato ed ormai inflazionatissimo scopo della vita. Ebbene, la conclusione alla quale sono arrivato, ovvero che essendo la sua unica finalità autoalimentarsi la vita è una cosa fine a se stessa e dunque inutile (lo riassumo stringato stringato, che ci vorrebbe una serie di post solo su questo punto), fa sì che, a differenza del truzzo medio che quando si prende la febbre si riempie di tachipirina e aspetti solo di stare meglio per tornarsene in discoteca, io mi incavoli come una belva.

Per quale motivo? Dai, non è così difficile. Riflettiamo insieme: che cos’è un’influenza? È una colonia di virus che entra nel corpo di una persona, attende che questo sia debilitato da qualche causa esterna, come stress o freddo, per attecchire nelle cellule, infilare i loro segmenti genetici e farsi praticamente riprodurre dalla cellula ospite fino a che questa non scoppia liberando i piccoli bastardi. L’unico motivo per cui si infilano nelle altre cellule è che da soli non sono in grado di riprodursi, altrimenti le lascerebbero stare. E a che scopo tutta questa menata? Per far sì che nascano nuovi virioni che poi perpetreranno lo stesso scempio, ancora ed ancora, dimostrando per l’ennesima volta che la vita è solo una grandissima fatica finalizzata ad autoalimentarsi in eterno! Cioè, non c’è qualcosa che non va in tutto ciò? Ma non solo: che cosa succede alla nostra brava colonia di virus, una volta che l’organismo si riorganizza e inizia il contrattacco mentre loro si danno al festino libero? Viene letteralmente sterminata, l’intero sbattimento per creare quanti più individui possibile allo scopo di crearne altri ancora finisce in una carneficina, in un’estinzione di massa, è in altre parole assolutamente vano!

Ora, essendo io reduce di un maledetto 38,6° che mi stava facendo scoppiare la testa, come può non farmi letteralmente imbestialire il pensiero che ho patito tanta sofferenza per un motivo tanto IDIOTA? Come posso non inviperirmi pensando che tutto il dolore, la spossatezza, l’inappetenza, il vegetare a letto è stato causato da una cosa così assolutamente e doppiamente inutile? Doppiamente perché è inutile in quanto circolo vizioso della riproduzione fine a se stesso, ed in quanto destinato comunque al fallimento. Cioè, oltre al danno anche la beffa!
Ecco, fossi privo di cervello e considerassi lo stare seduto a guardare i tronisti una qualche attività cerebrale, tutto ciò non mi sarebbe mai passato per la testa. Sarei stato male, avrei preso le mie medicine, e sarei guarito. Non avrei avuto questa smania, la bruciante sensazione di una presa in giro, la consapevolezza che è stato tutto in vano. E come non citare gli Epica a questo punto?
Being conscious is a torment:
The more we learn is the less we get.

Friday 6 November 2009

Sconfitta

In caso (dubito) non lo aveste capito, io odio, odio davvero capitolare, specie dopo una lunga e strenua resistenza. E se fino a mezz’ora fa il problema era limitato a quella piccola strega della Signora Hartzel, in arte Amy Lee, che ha riesumato gli Evanescence dalla camera mortuaria per ragioni puramente commerciali, beh, ora ho veramente di peggio da grattare. Perché sé bene o male di lei ormai mi frega poco e più che constatare che ormai è diventata totalmente stonata dal vivo (e che è ridicola ad headbangare con quel moncherino di capelli che si ritrova) non ho interesse di fare, con la Microsoft sono invece costretto a conviverci quotidianamente.

Ebbene, che simpatico scherzetto ci ha combinato quest’oggi lo zio Bill? Mi ha incasinato uno degli strumenti base per la mia comunicazione telematica, ovvero il beneamato Windows Live Messenger. Diciamocelo chiaro e tondo: a me la versione 2009 del programma fa schifo. Non capisco perché quegli intelligentoni della Microsoft abbiano avuto idee geniali del calibro di spostare le immagini personali da destra a sinistra, la barra di formattazione sotto l’area di scrittura, sopprimere la funzionalità tutt’altro che superflua delle cartelle condivise e altri piccoli dispettucci di questo genere. Ebbene, provato l’abominio per tre-quattro giorni lo scorso dicembre, ho disinstallato il pacchetto per rimettere la mia amata e a tutt’oggi insuperata versione 2008. Con essa ho campato felicemente fino a… quindici minuti fa. Mi cade la connessione, faccio per rientrare e DOOM!, esce il popup malefico del quale avevo già sentito vociferare: aggiornare messenger sì-o-no, e se clicki no non entri più. Ancora speranzoso di fregare il piccolo mostro, lo aggiorno, disinstallo e rimetto la compianta versione 2008 il cui installer è al sicuro nel mio HD esterno. Provo a rientrare e ari-DOOM!, di nuovo il popup malefico.
Si conclude così, dopo quasi undici mesi di strenua resistenza, l’assedio dell’abominio 2009 ai miei danni.

Ma ora, zio Bill, se io volevo tenermi la versione 2008 con tutte le falle che andavi in giro a spiattellare per convincermi ad aggiornarla, a te che frega?! Se la gente usa gli accendini e io voglio andare avanti a selce ed acciarino, perché devi ficcare il naso? Mi hai obbligato a mettere questo stramaledetto programma, e a casa mia questa si chiama violenza. È violenza bella e buona, altroché! Se non fosse che per fare ciò dovrei far migrare in massa tutti i miei amici su un altro social network (e facebook è fuori discussione, dato che è persino peggio di WLM2009), ti boicotterei a partire da ora stesso.
Naturalmente, il sabotaggio del compianto Messenger 2008 ha segnato la drastica fine del mio umore creativo, attingendo al quale stavo scrivendo una bella fan fiction yaoi a sfondo porno su Lucifero x Astaroth (Angel Sanctuary): la conferma che Windows Live Messenger 2009 ha già iniziato a far danni.

Monday 2 November 2009

Epica live & Lucca Comics

Di solito, come ben saprete per lunga esperienza, quando non posto per più di qualche giorno è perché c’è qualcosa di grave che mi turba e mi leva la voglia di scrivere. Ebbene, stavolta non è decisamente il caso: la mia assenza è molto facilmente spiegabile col fatto che sono stato per una settimana in giro per l’Italia seguendo vari eventi, senza possibilità di accedere a internet. Il risultato? Oltre alla settimana di assenza sul blog, 16 email in casella, 62 deviations da visionare 120 messaggi e una note su deviantART, uno sfracelo di post non letti su Epica Italy (soprattutto post-concerto, e Lucifero me ne salvi), e chissà cos’altro sparso in giro per il web. Ho iniziato da deviant, e mentre scrivo il post sto guardando le deviations degli autori che non salvo sul disco locale, dopo di che mi occuperò di tutti gli altri. Nel frattempo, direi che è il caso di raccontare un po’ cosa mi è successo negli ultimi sette giorni.


Dopo essere tornato a Trieste lunedì pomeriggio, sono ripartito martedì mattina alla volta di Milano: lì avrei incontrato la mia cara Ayl, che mi avrebbe ospitato per la notte e con la quale sarei andato all’Alcatraz per vedere il concerto degli Epica. Dopo un breve giro per il centro in cerca di una copia di Design You Universe da infilare ai miei amici che entravano al Meet & Greet per farla autografare (sembra essere diventata una costante, questa di cercare disperatamente i cd da far autografare per mezza Milano prima dei concerti, vedesi quello degli Evanescence nel 2006), dopo di che ci siamo recati all’Alcatraz dove ho incontrato i suddetti amici, ho distribuito le varie copie di Altitude degli Autumn che avevo portato da Düsseldorf e ho fatto una congrua fila prima di entrare. Da segnalare che il mio adorato Isaac è passato varie volte fra l’Alcatraz ed il bus e ho avuto anche modo di fare una foto con lui (oltre che con Arien, ma la cosa è passata in cavalleria). E credetemi: ha delle natiche bellissimeeeeeee!
Isaac Delahaye & mePrima degli Epica si sono esibite due band, i Sons of Season e gli Amberian Dawn: i primi sono stati un enorme scartavetramento di attributi, ed è palese che sono venuti in tour con gli Epica solo perché Oliver, chitarrista e tastierista, è il ragazzo della Simoncina; i secondi li conoscevo già dal concerto dello scorso anno. Fanno un Symphonic Metal molto stereotipato e poco originale, ma nonostante ciò mi sono piaciucchiati sino a quando non è uscito il loro secondo album: essendo questo praticamente uguale al primo (il quale aveva già una canzone uguale all’altra), li ho abbandonati per migrare verso lidi migliori; se non altro, Heidi, la cantante, ha una bella voce e ciò li ha resi meno noiosi della band precedente. Le canzoni del primo album hanno riscosso indubbiamente più successo (probabilmente molti hanno seguito il mio stesso corso, con loro), e mi ha fatto molto piacere che abbiano suonato My Only Star, la mia canzone preferita fra le loro.

Per quanto riguarda gli Epica, sono stati semplicemente magnifici: la Simoncina ha fatto davvero un’ottima performance (in barba a tutti quei simpaticoni che non fanno altro che sputarle addosso), si sente che ha studiato bene ed è migliorata tantissimo. Mi è piaciuta molto più che l’anno scorso a Bologna o quest’estate al Gods of Metal. La scaletta è stata ottima, ben bilanciata fra brani nuovi e vecchi, e mi hanno sorpreso riproponendo Blank Infinity, che io adoro. Sul forum speravamo anche che facessero Mother of Light e ci hanno sorpresi suonandola: evidentemente la quantum physics funziona davvero, ed io ne approfitterò per far diventare Isaac gaio e farlo mettere con me. A proposito di Isaac, ero in terza fila (assieme ad Ayl) e per tutto il concerto mi sono sgolato strillando “Isaac, Isaac!” come una fangirl, ci mancava solo il “kyaaaah!” d’ordinanza (beh, alla fine è arrivato). Durante i miei sbracciamenti, mia ha pure notato una volta mandandomi in visibilio, e durante Mother of Light ha fatto una scena semi-yaoi con Mark facendomi quasi venire un orgasmo. L’unica cosa negativa è che avevo quasi acchiappato il suo asciugamano a fine concerto ma me l’hanno soffiato da sotto il naso. Maledetti!

Dopo il concerto ho salutato tutti e sono tornato con Ayl a casa sua, dove abbiamo fatto le sei del mattino raccontandoci vita, morte e miracoli, storie finite più o meno bene, maniaci che non capiscono quando è il caso di smettere, vite famigliari, lavorative, universitarie, e abbiamo scoperto di avere tantissimo in comune. Il giorno dopo mi sono svegliato tardissimo e abbiamo avuto giusto il tempo di fare un po’ di shopping (un bel po’ di cd dalla Mariposa Duomo ed una bellissima camicia nera ricamata a fiori bianchi in un negozio dark in centro), prima di salutarci perché dovevo ripartire alla volta di Ferrara, dove avrei trascorso la notte a casa della Nipota per poi ripartire alla volta di Lucca per il Comics and Games. La serata è stata un delirio durante il quale abbiamo lottato (letteralmente, era lotta libera quella!) perché volevo riordinarle la libreria, ma alla fine si è riso moltissimo.

Il giorno dopo, siamo partiti alla volta di Lucca. Dopo aver fatto la fila per acquistare il biglietto per tutti e quattro i giorni della fiera e mollato i bagagli in ostello, mi sono cambiato vestendomi simil-Astaroth (pantaloni e camicia nera con i lacci, trucco sottile e capelli tirati su) e ho iniziato il primo giro con la Nipota. Abbiamo saggiato un po’ tutti gli stand, e ho comprato il primo volume di Mi Vergogno da Morire di Hinako Takanaga, che a dispetto del pessimo titolo italiano è un gran bel manga. (Per inciso: ma quando mai i nostri traduttori hanno saputo rendere bene un titolo? Basti pensare a scempi come Se Mi Lasci Ti Cancello. Ahhh, qui urge che io mi laurei!). Abbiamo anche incontrato Luna e le sue amiche (che ufficialmente non erano al Comics, quindi le saluto anonimamente) e girato un po’ con loro. Per inciso, un grande grazie va a Luna, che mi ha regalato una di quelle collanine con le perline nere sfaccettate che ha completato la mia acconciatura Astaotheggiante. E sempre a suo proposito, ci sarebbe da aprire una digressione sul loro alloggio. Le nostre tre ragazze stavano infatti in un bordello. No, non scherzo: la stanza che avevano affittato, preceduta da un’anticamera piena di quella tipica mobilia di dubbio gusto, che ha pretesa di ricercatezza ma riesce solo ad essere terribilmente kitsch, facendo così la gioia di qualunque lettore di Baudelaire e gli altri Decadenti, aveva infatti tappezzeria e mobilia rosa (shocking nel caso della poltroncina, pastello per il frigo), con un grande letto basso circondato da specchi, tende in filo, una lampada a forma di corpetto, foto di biancheria intima incorniciate sul comò e di signorine seminude e pin-up alle pareti, una addirittura con la scritta “Bordello del Piacere”. Mancavano le stampe di Édouard-Henri Avril, a quel punto, ma in compenso c’era un piccolo cuscino a forma di stivale con tacco in peluche rosa. Un capolavoro, insomma.

Il secondo giorno ci ha salutati con un solino radioso che ha spazzato via anche le poche nuvole del giorno prima, creando una temperatura ideale per i cosplayers, né troppo calda né troppo fredda. Io ho riciclato il vestito del giorno prima, mentre Luna e le sue amiche hanno sfoggiato dei magnifici costumi da Alice, Cappellaio Matto e Stregatto che ci hanno notevolmente limitati dal punto di vista motorio: non perché fossero ingombranti, ma perché le fermavano ogni tre passi per fotografarle. Beh, non me ne meraviglio, erano sensazionali. Dal mio punto di vista, la giornata è stata più che fruttuosa perché ha visto il completamento della mia povera serie di God Child della sensei Kaori Yuki, fino ad allora monca dei primi due, introvabili numeri. Tutto pimpante per questa incredibile conquista, non ho lasciato che nemmeno la prematura scomparsa del mio amato secondo iPod scalfisse il mio umore luminoso, e ho visitato con le ragazze tutti gli stand, compresi quelli della Kappa Edizioni ed il famigerato Japan Palace, in cui si poteva trovare ogni ben di dio in termini di action figures (eccetto, ovviamente, qualcosa di Angel Sanctuary, che avrei comprato più che volentieri). A proposito della Kappa, pare che finalmente verso dicembre uscirà il tanto atteso (in Italia) seguito di Crimson Spell e di Viewfinder di Ayano Yamane. Speriamo che stavolta non sia una promessa a vuoto. Ad ogni modo, è stato in questa giornata che ho comprato un regalino per la Bloempje, che, lo ribadisco anche in questa sede, non saprà di cosa si tratta se non sentendomi a voce al telefono. È stato, questo, anche il giorno della mia Prima Volta con il ramen: nonostante fosse di quelli precotti e liofilizzati, quello a gusto pancetta mi è piaciuto talmente tanto che ne ho letteralmente divorato due porzioni sotto gli occhi della Nipota. Dato che prepararlo è ignobilmente facile e a livello elettrodomestico richiede solo il bollitore d’acqua che mi arriverà presto nella casa dello studente, penso proprio che cercherò di procurarmelo qui a Trieste.
Dorian Gray & BelialIl terzo giorno è iniziato con una corsa per arrivare in tempo ad un appuntamento che è stato ritardato all’ultimo momento, ma che ci ha portato una Ieva in un superbo kimono in seta rossa che faceva il cosplay di un demone volpe ed una Fra in versione infermiera, a cui si sono successivamente aggiunte le nostre tre fanciulle direttamente da Wonderland e la Erica in versione bloody-nurse da Silent Hill (presumo). Io, invece, mi ero ispirato a Rosiel, ed indossavo il completo già ampiamente collaudato di pantaloni neri in damascato, caicia bianca con jabot in pizzo sangallo ornato da nastrini in velluto nero e paltò in damascato grigio scuro a teste di gorgoni con spilla a foglia di felce sul bavero. Alla fine, l’idea di passare per un cosplay di Dorian Gray è stata assunta all’ufficialità. Tralasciando le comiche per mettere le unghie finte a Ieva e il fatto che ha provato sulla sua stessa pelle (della palpebra) che avevo ragione quando dicevo che se la colla per ciglia finte è diversa da quella per unghie un motivo ci sarà, è stata una giornata piuttosto piacevole, allietata da un bellissimo e ben riuscito cosplay di Belial che ho incontrato al Japan Palace e che mi ha fatto brillare gli occhi. Per una ben precisa legge fisica, ogni giorno che passi al Lucca Comics sei costretto a compare qualcosa, e così ho investito il mio denaro in un piccolo poster di una serie che non conoscevo e che promette bene, The Betrayal Knows My Name di Hotaru Odagiri, Immoral Lovesickness di Haruka Minami ed un paltò in broccato di velluto nero con motivi floreali. Dopo cena ci siamo dati ai giochi da tavolo con le carte, il karaoke sulle canzoni degli ABBA (queste sconosciute!) e Super Smash Bros. Melee, grazie al quale mi sono rifatto abbondantemente per la pessima figura fatta con gli ABBA.
Dorian Gray, Astarte & BarbeloIl quarto ed ultimo giorno si è aperto in bellezza con l’incontro con due magnifici cosplay di Astarte e Barbelo di Angel Sanctuary che mi hanno immediatamente messo di buon umore. Ieva ed Erica erano in borghese, e finalmente il mio completo composto dalla camicia di Milano ed il nuovo paltò è stato riconosciuto e fotografato. Fra le scene da segnalare, il trenino in mezzo alla calca: ad una certa Ieva si era accorta di aver dimenticato in un baretto la busta con le chine colorate e, presa dal panico, ha afferrato la mano di Erica, che teneva a sua volta la Nipota, e con me che mi sono attaccato a quest’ultima si è messa a sferragliare come una locomotiva dell’Eurostar in mezzo alla folla, infilandosi in ogni spazio possibile ed immaginabile con una risolutezza tale da far scansare la gente e far procedere il convoglio ad una velocità altrimenti impossibile con tutta quella gente. E così, falciando cos player e bambini fra le risate mie e degli altri due vagoni, siamo riusciti a recuperare tutto senza danni. I miei acquisti si sono limitati ad un CD ed il calendario 2010 di Victoria Francés, che hanno appesantito i già non leggeri bagagli che io e la Nipota abbiamo dovuto successivamente scarrozzare dall’ostello alla stazione.

Il viaggio di ritorno è stato allietato fino a Prato, dove abbiamo effettuato il primo cambio, dalla presenza di un bellissimo ragazzo, probabilmente più verso la trentina che la ventina, con delle labbra magnifiche e due superbi occhi azzurro ghiaccio incorniciati da capelli neri stranamente non lunghi, e con una voce che era semplicemente la fine del mondo. Anche lui ha poi continuato verso Bologna, ma purtroppo il destino ha voluto che lo perdessi in mezzo alla calca del treno. Peccato, perché era uno degli unici tre ragazzi di bell’aspetto che avessi incontrato in quattro giorni di fiera, ma pazienza, me ne farò una ragione.
Il viaggio si è dunque concluso a Ferrara con una scorpacciata ed una bella dormita prima del rientro definitivo a Trieste, iniziato con un abbraccio forte alla Nipota in una Ferrara avvolta dalla foschia che le conferiva un fascino decadente di prim’ordine, continuato in una Pianura Padana resa irreale dalla nebbia, in una Mestre ghiacciata ed un Friuli sempre più scuro, fino alla calata completa delle tenebre.

Ed ora eccomi qui, tornato al mondo reale e virtuale, con uno sfracelo di posta da smistare e tanta nostalgia per quei quattro giorni immersi in un manga. L’anno prossimo tornerò senza ombra di dubbio, e sono più che intenzionato a fare un bel cosplay di Rosiel (per il quale dovrò momentaneamente radere il pizzetto, per la gioia di Claudio). Il grande rammarico di quest’anno è stato di non aver visto Ginevra, ma spero ci si possa incontrare al più presto. Inoltre, mi è dispiaciuto non comprare nulla di Kuroshitsuji di Yana Toboso, ma non conoscendo la serie ho preferito evitare: anche se i personaggi ed i disegni sono molto belli, non ho quel rapporto speciale che mi lega a quelli delle serie che conosco. Spero tuttavia in una repentina traduzione ed edizione in italiano che mi permetta di leggerlo in santa pace. Per ora, mi godo gli yaoi e Kaori Yuki, e mi crogiolo nella beatitudine del primo Lucca Comics. Arrivederci al prossimo anno, Lucca.