Monday 29 March 2010

In aeroporto

Nonostante le non ottime premesse, il viaggio di discesa verso le profondità Africane si sta rivelando meno antipatico del previsto.
Fra le suddette premesse, ad esempio, va annoverata l’ora legale, che ha scelto il momento peggiore per entrare in vigore (anche se tutti i momenti sono pessimi per esistere, per lei), togliendomi un’ora di sonno stanotte. E come se lei non fosse stata sufficiente, il/la vicino/a del piano di sopra è stato/a particolarmente attivo/a nello spostare i mobili per tutta la mattina, guastandomi anche quel poco di sonno che ancora mi rimaneva. Peraltro, l’inconfondibile rumore ritmico del materasso mi ha lasciato pochi dubbi sul fatto che a spostare i mobili, e farli scricchiolare, e fare poi la doccia, fossero in due, e non uno/a. Oh well, se non altro ho sognato Dorian e Frisson (infatti sto ammazzando il tempo qui in aeroporto revisionando Lotus, oltre che mettendo qualche testo sull’iPod e ascoltando musica random).

Il viaggio in treno ha invece subito un vistoso cambio di programma rispetto alla solita contemplazione del paesaggio a ritmo di musica: appena salito col mio solito largo anticipo sul vagone, infatti, ho chiesto all’unica altra passeggera, una bella signora mulatta, la conferma che il treno fosse quello corretto (mai fidarsi dei tabelloni di Trenitalia), e ho ricevuto in cambio un invito a sedermi davanti a lei. Ho così scoperto che la bella Leonisa, proprietaria di bar, colombiana e trapiantata in Italia da vent’anni, con tre figli dai trent’uno ai ventitré anni (e quindi un’età presumo intorno alla cinquantina, portata molto bene) ed un’evidente passione per la cronaca nera, stava viaggiando vestita con una maglietta stile impero fucsia sobrio, leggings neri, stivaletti in scamosciato viola, bracciali, collane, orecchini ed anelli d’oro (fra cui due leoni) ed un magistrale trucco composto sotto da matita nera con linea lunga all’angolino esterno e sulla palpebra da matita fucsia acceso abbinato ad una capigliatura davvero leonina (pun not intended) per fare una sorpresa al moroso in quel di Sanqualcosa vicino Padova. È stato così che per le successive due ore mi sono dedicato all’inedita, inaspettata ed improbabile attività di scrivere con lei dei messaggi romantic-kitsch indirizzati al moroso su quanto sarebbe stato difficile aspettare la domenica successiva per vederlo, sul fatto che avrebbe preso un aereo subito per andarlo a baciare da quanto erano dolci le sue parole e sull’ipotetico lavandino che le aveva allagato il bar impedendole di rispondere al telefono (in realtà era il rumore del treno), il tutto fra una foto e l’altra di figlie, figlio, nipotino e cane.
Ebbene, sono stato da poco informato da una trionfante Leonisa che la sorpresa è andata a buon fine e il moroso era tutto felice di vederla. Non ci resta che aggiungere tanti complimenti ed un bel evviva a noi Paladine Sailor e all’Ammore che trionfa sempre.

Ora invece, dopo un trancio di pizza inaspettatamente buono, mi sono accampato sopra il mio giubbotto sul pavimento dell’aeroporto Antonio Canova di Treviso (che Ryanair spaccia per Venezia) in modo da avere piena disponibilità di energia elettrica per potermi godere in santa pace il piccì tutta la notte, con in più una magnifica visuale del retro del prototipo in gesso di Venere e Marte del Canova. E per quanto riguarda il alto artistico sono messo più che bene, visto che una particolarità delle statue di figoni ignudi (neo)classici è il fatto che il retro è sempre più interessante del davanti: hanno infatti sempre un sedere scultoreo e magnificamente rotondo, mentre il pacco è puntualmente minuscolo, tanto da essere avvilente da guardare (quando non è coperto, come in questo caso, da una delle celeberrime foglie di Ficus Autoadesiva™, antenato di epoca ellenica del c-string).


Il prototipo in gesso di (Venere e) Marte di Canova
A farmi compagnia un gruppo di ragazzine ucraine con accompagnatrici, tre delle quali (ragazzine) continuano a dare spettacolo davanti a me, confabulando tutte contente ogni volta che alzo lo sguardo per premiare i loro sforzi di farsi notare a tutti i costi (d’altronde nonostante barba incolta e occhiaie resto pur sempre il bel GothicNarcissus™, no?). Si prospetta una luuugna nottata, che credo sarà all’insegna dell’elettronica: Gothminister, L'Âme Immortelle, Abney Park, Delerium e Sleepthief (quest’ultimi con un nome che stasera è tutto un programma) sono già in playlist. Oh well.

Sunday 28 March 2010

Che palle

Sì, esatto. L’unica considerazione pertinente è proprio quella del titolo: che palle.
Se già prima all’interno della comunità gotica Alice In Wonderland era più inflazionata del rublo bielorusso, ora che è uscito il film non se ne può davvero più. Ce la siamo definitivamente svenduta anche ai bimbiminkia (i quali si sono fra l’altro spartiti la soundtrack) e non si vede altro in tutto il web (Twilight a parte). Anche se a tutto ciò si può trovare il lato positivo che se non altro in mezzo a questa specie di revival vittoriano l’enorme fuzz su Alice ha stroncato sul nascere qualsiasi rischio di sputtanamento di Dorian Gray (in versione disperatamente distorta, per di più) fra i bimbiminkia con tendenze darkettine. Il che è decisamente un bene, Oscar non è per le masse.
Altra fonte di palle è Ryanair, che sta decisamente dando i numeri. Domani (ormai oggi) mi tocca affrontare il viaggio di ritorno in Africa, cosa che non mi disturba tanto in sé (strano a dirsi, lo so, ma la voglia di stare con la Mater, e magari fare una sfilata in abiti gotici al liceo, c’è tutta) quanto nelle modalità di perpetrazione: mi toccherà infatti passare la notte all’aeroporto di Treviso perché quegli adorabili irlandesi hanno anticipato il volo di svariate ore e per essere bello ed imbarcato alle 8:30 del mattino non esiste alcun trasporto pubblico. Il risultato è che devo arrivare lì la sera prima, farmi chiudere dentro l’aeroporto e passare la notte lì: che gioia. O meglio, per attenerci al titolo, che palle.
Ps: Veronica ed io abbiamo appena creato una neoformazione per tradurre l’espressione inglese “to bleach one’s eyebrows”: “demadonnizzarsi le sopracciglia”. Con chiaro riferimento storico:
 
Esempio di sopracciglia non demadonnizzate.
Esempio di sopracciglia non demadonnizzate.

Wednesday 24 March 2010

Momento di felicità

Se non aggiorno il Teatro da più di una settimana, non è certo perché mi sono dimenticato di lui, né per disinteresse o mancanza di voglia. Semplicemente, se si escludono i set fotografici con Sibert e Kiyubi di sabato e domenica, che sono comunque materiale da deviantART più che da Teatro, non è successo nulla di sufficientemente rilevante da giustificare un post: qualsiasi stupida parte della mia routine universitaria impallidisce in confronto agli avvenimenti londinesi.
Ebbene, qualcosa di interessante è successo giusto ora: entrando su Pages of Tragedy ho trovato un messaggio privato da Nell Sigland in persona. No, voglio dire: Nell mi ha scritto un PM! Rendiamoci conto! Questa donna è di una dolcezza impressionante, non c’è niente da fare.
The Tragedienne II by GothicNarcissus
E anche se è l’esatto opposto di come mi sto sentendo ora, vorrei soffermarmi su questo suo magnifico verso di The Breaking:
Even trees in winter never looked so sad
È un’immagine così delicata e semplice, eppure così intense ed espressiva da darmi i brividi ogni volta che gliela sento cantare.

Monday 15 March 2010

Theatre of Tragedy live in London

Lo dico chiaro e tondo: se non posso morire felice dopo ieri sera è unicamente perché ho promesso a Nell e gli altri di essere a Stavanger il 2 ottobre per il loro ultimo concerto. Ma non fosse per questo piccolo dettaglio, se un double decker bus mi avesse messo sotto ieri notte sarei morto nella più assoluta beatitudine.
No. Bugia! Ancora non avevo ascoltato Addenda. Ok, rewind: ma non fosse stato per questo piccolo dettaglio, se oggi il mio aereo si fosse schiantato sulle Alpi svizzere sarei morto nella più assoluta beatitudine (oltre che nel sonno più profondo, dato che ero esausto). La giornata di ieri è stata qualcosa che avrei immaginato possibile solo in sogno.

Dopo una mattinata passata a dormire per ricaricare le batterie (ad eccezione della mezz’oretta in cui sono sceso a fare colazione e ho chiacchierato in russo con le cuoche dell’albergo) ed un lauto pasto alla stessa bancarella polacca dell’altro ieri a Camden Town, dove ho trascorso il primo pomeriggio girando per negozi, mi sono infatti diretto con largo anticipo ai cancelli dell’Underworld, il club dove si sarebbe tenuto il concerto dei ToT. Nonostante mancassero ancora due ore abbondanti all’apertura dei cancelli, c’era già un uomo ad aspettare, col quale ho chiacchierato un po’ per passare il tempo. Tutto ciò fino a che non sono arrivati Mommy e Daddy. Pochi minuti dopo è infatti comparso Hein, e ci siamo immediatamente avvicinati per scambiare due chiacchiere. Quando poi gli ho mostrato i booklet da autografare, visto che la cosa si sarebbe fatta lunga ha suggerito che entrassimo tutti nel pub lì vicino, e così è iniziata la magia.


Fra un autografo e l’altro, Mommy e Daddy chiacchieravano con Hein, mentre io più che altro seguivo la conversazione e ridevo, perché non avrei saputo bene di cosa parlare con lui (di certo non di batteria, dato che non me ne intendo nemmeno alla lontana). Il tutto fino a che non è passata lei. I capelli lisci e sciolti, occhiali da sole in testa, scaldamuscoli e collant neri, gonna corta, giacca e niente trucco: Nell che cercava le scale per scendere nel camerino a sistemarsi. Io stavo lì con gli occhi sgranati e la bocca aperta incapace di muovermi, e allora Hein l’ha chiamata. Dopo i saluti, Mommy e Daddy mi hanno presentato a lei, e io ho tirato fuori i booklet per gli autografi, scusandomi per il fatto di aver dimenticato quello di Letters From Fire dei The Crest a casa (perché sono un deficiente, tanto tanto deficiente). Al che lei ha inarcato le sopracciglia, sorpresa del fatto che avessi anche quello, ed io le ho detto che adoro la sua vecchia band. Abbiamo parlato un po’ di questo, e quando le ho chiesto se potevamo fare una foto assieme lei mi ha chiesto se poteva andare a truccarsi prima (anche se giuro, è bellissima pure struccata), promettendomi che sarebbe tornata presto. A quel punto, Hein, Mommy e Daddy l’hanno accompagnata in camerino (al quale si accedeva dalla cucina del pub) ed io mi sono seduto su una panca ad aspettare.

Ebbene, oltre che gentilissima nel promettermi di tornare, Nell è stata anche di parola: appena uscita dalla cucina si è infatti avvicinata, e dopo i complimenti per il rispettivo trucco si è seduta accanto a me ed abbiamo iniziato a chiacchierare. Le ho chiesto se fosse vero che i ragazzi dei Theatre of Tragedy l’avevano scoperta ad un concerto dei The Crest ed abbiamo parlato un po’ di quello fino a che non l’hanno chiamata per un’intervista. A quel punto mi ha fatto: “Scusa, devo andare. Dopo ci sei ancora, che continuiamo a parlare?”, ed io ovviamente lì con gli occhi a cuoricino, e quando è tornata si è perfino scusata per avermi fatto attendere. Abbiamo continuato a chiacchierare sul suo ingresso nei Theatre of Tragedy, dei The Crest, delle sue collaborazioni con Gothminister e i Dark Tranquillity, fino a che non è stata ora per lei di tornare in camerino e per me di andare a fare la coda per entrare. Coda che nel frattempo era cresciuta tanto da fare il giro dell’angolo del locale.

Nonostante ciò, però, sono riuscito comunque ad arrivare in prima fila, complice anche il fatto che prima dei ToT avrebbero suonato ben quattro band di supporto, rigorosamente female fronted, e non tutti erano sufficientemente determinati da farsi l’intera maratona da sotto il palco... al quale ero letteralmente attaccato, senza nemmeno i trenta centimetri di distanza del concerto di Emilie. Prima dei Theatre si sono esibiti, in ordine: The Mariana Hollow, Pythia, To-Mera, Where Angels Fall. I primi sono una formazione tutto sommato accettabile di hard rockers, anche se la cantante, a parte avere delle sopracciglia assolutamente improbabili, cantava di gola e doveva scolarsi mezzo bicchiere d’acqua dopo ogni canzone. I terzi sono una band Prog metal tutto sommato piacevole, sebbene in alcuni punti fossero talmente progressivi da capirsi da soli e abbiano suonato tre canzoni da una decina di minuti ciascuna che per un primo impatto erano abbastanza pesantucce da digerire. I quarti, supporters ufficiali del tour, sono il solito combo Gothic Metal di seconda scelta, carino ma privo di sufficiente mordente da farti pensare anche solo di scaricare l’album, figurarsi comprarlo; peraltro, della cantante posso dire soltanto che di viso è un incrocio fra la vocalist dei Luna Obscura ed Amy Lee (il che significa che è la quarta gemella assieme alla Calry Smithson) e che disapprovo totalmente il suo completino in PVC con inserti in pizzo ed ali finte sulla schiena, dato che la sua performance era impossibile da valutare a causa del volume inesistente del suo microfono che la faceva sentire solo sugli acuti (ma almeno quelli li prendeva bene).
I secondi, tali Pythia, li ho lasciati per ultimi non a caso: sono stati sconvolgenti. Sul serio, credevo fosse impossibile che esiste una versione ancora più scadente degli Amberian Dawn! Power Metal (al quale sono già di norma allergico) dei più scontati e cliché suonato dai soliti vichingoni sudati che facevano smorfie cattive (o forse da mal di orecchie?), con la cantante che indossava una palandrana in velluto viola ricamata col logo della band in cui non c’era un solo pezzo in asse col resto, abbinata a vari strascichi in tulle e stivali in scamosciato viola con tacco dodici sui quali la ragazza si muoveva con evidente disagio. A coronare il tutto, tralasciando i titoli triti e ritriti da band pauerona con velleità mitologiche come Eternal Darkness, Army Of The Damned, Sarah (Bury Her), Tristan ecc (che ho avuto modo di memorizzare perché buttavo ogni due secondi uno sguardo alla setlist incollata al palco per vedere quante ne rimanevano), il calice. La cantante ad una certa si è infatti allontanata verso il retro del palco per bere da un tamarrissimo calice in ceramica viola: la prova definitiva che si tratta di quello che definisco Metal in Maschera. Tutto questo senza contare che se ha azzeccato due note su tutta la performance è già troppo, tanto che la mia impressione è stata che in realtà ne azzeccasse molte di più ma in una tonalità diversa rispetto ai musicisti. Oh well, la cosa importante è che la loro esibizione sia finita (ma poi, porca miseria, non puoi propinare del pauer a gente che è andata lì a sentire i padrini del Gothic Metal, ovvio che poi ci sanguinano le orecchie!), anche se scoprire a posteriori che la ragazza è una delle Mediæval Bæbes è stato in brutto colpo (io l’avrei cacciata a pedate dall’ensemble per aver fondato un gruppo del genere).
E insomma, dopo il soundcheck, durante il quale Mommy e Daddy mi hanno raggiunto, finalmente si sono spente le luci, i ToT sono saliti sul palco e hanno dato fuoco alle micce. Ecco la setlist (riportata da quella che ho imboscato a fine concerto):

1. Hide And Seek
2. Bring Forth Ye Shadow
3. Lorelei
4. Frozen
5. Ashes And Dreams
6. A Rose For The Dead
7. Fragment
8. And When He Falleth
9. Hollow
10. Storm
11. Cassandra
12. A Hamlet For A Slothful Vassal
13. Fade

14. Machine
15. Der Tanz Der Schatten

Non esagero se lo definisco il miglior concerto che abbia mai visto. Non esagero nemmeno se dico che questa band dal vivo ha una resa incredibile. Nonostante i piccoli inconvenienti tecnici tipo il microfono di Nell a cui si staccava il cavo (e che ha dovuto riparare col nastro adesivo già sul finire di Hide And Seek, sebbene si sia staccato nuovamente su Lorelei e A Rose For The Dead) la performance è stata ineccepibile per tutti, incluso il bassista (che è un session member). Anche Raymond, sul quale avevo sentito dire peste e corna se l’è cavata egregiamente, sia sul pulito che sul growl, ma il top è stata Nell: la sua resa sulle vecchie canzoni è stata magnifica, oltre ogni mia aspettativa, ed è stata grande anche sulle nuove. Magnifica sugli acuti finali di Bring Forth Ye Shadow e quelli intermedi di Der Tanz Der Schatten, sul dialogo di Hamlet, sulle melodie dolci di And When He Falleth, letteralmente commovente su Fade. Senza contare che è un’ottima presenza sul palco, che sa muoversi ora in maniera sensuale (ma mai volgare), ora energica, ora delicata.
Ma in generale, gli arrangiamenti sono stati molto interessanti, sia per le canzoni del periodo pre-Aégis, che sono diventate più cadenzate e vivaci, sia per quelle del periodo di Musique, finalmente più metalliche (da notare che da Assembly non hanno suonato nulla... chissà come mai). Notevole Lorelei, che ha sfiorato un ritmo ballabile ma senza alcun accenno di elettronica, solo con chitarre e batteria, le rivisitazioni leggermente più pesanti delle stesse Hollow e Frozen, che hanno conservato comunque tutta la loro magia, e perfino Ashes And Dreams, che mentre su cd non mi ha mai detto nulla in sede live mi ha coinvolto tantissimo. Su Storm si è scatenato il delirio del pubblico, mentre Cassandra ha visto un Raymond particolarmente attivo. A questo proposito, c’è da notare che sebbene notoriamente lui fosse uno che non vedeva l’ora di finire lo show e nascondersi in camerino, ha perfino interagito col pubblico e dava mostra di divertirsi un sacco sul palco. Peraltro, probabilmente perché ha visto che ero con Mommy e Daddy e cantavo appresso perfino alle sue astruserie in Early Modern English, di tanto in tanto l’ho visto che cantava direttamente a me, in particolare su Cassandra e Machine (con scambio di corna su ‘the metal man is here to stay’). Anche Nell ha rivolto di tanto in tanto qualche sguardo nella nostra direzione e ha cantato per noi.
L’unica cosa dello show che mi ha lasciato un po’ spiazzato è stato il susseguirsi di Fade e Machine, sebbene con la piccola pausa in mezzo, dato che passare da piangere commosso per la prima a sculettare allegro sulla seconda nel giro di due minuti non è stato molto facile (ma la musica dei Theatre of Tragedy è talmente coinvolgente che la cosa è stata comunque fattibile), ma per il resto non ho rimpianto nemmeno il fatto che non abbiano suonato le mie preferite in assoluto.

Contro ogni aspettativa, però, la serata non si è esaurita con la fine dello show. Mommy e Daddy mi hanno infatti riferito che mentre erano nel backstage prima del concerto avevano parlato ai ragazzi dei miei infiniti booklet da autografare, e loro mi avevano invitato a fare due chiacchiere accanto al tourbus mentre firmavano. Beh, le cose non sono andate proprio così, perché gli autografi li ho fatti ancora dentro l’Underworld appena la folla di fan si è dispersa leggermente, e ho avuto modo di scambiare due chiacchiere anche con Frank, Vegard e Lorentz (il quale è rimasto compiaciuto del fatto che la mia canzone preferita di Velvet Darkness fosse The Masquerader And Phoenix, dato che è principalmente opera sua) e vedere che Raymond da ubriaco è davvero adorabile: sembra davvero un Orsetto del Reame di Ayl (uno che fa i growl, ma dettagli). E quando hanno iniziato praticamente a buttarci fuori, Mommy, Daddy ed io siamo andati a sederci sui gradini davanti al tourbus in attesa che i ragazzi si dessero una sistemata e ci raggiungessero.
Alla fine, Nell è arrivata e si è messa a chiacchierare un po’ con me e Mommy, mentre Daddy parlava con Hein. Ovviamente ho esordito coprendola di complimenti per lo show, ed abbiamo successivamente toccato praticamente tutti gli argomenti che avevamo prima tralasciato, ovvero le sue canzoni preferite dei Theatre e dei Crest, le mie, quelle di Mommy, quelle che ci piacciono di meno, come sono nati alcuni testi come Fade e Forever Is The World (e riguardo quest’ultima Nell ha apprezzato la mia idea per l’interpretazione fotografica), di come sono nate Transition e Revolution, di Empty che è stata registrata ben dodici volte, di tutta la storia che c’è dietro il ‘motherfucker’ che Raymond ha infilato a tutti i costi su Hide And Seek con tutte le conseguenze del caso (e devo dire che Nell che lo imita è spettacolare) e tantissime altre cose. Fra le quali la mia promessa solenne di non mancare all’ultimo concerto a Stavanger (il che significa che ora devo andarci per forza). Ridendo e scherzando, abbiamo sforato l’una, con la conseguenza che io e i miei Parents abbiamo perso l’ultima corsa della metropolitana e ci siamo successivamente dovuti arrangiare con gli autobus, ma ne è valsa decisamente la pena: Nell si è dimostrata dolcissima e molto alla mano, e genuinamente grata per il fatto che fossi venuto dall’Italia pur di vedere il concerto.

Fino all’altro ieri avrei pensato che parlare così amichevolmente con una delle mie cantanti preferite fosse possibile solo in sogno (e infatti le ho anche raccontato di quello che ho descritto nella seconda metà di questo post, dove peraltro ho anche predetto che sarei finito a sentirli a Stavanger), e per aver portato tutto ciò nella realtà devo ringraziare Mommy e Daddy: non sarebbe stato possibile senza di loro, in alcun modo. Ma un grazie ancora più speciale va i ragazzi della band, per la loro magnifica musica, per aver creato il mio genere preferito, per essere magnifici.
Thank you, from deep within my heart.

Sunday 14 March 2010

Cronache Londinesi

Inutile dirlo, Londra è sempre Londra: anche andandoci da solo armato solo di google maps e schema della metropolitana, per uno come me il divertimento è assicurato. Specie se, come oggi, ho da incontrarci delle persone, nella fattispecie Master e Hamster of Tragedy, ovvero l’admin del forum ufficiale dei Theatre of Tragedy e sua moglie, rispettivamente Daddy e Mommy da quando mi sono fatto adottare a faccia tosta da Hamster così, all’improvviso. Ma andiamo con ordine.
La giornata di oggi si è aperta con una colazione tipicamente britannica (pancetta, wurstel, pane tostato, succo d’arancia e tè, purtroppo non Earl Grey) in hotel, dove ho la netta sensazione che le cuoche siano russe, ed una capatina alla stazione dell’Underground di King’s Kross St. Pancras, dove ho comprato i biglietti giornalieri necessari per girare per la città. La prima tappa d’obbligo è stata ovviamente Camden Town, a sole quattro fermate dalla mia: lì mi sono premurato di fare un giro di ricognizione dell’Underworld (il locale dove i Theatre of Tragedy suoneranno fra meno di ventiquattr’ore, yay!), che come previsto si trova giusto di fronte all’uscita della metro, dopo di che ho imboccato la Camden High Street e ho iniziato il mio giro per negozi.

Stranamente, The Dark Side of Camden a questo giro non aveva nulla che gridasse “Comprami!” tanto forte da scomodarmi (perché le cose più interessanti o erano troppo spudoratamente da donna, o erano dei paltò e, sinceramente, avendone già due direi che sono sufficienti, casomai opterei per una giacca corta), per cui dopo un breve giro ho continuato in direzione del Camden Lock. Anche lì giro di shopping non è stato propriamente fortunatissimo, ma me la sono cavata con due spille (una a fiore a cinque petali e l’altra a forma di rosa) per un totale di 8£, un orologio da tasca steampunkeggiante con il vetro che mostra gli ingranaggi (meramente ornamentale, dato che funziona quando, come e se vuole lui, e sempre ad un fuso orario diverso, ma per quello che è costato poco mi frega, anche perché l’ho comprato come mera decorazione) e una cosa che desideravo da un secolo e mezzo, ovvero una maglietta di foggia cinese in stoffa nera ricamata a fiorellini rossi (probabilmente da donna, ma dubito che gli occidentali abbiano abbastanza occhio da capirlo), di cui ho finalmente trovato una misura che non mi stesse minuscola. In compenso, ho approfittato di una bancarella che cucinava cibo polacco per fare un lauto pranzo, dopo di che sono sceso nelle profondità orgasmiche delle fragole ricoperte di cioccolata calda gentilmente offerte da un’altra bancarella lì vicino (e domani farò il bis, a qualsiasi costo!). Dopo di che, ho continuato il mio giro di shopping in attesa dell’arrivo di Mommy e Daddy.
Fra le cose divertenti, nel negozio cinese sono stato fermato da un fotografo e una tipa che sono rimasti incantati dal mio viso e mi hanno chiesto se potevano farmi qualche scatto random e mi hanno lasciato il loro numero qualora fossi ricapitato a Londra, mentre in uno Gothic Lolita Punk sono stato riconosciuto da uno dei miei fan di deviantART. Inutile dirlo, sono piccole cose che tirano su l’ego in modo magnifico.
Dopo queste avventure, ho finalmente incontrato i miei Parents adottivi giusto fuori dal Lock, e ci siamo subito messi a ridere e scherzare come se ci conoscessimo da tempo, specie con Mommy. Visto che lei cercava un paio di scarpe, abbiamo visitato qualche negozio, li ho portati da The Dark Side (dove per poco lei non ha bestemmiato sentendo che passavano 3 AM di Liv Kristine alla radio) e loro mi hanno fatto sentire il A&E Wedding Mix di Empty, che i Theatre (Nell, principalmente) hanno scritto per il loro matrimonio (questo mix è contenuto su Addenda, e Lucifero, non vedo l’ora di mettere le mani su quell’EP). Li ho quindi portati in ricognizione all’Underworld, e da lì siamo entrati in un cafè per fare due chaiccheire sopra una tazza di qualcosa fumante, nel mio caso ovviamente un bel Conte Grigio. Inutile dirlo, abbiamo fatto letteralmente a pezzi Zia Livia ridendo come delle iene: Daddy e Mommy, in particolare lei, non la possono vedere per via del suo comportamento stile Tamarrja Terrunen nei confronti della band (e le analogie sono veramente tante, con la differenza che però Zia Livia ha una voce interessante, a differenza di Tamarrja). Nel frattempo, Daddy messaggiava con Hein (il batterista dei ToT) chiedendogli qualche anticipazione sulla setlist, e le previsioni sono decisamente rosee.
Esaurito il tè, ci siamo dati allo shopping libero: centro Apple, Hamleys per i miei Siblings (i figli veri di Master & Hamster), il negozio di Lush, dove ho deciso che Dorian del racconto sarà un appassionato collezionista delle sue saponette e prodotti per il corpo, l’HMV di Piccadilly Circus (visto che il Virgine Megastore ha chiuso, accidenti a lui), dove ho finalmente trovato Nuages Du Monde dei Delerium e The Butcher’s Ballroom dei D:S:O, ed infine un Claire’s dentro un centro commerciale, dove ho trovato il collarino della Nipota (quello con crocetta e catenine che volevo da secoli) e ho fatto un paio di foto folli a Mommy e Daddy. Ed è così che si è concluso il giro con loro: dopo di che, sono tornato verso l’albergo, fermandomi nel frattempo nel noodle bar che ho scoperto lì vicino ieri sera, dove ho consumato una pantagruelica cena a base di ramen fritto e tè giapponese (perché sì, a Londra si trova il ramen, a differenza dell’Italia). Da notare quanto le ore dei pasti siano state folli, quest’oggi: colazione inglese, pranzo polacco e cena giapponese. Oh well, il bello di Londra è anche questo.
Adesso a giro finito viene invece il difficile: cercare di addormentarmi e non arrampicarmi alle pareti per l’impazienza. Concerto, ti prego, arriva presto!

Friday 12 March 2010

Londinium


Sorpresa! by GothicNarcissus
L’ultima volta che sono stato a Londra, la Bloempje mi aveva chiesto espressamente di portarle il Big Ben come regalo. Non qualche modellino comprato alle bancarelle, ma proprio l’originale. Pur con tutti i limiti del caso (la Fujifilm FinePix F480 sarà pure una Signora Compatta, ma non è comunque una reflex, Gin che scattando la foto aveva fretta perché si stava scaricando la batteria, io quel giorno avevo un aspetto particolarmente orrido e questo è il massimo che sono riuscito a salvare con Photoshop), l’ho accontentata tirandolo fuori dal mio cilindro (appena comprato) a uso prestigiatore. Tralasciando le circostanze che hanno accompagnato quella sorpresa, che ho deliberatamente rimosso, la domanda ora è: Gioia Mia, che cosa ti porto stavolta da Londra? Chiedi e Papi esaudirà.
Il discordo vale ovviamente anche per Figlia: in questo caso sarà il Mammo ad esaudire, ma la sostanza non cambia.
Cosa porterò per me, invece, è facile da indovinare già ora. Il motivo per cui domani prenderò il primo aereo per Londra è infatti il concerto dei Theatre of Tragedy questa domenica all’Underworld di Camden Town (locale che mi sta già simpatico perché sta di fronte alla fermata della metropolitana), per il quale si riunirà metà del forum ufficiale da tipo mezza Europa. L’avevo detto e l’ho fatto davvero. Di conseguenza, oltre a qualche vestito nuovo da Camden per comprare il quale approfitterò della sterlina debole e del 10% di IVA (a fronte del 40% italiano) e qualche foto in giro per Londra, il mio bagaglio a mano sarà stipato con tutti i booklet dei Theatre of Tragedy + The Crest (si spera) autografati (e stavolta non c’è santo che tenga, se la band non esce cercherò di infilarmi io in qualsiasi modo) con la graziosa aggiunta di Addenda, ovvero l’EP di remix e rarità che è finalmente uscito e dalla voglia di ascoltare il quale sto morendo da mesi.
La brutta notizia è che il viaggio lo farò da solo, senza Gin né Ayl, e come prospettiva è un po’ triste. Fra le buone notizie, invece, l’albergo è a due passi da King’s Cross, il che significa che non solo probabilmente incontrerò Bob, Johanna e Mr. Yorkey che aspettano Paul alla stazione (tutti quelli che alle medie hanno avuto Way Points come libro di testo sapranno a cosa mi riferisco), ma che è un punto di facile accesso alla metro, peraltro alla Northern Line che va sia a Camden che a Highgate. Yay per Ayl e Jillian che me l’hanno consigliato! Inoltre, è uscito Orchestre Royal des Guignols, nuovo manga della sensei Kaori Yuki che mi allieterà il viaggio (e che mi promette un seguito in uscita a giugno) e, se tutto va bene, vedrò Veronica per fare qualche foto con lei (e con il suo plaid rosso, ahinoi). Quindi, fra pro e contro direi che la vacanza si prospetta più che buona: staremo a vedere.
Nel frattempo, auguratemi buon viaggio e buon concerto.

Thursday 11 March 2010

Neve di Marzo

Fa strano notare quanto tersa diventa l’aria dopo una nevicata: le luci di Trieste stanotte risplendono magnificamente vivide.
 
L’aiuola sotto la mia finestra.
Oggi ho avuto a che fare con la mia prima tormenta di neve: la bora ha sfiorato velocità record e si portava allegramente a spasso non solo i fiocchi che ancora cadevano dal cielo, ma anche quelli che si erano già posati a terra. Ovviamente, il traffico cittadino è piombato nel caos più totale, autobus compresi, col risultato che ho dovuto sfidare a piedi il vento e la neve per raggiungere la SSLMIT, dove la Fra si laureava. Con 110 e lode, ci tengo a sottolinearlo, per cui le facciamo gli auguri anche qui. E anche Miss Lucy (quella delle sanguisughe, non la Bimba) è orgogliosa di te, Fra, sappilo. E se proprio vogliamo dirla tutta, probabilmente è questa la ragione di una nevicata tanto violenta a metà marzo: quando i suoi genitori si sono conosciuti è scesa una grandinata epica, mentre quando è nata lei è calata una nebbia tanto spessa che si poteva tagliare col coltello. Ora sì che si spiegano tante cose, ve’?
Comunque, sarà la metà bielorussa del mio corredo cromosomico che è rimasta a lungo sprecata in Africa, ma io la neve la amo, anche quando la bora me la spara a 153 km/h nelle orecchie. Quando nevica riesco a stare fuori senza sentire freddo, e ho un’espressione di gioia ebete sul viso, affondo le mani (non guantate) ovunque e corro come un deficiente per lasciare impronte dove il manto è ancora vergine.
Con la bora vado un po’ meno d’accordo, invece: ha abbattuto il ripetitore della Vodafone per cui, alla meglio, il cellulare mi prende mezza tacca di linea. A titolo di avviso a tutti: se non rispondo è per questo, non sono volato via né mi si è rovesciato un cassonetto (o un camion) addosso.

Monday 8 March 2010

Butterfly-Milk

Butterfly, are you ready?
Are you ready to exhale?
kiss me kiss me kiss me by ~amazingmaleeni
Ennesimo week end fuori porta, stavolta a Brescia, ospite di Die. Ormai sta diventando una prassi quella di prendere un treno prima di uscire a fare un giro con gli amici, anche  per il semplice fatto che ormai del cameratismo condito dall’inizio alla fine di discorsi sulla facoltà (perché, alla fin fine, altri argomenti in comune non ce ne sono) ne ho più che abbastanza. Tralasciando pochi intimi (che si contano su una mano), qui posso considerare di avere nulla più che una compagnia di bevute, il che è anche divertente, le prime dieci, venti, trenta volte. Ma poi stop, la cosa si ferma lì e inizia a ristagnare e perdere totalmente d’interesse, specie se poi si aggiungono i soliti che “no, al cinese non ci vengo manco morta, che friggono pure le sedie”.
Osservare invece per due giorni un gruppo di amici più compatto, che si basa su una più vasta gamma di interessi comuni, oltre a suscitare un vago sentimento d’invidia è stato anche piuttosto interessante. Anche a me piacerebbe avere un gruppo di amici così dal vivo, piuttosto che sparsi ai quattro angoli dItalia.
Ad ogni modo, dubito che dimenticherò mai Le Fabouleux Destin d’Amélie Poulain, questo è certo. Né il viaggio di ritorno accompagnato dalle canzoni più allegre del mio iPod, fra cui Storm, Silence, Deadland, Samantha e Poppæa dei Theatre of Tragedy (che a dispetto dei testi sono musicalmente una sferzata di energia pura), e Butterfly-Milk della mia adorata Kari Rueslåtten.


...over the hills, over the hair,
Over there.

Monday 1 March 2010

Cala il sipario


Your Broken Face by *LacerationLove
Dopo diciassette anni di attività, i Theatre of Tragedy hanno deciso di smettere e chiudere il sipario.
Non è stata una decisione facile da prendere e ci abbiamo dovuto pensare a lungo, mettendoci definitivamente d’accordo durante la produzione del nostro ultimo album Forever Is the World.
I Theatre of Tragedy cesseranno di esistere il 2 ottobre 2010, dopo esattamente 17 anni da quando abbiamo iniziato a fare musica insieme. In tutti questi anni, tutti noi abbiamo cercato di far combaciare i Theatre con la vita di ogni giorno, ma col tempo si è rivelato sempre più difficile. Siamo arrivati ad apprezzare le nostre vite familiari e i nostri lavori, che rende davvero difficile continuare con la vita da rock ‘n’ roll on the road.
Sappiamo che molti di voi saranno delusi, ma speriamo che continuerete ad ascoltare la nostra musica, che avete imparato ad apprezzare e amare così tanto.
Vorremmo ringraziare ognuno di voi per tutto il vostro sostegno in questi diciassette anni!
I Theatre of Tragedy non sarebbero esistiti senza di voi!
Cercate di vederci all’ultimissimo concerto dei Theatre of Tragedy quest’anno. L’ultimo concerto avrà luogo il 2 ottobre a Stavanger, dove tutto è iniziato.
La nostra musica continuerà a vivere... e il mondo è per sempre.
Theatre of Tragedy
 

Closure - Fine


I Watched You Leaving Me by `morbidthegrim
Mi hanno chiuso il libro così all’improvviso
Che ancora non ne so la fine.
Una pagina vuota è ciò che rimane,
Ma avrebbe dovuto essere molto di più.
Parole vuote che arrivano troppo tardi.
Guardando indietro, ora non sei qui:
Mi ricorderò di te.
Mi guidavi nella vita
Sacrificando tempo prezioso:
Mi ricorderò di te.
Leggendo a ritroso, pagina per pagina,
Sento che anche tu hai vissuto tutto questo.
Mi rattrista, ma nel frattempo
Mi riempie di un orgoglio infinito.
Parole vuote che arrivano troppo tardi.
Guardando indietro, ora non sei qui:
Mi ricorderò di te.
Mi guidavi nella vita
Sacrificando tempo prezioso:
Mi ricorderò di te.
Volto pagina e inizio a scrivere
Per riprendere da dove hai lasciato.
E, mentre scrivo, spero che la fine
Ti riempia di un orgoglio senza fine.
Chiudo il libro e mi volto
Perché la vita è troppo breve, o così mi hai insegnato.
So che troverai la tua strada
E che la fine sconfigge il dolore.
Parole vuote che arrivano troppo tardi.
Guardando indietro, ora non sei qui:
Mi ricorderò di te.
Mi guidavi nella vita
Sacrificando tempo prezioso:
Mi ricorderò di te.
La fine sconfigge il dolore.
Mi ricorderò di te.

[ Closure - Autumn ]