Wednesday 30 June 2010

Chiavi di ricerca - Giugno

Un altro mese è passato ed è tempo di raccolto. Beh, non proprio, in realtà è tempo di chiavi di ricerca, il che è decisamente più divertente.
A dire la verità, mi accorgo che di mese in mese, sebbene le visite aumentino, il mio lavoro di commento tende a diminuire perché molte delle chiavi di ricerca si riciclano. A questo giro, per esempio, una buona metà delle chiavi di ricerca erano nomi di demoni con annessi e connessi, oltre alle solite che non stiamo a rinominare. Tuttavia, un bel po’ di perle sono spuntate fuori ugualmente. Buon divertimento!
ayl theatre
theatre ayl

Iniziamo con uno stalking in doppia versione alla nostra Ayl. °__°
bigodini notte
la signora con i bigodini!

Ok, sono tornati di moda, non c’è niente da fare
sopracciglia dark
Ormai apriamo un salone parrucchiera & estetista qui...
epica live italia
In tutti i paesini più sperduti a questo giro, accidenti a loro!
vasca prima pioggia
Ancora cosacce in un recipiente bagnato...
che cos’è il ciparisso?
Un albero creato da Apollo a partire da un suo amante. Ecco il perché della forma allungata.
narciso e boccadoro online
I nostri due amici medievali continuano a gestire il loro spazio web!
fanfiction crimson spell
Come se il manga non fosse già abbastanza porno...
manga in italiano yaio
Qualcosa mi dice che sta ancora cercando...
manga bagno
Uno yaio ovviamente.
manga pizzetto
Il seme dello yaio.
immagini manga gotici gratis
Suvvia, con queste braccine corte!
tipo di divano da mettere in camera da letto
Rimedi estremi dopo aver sfondato la rete del materasso...
andramelech demonologia
Due demoni, Adramelech e Anamelech, al prezzo di uno!
anneke van giersgergen tattoo
Troppi e troppo voluminosi! >_<
anette olzon trucco
Devo ammetterlo, è multistrato.
omoerotismo platonico
Che poi, tanto “platonico” non era...
sacré collège streaming
Anche questo tutt’altro che platonico...
o' clock orologi torino
Ormai sono la specialità di Emilie Autumn...
rat game emilie autumn
E chi se lo dimentica! Anche se per i dettagli rimando a Briar Rose.
lucifero l’angelo più bello
Hanno capito tutto. <3
il ritratto di lucifero
Qualcuno dovrebbe dipingerlo <3
cimiteri gotich
Qui immagino il Chris e il Ripper che si contorcono in preda all’orrore.
dorian gray roger garth
E qui sono io a contorcermi! No, no, NO!
infinity poltroncina pin up
Con in omaggio Dita von Teese, per far riprendere Chris&Ripper
auguri al neo presbitero
Mah, sinceramente non gli farei proprio gli auguri...
autocommiserazione
Quella del neo presbitero.
lucky
Con dedica speciale a Veronica. :*
kari frozen fear
Omg! La Rueslåtten ci ha trovati! Ora ci darà fuoco! HHHH
salutista o edonista
Ma c’è bisogno di chiedere?
album fotografico di amiche come intitolarlo
Se il viaggio l’hanno fatto con la stessa disorganizzazione, suggerirei “Galline in Fuga”.
Premio per questo mese:
anette olzon allontanata dai nightwish
Ti piacereeeeeebbe, vero?! Mwahahahahah!
andiamo italia! e' tempo per lo scricchiolio del sedere sulla panca!
Questa sfugge alla mia comprensione, ma la incornicio per il suo essere una chiave di ricerca.

Monday 28 June 2010

Dubbi e dilemmi

Da ormai un po’ di giorni, mi sto interrogando su un punto di un certo interesse.
Alla mensa dell’ERdiSU vedo sempre un bel ragazzo che mi piace. Nonostante abbia i capelli corti e stilisticamente sia tutto tranne che il mio tipo, ha un viso davvero bello, due stupendi occhi chiari e, soprattutto, un sedere che è la fine del mondo. Davvero, ha due calamite a forma di glutei, là sotto, e non posso fare a meno di incollarci sopra lo sguardo. Da quel che ho avuto modo di vedere, è etero e sta sempre, e dico sempre, in mezzo alla sua comitiva. Peraltro, e questa è una cosa abbastanza tragica, ho il terribile sospetto che si sia accorto che ho il vizio di guardarlo quando mi capita a tiro, il che decisamente non va bene (e ieri notte l’ho pure sognato, anche se non in veste pornografica ma in semplice relazione a quanto espongo sotto).
Ora. Tralasciando il fatto che è etero, cosa che sinceramente non mi interessa visto che non sono in cerca di partner, il problema è: porca miseria, a pensarci bene lo vedrei molto bene vestito di nero, truccato di tutto punto e opportunamente photomanipulato con l'inserimento di ali, annessi e connessi, nei panni di Beelzebub, Signore delle Mosche, Demone della Gola, Patrono dell'elemento Terra e fedelissimo di Sua Maestà Imperiale (parliamo degli Infernal Lords, ovviamente). Considerate le difficoltà oggettive del caso, ovvero che non ci siamo mai parlati, la presenza assidua della sua comitiva lo rende difficilmente avvicinabile, non so quanto si presterebbe a farsi truccare, quasi certamente avrà zero esperienza nel posare, il mio progetto fotografico è piuttosto blasfemo e, soprattutto, probabilmente pensa (a torto) che io abbia una cotta per lui, faccio o no il grande passo e gli chiedo di posare per me oppure è il caso che lasci perdere?
Sì, lo so, il peggio che possa accadere è che mi dica di no. Però, dato che è sempre in compagnia, la cosa sarebbe alquanto umiliante, e sappiamo bene che io e le umiliazioni non andiamo molto d’accordo (specie se si tratta di lusingare un altro essere di sesso maschile nel processo). Che fare, dunque?

Thursday 24 June 2010

Sogni, Madonne, gravidanze e preti

Di sogni assurdi, si sa, io ne faccio molti. Era da un po’ che non ricordavo più cosa sognavo (probabilmente a causa del mio ritmo sonno-veglia estremamente irregolare), ma dopo una tirata di quattordici ore dalle sette di sera alle nove del mattino mi ricordo tutta la serie di situazioni assurde in cui mi sono trovato.
Il primo sogno, dal quale mi sono svegliato brevemente, giusto il tempo per andare in bagno e scrivere un sms alla diretta interessata, non lo ricordo per intero, se non qualche vaga reminescenza della presenza di Ayl e di altri miei amici dell’ambito artistico. Quello che mi ricordo è che nella seconda parte c’erano Veronica e l’Uomo, e Veronica era diventata notevolmente più alta di me (cosa che mi irritava oltremodo, ho un forte complesso per la mia bassezza). In ogni caso, eravamo in una specie di centro commerciale, e siamo andati in un reparto dove vendevano culle: lì Veronica e l’Uomo ne stavano scegliendo una per il bambino che lei portava in grembo, rigorosamente sotto il corsetto in broccato cinese (estremamente terapeutico per una gravidanza). E mentre lei accarezzava la copertina a forma di orsetto della culla pensando a quanto sarebbe piaciuta al piccolo, io mi sono allontanato, giusto in tempo per scoprire dal Procreatore che la Ziaccia stava per servire la pasta al forno e che dovevo chiamare Veronica e l’Uomo a tavola (a questo punto, il negozio di culle era nella stanza dove dormo io di solito quando vado a trovarli e io ero andato in soggiorno).
Il secondo sogno è ancora più assurdo del primo, se possibile: l’incipit era il
quarto episodio della terza stagione di Streghe, quando le Halliwell vanno indietro nel tempo per salvare la loro progenitrice Melinda Warren, salvo che, come mi capita sempre in questo genere di situazioni, ad una certa entro dentro ciò che sto guardando e prendo il posto delle protagoniste. È giusto la fine dell’episodio e tutto è andato per il meglio, ma differentemente dalla trama originale mi trovo a dover impartire una benedizione sugli spiriti che si incarneranno nelle streghe Warren in futuro in quanto io stesso sono una delle Streghe più potenti di tutti i tempi. A questo punto, da che eravamo nella grotta dell’episodio, la scena cambia e io mi trovo a dover lasciar fluire i miei poteri sugli spiriti, che sono vestiti da suore, in quella che so essere la chiesa dove mio cugino ha officiato la sua prima messa, anche se l’aspetto è mischiato con quella moderna sotto casa dove andavo da piccolo. Anche lì sono trattato con deferenza come una creatura potente, tant’è che posso permettermi, fra un’abluzione di potere e l’altra, di gettare le braccia intorno al collo di un bel tipo vestito da novizio nonostante il parroco e il diacono mi guardino male. In tutto ciò arriva il Procreatore che, nonostante nella vita reale sia privo di qualsiasi gusto estetico o artistico, inizia a lodare il bell’altare barocco scolpito con tanto di pilastri in legno dorato con intarsi floreali che trova molto belli nonostante la chiesa in stile moderno-obbrobrioso. Io, invece, noto con fastidio che gli imbecilli che hanno tinteggiato il soffitto non hanno coperto le sculture, che sono tutte chiazzate di pittura bianca. E a quel punto mi sveglio.
Ora, tralasciando la gravidanza di Veronica, il sogno nella chiesa mi ha fatto venire in mente una cosa che mi disse una volta la Ziaccia: una volta aveva sognato che la Madonna le aveva detto che io e/o quel mio cugino saremmo diventati preti.
In realtà, e chi mi conosce rimarrà sconvolto da questa mia affermazione, secondo me la sua Madonna ci ha azzeccato non solo a metà, ma tout court. So che detto così fa impressione, ma di fatto la sua previsione in un certo senso si è avverata, sebbene il suo sogno non abbia tenuto conto della variabile impazzita, in questo caso la Mater. L’intera mia educazione sessuale, molto aperta, schietta e priva di sensi di colpa, e infatti merito suo: quando avevo quattro anni mi regalò un libro su come nascono le piantine, i girini, i gattini e i bambini, per cui non ho mai creduto in cicogne e cavolfiori; quando ne avevo dieci, mi comprò “Il mio primo manuale di Educazione Sessuale”; sempre in quel periodo mi regalò Bonsai di Christine Nöstlinger, che parlava appunto del viaggio di esplorazione della sessualità da parte di un adolescente, con interrogativi circa l’orientamento ma presi anche lì con molta tranquillità; e infine, per il compleanno dei 13 anni ecco arrivare Il Sesso dei Tuoi Sogni – Come Farlo e Rifarlo di Tracey Cox, che spiegava nel dettaglio tutto, dalla prima masturbazione a come ravvivare un rapporto di coppia stantio, passando anche per l’orientamento sessuale. Quest’ultimo libro in particolare ha presentato il tutto come la cosa normale che in effetti è, eliminando con tre anni d’anticipo tutte le menate di autoaccettazione, rifiuto, negazione, repressione e altre idiozie che si leggono comunemente nelle storie dei gay stereotipici.
Ora, come si ricollega questa ampia parentesi col sogno della Ziaccia? Beh, in tutte le epoche, accanto ad una percentuale (esigua, direi) di uomini che decidevano di darsi ad una vita di astinenza e tutte le altre scomodità rappresentate dal sacerdozio per una sincera vocazione, se ne sono sempre aggiunti altri che lo facevano per ragioni diverse, come l’entrare in una classe fortemente privilegiata, mirare ad un potere che senza uno scudo nobiliare sarebbe stato precluso, levare una bocca da sfamare dal groppone della famiglia e così via. Oggi, nel ventunesimo secolo, quando queste ragioni sono decadute, per quale motivo una persona dovrebbe invece aspirare ad una vita di castità ed automortificazione? Semplice: per cavare via l’erotismo dalla propria vita e rimuovere così il problema di un “orientamento sessuale non convenzionale” (locuzione gentilmente presa in prestito dal Russo politically correct. Non suona terribilmente stupida, come potrebbe essere, per dire, “diversamente etero”?). Il che spiega perché, arrivati ad un certo punto, il problema esplode e spuntano fuori i vari casi di abusi sessuali più o meno perversi nelle file della Chiesa.
Ergo, se la Mater non mi avesse impartito una sana educazione sessuale, tale da farmi trovare l’intera questione di “mi piacciono i ragazzi” tanto normale da ritenere perfino stupida un’etichetta come “omosessuale” (per me è una semplice questione di gusti, “omosessuale” ha tanto diritto di essere un lessema quanto “capellolungosessuale” o “occhichiarisessuale”), se avessi vissuto in un clima bigotto e chiuso come quello della famiglia della Ziaccia, probabilmente sarei davvero finito con addosso un abito talare per rimuovere il problema.
Beh, complimenti alla Ziaccia che sa di avere un nipote “diversamente etero” ma non se n’è mai accorta. Beh, probabilmente due, anche il cugino prete l’impressione di essere una persa me l’ha data, eccome. Ma lui non aveva la Mater alle spalle, per cui è rimasto fregato. Oh well, è troppo brutto e grasso per pensare di riportarlo indietro, si arrangi.

Tuesday 22 June 2010

For what it’s worth

Golden Ground by GothicNarcissus
Stavo riflettendo su quanto ultimamente io sia diventato sentimentalmente arido e ingestibile e, sinceramente, non so decidere se la cosa sia positiva o meno.
Mi sono ritrovato a rivalutare la teoria del grande amore della vita che per tanto tempo ho schifato. Ho sempre trovato abbastanza sciocco che la gente credesse che nella vita si trova un solo grande amore e che il resto siano rimanenze, ma ora come ora sto rivedendo la mia posizione in merito. Riflettendo con cura, mi sono reso conto che alla fine nessuno potrebbe mai essere come, né rappresentare ciò che per me ha rappresentato, la Bloempje. Cioè, per carità, non sto dicendo di esserne ancora innamorato o che abbia nostalgia di ciò che è stato, né nulla di simile: è una semplice constatazione del fatto che quel tempo è finito e che nessuno saprà mai rapportarsi a me in maniera anche solo vagamente comparabile, in termini qualitativi, a ciò che faceva. La classe non è acqua, e per arrivare ai suoi livelli ne serve non una tanica, ma un oceano: nel modo di corteggiarmi, nel modo di farmi sentire speciale, in quello di fare la pace dopo un litigio (e ce ne sono stati di devastanti, ma ne è sempre valsa la pena), nel modo di affrontare e superare le avversità insieme, per come mi ha aiutato a crescere, per come avevamo una quotidianità costante ed intima pur vivendo ai due capi d’Italia. Nessuno riuscirebbe più a farmi sentire così, ma neanche lontanamente, neanche per un secondo. Per cui, direi di aver già dato per quanto riguarda l’ammoreh, e non ho proprio voglia di riprendere daccapo tutto lo sbatti ed imbarcarmi in una relazione seria sapendo che comunque non reggerà alle mie aspettative viziate. E poi non mi va di essere avido, il mio bel momento l’ho avuto e tanto basta.
D’altro canto, però, anche il discorso per un legame meno impegnativo è delicato. Dato che quelli emotivi e caratteriali sono messi da parte, qui la missione impossibile è trovare qualcuno che corrisponda ai miei standard fisici, e anche questi sono piuttosto elevati e molto precisi. Avendo poi un’altissima concezione di me stesso, non mi accontento di ripieghi, per cui preferisco chiudermi in una sdegnosa solitudine piuttosto che scendere a compromessi. E se anche qualcuno corrisponde ai miei standard, entra in gioco il perverso meccanismo secondo il quale io non devo lusingare nessuno. Di conseguenza, cedo soltanto se vedo che l’altro cede per primo, e questo porta all’innesco di immancabili circoli viziosi che complicano le cose, nella fattispecie il fatto che evitando di mostrarmi interessato per primo dissimulo automaticamente un qualsiasi punto d’incontro e, non offrendo grandi incoraggiamenti alla mia controparte, questa finisce per considerare la battaglia persa in partenza e la lascia cadere nel vuoto.
In tutto ciò, la cosa “peggiore”, se così si può dire, è che a me sotto sotto non frega nulla. Sul serio, non vedo un reale motivo per cui mi debba imbarcare in una cosa a due con tutti i rischi annessi e connessi. Cioè, oddio, dovesse capitare e valerne la pena non ci sputerei sopra, ma non mi strappo i capelli senza. Se una relazione, di qualsiasi tipo, mi cade in testa stile mela di Newton ben venga, ma di certo non me la vado a cercare io. E anche lì, non so se mi verrebbe voglia di tentare, non mi va di rischiare una fregatura solo per calmare gli ormoni.
Il discorso poi è anche più semplice, se si va a sfrondare di tutto: io vivo tranquillamente senza tutto ciò, il che significa che, per definizione, tutto questo ambaradan è superfluo, accessorio. Ora, perché sprecare una caterva di energie appresso a qualcosa che è superflua e con ottanta possibilità su cento di trasformarsi in una fregatura o essere insoddisfacente? Cioè, davvero ne vale la pena? Suvvia…

Sunday 20 June 2010

Imbarazzo da regali

Se devo essere sincero, non mi piace ricevere regali. È una cosa che mi mette estremamente a disagio, principalmente per due motivi:
1) Escludendo i miei momenti di fangirlaggio, sono una persona generalmente fredda, posata e poco propensa a manifestazioni esteriori di qualunque tipo, sia positive che negative. Di conseguenza, di fronte a un regalo, fosse per me, me la caverei tranquillamente con un “Grazie, è davvero bello, mi ha fatto piacere” accompagnato da un sorriso, ma capisco perfettamente che per qualcuno che ha messo uno sforzo e, soprattutto, entusiasmo ed aspettative in quel gesto la cosa possa essere terribilmente deludente. Così, di fronte a un regalo, specie se inaspettato, mi sento costretto ad allargare il sorriso e fingere un entusiasmo che in effetti provo, ma non manifesto in quel modo, condendo il tutto con “Wow!”, aggettivi al superlativo ed altre esclamazioni posticce e stereotipate. Di conseguenza, l’intera questione mi esce molto sforzata e tirata, con il rischio che l’altra persona pensi che in realtà sto fingendo tout court anche quando non è così.
2) Io sono una persona fondamentalmente materialista. Mi piace un sacco avere delle cose belle e particolari, mi piace possedere, mi piace collezionare, così se mi arriva un oggetto inaspettato sono più che felice e farei per accettare senza battere ciglio. Di conseguenza, oltre alla reazione fredda di cui sopra, sento di rischiare di passare puntualmente per un approfittatore che si intasca il regalo come se gli fosse dovuto, così mi sento in dovere di fingere anche la pantomima del “non dovevi, ma che ti salta in mente, bastava il pensiero” e cose simili. Il che, di fatto, è vero, ma di fronte il regalo fatto e finito che mi frega di pensarlo?
Ergo, data la mia totale incapacità ad esprimere in maniera convenzionale la mia gratitudine, per quanto sincera, l’intera questione regali mi mette in estremo imbarazzo, e finisco per preferire comprarmi le cose da me in modo da potermi tenere la mia indifferenza esteriore che contrasta con la mia soddisfazione interiore senza causare incidenti diplomatici. Solo che la cosa mi riesce una volta sì e dieci no, il che è abbastanza avvilente.

Thursday 17 June 2010

Le avventure del Dottor Tomoe: l’incendio

Ore 03:58 del mattino.
Il nostro eroe se ne sta beatamente per i cavoli suoi, quando improvvisamente accade: scatta l’allarme antincendio della casa dello studente.
È normale. In effetti l’ora è un pochino tarda per una sigaretta o un piatto di porcherie talebane, ma tutto sommato non è né la prima né l’ultima volta che succede. Tempo un minuto, massimo uno e mezzo, e smetterà. E invece cinque minuti buoni e questo ancora strilla. Il Dottor Tomoe giunge alla sagace conclusione che forse sarebbe il caso di vedere cosa sta succedendo.
A questo punto possiamo immaginarci le canoniche scene da film. Queste includono: il nostro eroe che afferra il lenzuolo per coprirsi, le pantofole, l’hard disk esterno e si fionda celermente fuori dalla stanza. Il corridoio è invaso dal fumo, ma l’uscita di sicurezza è a portata di mano. Visi spaventati si affacciano dalle porte e tossiscono per l’odore acre. Preso atto della situazione, i poveri studenti, coperti alla meno peggio con lenzuola, biancheria e pigiamini si mettono diligentemente in fila per poi andare ordinatamente ma celermente verso la scala antincendio, in cerca della salvezza. Tutti al sicuro e riuniti nel parcheggio dell’ERdiSU osservano l’arrivo dei vigili del fuoco che, dopo una strenua lotta, riescono a domare le fiamme, acclamati dagli applausi di gratitudine della folla. E in mezzo ad essa, il nostro eroe, il Dottor Tomoe, abbraccia l’hard disk esterno, unico ma prezioso superstite di tutta la sua roba, piangendo in memoria di Pavilio il piccì, dei cd e dei manga che ha perduto ma grato per essersi salvato…
…o forse no.
In realtà le cose sono andate così: cinque minuti buoni e l’allarme ancora strilla. Con sagacia, deduco che sarebbe il caso di vedere cosa sta succedendo.
In tutta calma prendo i jeans, li indosso, poi cerco una maglietta, la indosso, mi lego i capelli perché sono indecenti e infilo le pantofole. L’hard disk esterno lo prendo per ogni eventualità (col cavolo che lascio Lotus a bruciare, in caso di), raccatto il cellulare e la chiave della stanza e mi avvicino alla porta. La apro e sbircio fuori: niente. Nemmeno un’altra anima che dà un’occhiata, né ovviamente mezza nuvoletta di fumo. Leggermente perplesso ma, più che altro, infastidito dalla caciara dell’allarme, con l’hard disk alla mano mi dirigo verso la scala normale (mica l’antincendio) e, in tutta calma, scendo al piano di sotto per vedere cosa dice il portinaio. Questo guarda con perplessità il quadro generale dell’antincendio e, vedendomi, mi chiede se sono stato io a fumare in camera.
Ma ti pare? Semplicemente volevo sapere a) se c’era davvero qualcosa visto che dieci minuti e quello ancora non aveva smesso di ululare, e b) se si riusciva a farlo smettere. Mah.
Nel giro di mezzo minuto scopro di non essere l’unico ad avere una minima cognizione di quello che dovrebbe essere un comportamento antincendio coscienzioso, e altre due ragazze vestite di tutto punto scendono, anche loro in tutta calma, per vedere cosa sia successo. Ora siamo in tre più il portinaio a guardarci con un’espressione da WTF in viso. Scende un altro ragazzo, sempre con calma e tutto vestito, e l’allarme finalmente cessa. Wow, siamo stati quattro su tutto il piano ad esserci mossi in dieci minuti di sirena strillante. Facciamo per tornarcene su, quando la bastarda riprende a ululare, mentre noi ci raccontiamo fra le risate come tutti e quattro ci siamo vestiti col massimo della tranquillità, senza alcuna fretta abbiamo sbirciato, non abbiamo trovato nessuno e siamo scesi a vedere più per il fastidio che altro. Il portinaio ci dice che l’allarme è solo nel nostro piano e forse c’è la porta antincendio aperta; in un ennesimo slancio di intelligenza, ci chiede se siamo stati noi. Ovvio che sì, perché tutti noi andiamo in giro per la CdS alle quattro meno due minuti del mattino ad aprire le porte antincendio. Da domani notte organizzeremo le ronde per farlo.
Insomma, dopo aver stabilito ridendo chi di noi si sarebbe sacrificato tornando indietro fra le (im)probabili fiamme per controllare la porta antincendio, saliamo su meditando di andare ad aprire anche quelle degli altri piani perché non è giusto che loro dormano e noi no. Oh well, alla fine la porta sta benissimo e l’allarme finalmente smette. Per dodici secondi, o poco più, perché poi riprende a strillare. A quel punto, altre tre ragazze si uniscono alla nostra allegra brigata e, mentre la sirena continua a trapanarci i timpani e gli attributi, decidiamo cosa fare: le opzioni sono organizzare un post-mercoledì universitario sul pianerottolo con spritz per tutti, andare a fare colazione un po’ troppo presto alla mensa, farci un giro su internet in H3 o continuare a fare salotto lì. Certo è che il quinto piano non è mai stato così unito. Alla fine, l’allarme cessa e ce ne torniamo ognuno per i cavoli propri.
Che cosa abbiamo imparato stanotte, bambini? Che con la sirena antincendio, su una trentina di persone del quinto piano della casa dello studente a mala pena sette sono uscite, e invece che in allarme e spaventati eravamo calmi, vestiti e a momenti anche pettinati e truccati. Dagli altri sei piani nemmeno una mosca. Fosse scoppiato un vero incendio saremmo morti tutti, dal primo all’ultimo.
D’altro canto, dopo un’esperienza simile dubito che sentendo di nuovo l’allarme antincendio correrò nudo per il corridoio gridando “si salvi chi può”, vi pare?

Friday 11 June 2010

Santa Vibeke, aiutaci tu

Il giorno che temevo tanto è infine arrivato: precedute dalla “magnifica” cover di Rubicon, oggi sono state pubblicate le prime promo “serie” dei Tristania con Meri.
Tralasciando che quando ho visto la copertina dell’album ho quasi avuto una sincope, la mia faccia ha cambiato colore e mi è salita la pressione, sia lei che le foto si commentano da sole.
No, non è vero. Sulla copertina (che per ragioni di decenza linko solo e non metto qui) c’è da dire che alla fine c'era da aspettarselo che schiaffassero quella lì in faccia al cd: da quando l’hanno presa a bordo hanno fatto un tale martellamento mediatico in suo favore che nemmeno i Naituiss con Anette. Ad ogni post che è uscito, sia prima che durante le registrazioni del nuovo album. non hanno perso occasione per sgolarsi su quanto splendida fosse, prima di mettere quella specie di scarto di lavorazione di Photoshop hanno sempre tenuto nell’avatar di Myspace una foto con solo lei (infatti mi sono sempre rifiutato di addarli) e via discorrendo. Davvero, nessuna band che ha cambiato cantante ha mai martellato tanto quanto loro su quanto splendida fosse la nuova arrivata, peraltro senza ancora aver presentato materiale. Questi tentativi di farla piacere a forza mi fanno solo sorridere (amaramente).
Sulle promo... beh, per prima cosa faccio presente che alla Napalm hanno reso noto che i primi 200 che preordinano l’album riceveranno un poster esclusivo in omaggio. Non fosse che me lo descrivono come un album Meri-centrico lo farei subito, se il poster mi arriva gratis avrò meno scrupoli a bruciarlo.
Per il resto, lascio i commenti a
Veronica:
Io avrei delle domande!
Perché ha un ragnetto in mezzo alla fronte?
Perché luccica come i Cullen?
Perché non si fa un tantino di manicure prima di farsi fotografare le dita smangiucchiate come le mie?
Perché non hanno photoshoppato via il filo dai manicotti?
Perché non la obbligano per contratto a togliere quella roba dal naso e a mettere della cremina idratante?
Alle quali aggiungerei: perché a tutte le persone a cui ho linkato le foto è caduta la connessione nel giro di due secondi? Sarà casuale?
Quanto ai Tristania, io spero segretamente che Rubicon segua il trend delle foto e decreti la fine ingloriosa della loro carriera, se la sono voluta. Ora non mi resta che raccogliermi in preghiera per loro.
Perdonali, perché non sanno quello che fanno.

Wednesday 9 June 2010

Forever Is The World - 100th play

Only Man ends, but Forever Is The World,
Just don't fall asleep.

Machinery Of The Stars by GothicNarcissus
Stando al mio iTunes, ho appena concluso il centesimo ascolto completo di Forever Is The World dei Theatre of Tragedy.

L’unico altro album che può vantare cento ascolti completi (ovvero, la traccia che ho sentito di meno ha cento ascolti) è Origin degli Evanescence. Né Fallen, né The Open Door, solo Origin. E adesso Forever Is The World.
Detto così non sembra nulla di che, se non che sono ossessivo-compulsivo quando ascolto musica, ed anzi, c’è chi potrebbe inarcare un sopracciglio nel leggere un paragone degli Evanescence con i Theatre of Tragedy. Chi invece mi conosce da almeno sette anni e/o ha letto il mio blog dall’inizio potrà invece la portata dell'evento: è ormai definitivo, i Theatre of Tragedy sono lentamente diventati la mia band preferita e Forever Is The World è diventato il mio album preferito, scavalcando tout court la band con cui sono cresciuto.
Ora, non che questa sia una novità, ben inteso: la cosa era probabilmente già lì da quando avevo deciso di seguirli fin’anche a Londra, e me n’ero reso conto coscientemente già durante il concerto. Ma adesso ci sono i numeri a parlare chiaro, e se da una parte è anche vero che Origin e Fallen li ascolto da prima dell'avvento dell’iPod con ovvia perdita di conteggi, e che anche dopo The Open Door ho avuto problemi con iTunes con conseguente reset dei contatori, è anche vero che in primo luogo dopo l’ultima installazione di iTunes (quella che ha dato il via all’attuale conteggio che grazie al file libreria si è trasferito di PC in PC) aggiunsi ascolti a sbuffo a tutta la libreria per compensare la perdita, e in secondo luogo Forever Is The World è uscito lo scorso settembre, mentre quegli album hanno anni.
Tutto questo senza ovviamente tenere conto della qualità della musica (Fallen sarà sì e no al livello di Musique che è quanto di più banale i Theatre abbiano mai scritto), o dei miei rapporti personali con la band (Amy Lee mi ha stretto la mano, Nell Sigland si è fermata a chiacchierare tutta sera e ora mi scrive che sono amazing). Per cui, direi che è il caso di celebrare la cosa dedicando Machinery Of The Stars, che è una delle mie foto che amo maggiormente, a Nell e ai ragazzi, come ringraziamento per la musica magnifica che suonano.

Due parole sulla foto: è la cupola dell’ottagono della Galleria a Milano in HDR. L’idea per il titolo deriva dal fatto che associo la Belle Époque e la sua architettura ad un’immagine di macchinari stilosi ed esteticamente gradevoli (cos’è la Tour Eiffel se non un bellissimo traliccio?), mentre i cerchi concentrici e la cupola stessa mi hanno fatto venire in mente la concezione aristotelica del cielo, con le sfere di cristallo concentriche, Dio Motore Immobile che le fa ruotare (richiamato dalle figure dipinte nei timpani che si vedoni in basso), e l’intera idea di perfezione ed eternità che ne deriva: il titolo è nato così. I toni giallo-rossicci sono venuti fuori spontaneamente, e mi hanno fatto subito pensare al booklet di Forever Is The World. L’idea dell'eternità del mondo di fronte alla caducità dell'uomo è presente anche nell’album, e così via libera all’associazione di idee.

Sunday 6 June 2010

God Child

Avevo promesso che ne avrei parlato, ed ora che non ho più un computer che fa i capricci posso farlo liberamente.
Ricordo di aver iniziato a collezionare i volumi di God Child esattamente dal numero 11, ovvero l’ultimo, che ho comprato a Ferrara durante la gita scolastica del quinto liceo. Lentamente, in circa un anno e mezzo sono riuscito a reperire tutti gli altri tranne i primi due: questi li ho trovati solo al Lucca Comics 2009 assieme alla serie completa. Beh, dato che il venditore ha fatto un errore molto grossolano nel dirmi il prezzo, dandomeli praticamente per il costo effettivo degli undici volumetti invece che maggiorato come si fa di solito con le serie complete con alcuni numeri introvabili, non ci ho pensato due volte, col proposito di rivendere quelli che già avevo da parte. Insomma, era un’occasione, altroché.
God Child - Kaori Yuki
In tutto ciò, però, il problema principale è stato un dettaglio non indifferente: qualcuno che non ricordo mi aveva spoilerato nientemeno che la fine della serie. Di conseguenza, la mia voglia di leggerla non riusciva proprio a decollare (sia per il fatto in sé di conoscerne la conclusione, sia per come si conclude), ed ho quindi esitato e posticipato la lettura fino a quando il piccì non mi ha dato forfait e ho dovuto trovare un modo alternativo per impiegare il mio tempo. (A questo proposito, vale la pena di aprire una piccola parentesi: per qualche motivo che non riesco a capire, conoscevo il finale di God Child già nel 2006, come dimostrato da un post di dicembre).
Nonostante le premesse tutt’altro che rosee, però, God Child è riuscito a dimostrarsi una lettura estremamente coinvolgente e godibile. Anche non sapendo come va a finire, le situazioni che si vanno a creare sono tali che la lettura diventa quasi compulsiva e l’adrenalina entra prepotentemente in circolo. Un grande merito che va invece a Kaori è di essere riuscita a creare una trama talmente convincente da avere un turning point che mescola totalmente le carte in tavola e lascia talmente sconvolti che nemmeno spoiler successivi guastano il piacere della lettura, perché davvero si inizia a non sapere più cosa aspettarsi (ovviamente, però, se si conosce questo turning point le cose iniziano ad andare davvero male). Ma d’altro canto, la Sensei Yuki è ben nota per non creare mai delle trame banali (almeno dal quinto volume di Angel Sanctuary in poi, che considero più o meno l’inizio della sua età d’oro sia come sviluppo della storia che come disegni), per cui una storia coinvolgente è garantita, sia per quanto riguarda le trame dei singoli episodi che quella generale che li accomuna. Mirabile è stato inoltre come molti dettagli di God Child siano riusciti a mettere in un’altra prospettiva anche episodi occorsi nei volumi di cui questa serie è il sequel, ovvero Juliet, Suoni, Kafka e Il Sigillo, mantenendo la continuità narrativa e attribuendo importanza anche a fatti e persone che magari potevano essere considerati secondari.
God Child: Cleador & Cain
Dominic Cleador: ma quanto è figo?Ma parliamo invece dei personaggi, che rientrano nella categoria delle ciambelle che non sempre escono col buco alla Kaori. Finalmente, dopo un Angel Sanctuary in cui arrivati a 3/4 della storia la pecca principale sono ancora i due protagonisti (che lasciano poche speranze di miglioramento per il futuro), scialbi, irresponsabili e irritanti più che mai affiancati da personaggi corollari sempre pronti a rubar loro la scena perché sono decisamente meglio riusciti, e fronteggiati da cattivi talmente convincenti da farsi odiare senza appello o essere tanto affascinanti da conquistare i lettori, ecco che Kaori è riuscita a tirar fuori una cricca di protagonisti a cui il lettore si riesce ad affezionare al volo. Cain, Riff, Meryweather, e così il loro entourage (Dominic Cleador su tutti, talmente figo che ci ho fatto un sogno erotico sopra la notte stessa) non si può fare altro che amarli. Chi più e chi meno, ma ci si affeziona a loro. Gli antagonisti invece li si odia. Ma non perché danno ai nervi, quanto perché sono talmente ben riusciti nel loro ruolo di cattivi che non si può che voler torcere loro il collo, salvo poi trovare un motivo per amare o provare compassione anche per loro (sebbene molti, come Cassandra e Justice, abbiano da subito quel loro fascino che li rende attraenti nonostante tutto). Molto interessante è anche la rete di relazioni che va progressivamente ad intessersi fra di loro, in particolare fra i due protagonisti Cain e Riff, e questo è proprio il punto su cui vorrei soffermarmi.
God Child non si presenta come una storia d’amore. Il tema non è mai toccato in maniera esplicita, e l’autrice addirittura nega che ci sia una relazione fra Cain e Riff. Eppure, il rapporto che li lega è di un’intensità tale che più Kaori lo nega e meno dubbi restano in merito. Non è un amore proclamato ai quattro venti come quello di Setsuna e Sara, e proprio per questo non sfora mai nel banale o nello scontato come il loro (d’altro canto, Cain e Riff hanno anche molto più spessore psicologico di quei due cretini). Che Setsuna metta a ferro e fuoco l’Inferno e il Paradiso per ritrovare la sua sgallettata non lo si mette in dubbio nemmeno mezzo secondo e non è nemmeno interessante rifletterci un po’, mentre ciò che può succedere fra Cain e Riff fornisce costantemente materiale su cui ricamare sopra, e non solo a livello fisico. Da quest’ultimo punto di vista, non serve essere una fangirl yaoi per immaginare molte delle scene che, a “telecamere spente”, continuano fra le lenzuola. E non perché fa figo pensarlo, ma proprio perché il rapporto che lega i nostri due ragazzi è qualcosa di talmente profondo e morboso che non può essere espresso altrimenti. È istintivo, è smanioso, ed il sottile gioco di possesso, appartenenza e necessità di sentire la reciproca esistenza va al di là di quanto si possa dire a parole o addirittura pensare, non può che richiedere tassativamente la fisicità per essere esternato, visto che impensabile tenersi qualcosa di così forte dentro (e poi diciamocelo, spunti simili Kaori ce li serve su un piatto d’argento spesso e volentieri).
God Child: Cain & Riff
[Attenzione! Da qui piovono gli spoileroni, se non avete letto la storia evitate e corrette a procurarvela, poi ne possiamo parlare.]
Ma non è solo quello che Kaori non dice a far veleggiare la storia in quella precisa direzione. È anche e soprattutto quello che dice e mostra. A livello psicologico, Cain e Riff dipendono totalmente l’uno dall’altro. Il fatto stesso che Cain sia devastato dal tradimento di Riff, e che la personalità artificiale di quest’ultimo acquisti vita propria grazie a Cain, è indice di un qualcosa che se non lo si chiama amore, è semplicemente una questione di parole. E poi diciamocelo: avendo tutta la possibilità di fuggire e salvarsi, una persona non resta a morire fra le braccia di un uomo che sa avere solo pochi altri minuti di vita se non ne è innamorato, non prendiamoci in giro. Da questo punto di vista, Kaori è estremamente sleale nel non voler ammettere l’evidenza solo per evitare di confermare il taglio shounen-ai del suo manga. Anche la frase che mette in bocca a Cleador quando vede Cain e Riff morti abbracciati, “Ormai fra di loro non c’era più un rapporto fra padrone e servitore. Naturalmente non c’era nemmeno un sentimento simile all’amore fra uomo e donna”, se la poteva risparmiare, perché è un tentativo mal riuscito di copertura che va contro ogni evidenza. Qui è stata proprio sleale fino in fondo.
Altra cosa che non mi ha convinto molto è stato come Kaori si è gestita un finale che invece ci sarebbe potuto stare tutto: non ho capito la scelta di far trascorrere degli anni dalla morte di Cain prima che Cleador si decidesse a visitare Maryweather e Oscar e perché dare l’impressione che se ne andasse senza nemmeno parlarci, è una cosa che mi ha un po’ spiazzato. Se proprio voleva metterci un flash-forward avrebbe potuto lasciar intendere una frequentazione e il fatto che siano tornati a parlare della storia in concomitanza di un anniversario, o qualcosa di simile, ma così proprio non ha molto senso.
[Fine degli spolieroni.]
Per il resto, ho trovato Kaori sadica con i suoi personaggi come non avevo mai visto prima, e la cosa mi ha abbastanza sconvolto. Non che sia mai stata tenera, intendiamoci, ma non mi viene in mente nessuno, da Setsuna a Sara, a Ludwig, a Ian, che abbia patito delle pene, specie psicologiche, paragonabili a quelle di Cain per primo e degli altri di seguito. Veramente, mi chiedo come ci si possa accanire così sui propri bimbi, io non ne sarei assolutamente capace. E sì, mi rendo conto che alcune cose erano assolutamente necessarie ai fini della storia, ma certe altre sono semplice cattiveria gratuita (tipo il ragazzino che finisce abbastanza inequivocabilmente a prostituirsi alla fine di Castrato, non era necessario accanirsi su un personaggio così secondario). Ma anche questo fa parte del fascino della nostra Mistress del manga gotico, per cui alla fine lo si accetta e pace.
In definitiva, God Child è un’opera di grande pregio anche all’interno della produzione della Yuki, che è notoriamente di alto livello. Le atmosfere gotiche, il sottile gioco psicologico che si instaura, la trama che riesce a non essere né banale né macchinosa rendono questa serie un vero piacere sia per gli occhi che per la mente. È una vergogna che la Panini Comics non faccia una ristampa dei primi due volumi, ormai introvabili, e che conseguentemente molti non possano leggerla neanche volendo, ma speriamo che il revival di Angel Sanctuary dia i suoi frutti e si continui con la ristampa anche dei numeri di Kaori Yuki Presenta successivi a Juliet, magari arrivando anche a God Child. Se avete la possibilità, leggetela, è una vera perla.

Per quanto riguarda me, finalmente potrò girare a test alta per il web senza temere di trovare spoiler che mi rovinino la storia ancora di più e potrò darmi alla collezione di immagini anche per questo capolavoro della mia mangaka preferita.

Thursday 3 June 2010

Tear The World Down – We Are The Fallen

Sono stati un grandissimo e ben riuscito fulmine a ciel sereno. Davvero, nessuno se li aspettava, prima fra tutti la loro ex compagna di squadra Amy Lee, la quale, a giugno 2009 (data dell’annuncio della loro formazione) era lanciatissima a progettare una carriera solista e da compositrice di colonne sonore, salvo poi ritrattare tutto dopo sette mesi di silenzio di fronte alla possibilità che le vedove degli Evanescence trovassero dei visi noti al funerale e decidessero di consolarsi con quelli.

È in questo clima, dove tutti tranne le fangirl più accanite di Amy Lee davano gli Evanescence per morti, che sono spuntati dal nulla i We Are The Fallen, precedentemente The Fallen, quintetto americano dal ruffianissimo nome che fa chiaro riferimento al fortunatissimo secondo album (nonché debutto internazionale) degli Evanescence, Fallen. E il riferimento è tutt’altro che casuale, dato che la band annovera l’ex-chitarrista (nonché cofondatore e principale songwriter dei primi Evanescence) Ben Moody, riunito dopo anni con lo storico batterista e il secondo chitarrista, Rocky Gray e John LeCompt, assieme al nuovo bassista Marty O’Brien (anche se c’è da scommettere che prima abbiano chiesto a Will Boyd, e peccato che non abbia accettato). Ciliegina, la nuova vocalist, l’ex-American Idol (nonché sorella segreta della Lee se si considera l’aspetto fisico) Carly Smithson.

Immediatamente strombazzati ai quattro venti dai media come i nuovi Evanescence senza Amy Lee, è in questo clima mediatico di dubbio gusto, e con la promessa puntualmente disattesa di registrare e pubblicare online una canzone ogni poche settimane, che si sviluppa la band, prontamente scritturata da una major, la Universal Records: presto arriva sul web il primo, deludente singolo, Bury Me Alive, una canzone piuttosto radio-ruffiana e priva di grande interesse che delude immediatamente le aspettative di chi li aveva abbracciati con entusiasmo, e fa gongolare le fangirl della Lee ancora attaccate al complesso di Ben Moody brutto e cattivo che maltrattava la loro beniamina. Come accennato, al primo e deboluccio singolo non fa seguito la release di altre canzoni come promesso, motivo per cui, quando arriva l’annuncio che la band sta registrando il suo album di debutto da pubblicarsi nella prima metà del 2010, sono in pochi ad accogliere la notizia con entusiasmo. Le fasi della lavorazione, che si svolgono mentre dall’altra parte della barricata la Lee si affanna a tirar fuori gli Evanescence dallo stato vegetativo in cui versano, vengono documentate costantemente dalle foto sul Myspace dei Caduti, che coltivano con cura i contatti coi fan. È così che, anticipato dal video dell’ormai stantio singolo (una tecnicamente ben realizzata accozzaglia di cliché gotici fra cui un funerale, una cattedrale e una morta che esce dalla tomba), il tanto atteso (?) album esce il 10 maggio 2010.
Aiutatemi a dire: “Cliiiiiichéééééé”.
Date le premesse, le aspettative erano abbastanza basse. Ma se inizialmente sembrava che il progetto fosse nato dalla domanda “Che cosa sarebbe venuto fuori se, invece di farsi cacciare uno ad uno, fossero stati i musicisti a sostituire Amy Lee?”, la risposta è senza dubbio “Non i We Are The Fallen”. Contro ogni previsione, infatti, la band ha tirato fuori un album con una propria identità, che degli Evanescence ha solo il fatto di saper creare canzoni orecchiabili e non eccessivamente impegnative ma che non scadono nello scontato o nel banale, merito del songwriting di Moody, che stava comunque alla base sia allora che adesso.

Mettiamolo in chiaro: non è l’album dell’anno né un pezzo vitale senza il quale il genere non potrebbe sopravvivere. Non offre grandi innovazioni, non è particolarmente pesante e ha i suoi episodi di matrice sfacciatamente radiofonica che potrebbero far storcere il naso all’ascoltatore più esigente. E i testi non sono proprio un punto forte: troppe immagini proposte migliaia di volte che ammiccano a un target adolescenziale.
 Con questa premessa, però, il prodotto è un bel modo per trascorrere 46 minuti piacevoli all’insegna di un rock a tinte oscure con canzoni di una certa classe, che emozionano spesso e fanno venire voglia di ridare un ascolto anche molto presto. Il bilancio finale è di due canzoni bocciate, tre che non dicono molto e sei più che positive. Ottimo lavoro anche per l’osservata speciale, Carly Smithson, che riesce a dimostrarsi indipendente dalla precedente partner musicale di Moody e la ricorda solo in qualche passaggio sparso, per lo più in canzoni che già di loro non brillano particolarmente.

La già citata Bury Me Alive, palesemente nata come singolo di traino, non riesce ad essere abbastanza convincente al di là del sound radio-friendly, risultando scontata e un po’ banale nonostante l’outro di archi (aggiunta in seguito) cerchi di salvarla. Without You, altro episodio sul commerciale andante, tenta di rendersi interessante con un ritmo cadenzato ma la melodia grida “prevedibile” per tutti i tre minuti della durata e presenta forse la Carly di stampo più Evanescente, cosa che altrove dimostra di saper evitare. Fra le canzoni che non convincono ma si salvano c’è Burn, senza merito né infamia, abbastanza anonima ma che non rovina il pacchetto; Paradigm, altra melodia che può infastidire col suo essere molto prevedibile ma che viene salvata da tastiere e chitarre che le danno un che di particolare; Through Hell, che rimedia a una certa fiacchezza del ritornello con una magistrale intro vocale, una bella performance della Carly nelle strofe e una piacevolissima sferzata di chitarre e batteria nel bridge.
Il menù degli episodi positivi è decisamente più ricco. Le due ballate, ad esempio, riescono a essere delicate e convincenti assieme, senza risultare banali o sdolcinate – sia l’interamente acustica a predominanza di archi I Am Only One, sia la power (sul finale) Sleep Well, My Angel: quest’ultima, in particolare, pur partendo col classico giro di piano che fa sospirare “ecco la ballatona”, arriva a dare brividi e cammina sulle proprie gambe, svicolando da un facile confronto con My Immortal nonostante ne condivida buona parte della struttura; d’altro canto, la classe nello scrivere ballate Ben Moody l’ha dimostrata da tempo, visto che la stessa My Immortal è una sua creatura. Don’t Leave Me Behind e I Will Stay sono quelli che considero i picchi emotivi dell’album, entrambe mid-tempo con strofa quasi acustica e chitarre distorte solo sul ritornello: nulla di eccezionale dal punto di vista strutturale, ma in qualche modo hanno quella magia che entra sotto la pelle, merito soprattutto della performance di Carly; hanno anche i loro pregi musicali, la prima con una lodevole intro al piano (merito di David Hodges, che partecipa come ospite speciale alla rimpatriata) e la seconda con vocals stratificate che danno incisività alla melodia e una chitarra quasi ipnotica. Infine, menzione speciale per St. John e la title track, i picchi compositivi dell’album: la prima è la traccia più veloce, con melodie vocali variegate, fra un filtrato, acuti da maniero infestato e parti quasi parlate che si intrecciano su un tappeto di chitarre e pianoforte onnipresenti e quasi ossessive; la seconda, invece, è più lenta e maestosa, oscura, impreziosita dalla performance del Millennium Choir (anche loro facenti parte della rimpatriata evanescente) e da un’intro con violini quasi gementi, e mostra una Carly che si cimenta su un ampio registro, da note basse e soffuse ad altre più alte ed energiche. In definitiva, una più che degna conclusione dell’album, che ben si accompagna alla copertina oscura del cd.

Molto bene anche nelle due bonus track: Samhain sarebbe probabilmente stata un singolo d’apertura molto più degno, con la sua atmosfera a tratti quasi horror che sfocia in un ritornello energico e catchy che non sfora nello scontato; Like A Prayer, infine, è una cover molto ben riuscita con un magistrale uso di piano, coro e addirittura organo, che la rendono quasi più mistica dell’originale di Madonna, mentre le chitarre danno una nuova linfa vitale al pezzo.

In definitiva, a dispetto di una campagna mediatica discutibile, l’album è venuto su piuttosto bene. Così come ha i suoi difetti, ha anche molti pregi e riesce a essere un debutto di tutto rispetto. E a dirla tutta, se il risultato è questo si può benissimo chiudere un occhio (o due) sulla condotta della band (anche perché la Lee non si sta comportando molto meglio).

Consigliato a: tutti i fan degli Evanescence, nel senso di band in qualunque sua incarnazione dal 1998 al 2007, e non di surrogato di Amy Lee (ne esisteranno ancora?). Ma anche a tutti gli ex fan, gli amanti di un rock a tinte oscure o del metal melodico ma in vena di una serata piacevole e poco impegnativa.

Astenersi: le fangirl di Amy Lee. Tanto farà loro schifo per partito preso (quelli con cui ho parlato hanno detto che hanno copiato di tutto, da Ozzy Osbourne ai Nightwish passando per Lady Gaga); tanto vale risparmiarsi tre quarti d’ora di negazione forzata e menzogne a se stessi. Continuino pure ad aspettare il ritorno del messia, i Caduti si sono rialzati benissimo anche senza di loro.

Tuesday 1 June 2010

Chiavi di ricerca - Maggio

Anche maggio si avvia al termine, ed è arrivato il momento di aprire il fedele ShinyStat e pubblicare le chiavi di ricerca più assurde di questo mese. Ammetto che i fruitori di Google & co si sono ingegnati molto a questo giro, e alcune delle chiavi di ricerca più improbabili sono saltate fuori già il primo maggio stesso, lasciandomi sconcertato su cosa sarebbe potuto arrivare di lì a trenta giorni.
Ovviamente non sto a ripetere le chiavi che abbiamo già trovato allo scorso giro, né menziono quelle normali (abbiamo varie band e qualche cantante fra cui Nellina mia e Santa Vibeke, Kaori Yuki in tutte le salse, variazioni di ogni tipo su seme e uke, gothness varia ed eventuale e ancora gente che cerca specificamente me), per cui partiamo subito con quelle più assurde:
“medieval baebes slava nos”
Bene, iniziamo già in bellezza con uno strafalcione
accessori gothic punk negozi metal trieste
Abbiamo mescolato un po’ di roba, ne’?
cartamodello jabot
cartamodello collo a jabot

Qui casco male, rimando a Die che se ne intende.
bigodini
Assenti, e dubito di metterli!
bocelli idee politiche
Forse dovrebbe iniziare dal farsene di musicali...
fireslave udine
Per una Veronica geograficamente più vicina!
lussuria e letteratura
Si chiamano fanfiction yaoi.
cerco libri agatha christie in lucca
In linea di massima in libreria, no?
huysmans pronuncia
Qualcuno che cerca di farsi una cultura!
il ritratto di dorian gray film: pregi
Nessuno!
amore vasca
manga vasca da bagno
nella vasca da bagno
nudi in vasca da bagno

È tornato di moda il sesso in vasca?
luoghi di le relazioni pericolose
La camera da letto, il divano... forse anche la vasca da bagno?
i theatre
...of Tragedy? ò_ò
band tedesca cantante vestita col velluto rosso
Estremamente precisa, come ricerca musicale...
emilie autumn è satanista
Vero? Infatti ha le tazzine da tè coi pentacoli.
gesù nudo
L’avrà spogliato la Emilie?
foto acconciatura lucifero
Eh, l’Inferno lancia i nuovi trend per questa stagione.
chi puo essere l’anticristo
Un nostro lettore molto dubbioso.
camicia con voilà exstasy
Mi sa di qualcosa da drag queen...
leggings aeroporto
Per un sedere a portaerei...
tatu manga
Uno yuri senza dubbio.
il sogno di lucifero
Sembrerebbe quello di fare il modello per acconciature.
fotografie labbra con il trucco semi definitivo a milano
È giusto essere scrupolosi e precisi quando si cercano immagini su google.
prototipi in gesso difetti
Ce l’hanno piccolo... come le versioni finali in marmo, del resto.
io esisto e sono l’anticristo
Eccolo! L’abbiamo trovato! Mettiamolo in comunicazione col lettore di sopra!
where is vibeke stene?
Eh... questa sì che è una bella domanda!
tatuaggi di anette olzon
E io che c’entro mo’?!
narciso e boccadoro splinder
Carini, non sapevo tenessero un blog!
la bellezza di lucifero
Non tramonterà mai! E dipende dalla sua acconciatura, ovviamente.
dorian gray e narciso
ritratto boccadoro

Rieccoci con i crossover...
sslmit ripiego
Già ottimisti in partenza.
lu campu my angel in the night
Oddio, cosa sarebbe questo?
epicaitaly mr dorian gray
Sinceramente, mi sfugge il collegamento fra le due cose...
guarda caffe chocolate cartello pubblicita
Eh?
صور لي مغنين هيب هوب
WTF?? O__O I miei vicini mi preparano un attentato?


E il premio di questo mese va a:
alice nella vasca da bagno
Il sequel di Attraverso Lo Specchio, con la protagonista ormai cresciuta. (Per inciso, questa è comparsa già il primo maggio!)
narciso bocca d’oro recensione
La Chanel raccoglie opinioni sul suo nuovo lucidalabbra con glitter per veri vanitosi.