Monday 30 September 2013

Neptune Generation

Se qualcuno ricorda il mio ingarbugliatissimo tema natale, specie se ha avuto la sbatta di leggerlo fino alla fine, probabilmente saprà che io, così come il resto della mia generazione, ho qualche problemino col pianeta Nettuno.
Prima di sviscerare questo fatto è doveroso fare una breve premessa. Nettuno, assieme a Urano e Plutone (che in astrologia è rimasto un pianeta), sono considerati “pianeti sociali” poiché, essendo lentissimi, tendono a formare degli aspetti molto duraturi, sia fra loro, sia con gli altri pianeti, sia per la loro presenza nei segni o nelle case; influiscono quindi non solo sui singoli individui, ma su intere generazioni. Simbologicamente parlando, sono legati agli aspetti più oscuri della natura umana, come il bisogno di innovazione e rivoluzione (Urano, scoperto nel periodo della Rivoluzione Americana e di quella Francese), il sogno e l’inconscio (Nettuno, scoperto nel periodo dell’ascesa del Romanticismo, poco prima della nascita del padre della psicanalisi, Sigmund Freud), la distruzione necessaria per la rigenerazione (Plutone, scoperto alle soglie della Seconda Guerra Mondiale). Roba, insomma, che se già Saturno non era una festa, figuriamoci loro.
Nettuno il Malefico fotografato dal Voyager 2
Ora, Nettuno, pianeta dei sogni e dell’inconscio, delle inquietudini e del bisono di evasione, ha trascorso quasi una quindicina d’anni, dal 1984 all’inizio del 1998, in Capricorno, il segno della concretezza, del no-nonsense e dei piedi per terra per eccellenza. Citando dal mio tema natale, “la sua fantasia viene, in un certo senso, strumentalizzata e lui stesso diventa conservatore e rigido, critico, volitivo. La sua natura può però vendicarsi delle costrizioni impostegli dal segno e rifugiarsi nella nevrosi per evadere da una realtà vissuta come troppo soffocante”. Beh, non a caso io e i miei amici cerchiamo disperatamente di applicare i nostri sogni al mondo concreto, di plasmare il nostro io rendendolo diverso da come è realmente, e come risultato siamo un’enorme massa di nevrotici costantemente alla ricerca di un modo per evadere dalle nostre vite e da una realtà troppo soffocante.
Volendo dare fede all’astrologia – e, onestamente, perché no, visto che è affascinante e divertente? – credo che potremmo essere definiti una Neptune Generation, una generazione intera tarata da questo Nettuno nevrotico. Penso sia emblematico il fatto che meno della metà dei miei compagni di liceo, me compreso, si sia ancora laureato alla triennale o abbia deciso cosa fare della propria vita. Fra la gente poco più grande o poco più piccola di me le cose non vanno poi molto meglio, e quelli che l’hanno fatto sono usciti per lo più da università di stampo artistico o comunque creativo. Ditemi che è una coincidenza, ma è comunque inquietante.
Per quanto riguarda me personalmente, Nettuno mi gioca un altro scherzo nel tema natale. Nella fattispecie, essendo in I casa, fa sì che: “La sensibilità è elevata e si ha potere di immedesimazione. La fantasia è rivolta verso se stessi e verso la propria personalità e si vorrebbe sempre essere diversi da quello che si è, provocando una sorta di instabilità emotiva”.
Fantastico, proprio ciò di cui avevo bisogno.

Ma non solo. L’astrologia è un’arte molto più complessa di come la fanno apparire Paolo Fox e il rotocalco mattutino di Canale 5. Se infatti loro cercano di basare le loro interpretazioni semplicemente sugli aspetti contingenti dei pianeti, fra loro e rispetto i singoli segni che vengono presi in esame, per creare un oroscopo giornaliero il più “accurato” possibile bisogna anche considerare gli aspetti che i pianeti formano con le posizioni che avevano al momento della nascita. Questo è chiaramente impossibile negli oroscopi standard, ma ciò non significa che non lo si possa calcolare per conto proprio. Ebbene, sorpresa sopresa, parrebbe proprio che sia sempre Nettuno a mettermi i bastoni fra le ruote. Nella fattispecie, leggo che:
•  Nettuno in quadrato con il Sole di nascita.
È un periodo pieno di confusione e di incertezze, in cui la direzione che avete preso e la vostra stessa vita non vi sono affatto chiare. Il transito spesso coincide con un periodo di scarsa vitalità fisica e psicologica. Perciò è bene che evitiate inutili sforzi fisici e adottiate un regime di vita salubre. Siete delusi dal vostro lavoro, della carriera, persino della vostra vita familiare, e tutto ciò vi fa sentire stanchi e demoralizzati. Non iniziate nuove attività specialmente di carattere economico speculative o transazioni, e non buttatevi a capofitto in sette mistiche e spirituali.
Nettuno in quadrato con Mercurio di nascita.
Evitate di prendere decisioni importanti in questo periodo, specialmente per le questioni riguardanti la carriera e gli obiettivi della vostra vita. Non vedete le cose con abbastanza chiarezza. Per lo stesso motivo non dovete iniziare importanti transazioni d’affari: le vendite e gli acquisti non sono affatto favoriti dal transito e potete fraintendere le cose oppure agire spinti da impulsi inconsci. Attenzione alle persone con cui state trattando, potrebbero avere intenzioni disoneste nei vostri confronti. Attenzione a non confondere il sogno per la realtà.
Urano in quadrato con Nettuno di nascita.
Questo transito può darvi senso di confusione, illusioni e mancanza di senso della realtà. Nuove filosofie o nuove idee possono essere pericolose in questo periodo perché influenzano negativamente la vostra vita: e questo è il pericolo maggiore che il transito presenta. Talvolta il transito può spingere alla droga: psichedelici o anfetamine più che alcool o barbiturati, perché possono procurarvi esperienze apparentemente mistiche. Può darsi che in questo periodo iniziate lo studio di discipline mistiche nella speranza di comprendere ciò che vi sta accadendo.

Detto in soldoni, la posizione dissonante di Nettuno rispetto a due dei miei pianeti natali porta a confusione e depressione, che si traducono in apatia, delusione, disillusione generale, male di vivere, disconnessione dalla realtà, il tutto accentuato dalla posizione dissonante di Urano col mio Nettuno di nascita (sempre lui) che mi rende ancora più scoppiato.
La buona notizia è che passerà – letteralmente, nel senso anche di “transiterà”. Quella cattiva è che Nettuno è un pianeta lentissimo che spende molto tempo nei gradi iniziali dei segni – e io, con i miei pianeti, sto al primissimo grado dei Gemelli, quindi me lo prenderò in pieno chissà ancora per quanto. Per cui, questo spiegherebbe come mai la cosa si sia tradotta in un luuuuungo periodo di depressione e apatia a fasi alterne per il quale non riesco davvero, con tutta la buona volontà, a trovare una soluzione. Non parliamo poi di Urano, i cui aspetti con Nettuno durano a oltranza, e che sicuramente va a toccare anche tutti i miei amici della mia generazione (visto che abbiamo tutti il Nettuno di Nascita lì vicino).

Riassunto del discorso: Nettuno è la piaga della mia generazione e, specialmente, della mia esistenza. Sembra tranquillo e pacifico, blu, con quel suo occhietto apatico, ma è un mostro. Accidenti a lui.

(Per inciso, questo mio improvviso interesse per l’astrologia potrebbe essere legato, oltre al quadrato fra Urano e il mio Nettuno di nascita, ad una congiunzione fra Plutone e sempre lui, il malefico Nettuno di nascita, che stimola la ricerca di un misticismo e di un mondo che vada al di là di quello terreno, portando però a rifiutare le spiegazioni ultraterrene più diffuse, tipo le religioni monoteistiche. Vorrei pensare che sia solo una brutta coincidenza, visto che anche questo è un aspetto che dura decenni. Sob.)

Saturday 21 September 2013

Cambio di prospettiva

Ho passato buona parte della mia vita, inclusa tutta l’adolescenza, convinto di odiare la Sardegna. Ok, probabilmente la odiavo davvero. Ora, invece, sto riscoprendo un amore inaspettato per lei. Non si tratta del classico attaccamento a “la mia terra”, quanto al semplice constatare che è bellissima. In ogni sua parte. Dalle falesie calcaree della costa nord-occidentale ai territori vulcanici dell’interno, fino alle scogliere granitiche e le montagne della Gallura. Man mano che la esploro in compagnia della Mater, pranzo al sacco e macchine fotografiche appresso, scopro paesaggi di una bellezza quasi ultraterrena, posti che in futuro vorrei condividere con “qualcuno”, una terra alla quale mi piace tornare.
Tutt’altro discorso per i Sardi: la maggior parte di loro riesce ad urtare il mio sistema nervoso nel giro di dieci secondi netti, battendo di gran lunga i venti o trenta necessari al resto dell’umanità per farmi desiderare un’estinzione di massa. Probabilmente, la Sardegna sarebbe davvero il paradiso terrestre se fosse disabitata, ultima riprova giusto questo pomeriggio a San Leonardo di Siete Fuentes i cui abitanti sono tanto beceri quanto il luogo è bello.
Tuttavia, la Sardegna deve essere davvero un luogo magnifico se nemmeno avere a che fare con le persone riesce più a farmela odiare. Oh, e naturalmente il fatto di non viverci più in pianta stabile ed essere in grado di prendere un treno per andare in giro per l’Italia. Però l’ultima volta che ho preso l’aereo per Trieste, ho letteralmente accarezzato con lo sguardo tutta la costa settentrionale, da Stintino a Santa Teresa di Gallura, che sono state le mete delle due gite che ho fatto ad agosto con la Mater: ho seguito tutta la strada che abbiamo fatto in macchina, prestando attenzione ad ogni paesello, riconoscendolo come quello che abbiamo intravvisto o attraversato in macchina, meravigliandomi di ogni asperità della linea della costa, ogni promontorio o insenatura, visti dall’alto ma ormai imprescindibilmente legati a quelle due giornate.
È per questo che, ora, vedere Stintino e Capo Testa, ma da adesso anche Siete Fuentes, mi farà sempre battere il cuore più forte.

Monday 16 September 2013

Auguri, GothicDoor VII


Candle by ~kiipy
Sette anni. Quando ho aperto questo blog ero partito dal presupposto che lo avrei portato avanti a lungo, ma non so se avrei mai immaginato che sarebbe davvero durato tanto. Non so nemmeno se, all’epoca, sarei riuscito ad immaginare cosa ne sarebbe stato di me dopo tutto questo tempo, che dalle foto con la compattina fatte un pomeriggio con Giovanni sarei arrivato a prendermi una full frame e contattare gente in giro per l’Italia (e, occasionalmente, l’Europa) per fare foto. O che, da romantico inguaribile, mi sarei trasformato in un curioso incrocio fra Regina, Cora e Rumplestiltskin (a proposito, mancano due settimane a Once Upon A Time e sto morendo). O che, da svogliato studente finto-modello sarei passato a un inconcludente cronico che ha paura a mettere il naso fuori di casa.
O che, dopo più di un anno di pausa forzata, questo blog mi sarebbe mancato così tanto e, una volta riaperto, l’avrei amato di nuovo come nei primi mesi. E che mi sarebbe dispiaciuto così tanto aver saltato il sesto compleanno.
Grazie, GothicDoor. Ancora una volta, auguri.

Sunday 1 September 2013

La soledad

Dare un titolo in spagnolo a un post lo rende automaticamente trash, ma visto che chiamarlo “la solitudine” avrebbe ottenuto lo stesso effetto a causa dell’ovvia associazione con Laura Pausini, ho deciso di optare per quella linguaccia così da omaggiare completamente la Depressifera citando addirittura la versione spagnola della sua infausta ballata.
(Fra le tante, io continuo sempre a sperare che Marco ci sia finito sotto, al treno delle 7:30 cuore di metallo senza animà; anche a costo di far fare ritardo a mezza Italia mentre la polizia ferroviaria raccoglie i suoi pezzi dai binari).

Mentre si chiacchierava con il famoso amico di famiglia che mi ospiterà a Trieste, nuovo compagno della mamma divorziata di una mia amica d’infanzia, per la prima volta nei diciotto anni che faccio parte di una “broken home” mi sono ritrovato davanti a come una donna divorziata affronta l’improvvisa solitudine. Non mi ero mai davvero soffermato a pensarci perché la Mater è sempre stata impegnata a tirare avanti nonostante i mille ostacoli, ma è decisamente vero che dopo la fine di un rapporto come il matrimonio deve essere difficile riadattarsi a non avere più qualcuno proprio con cui parlare. La Mater se la cava parlando con gli oggetti (per lo più minacciandoli quando non funzionano a dovere) e con la gatta, la sua amica invece parlando da sola e tenendo la tv in sottofondo anche quando fa le faccende in un’altra stanza. La tv che, nella fattispecie, ti fa compagnia anche se non le presti attenzione proprio perché ti fa sentire la voce di altri esseri umani.

A quel punto io, che ero tutto gongolante nella mia convinzione di essere al di sopra di queste scemenze da persone sociali, mi sono reso conto che no, non lo sono affatto. Perché a ben vedere, io non parlo da solo (non che mi risulti, per lo meno) e non tengo sicuramente la tv accesa in sottofondo dato che non ce l’ho proprio (né ne sento la mancanza). Ma è anche vero che ascolto ore e ore di musica – anzi, praticamente trascorro tutto il mio tempo libero senza fare altro (talvolta anche quello occupato, la tengo in sottofondo pure mentre studio). Che anche io, al di là del valore ricreativo dell’esperienza artistica, abbia bisogno di sentire la voce di qualche essere umano perché sotto sotto cerco compagnia, proprio come con la famosa tv?
Per quanto la prospettiva mi faccia accapponare la pelle, devo ammettere che ascoltare Nell mi fa davvero sentire bene come se ci avessi fatto due chiacchiere, per cui forse la teoria non è del tutto insensata.

Piuttosto, la cosa che mi lascia perplesso è invece che, pur di avere queste interazioni umane surrogate, tendo a evitare sistematicamente le persone in carne ed ossa. Tipo mangiare mentre le coinquiline hanno da fare per terminare in fretta e non rischiare di allungare a dismisura la cena in chiacchiere con loro così da tornarmene il prima possibile in camera, preferire la chat al telefono perché mi lascia le orecchie libere, o programmare a che ora uscire in base a quanti album voglio ascoltarmi al pomeriggio. Ma addirittura, la mia propensione per le relazioni a distanza deriva in buona parte da questo: il vedersi una volta ogni tanto, passare del tempo assieme, fare sesso, magari anche foto, ma per il resto sentirsi solo per via telematica così che io abbia tutto il tempo libero necessario da dedicare alla musica. Per questo che non riesco a concepire la convivenza con un ragazzo: dove lo troverei il tempo di fare le mie cose e ascoltare la musica? Ecco.
Quindi, o sono diventato talmente sociopatico che trovo la compagnia della musica più appagante di quella della gente, eccetto gli amici più stretti o i contatti telematici, o c’è qualcosa che non va nella teoria. O nella mia testa, che è più probabile.
Beh, se non altro queste conversazioni a senso unico non le intrattengo certo con la Pausini, per cui forse non sono del tutto da buttare.

On the edge, at last

Ultimamente ho ripreso a dormire bene. Sono due notti che mi corico e riesco a fare tutta una tirata senza svegliarmi in preda all’ansia. Probabilmente, ora che il ritorno a Trieste è imminente, ho raggiunto quella specie di calma zen che arriva quando sei sul ciglio del baratro. La strada è sempre accidentata e piena di ansia, ma una volta che si vede il crepaccio si accetta il proprio destino e si va avanti. A parte qualche batticuore a macchia di leopardo durante il giorno, riesco anche ad essere produttivo, tant’è che ieri ho tradotto dal russo con la Mater non solo tutti i testi dei due Белое dei Theodor Bastard, che mi servono per un progetto congiunto con BriarRose, ma anche tutti gli altri loro album. Oggi invece vedrò di finire di leggere il blog sullo zodiaco e abbozzare qualche idea anche per gli ultimi segni (possibilmente anche per quelli di Fuoco, che mi stanno dando un sacco di filo da torcere), e fra l’altro, ho anche buttato giù qualche riga della storia che sto scribacchiando sugli Infernal Lords, e che non toccavo per tutta una serie di motivi da dicembre, e mi sta tornando un’enorme voglia di fare una maratona di Once Upon A Time.

A dirla tutta, penso che a darmi una bella botta di vita sia stata al serata in compagnia di Beatrice e Federica: cena dal messicano e poi karaoke fra un drink e una sigaretta. Tralasciando che dovrei assolutamente riprendere a studiare canto perché in due anni di inattività completa (e cinque da che ho smesso di andare a lezione) sono peggiorato parecchio, la cosa strana è che sono rimasto assolutamente sobrio nonostante abbia trincato “come un cammello a etilene”, per citare Federica. Comunque, nonostante il massacro di Gaga, Beyoncé e Britney che ho fatto, e la tremarella che mi prende non appena prendo in mano un microfono (neanche mi fregasse nulla del giudizio degli avventori di un bar-karaoke di provincia), è stato alquanto catartico. Forse, sotto sotto, è vero che per ricaricare le batterie e decostruire un po’ di nevrosi ho bisogno di uscire e socializzare.

Ciò detto, sto per andare dall’amico di famiglia triestino che mi ospiterà: prendo le chiavi e chiedo qualche dritta su come funziona casa sua (visto che lui sta ad Algeri nel mentre). Spero di riuscire a sistemare la faccenda affitto in settimana, così potrò dedicarmi in santa pace alla creatività e, magari, riprendere pure a vivere senza ansia.