Thursday 3 December 2015

L’etica di AdBlock

Mi sono imbattuto in un video molto interessante di Idea Channel in cui si discute uno dei grandi dilemmi etici dell’Internet: il blocco della pubblicità – per gli amici anglofoni ad-blocking. Il dilemma è semplice: gli ad (le pubblicità online) sono fastidiosi e c’è un modo facile ed efficace per bliccarli; d’altra parte, sono gli ad che mantengono in vita buona parte del web e lo rendono accessibile gratuitamente a qualsiasi utente. Cry me a river, direte voi, sapendo che i pubblicitari virtuali hanno perso ventidue miliardi di dollari nel 2015 grazie ad AdBlock. Il problema è che persi i ventidue miliardi, persa anche la (piccola) fetta di quei soldi che mantiene i produttori di contenuti gratuiti su internet – blogger, youtuber, disegnatori, tutta quella gente che ci piace tanto.


Il video è molto interessante e offre un ottimo punto di vista di uno di quelli che con gli ad ci campano. Le argomentazioni sono tutte estremamente fondate… eccetto che non mi sento minimamente in colpa per avere il mio ottagono rosso attivato accanto agli altri pulsanti di Firefox. Del resto, non sto causando un problema, sto reagendo ad esso.
Per come la penso io, le aziente pubblicitarie del web dovrebbero smettere di scaricare la colpa sugli altri. AdBlock non è il problema, è un sintomo. Anzi, considerando che a puntare il dito sono compagnie che si occupano proprio di marketing, dovrebbero capire per primi che la gente che blocca la loro pubblicità significa che stanno fallendo nel loro lavoro e dovrebbero riconsiderare le loro strategie tenendo in conto i bisogni dei consumatori. Qualche esempio?
Quid pro quo. Io vi do il mio tempo, voi cosa date a me? Contenuti gratis, giusto, ma non è un servizio che tu, ad service, mi dai – non direttamente. Secondo la mia percezione, sono MinutePhysics, o CGP Gray, o Michelle Phan che mi forniscono un contenuto mentre tu non ti rendi utile. Visto che parliamo di YouTube, ecco come potresti farlo: io metto sempre in pausa i miei video all’inizio per lasciarli caricare. Perché, mentre spreco trenta secondi del mio tempo a guardare un tuo annuncio che nemmeno mi interessa, non mi carichi un bel pezzo di video a 1080p? Preferisco aspettare comunque, almeno i tuoi trenta secondi sarebbero utili e non mi darebbero ai nervi.
Know your place, respect my space. Sapete qual è il momento in cui ho iniziato a usare AdBlock? Quando su last.fm hanno messo due enormi banner pubblicitari di Givology proprio in cima al sito, su tutte le pagine. Essendo java pesanti come due elefanti, caricavano con enorme ritardo rispetto alla pagina stessa e, una volta partiti, si espandevano e facevano slittare tutto il contenuto verso il basso. Era fastidioso e rendeva la navigazione frustrante, così l’ho fatto finire – e credetemi, non sgancerò nemmeno un centesimo a Givology, con tutto il fastidio che la sua pubblicità mi ha causato. Se i banner si fossero mantenuti piccoli e di lato, li avrei semplicemente ignorati come ho fatto per anni senza bloccarli. Quindi che ne dite di banner meno invasivi, più leggeri e magari senza suono (la gente ascolta la musica, ad esempio!) che stanno semplicemente lì e non rompono le scatole?
Prenditi cura dei consumatori. Ok, ammetto che anche quando guardo la TV la pubblicità è il momento in cui abbasso il volume e vado in bagno, ma in generale posso tollerare gli spot in TV (perché non ho modo di eliminarli e anche) perché c’è dietro un regolamento: puoi farcire di iperboli il tuo prodotto, ma deve essere vero. D’altra parte, il novanta percento della roba pubblicizzata sull’Internet è fuffa. Nessuno vince un iPad, nessuno diventa ricco stando a casa, nessuno perde un grammo con quella dieta miracolosa e il segreto che una mamma ha scoperto che farà vergognare i dottori è una stronzata completa (e promuove il pensiero antiscientifico, per cui sarebbe poco etico non bloccarli, casomai). E la maggior parte sono comunque virus. I pubblicitari grossi, che pubblicizzano veri beni e veri servizi, possono e dovrebbero premere affinché ci sia un controllo della qualità degli ad e si elimino i malware e lo scam: magari le persone non sarebbero così motivate a bloccarli tutti.
• Porca miseria, fate belle pubblicità! Ho perso il conto di quante volte ho guardato L’Odyssée De Cartier perché, nonostante sia uno spot di tre minuti e mezzo, è fantastico! Non comprerò mai un Cartier (perché non ho soldi), ma di sicuro ho dato loro visualizzazioni e l’ho fatto volentieri. La stessa cosa succede con le riviste di moda: la maggior parte degli inserti pubblicitari sono la fotografia fashion per cui compro la rivista, per cui li guardo. Fate delle belle pubblicità e la gente le guarderà.

Quindi sì, sono concinto che il problema non sia l’ad-blocking, quanto l’ostinarsi a non riconsiderare le stragegie di marketing e adattarle a una domanda che sta mutando. Essere meno invasivi, dare una giustificazione concreta per il tempo che fanno sprecare, investire in un controllo della qualità e fare pubblicità migliori: sono questi i segreti che renderebbero AdBlock e i programmi simili inutili e davvero poco etici.

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