Wednesday 20 July 2016

Musofobia

Musofobia
[mu-so-fo-bì-a] n.f.
pl. -e
Anche: murofobia, muridofobia, surifobia.
Paura irrazionale e sproporzionata verso topi o roditori in generale, ben distinta dalla ragionevole preoccupazione di natura igienica. È una delle fobie specifiche più diffuse.
Etimologia: ← dal gr. μῦς (mys) ‘topo’ + φόβος ‎(phóbos) ‘paura’;
Oggi ho deciso di parlare al terapeuta della mia fobia dei topi. Non è una novità e ci convivo più o meno da tutta la vita (ricordo che a quattro anni, una sera, vidi un topo morto sotto casa andando alle giostre e mi misi a piangere dalla paura; fortuna che poi c’erano i dischi volanti). Il problema è che ultimamente mi sta davvero sfuggendo di mano, ma proprio in maniera preoccupante.
Nel corso degli ultimi anni, qualche incontro ravvicinato di troppo con i topi l’ho avuto. Principalmente morti, e ben tre volte intorno allo stesso punto. L’ultimo che ho visto aveva proprio il cervello spalmato sul marciapiede ed è stato particolarmente disgustoso. Di solito, però, nel giro di un giorno l’attacco d’ansia mi passa e smetto di aver paura di trovarmi topi dappertutto; stavolta, invece, va avanti da settimane senza che abbia visto un topo da mesi. E non è solo il nervosismo di passare vicino ai cassonetti, ai muretti a secco, ai cancelli che danno sui cortili abbandonati, alla cantina con il vetro rotto… è che inizio ad avere delle allucinazioni. Qualsiasi cosa fuori posto che compare nel mio campo visivo periferico, nella mia testa diventa automaticamente un topo. Vedo una macchia scura di gasolio sull’asfalto con la coda dell’occhio? È un topo. Si muove una foglia sul marciapiede mentre sto guardando di lato? È un topo. Sacchetti mossi dal vento, o anche completamente fermi, cartacce… la prima cosa che il mio cervello pensa non è che la strada è piena di roba, è: “Pericolo! Topo! Fuggire! Ah no, falso allarme, è una cosa inoffensiva”.

Seguendo uno dei suoi metodi un tantino Wiccan Scoppiati che adoro, il terapeuta è riuscito a rintracciare una possibile spiegazione di questa mia fobia. Un metodo “alternativo” consigliato per alleviarla è infatti il magnesio muriatico. Il tipo di personalità collegata al magnesio muriatico prevede: un’avversione quasi esagerata verso il conflitto e un desiderio di pace, dettati per lo più dalla paura di perdere le persone care; una spiccata tendenza a mediare e smorzare i toni per evitare di urtare gli altri; detestare di vedere conflitti nascere fra conoscenti, parenti o partner, al punto di danneggiare se stessi per non creare tensione. D’altro canto, tutto ciò nasconde un’enorme aggressività repressa: il tipo “magnesio” tende a vivere con distacco le emozioni, soprattutto quelle negative, reprimere la rabbia e il dolore, finché poi non esplodono improvvisamente e con più violenza del dovuto.
Sounds familiar?

Se davvero alla base della mia fobia dei topi c’è una sostanziale incapacità di affrontare costruttivamente i conflitti, non c’è da sorprendersi se in queste settimane abbia raggiunto livelli allarmanti: ho continuato a procrastinare la definizione dei dettagli del mio soggiorno in Toscana per paura di chiedere ospitalità. Per tutta una serie di motivi (per eviscerare i quali ci sarà un’occasione perfetta fra un po’), chiedere ospitalità mi causa disagio perché ho sempre paura che finisca per logorare i rapporti con chi mi ospita. Quindi, fra lo stress dell’incertezza di cosa avrei fatto in Toscana e quello della causa diretta di quest’incertezza, è piuttosto logico che la fobia collegata mi sia sfuggita di mano.
Beh, a tre giorni dalla partenza ho finalmente definito tutto e non mi resta che buttarmi. Chissà che, eliminata la fonte di stress sul breve termine e demistificata la radice della fobia sul lungo, non riesca a tornare a una salubre repulsione per i topi senza più vederli anche dove non ci sono.

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