Friday 8 July 2016

Perché il finale di Penny Dreadful è caduto di faccia

Che dire? Sono (stato?) un fan di Once Upon A Time: so cosa vuol dire vedere un’ottima idea tirata per le lunghe fino a mandarla in malora. Ho visto soluzioni narrative ripetute fino a diventare ridicole, cambi di rotta improvvisati perché l’occasione era buona senza curarsi della coerenza, personaggi inseriti per fare contento il pubblico, errori di continuità grossolani che servono alla sottotrama contingente fregandosene di quella generale e storyline assolutamente ridicole infilate lì perché si è a corto di idee. Se c’è qualcosa che Once Upon A Time mi ha insegnato è che preferisco riguardare fino alla nausea due, tre stagioni fatte bene piuttosto che seguire per cinque, sei, sette anni uno show che va avanti per inerzia. E qui arriviamo a Penny Dreadful.


Penny Dreadful doveva finire? Sì, non c’è dubbio: con un presupposto simile a Once Upon A Time – vari personaggi classici raccolti intorno a uno originale e inseriti in un arco narrativo del tutto nuovo che incorpora riferimenti alle loro storie d’origine – il rischio di seguirne le orme è alto nonostante l’esecuzione sia su tutt’altro livello. Per quanto mi sia affezionato a Vanessa, Victor, Ethan, Sir Malcolm, Lily e tutto il cast, vederli affrontare nuovi antagonisti sempre più potenti e inverosimili fino a perdere ogni coerenza con l’idea originale solo per poter trascorrere ancora qualche anno con loro… meh, preferisco ricordarli all’apice piuttosto che in lento declino. Hanno sconfitto prima Lucifero e poi suo fratello: cosa può esserci oltre questo?
Penny Dreadful doveva finire in questo modo? Sì: è stato emotivamente devastante ma, proprio per questo, soddisfacente; è stato anche coerente con la mitologia della serie, la psicologia di Vanessa e la sua funzione narrativa di eroina tragica. Un lieto fine convenzionale avrebbe appagato il pubblico, ma forse rovinato il personaggio. Non saprei, entriamo nel regno dei what if. Comunque, in un certo senso per lei è stato un lieto fine, l’unico che immaginasse possibile, e ha dato una degna chiusura al suo arco narrativo.
Penny Dreadful doveva finire ora? No. Decisamente no.
Spoiler alert mentre eviscero il perché.

Il fatto è semplice: fin dal primo episodio della terza stagione, l’impressione era che questa fosse una “prima parte”, una metà che introduce un arco narrativo di due stagioni. Iniziamo con tutti i personaggi sparpagliati per il mondo che tentano di vivere individualmente senza che le cose vadano come dovrebbero; la progressione naturale sarebbe stata che, nel finale della terza stagione, ci fosse un grande turning point che li spingesse a concludere le trame individuali che li tengono separati per convergere verso Vanessa e il centro dell’azione, in tempo e ben motivati per il gran finale. La quarta stagione avrebbe dovuto esplorare i motivi per cui la lotta di Vanessa è anche la loro, cosa c’è in ballo per loro personalmente e concludere degnamente la serie. Fare entrambe le cose in una sola stagione, oltretutto più corta, è semplicemente impossibile: lo dimostrano gli archi narrativi di Ethan e Victor, i cui punti forti e deboli sono opposti e complementari.
Da una parte abbiamo Ethan. Lo vediamo combattere contro la tentazione e la sua oscurità interiore, immergercisi per poi ripensarci e tornare indietro da Vanessa. Solo che l’intero arco di “Dark Ethan” è stato compresso eccessivamente per dargli il tempo di tornare a Londra in maniera credibile. Lo vediamo comportarsi da bulletto-slash-figlio-petulante per mezzo episodio e questo è quanto: non ci soffermiamo mai davvero sulle conseguenze delle sue azioni, su cosa gli faccia capire che andare appresso a Hecate sia sbagliato e non liberatorio come pensa, su come la cosa ferisca Sir Malcolm e Kaetenay; sa che il bene è bene, il male e male, e sceglie così, da un momento all’altro. Sa, non arriva a comprendere, e il pubblico deve vedere, deve partecipare a quel processo perché abbia un significato. Lo vediamo maturare dopo il suo viaggio nell’oscurità? Lo vediamo affrontare le conseguenze del suo momento di debolezza? No, c’è troppa fretta di metterlo sulla prima nave in partenza per Londra per soffermarsi sul suo sviluppo come personaggio.
Dall’altra parte abbiamo Victor. Lui trascorre tutta la stagione isolato dalla trama principale a capire cosa renda sia lui sia le sue creature umani e cosa li accomuni come mostri. Lo vediamo maturare, comprendere i suoi errori, imparare a rispettare la vita, quella naturale e quella che lui ha creato, accettare la propria sofferenza e quella altrui come parte formante del carattere e diventare una persona migliore. E poi? Semplicemente si trova nel posto giusto al momento giusto per tornare in azione. Praticamente sbatte il naso contro Sir Malcolm e gli altri e: “Oh, ciao Victor, che combinazione. Stiamo andando a salvare Vanessa, il mondo e poi prenderci una tazza di tè: hai mica da fare stasera? Vuoi unirti?”. Il suo arco narrativo si integra in quello generale? Ciò che ha imparato come personaggio ha rilevanza nella trama principale? Lo vediamo decidere di unirsi ai Dreadvengers perché, avendo capito il valore della vita, non vuole che la fine del mondo lo distrugga? Perché Vanessa significa molto per lui? No, perché non c’è tempo per esplorare le sue motivazioni!
La parte di Victor la trovo particolarmente frustrante perché la seconda stagione si è presa tutto il tempo per costruire l’amicizia fra Vanessa e Victor senza che la cosa sia andata da nessuna parte. Li vediamo condividere momenti felici, altri tristi, confidenze, delusioni e speranze, e la cosa finisce lì. Alla fine della scorsa stagione, in un momento in cui entrambi hanno perso tutto, non vanno a cercare conforto l’uno nell’altra nonostante il legame che lo show si è preso tempo per stabilire. Non si vedono più per il resto della serie, Vanessa non sa nulla delle magagne di Victor, Victor non sa nulla di quelle di Vanessa. Non c’è nessuna scena in cui Victor pensa di essere stato troppo preso dal fare la cosa sbagliata per sé e non esserci stato per Vanessa, che la sua assenza abbia contribuito alla crisi, non c’è nessuna scena in cui cerca di non lasciarla da sola senza sapere cosa stia succedendo ma la tentazione per Vanessa è troppo forte e cede a Dracula e DIO MIO QUANTO POTENZIALE SPRECATO.
 
More of this? PRETTY PLEASE? No? Oh well.
E poi vai a vedre, qual è l’unico arco che non sembra concluso in fretta e furia? Ma Dorian Gray e Lily, ovviamente. Non essendo minimamente toccati dalla trama principale, hanno avuto tutto il tempo per la loro chiusura e non c’è stato bisogno di inventarsi un modo forzato per reintegrarli nella trama principale dopo una stagione per conto loro. Qui potrei aprire una digressione su perché non ci abbiano nemmeno provato, e la grande pecca narrativa della serie – l’inutilità di Dorian Gray, che è servito solo come plot device nella prima stagione e poi palesemente non sapevano che fare di lui, ma hanno continuato a dargli sottotrame irrilevanti perché Reeve Carney era un main e dovevano dargli delle scene – ma non è un discorso per questo momento. Diciamo solo che è l’ennesima dimostrazione che, per terminare degnamente una sottotrama, non rimane tempo per far tornare i personaggi coinvolti nell’orbita di Vanessa.
E che dire dei nuovi personaggi, dei quali l’unico che funziona a dovere è Kaetenay? Il Dottor Jekyll a.k.a. Lord Hyde parte pieno di potenziale ma alla fine è solo un complemento d’arredo per la storia di Victor. La Dottoressa Seward ce la fa… quasi: ha tutto il tempo e le motivazioni per affezionarsi a Vanessa e entrare nel suo mondo, è credibile che alla fine decida di rischiare la vita per lei, ma come? È una scettica convinta che passa da non essere sicura che quelle di Vanessa siano solo allucinazioni ad accettare il soprannaturale in quanto, mezzo episodio? Perché vede delle rane che escono da un lavandino? È una vergogna che un personaggio fantastico come lei abbia avuto poche scene per compiere un viaggio di scoperta e accettazione che altri personaggi compiono in due stagioni e mezza.
Catriona, poi, è la poster child del potenziale sprecato. È un altro personaggio fantastico. Ce lo fanno annusare in tutti i modi, che è un personaggio fantastico. Ma cosa sappiamo di lei? Niente. Non è sorprendente che a molti sia sembrata solo una power player bravissima in tutto, che sa lottare meglio degli altri, conosce il soprannaturale più degli altri, fa deduzioni complicate come se fossero le tabelline, è una Strong Independent Woman™ e serve solo ad accelerare la trama: non trascorriamo tempo con lei, non vediamo come abbia iniziato a sfidare le convenzioni di genere della sua epoca, come abbia imparato a lottare, come abbia scoperto del soprannaturale, perché ci creda… niente. Sembra solo una Mary Sue che arriva fatta e finita, più efficiente di personaggi che conosciamo bene ma senza esserselo “guadagnato” su schermo, ed è un peccato.

E poi ci sono Vanessa e il finale vero e proprio. Tematicamente, come chiusura è perfetta per un personaggio come lei. Ma… scusate, mi ricordate come mai vuole morire?
Abbiamo trascorso tre stagioni esplorando la psiche di Vanessa, con interi episodi dedicati a lei, le sue emozioni, le sue motivazioni, i suoi momenti oscuri e come ha trovato la forza di uscirne: davvero, davvero non riusciamo a dedicare un episodio al suo Grande Momento Più Oscuro Di Tutti? Vediamo le conseguenze che la scelta di Vanessa ha sul mondo intero, ma non quelle che ha su di lei. Non la vediamo mentre si rende conto che i suoi cinque minuti di felicità e libertà con Dracula rischiano di distruggere i suoi cari, tutto il mondo e, soprattutto, tutti i principi per i quali è vissuta. Non la vediamo mentre capisce che quel momento di debolezza ha reso vani anni e anni di lotte e non ne è valso la pena. Non la vediamo scivolare nel senso di colpa e realizzare che l’unico modo per salvare tutti compresa se stessa è il sacrificio.
Certo, sono tutte cose che possiamo dedurre avendo conosciuto il personaggio per tre stagioni, ma quanto, quanto sarebbe stato emotivamente d’impatto tutto ciò? Quanto sarebbe stato struggente vedere il personaggio che più di tutti accetta le sue responsabilità quando fa un errore e soffre per la colpa, affrontare il più grande errore di tutta la sua vita? Quanto un episodio dedicato a Vanessa che subisce le conseguenze della sua scelta e matura la decisione di trovare la libertà con il sacrificio, come Giovanna d’Arco, avrebbe reso la scena nella stanza delle candele ancora più tragica e potente? E se, a suo tempo, Ethan avesse affrontato le conseguenze del suo breve viaggio nell’oscurità, quanto avremmo potuto immedesimarci di più nel suo enorme dilemma fra voler stare con la donna che ama e sapere per esperienza diretta che il sacrificio è l’unica cosa che possa farla stare bene, e decidere per questo di assecondarla e ucciderla?
Certo, ho avuto gli occhi lucidi per tutta la scena, ma se lo show si fosse preso il tempo di esplorare di più la psiche dei personaggi e l’impatto che quella situazione ha su di loro personalmente, porca miseria, avrei pianto per tutta la settimana successiva!

Quindi, che John Logan dica che questo era il finale che aveva in mente sin dall’inizio per Penny Dreadful, posso crederlo: è soddisfacente in termini di trama e personaggi, e forse l’unico davvero appropriato. Ma che non mi venga a dire che l’aveva programmato così, dopo una terza stagione che più narrativamente sbilanciata non si può. Non so cosa sia successo, se la Showtime abbia deciso di cancellarlo all’ultimo, ma di sicuro è successo tutto troppo in fretta. Ed è un vero peccato, perché Penny Dreadful avrebbe potuto essere quello show enorme dall’inizio alla fine, con una terza stagione lenta ma che ha messo le fondamenta per un finale davvero strappacuore che nessuno dimenticherà.
Certo, anche essere una grande serie con un finale buono negli intenti ma pasticciato nell’esecuzione è più di quanto molte serie possano vantare, ma tutto quel potenziale sprecato è davvero amareggiante.

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