Sunday 23 October 2016

Justice for Luana

Nel post sul famoso litigio dei piatti sporchi, avevo promesso che avrei parlato, in concomitanza di un altro anniversario, di ciò che successe fra la sfortunata gita nei pressi di Roma e lo stalking da parte di Quella Luana negli anni successivi. Poi me ne sono del tutto dimenticato, ma quest’altro anniversario era l’aver iniziato a indossare la chiavetta d’oro al collo.
Per riassumere, Luana mi aveva regalato un pendente d’oro a forma di metà cuore con su scritto 4ever Friends da una parte e Lola dall’altra. Lei aveva l’altra metà, quella con Alex. Siccome le mie opzioni circa le catenine su cui portare il pendente erano nulle, la Mater mi regalò la sua catenina preferita. Da allora, non la tolsi praticamente più.
Il sabato in cui Quella Luana e suo padre mi riaccompagnarono a Civitavecchia per prendere il traghetto del ritorno, lei era vestita dimostrativamente molto scollata, con una collana floreale intorno al collo ma senza la catenina 4ever Friends – Alex. Una volta tornato a casa, decisi di fare altrettanto, ma mi dispiaceva non indossare più la catenina, visto che nel frattempo la Mater ne aveva già comprata una nuova per sé. Così mi ricordai che i miei genitori avevano comprato casa quando io avevo pochissime settimane e i precedenti proprietari mi avevano regalato un ciondolo a forma di chiave come buon augurio.
Caso volle che in quei mesi fossi tutto un fremito per l’imminente arrivo di The Open Door degli Evanescence; il primo singolo, Call Me When You’re Sober, uscì proprio nelle settimane del dramma di Luana e parlava di Amy che trovava la forza di terminare un rapporto tossico senza rimpianti, ripensamenti e lacrime. Quale migliore coincidenza? Da allora, la chiave è quella della open door da cui escono le persone tossiche della mia vita e la indosso 24/7 per ricordarmi che non devo farmi del male pur di salvare un rapporto esausto.

Una foto pubblicata da Alessandro Narciso (@gothicnarcissus) in data:

Tutto bello e tutto facile sulla carta; nella realtà un po’ meno. Perché se la colpa del litigio grosso, quello che ha mandato tutto in frantumi, fu sua (e su questo non sono disposto a negoziare), il conseguente degenerare della situazione fu in buona parte colpa mia. All’epoca mi giustificai dicendo che povera Luana, a parte me davvero non aveva nessuno; che se me ne andavo io, chi le rimaneva? Che ero meschino a prendermela così per uno screzio, che la mia rabbia era solo una fase, che se aspettavo, se mi sforzavo, saremmo tornati come prima. O che, in alternativa, prima o poi si sarebbe stancata lei di cercarmi a vuoto.
Fatto sta che, qualche mese dopo, Luana mi contattò in lacrime per dirmi che le era morto il cane. Sul momento, le offrii conforto; lei colse la palla al balzo e tornò come se nulla fosse successo. “Allora, Ale, come va con pianoforte? Hai iniziato a fare canto? Dai, che dobbiamo mettere su una band! Mi traduci questo testo che ho scritto sulla morte di Ice?”. Non mi chiese mai scusa per quello che era successo, io non glielo feci mai notare perché mi sembrava assurdo che non ci arrivasse lei. Eppure, proprio il fatto che non ci avesse nemmeno pensato, che forse era il caso di provare a rimediare, mi ferì ancora di più. Vedere il suo numero in chiamata mi rivoltava letteralmente lo stomaco. Solo che, invece che fare chiarezza e dirle senza mezzi termini che a) mi doveva delle grosse scuse, e b) in ogni caso poteva infilarsele dove le pareva perché non era possibile tornare a com’eravamo prima, feci il gioco del silenzio e sperai che si stancasse di essere accolta con storie inverosimili quella volta ogni dieci che le rispondevo al telefono. Ciliegina sulla torta, quando di troncare si trattò, usai un ennesimo pretesto, e solo quando nemmeno questo fu sufficiente le dissi che, semplicemente, non provavo più amicizia per lei dopo quello che era successo l’estate prima. Troppo tardi, quando ormai il torto era diventato mio. Quando avevo lasciato che la situazione si putrefacesse invece che mettere un punto fermo, risparmiare false speranze a lei e tanto logorio di nervi a me.

Parlandone col terapeuta, è emerso che, in sostanza, ho una paura fottuta dei distacchi. Consensuali o non consensuali, naturali o prematuri, con persone, attività, situazioni, cose: qualsiasi sia il distacco, mi spaventa tanto che preferisco una situazione stagnante e insoddisfacente piuttosto che affrontare la fine di qualcosa. Vero, progetto degli Infernal Lords lasciato a due lavori dal completamento perché non mi decido a organizzare questi ultimi shoot?
Comunque, in dieci anni, si spera, sono maturato. Ho avuto il tempo di processare la faccenda di Luana e imparare dai miei errori. Se anche devo essere io a prendermi la colpa di aver sfasciato tutto ufficialmente perché non so scendere a compromessi, sticazzi, rivendico con orgoglio di essere brutto e cattivo, anche più di quanto non lo sia realmente.
Fin qui, ho scritto questo post al primo pomeriggio, rimettendo i fatti in ordine e chiarendomi le idee. Adesso, dopo una passeggiata per riflettere meglio, alcune ultime faccende sbrigate ad Alghero prima di ripartire e, soprattutto, concluso con due lunghissimi messaggi e un’ora e nove minuti di telefonata un rapporto d’amicizia che era diventato profondamente insoddisfacente, posso dirlo: Luana, cara Luana, Quella Luana, finalmente ho imparato la lezione che avrei dovuto imparare con te. Che la gente non mi legge nel pensiero e, se voglio concludere un rapporto, devo semplicemente farlo. Le mezze soluzioni non sono soluzioni.
Spero che questo sia almeno una briciola della giustizia che avrei dovuto farti.

Monday 17 October 2016

Sono un fan di Amy Lee

Continua il mese della nostalgia perché, dopo anni e anni di rotta, aspre critiche, frecciatine, prese per il (grosso) culo e quant’altro, mi sono ritrovato a pensarlo nuovamente: io sono un fan di Amy Lee.
Quando ne parlo con amici o gente che sa a chi mi riferisco, mi fa strano riferirmi a lei col suo nome: nella mia testa è la Pescivendola, Pescy se uso il diminutivo, e da lì non mi schiodo. Col tempo e l’abitudine è diventato un nomignolo tutto sommato affettuoso, anche se sei-sette anni fa era totalmente spregiativo. Ho francamente vergogna a digitare “Amy Lee” nel box di ricerca del blog e leggere i post da fangirl pre-2008, o quelli al vetriolo nel periodo Sally’s Song / faccio la solista / mi taglio i capelli e l’ancor più indigesto “amo gli Evanescence perché la label mi costringe” – in entrambi i casi avevo un rapporto molto malsano con la dicotomia artista / essere umano insita in ognuno di noi.
E sì, ho esagerato a prendermela quando Pescy ha detto che la musica della band era solo un aspetto delle sue capacità artistiche, ero giovane e stupido, tanto da giudicare a priori i progetti da solita solo perché – gasp! – non sarebbero stati rock, dark e epic. Che poi, già facevo fatica allora a dire a me stesso che tutto quello che ascoltavo era, a modo suo, goth, ma a una presa di posizione così netta non ero affatto pronto.
In rettrospettiva, comunque, trovo stupido solo il come, l’aver preso la faccenda così sul personale: in mezzo a tutto il livore e l’infantilità, le critiche che ho mosso a Pescy fra il 2008 e il 2012 – la mancanza di tecnica vocale che iniziava a farsi sentire, il modo stupido in cui ha gestito le PR, la bruttezza di Evanescence (album) – erano oculate e piuttosto lucide. Forse è proprio per questo che, nonostante tutto, sono ancora qui, a parlare di lei e ascoltare la sua musica, quando i suoi fedelissimi tacciavano me e gli altri che la criticavano di essere hater a priori, mentre loro erano i veri fan. Prendermi una “pausa di riflessione”, riconoscere i suoi limiti, accettarli e decidere che non offuscano i pregi, capire cosa della sua musica mi piace e cosa no, tutto ciò mi è servito a bilanciare il mio rapporto con la sua arte, acquisire un nuovo livello di rispetto per la sua vita privata e maturare in generale come ascoltatore di musica.

Una cosa che trovo interessante notare è che i ruoli nel fandom si sono completamente invertiti. Sono i fan che non hanno mai messo in dubbio Amy a non esserci più, ora. Perché tutti noi che, nel suo periodo nero, non siamo stati ad applaudire contenti perché qualsiasi cosa faccia Amy è la Parola del Signore, siamo qui, abbiamo ascoltato Recover, stiamo ascoltando Dream Too Much e, francamente, ce li stiamo godendo. Evanescenceville non è nemmeno più online come sito e, sui media, parla a malapena delle uscite soliste. Gente che nel 2008 era pronta a saltarci agli occhi per ogni critica, anche la più avveduta, le ha ignorate perché “tanto non sono gli Evanescence”. E la cosa assurda è che non sono rimasti chiusi nella piccola scatolina del rock, dark e epic, molti si sono aperti al pop quando Amy ha speso due paroline di supporto per Britney nel periodo Blackout, hanno scoperto altre band da amare… eppure, nei suoi confronti stanno dimostrando esattamente lo stesso tipo di infantilismo che ho dimostrato io anni fa. Non riesco a capire come sia possibile che io e i miei amici siamo andati avanti mentre loro sono rimasti lì: tutte le parole grosse, i tentativi di farsi piacere Evanescence (album) a tutti i costi, di trovare un significato a quella copertina pigra, di coprire di fango i We Are The Fallen e tutti quelli che non lodavano il nome di Pescy sono spariti nel nulla.
Forse è stato proprio scendere a patti con l’umanità di Pescy a permettermi di imparare ad apprezzarla a tutto tondo, anche se in cinque hanni non ha prodotto nemmeno un’ora di musica. Del resto, anche se sono curioso di sentirla seriamente solista, non mi dispiacerebbe nemmeno un nuovo album degli Evanescence, a patto che sia qualitativamente all’altezza delle sue capacità. Fra una frecciata e una critica avveduta, alla fin fine credo ancora in lei e sono pronto a sostenerla quando fa cose che mi piacciono. Sono ancora un fan di Amy Lee.

Monday 10 October 2016

Cinquanta fatti random sulla mia musica preferita

Beh, ho parlato di musica e nostalgia, già che ci siamo…
Di solito odio spammare test stupidi qui sul blog, ma questo a) non è stupido, e b) è un evergreen che faccio e rifaccio periodicamente perché è sempre divertente e attuale. L’idea di base è semplice: prendo la mia classifica di last.fm (che sì, esiste ancora) e rispondo alle domande per ogni posizione. Il risultato è una fotografia delle mie preferenze musicali attuali assieme a una lista di trivia associate a ogni artista.
Le prime versioni di questo test purtroppo sono sparite con la morte del forum di Epica Italy (in cui mi sono imbattuto nel test), qualcuna è superstite sul mio Facebook, ma ricordo che inizialmente, nel 2009, faticavo ad arrivare a cinquanta artisti ascoltati ed era quasi tutto metal. Da allora ne è passata di acqua sotto i ponti e di scrobble verso il sito, e ora siamo arrivati a questo:

1. Come ti sei appassionato alla posizione numero 30? (Delerium)
• Undici o dodici anni fa girava per eMule un videoclip fan-made di Final Fantasy VIII montato su Silence. Io e il mio amico Giovix lo scaricammo per il gioco, ma rimanemmo stregati anche dalla canzone e decidemmo di approfondire. Poi da lì mi attaccai anche a fare FMV di FFVIII su tutte le canzoni degli Evanescence, ma quella è un’altra storia.
2. Prima canzone ascoltata della numero 22? (Anathema)
• Qualcuno mi fece ascoltare l’immancabile Parisienne Moonlight, ma non mi appassionai alla band fino a quando uscì e ascoltai Falling Deeper. Quell’album è incredibile.
3. Testo preferito della numero 33? (Röyksopp)
• Quello di What Else Is There?, con Running To The Sea subito dopo.
4. Album preferito della numero 49? (Placebo)
• È una dura lotta fra Sleeping With Ghosts e Meds, ma penso che vinca il primo per ragioni affettive.
5. Canzone preferita della numero 13? (Stream of Passion)
• Sembra un po’ un insulto alla loro produzione musicale stellare, ma è una cover: Street Spirit. È davvero indescrivibile.
6. Album peggiore della numero 50? (After Forever)
• I primi due sono quasi inascoltabili e il songwriting di Mark è ancora acerbo da morire, ma il peggiore resta Invisible Circles: pretenzioso, palloso, pesante, strutturato malissimo e con un concept banale e svolto con i piedi. Se si cerca sul dizionario la definizione di “sopravvalutato”, c’è la sua copertina. In realtà è solo con l’arrivo di Joost che gli After Forever sono passati da inascoltabili a ottimi.
7. C’è una canzone della posizione numero 39 che senti molto tua? (Meg Myers)
Feather descrive bene una fase non propriamente felice della mia vita.
8. Bei ricordi legati alla numero 15? (Susanne Sundfør)
• Era appena uscito Ten Love Songs quando andai a Firenze e incontrai Katia e Francischino per la prima volta di persona. Quelli che dovevano essere pochi giorni ospite da Katia si trasformarono in più di tre settimane. I ricordi sono decisamente ottimi e riascoltare canzoni come Kamikaze, Delirious o Accelerate me li riporta sempre in mente.
9. Quanti album possiedi della numero 5? (Emilie Simon)
Tutti e sei (compresa la colonna sonora de La Marche De L’Empereur) più il live.
10. C’è una canzone della numero 45 che ti rende felice? (White Sea)
• Adoro ascoltare Prague quando sono di buon umore: il ritmo, la melodia, il mood – mi dà davvero la carica.
11. Canzone preferita della numero 40? (Phildel)
• Bisognerebbe prima trovarne una che non sia magnifica e non mi piaccia… ma forse Afraid Of The Dark sta un gradino sopra le altre.
12. Canzone della numero 10 che ti piace di meno? (Delain)
• Ogni loro album ha quell’unica canzone che non ha ragione di esistere. Voto The Gathering dal primo, una pacchianata sympho-metal resa ancora peggiore dal gracchiare molesto di Marco Hietala.
13. Bei ricordi evocati dalla numero 6? (Evanescence)
• Oddio, da dove cominciare? Il primo ascolto di Fallen in Inghilterra? La scoperta di Origin? La gita scolastica di seconda liceo, Alghero-Parigi in pullman e traghetto, passata ad ascoltare le loro canzoni in shuffle con Giovix? Il viaggio natalizio a Roma, Origin sparato in cuffia mentre ci eravamo accampati nel sottoscala in traghetto? L’attesa per The Open Door? Il concerto con meet & greet a Milano? Sono davvero sopravvissuto all’adolescenza grazie alla loro musica.
14. Canzone della numero 38 che associ a un momento o persona? (Octavia Sperati)
Hunting Eye mi fa pensare alla mia ultima cotta seria.
15. Quale canzone della numero 19 ti emoziona di più? (Eivør)
• Moltissime! Vøka è molto intensa, così come Room, ma direi che è True Love che mi travolge ogni volta, specie il video, peggio de La Bella e la Bestia fra un po’!
16. Quante volte hai visto la numero 35 live? (The Crest)
• Considerando che sono pressoché inattivi da più di dieci anni… li ho comunque visti una volta, quando hanno fatto una reunion straordinaria per il quarantesimo compleanno del chitarrista. E lui mi ha invitato.
17. Quale canzone ti ha fatto innamorare della 23? (Alizée)
• Avevo sentito Moi… Lolita un pomeriggio in vacanza a Salsomaggiore, J’En Ai Marre mi ha fatto comprare un suo disco, ma è stata Les Collines (Never Leave You) anni e anni dopo a farmi innamorare e decidere di approfondire la discografia.
18. Album preferito della numero 11? (Draconian)
• Vado controcorrente e dico A Rose For The Apocalypse. Ps: Arcane Rain Fell è sopravvalutato!
19. Prima canzone ascoltata della numero 14? (Sia)
• Sono sicuro al 100% di aver sentito The Church Of What’s Happening Now in qualche pub anni prima che Sia facesse il botto con Chandelier; me l’ero anche segnata sul cellulare per cercarla e scaricarla in seguito (cosa poi mai fatta, ma dettagli). Quando ho recuperato la discografia e sono arrivato a Colour The Small One sono esploso in una nuvola di quory.
20. Canzone preferita della numero 27? (Leandra)
• È una lotta durissima fra The Art Of Dreaming e Wake Up Call. I titoli rendono il tutto ancora più ironico.
21. Album preferito della numero 16? (Tristania)
World Of Glass senza se e senza ma. La cosa interessante è che ora lo ascolto come elettronica spinta, più che come metal. Ps: Beyond The Veil è uno degli album più sopravvalutati della storia.
22. Prima canzone ascoltata della numero 47? (Amaranthe)
Drop Dead Cynical, ma li snobbai parecchio, sul momento. Grave errore.
23. C’è una canzone della 18 che trovi catartica? (Lady Gaga)
• So che sembra strano, considerando che è dance-pop e tutto, ma Telephone mi fa sfogare moltissimo quando sono di cattivo umore. Il ritornello, specie le parole, mi aiuta a sfogare il senso di soffocamento degli attacchi d’ansia.
24. Come hai scoperto la numero 21? (Róisín Murphy)
• Me l’avevano consigliata degli amici ma non avevo molta voglia di dedicarmici. Poi ho visto su Instagram che la mia celebrity crush è andata a un suo concerto, e come potevo dire di no?
25. Canzone della numero 26 che ti rende felice? (iamamiwhoami)
Chasing Kites. Ha un retrogusto nostalgico, ma la trovo molto positiva.
26. Canzone preferita della numero 3? (The Gathering)
Oggettivamente è una scelta impossibile; soggettivamente, Saturnine. Come si fa a non amare Saturnine?
27. Album preferito della numero 2? (Within Temptation)
The Unforgiving. Sul serio, è un grandissimo album con una struttura impeccabile, ottime melodie e arrangiamenti che hanno rinfrescato e revitalizzato i Within Temptation. Ps: The Silent Force è sopravvalutatissimo.
28. Prima canzone ascoltata della numero 32? (Abney Park)
Sleep Isabella, courtesy della BriarRose.
29. Testo preferito della numero 8? (Marina & The Diamonds)
TUTTI. I testi sono la parte migliore della musica di Marina, Electra Heart è il nuovo Vangelo. Il misto di ironia, snark e sincerità con cui affronta il mondo è fantastico, ed è una millennial in crisi esistenziale come me, per cui mi vedo un sacco in quello che scrive.
30. Quante volte hai visto la numero 17 live? (Emilie Autumn)
• Una, e che esibizione! Son riuscito a sponsorizzare un limone a BriarRose con Veronica Varlow!
31. Come hai scoperto la numero 44? (Roniit)
• Me ne ha parlato Luisa, tanto per cambiare: da lì ho ascoltato In The Shadow e me ne sono innamorato.
32. Album della 12 che ritieni sottovalutato? (Panic! At The Disco)
• Sembra che tutto ciò che è uscito dopo lo split della band sia considerato poco; secondo me, gli ultimi tre album sono i migliori.
33. Canzone peggiore della numero 29? (Epica)
• Potrei scrivere un trattato su quanto è oscena Twin Flames, ma This Is The Time è talmente saputella, banale, insipida e moralista che la digerisco ancora meno. Queste due canzoni sono offensive. La loro esistenza mi offende. Dov’è la Buoncostume quando serve?
34. Prima canzone ascoltata della numero 34? (Theodor Bastard)
Лилии (Белое), prima che un mix letale di Tuomassa, Piantosalidi, Prozia Livia e Lagna del Rey divorasse i neuroni e quel poco che restava del buongusto musicale della persona che me l’ha passata.
35. Album preferito della numero 28? (Brooke Fraser)
Brutal Romantic: appendere al chiodo la chitarra acustica e, soprattutto, l’ammoreh di Dio ha veramente giovato a Brooke.
36. Quante volte hai visto la numero 42 live? (Anneke Van Giersbergen)
• Oddio, non ricordo se fosse ancora sotto moniker Agua o già Anneke, ma dato che la sostanza non cambia, due.
37. C’è qualche canzone della 36 che consideri un guilty pleasure? (Sirenia)
• In mezzo alla spazzatura che è The Enigma Of Life, ho un debole per Winter Land: sembra Roberta Flack in salsa gothic metal!
38. Come hai scoperto la numero 48? (Sleepthief)
• Luisa me ne ha parlato a lungo e poi mi ha fatto ascoltare Rainy World un pomeriggio. Non la ringrazierò mai abbastanza.
39. Album preferito della numero 7? (Florence + The Machine)
• È come mettermi a scegliere fra la pannacotta, la crema catalana e il sorbetto (e sono capacissimo di mangiarli tutti e tre di seguito), ma forse Ceremonials è quello che mi prende di più.
40. C’è qualche canzone della numero 31 che ti mette nostalgia? (Woodkid)
• Un po’ tutte, visto che mi fanno pensare a Francischino. Però direi The Golden Age in particolare, un po’ per il testo che è fatto apposta, un po’ perché ora mi fa pensare a quando la ascoltavo a Firenze l’estate scorsa.
41. Canzone della 41 che non ti piaceva ma adesso ami? (Nemesea)
• All’inizio trovavo In Control una trashata commerciale; adesso è una delle mie canzoni super-catchy preferite. Ma è vero un po’ di tutto l’album.
42. Testo preferito della posizione numero 24? (Dead Can Dance)
• Considerando che metà delle canzoni sono Lisa che canta glossolalia, la scelta si restringe. Solo che i testi di Brendan sono quasi tutti magnifici, per cui è difficile. Forse The Ubiquitous Mr. Lovegrove, ma Opium? E Song Of The Dispossessed? E Amnesia? Argh!
43. Canzone più emozionante della numero 46? (Aurora)
Winter Bird. Ma è così difficile sceglierne solo una!
44. Canzone della numero 25 che ti rende felice? (The 3rd And The Mortal)
• Sembrerà impossibile, ma ce n’è una: Reflections! Quando si sono dati alla sperimentazione pura sul bistrattatissimo Memoirs hanno tirato fuori parecchia roba vivace.
45. Canzone preferita della numero 9? (Autumn)
• Questa è facile: Sychro-Minds, che è più bella del bello.
46. Primo album ascoltato della numero 37? (Gåte)
Jygri: mi sono imbattuto per puro caso in Bruremarsj Frå Jämtland ed è stato ammoreh al primo ascolto.
47. Membro preferito della numero 4? (Hurts)
• Scusa, Adam, ma Theo è uno dei miei sogni erotici dal 2011. Un threesome non mi farebbe schifo, però.
48. Prima canzone ascoltata della posizione numero 43? (The Romanovs)
White Flag, sempre grazie a Luisa.
49. Album che possiedi della numero 20? (Kari Rueslåtten)
• Tutti tranne Mesmerized, che è praticamente introvabile a prezzi umani.
50. Il miglior ricordo associato alla numero 1? (Theatre of Tragedy)
• Potrei riempire il blog parlandone (in realtà l’ho fatto), ma forse l’ultima sera a casa di Nell, passata a sfogliare il suo scrapbook dei Theatre of Tragedy, ripercorrere i suoi anni nella band e parlare un po’ dei cavoli nostri. Oh, e la colazione con la marmellata di ribes rossi che aveva confezionato lei in casa. Gesù, quella marmellata!

Monday 3 October 2016

Dieci anni di The Open Door

Il 3 ottobre 2006 usciva in tutto il mondo The Open Door degli Evanescence. Dieci anni fa. Esatto. Dieci anni. Più o meno nello stesso periodo avevo creato questo blog: mai chiesti perché l’url sia gothicdoor?
Tecnicamente, il mio personale anniversario sarebbe il 29 settembre, il giorno della pubblicazione in Italia. All’atto pratico, sarebbe addirittura il 4 settembre, quando lo leakarono in internet. Poi promisi alla Mater, anche lei fan, che non avrei scaricato e l’avremmo ascoltato insieme il giorno della pubblicazione, ma seriamente, come resistere? Gli ascolti clandestini sull’iPod dopo mezzanotte al buio sono un ricordo che mi fa sorridere, ora come ora.


Tre anni prima, Fallen era stato una rivelazione: la musica poteva essere intensa, oscura, tormentata, ed esorcizzare così tutte quelle emozioni. E nonostante scoprii che c’era musica che portava tutto ciò a un livello ancora superiore, gli Evanescence rimasero sempre lì, come oasi di catarsi in mezzo alle paturnie adolescenziali. The Open Door, se possibile, ebbe un impatto ancora più profondo, non solo nella mia vita personale, ma anche in quella artistica.


Era in quel periodo, infatti, che avevo iniziato a frequentare deviantArt e mi era venuta voglia di sperimentare un po’ con la fotocamera per creare qualcosa che comunicasse le mie emozioni, gli stati d’animo, le immagini mentali che la musica mi evocava. Le foto che Frank Ockenfels scattò per la campagna promozionale dell’album arrivarono proprio in questo contesto, quando cercavo di capire in che direzione potare la mia arte non avendo i mezzi per creare gli ibridi digitali che vedevo fare agli altri. Se non potevo mettere gli sfondi digitalmente, dovevo riempirli già nella foto e, un po’ per imitare Amy, iniziai a sparami le pose davanti a ogni porta, finestra, cancello, arco, inferriata e ringhiera mi capitasse a tiro. Manierista, non c’è dubbio, ma è così che scoprii come gli sfondi potessero contribuire a dettare il mood e trasmettere l’idea dietro la foto e ho scoperto la mia vera specialità, ovvero i ritratti ambientati.

Per il resto, l’album a molti non piacque per tutti i motivi per cui invece piacque a me: nonostante le interferenze della major e le necessità di classifica, si prende dei rischi e cerca di sperimentare e spaziare il più possibile. Meno immediato di Fallen, ma altrettanto denso di emozioni. Se solo le cose con la band si fossero fermate ad allora, quando ad Amy importava ancora qualcosa…
Ma insomma, se non altro ci sono un mucchio di ricordi associati a quest’album che posso godermi, alcuni belli, alcuni divertenti per quanto sembrano meno brutti dopo tutti questi anni.