Monday 26 December 2016

Suonare una Fiat Panda

Un giorno smetterò di farmi del male riguardando le scene di Margaery Tyrell della sesta stagione di Game of Thrones e, soprattutto, ascoltando a ripetizione Light Of The Seven, la magnifica colonna sonora dei terribili (e bellissimi) primi venti minuti del season finale. Ma dato che quel giorno non è oggi, ho deciso di esplorare il Tubo in cerca di reinterpretazioni del brano, giusto per variare un po’ gli ascolti. Non ne ho pescata nemmeno una che gli rendesse giustizia ma, in mezzo al mare di beat buttati a casaccio e archi campionati, questa cover in particolare mi ha infastidito un po’.


E ok, non ha nulla di tragicamente sbalgiato: sfiora tutti i temi principali del brano (compresa la seconda parte, spesso ignorata per l’eccessiva complicatezza) e, al massimo, è un po’ troppo frettolosa e semplicistica. Tecnicamente, per quel poco che me ne intendo, il chitarrista sembra anche piuttosto preparato, nulla da dire. Ma il motivo per cui per me è rimasta impressa come deludente è proprio lo strumento usato, la chitatta acustica.
A questo punto, ritengo utile ripescare e ampliare una conversazione di un paio di mesi fa in cui riassumevo i motivi del mio scetticismo nell’affrontare l’eponimo del 2004 di Eivør basandomi su… la copertina, piuttosto esplicita circa la direzione musicale dell’album.

Così ad occhio e croce potrebbe esserci parecchia chitarra acustica.
La chitarra acustica è lo strumento che mi piace di meno. Sarà che la strimpellano (male) cani e porci, specie in occasioni che detesto tipo scampagnate, festicciole fatte in casa, riunioni di oratori eccetera; ma anche in contesti professionali o mi irrita o, per la maggior parte, mi annoia. Le eccezioni sono piuttosto rare. Con la chitarra elettrica è diverso: alle mie orecchie passa per lo più inosservata, una base su cui si costruisce l’intreccio degli strumenti davvero interessanti, e occasionalmente devo tollerare il noioso assolo d’obbligo nel metal, ma non mi annoia in maniera attiva e irritante come la chitarra acustica.
Probabilmente, nella mia testa è associata alla rozzezza, specie perché chiunque sappia come pizzicare le corde ti farà i quattro accordi de La Canzone del Sole e ci sarà subito il gregge di pecore che parte appresso col “NAAAA NAAAA, NA-NA-NAAAA NA-NAAAA” con le vocali spalancate. Insomma, sono quelle occasioni sociali che mi fanno desiderare di essere dall’altra parte del globo.
 Che poi, a pensarci bene non amo particolarmente nemmeno buona parte degli strumenti a fiato: il flauto dolce per colpa della supplente di musica delle medie, le trombe prese da sole perché fanno troppo musica latino-americana cheap, il sassofono perché fa sitcom Anni Novanta, gli strumenti tradizionali del country americano tipo banjo e armonica a bocca fanno redneck… ma è un’impressione più facile da scacciare perché, superato il primo impatto, il contesto in cui suonano è subito diverso e me ne rendo conto. Perfino la fisarmonica, insopportabile quando suonata per l’antipatico ballo sardo, in altri contesti la adoro (side note: checché si pensi del ballo in sé, le melodie sono oggettivamente uno stracciamento di palle unico). Ma se una canzone è solo chitarra acustica e voce, non c’è scampo: a meno che non miri a un effetto ben particolare, di solito diventa la mia traccia “skip” nell’album. È più forte di me. Ecco, magari un arpeggiato lo riesco a tollerare e, a volte, perfino godere, ma la semplice successione di accordi strimpellata dietro una voce è la no-ia.
Ed è vero, anche altri strumenti sono piuttosto sputtanati: vedesi il pianoforte con l’immancabile (e odiosissima) Per Elisa, o i violini che vengono infilati come collante per tenere assieme qualsiasi motivetto banale, o l’elettropop negli ultimi tempi. Ma sono tutte cose che si trovano all’interno del mondo della musica, perché un pianoforte costa, un violino pure, anche un buon synth, e il poraccio di turno non li andrebbe a comprare solo per strimpellarli a tempo perso. Nonostante tutto, conservano quell’alone un po’ più “accademico”, così come gli strumenti più moderni hanno quel che di “sperimentale”. La chitarra invece è cheap, la puoi comprare ovunque, portare ovunque, chiunque pensa di poterla maneggiare… e ho già detto che è cheap? Alla fine si riduce a quello.
Poi ovvio, a livello professionale è uno strumento di tutto rispetto e c’è anche chi la studia e ne è virtuoso. Ma nella mia stesta restano l’equivalente di un pilota bravissimo che riesce a fare i miracoli al volante… di una Panda.

(Per amor di cronaca, alla fine Eivør era molto più godibile di quel che temessi. Almeno nelle canzoni scritte o co-scritte da Eivør. Poi ci sono quelle scritte da Bill Bourne, melodia e testo, con tanto di contributo vocale: il mix di buonismo preconfezionato, accordi banali, la sua terribile voce caprina e, appunto, la chitarra acustica mi fa mettere le mani nei capelli.
Non a caso, Bill Bourne è un “cantante”, musicista e compositore specializzato in chitarra che proviene da un background rurale; poteva comporre qualcosa all’altezza della sofisticatezza di Eivør?)

1 comment:

  1. https://youtu.be/NC7Dg8p7gE8
    Mmh, che ne pensi delle versioni live acoustic di Eivør? Questa di True Love mi sembra davvero bella *-*
    P.S. ti ringrazio ancora per la recensione dei suoi album usciti l'anno scorso, Bridges mi ha tenuto compagnia mentre viaggiavo per andare a scuola guida e lo associo a bei momenti :)
    Andando a ritroso nella sua discografia, dopo Larva, cosa mi consigli di ascoltare in particolare?

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