Saturday 30 September 2017

Classifica musicale generale – 2017

Ho deciso che renderò un appuntamento fisso il questionario sulla libreria di last.fm, che avevo proposto già un anno fa sulla scia della nostalgia per il decennale di The Open Door: trovo sia un modo carino per vedere come cambiano i miei gusti di anno in anno. Qualcuno è scivolato fuori dalla top fifty perché non lo ascolto più, qualcuno si è aggiunto perché l’ho scoperto nel frattempo o ho deciso di approfondirlo, qualcuno mantiene saldamente la posizione dell’anno scorso. Insomma, la musica è viva, cresce costantemente, e così anche i gusti di chi l’ascolta.

1. Come ti sei appassionato alla posizione numero 30? (Epica)
• Nel 2008 la mia cara Gin mi fece vedere qualche video mentre eravamo a Londra: da lì mi incuriosii. Ottima scelta, visto che nel forum italiano poi ho trovato un sacco di ottimi amici.
2. Prima canzone ascoltata della numero 22? (Anneke Van Giersbergen)
• A parte il suo ottimo lavoro nei The Gathering, la prima canzone di Anneke solista è stata Day After Yesterday.
3. Testo preferito della numero 33? (Brooke Fraser)
Psychosocial: mi ci vedo davvero tanto.
4. Album preferito della numero 49? (Amy Lee)
• Eh. Dipende da come consideriamo Aftermath e Dream Too Much. Nel dubbio dico l’ep Recover, ma spero che pubblichi presto un debutto solista vero e proprio.
5. Canzone preferita della numero 13? (Susanne Sundfør)
• Non posso sceglierne solo una, ne nominerò una ad album: Memorial, The Silicone Veil, Knight Of Noir, No One Believes In Love Anymore e Morocco.
6. Album peggiore della numero 50? (Meg Myers)
• Ha fatto un solo full-length, Sorry, ed è ottimo.
7. C’è una canzone della posizione numero 39 che senti molto tua? (Röyksopp)
• Ormai ho ascoltato Running To The Sea tante di quelle volte che è diventata parte di me.
8. Bei ricordi legati alla numero 15? (Draconian)
• Gli inizi del progetto degli Infernal Lords, quando pianificavo i primi lavori.
9. Quanti album possiedi della numero 5? (Evanescence)
• Quattro (Origin, Fallen, The Open Door e Synthesis) più il live Anywhere But Home e tutti i singoli fisici fino a Sweet Sacrifice. L’epoca del self-titled l’ho saltata a pie’ pari.
10. C’è una canzone della numero 45 che ti rende felice? (Rag’n’Bone Man)
• Fra tutte direi Arrow: è allegra e mi fa venire in mente bei ricordi.
11. Canzone preferita della numero 40? (Phildel)
• Bisognerebbe prima trovarne una che non sia magnifica e non mi piaccia… ma forse Afraid Of The Dark sta un gradino sopra le altre.
12. Canzone della numero 10 che ti piace di meno? (Eivør)
• Sembra strano che ci sia una canzone di Eivør che possa non piacermi particolarmente, ma Mother Theresa: a parte l’antipatia per il soggetto, come canzone è proprio brutta.
13. Bei ricordi evocati dalla numero 6? (Emilie Simon)
• La volta che ho costretto Stefano a sedersi su una pila di assi bruciate per fare la foto di En Cendres e, soprattutto, la gita a Bordeaux per il concerto.
14. Canzone della numero 38 che associ a un momento o persona? (Woodkid)
• Tutte le sue canzoni mi fanno pensare a Francischino.
15. Quale canzone della numero 19 ti emoziona di più? (Theodore Bastard)
Будем Жить,  anche in versione Земная Доля, mi entra sempre sotto la pelle.
16. Quante volte hai visto la numero 35 live? (Gwen Stefani)
• Purtroppo nessuna, ma la eviterò come la peste finché farà promozione all’album di Natale.
17. Quale canzone ti ha fatto innamorare della 23? (Lady Gaga)
• Potrei aver sentito qualcosa random in discoteca senza riconoscerla (i primi tempi la ignoravo proprio), ma quando ho ascoltato deliberatamente Telephone me ne sono innamrato mio malgrado.
18. Album preferito della numero 11? (Panic! At The Disco)
• Non so proprio scegliere fra Too Weird To Live, To Rare To Die! e Death Of A Bachelor.
19. Prima canzone ascoltata della numero 14? (Kari Rueslåtten)
• A parte i The 3rd And The Mortal, con Kari solista sono andato in ordine, quindi The Homecoming Song, l’opener di Demo Recordings.
20. Canzone preferita della numero 27? (Dead Can Dance)
• Se la giocano Summoning Of The Muse e Opium: una per Lisa e una per Brendan, mi sembra equo.
21. Album preferito della numero 16? (Stream Of Passion)
The Flame Within ha tutt’ora qualcosa di speciale per me.
22. Prima canzone ascoltata della numero 47? (Amaranthe)
Drop Dead Cynical, ma li snobbai parecchio, sul momento. Grave errore.
23. C’è una canzone della 18 che trovi catartica? (Tristania)
• Credo siano fra le poche band gothic metal che hanno conservato genuinamente quel potere: ascoltare Selling Out, ad esempio, mi toglie sempre un peso di dosso.
24. Come hai scoperto la numero 21? (Emilie Autumn)
• La snobbai brutalmente quando me la suggerì Veronica (come al solito: scusa, Veronica!), ma provai ad ascoltarla su consiglio di Luisa e BriarRose e bam!, ammoreh.
25. Canzone della numero 26 che ti rende felice? (Clare Maguire)
I Surrender è una ricetta per il buonumore.
26. Canzone preferita della numero 3? (The Gathering)
Oggettivamente è una scelta impossibile; soggettivamente, Saturnine. Come si fa a non amare Saturnine?
27. Album preferito della numero 2? (Within Temptation)
The Unforgiving. Sul serio, è un grandissimo album con una struttura impeccabile, ottime melodie e arrangiamenti che hanno rinfrescato e revitalizzato i Within Temptation.
28. Prima canzone ascoltata della numero 32? (Leandra)
Noisy Awareness: è stata una rivelazione.
29. Testo preferito della numero 8? (Marina & The Diamonds)
TUTTI. I testi sono la parte migliore della musica di Marina, Electra Heart è il nuovo Vangelo. Il misto di ironia, snark e sincerità con cui affronta il mondo è fantastico, ed è una millennial in crisi esistenziale come me, per cui mi vedo un sacco in quello che scrive.
30. Quante volte hai visto la numero 17 live? (Sia)
• Nessuna, e vorrei rimediare: un concerto di Sia dovrebbe essere piuttosto interessante.
31. Come hai scoperto la numero 44? (Karen Elson)
• Mi sono innamorato di 1000 Years From Now, usata come sottofondo nella prima stagione di The Midnight Hour di Paranormal Zone.
32. Album della 12 che ritieni sottovalutato? (Autumn)
• Sicuramente Cold Comfort; sono iniziate guerre su internet per questo.
33. Canzone peggiore della numero 29? (iamamiwhoami)
• Non peggiore in senso assoluto, ma Good Worker non mi fa impazzire.
34. Prima canzone ascoltata della numero 34? (Sirenia)
• Credo che, in mezzo ad alcune canzoni passatemi da Frikka, ci fosse Seven Sirens And A Silver Tear; mi piacque, ma non approfondii. Poi Giulia (la Contessa) mi ha passato Star-Crossed e da lì ho recuperato il resto.
35. Album preferito della numero 28? (The 3rd And The Mortal)
• Uh, questa è difficile. Li adoro un po’ tutti, ma forse Tears Laid In Earth ha più canzoni che mi piacciono nel complesso. E no, non è una di quelle menate da “I 3rd solo con Kari, Ann-Mari levati”.
36. Quante volte hai visto la numero 42 live? (Gåte)
• Nessuna, ma ora che hanno fatto la reunion, chissà…
37. C’è qualche canzone della 36 che consideri un guilty pleasure? (Alcest)
• Non direi: le loro canzoni o mi piacciono, o non mi piacciono, fair and square.
38. Come hai scoperto la numero 48? (Goldfrapp)
• Uriele mi ha fatto ascoltare qualcosa da Tales Of Us e mi sono incuriosito.
39. Album preferito della numero 7? (Florence + The Machine)
• È come mettermi a scegliere fra la pannacotta, la crema catalana e il sorbetto (e sono capacissimo di mangiarli tutti e tre di seguito), ma forse Ceremonials è quello che mi prende di più.
40. C’è qualche canzone della numero 31 che ti mette nostalgia? (Delerium)
A Poem For Byzantium mi fa pensare a quando mi ero lasciato malissimo nel 2007 e alla Bielorussia, visto che la ascoltavo molto lì; idem Just A Dream, che mi fa ripensare invece all’Irlanda, dove ho comprato Chimera.
41. Canzone della 41 che non ti piaceva ma adesso ami? (Abney Park)
• All’inizio Until The Day You Die mi ha lasciato un po’ WTF, ma adesso adoro quel piglio Anni Venti.
42. Testo preferito della posizione numero 24? (Róisín Murphy)
• C’è l’imbarazzo della scelta, ma Dear Diary è un ottimo riassunto della mia vita sentimentale.
43. Canzone più emozionante della numero 46? (Octavia Sperati)
Dead End Poem mi uccide ogni volta, specie abbianata alla successiva Submerged.
44. Canzone della numero 25 che ti rende felice? (Anathema)
• Ce ne sono parecchie nel loro periodo ottimismo & joie de vivre, ma direi Lightning Song.
45. Canzone preferita della numero 9? (Delain)
Pristine, che è tutt’ora una delle mie canzoni preferite in assoluto.
46. Primo album ascoltato della numero 37? (White Sea)
• La seguo dagli esordi, quindi l’ep This Frontier.
47. Membro preferito della numero 4? (Hurts)
• Scusa, Adam, ma Theo è uno dei miei sogni erotici dal 2011. Un threesome non mi farebbe schifo, però.
48. Prima canzone ascoltata della posizione numero 43? (The Crest)
Fire Walk With Me, l’opener di Letters From Fire. Amore a primo ascolto.
49. Album che possiedi della numero 20? (Alizée)
• Ho solo Mes Courants Electriques…, ma dovrei comprarne qualcuno del periodo “adulto”, ché meritano davvero.
50. Il miglior ricordo associato alla numero 1? (Theatre of Tragedy)
• Potrei riempire il blog parlandone (in realtà l’ho fatto), ma forse l’ultima sera a casa di Nell, passata a sfogliare il suo scrapbook dei Theatre of Tragedy, ripercorrere i suoi anni nella band e parlare un po’ dei cavoli nostri. Oh, e la colazione con la marmellata di ribes rossi che aveva confezionato lei in casa. Gesù, quella marmellata!

Friday 15 September 2017

Silence Glaive Surprise

Edit 21/11/2017: la foto di addio della Cassini a Saturno e le sue lune. FEELS.

Ho letto che, mentre precipitava nell’atmosfera di Saturno, la sonda Cassini ha trasmesso per trenta secondi in più di quanto gli scienziati si aspettassero. Non l’ho scritto pour parler, che sarebbe stata una sorpresa proprio fino all’ultimo (le stime dicono che si sia disintegrata quarantacinque secondi dopo).

Riflettendoci, la fine della missione Cassini mi rattrista proprio perché la sonda non esiste più. Esaurita la loro missione, le due Voyager e la New Horizons continueranno a viaggiare in linea retta nello spazio, probabilmente per sempre (le distanze interstellari sono talmente vaste che le probabilità di trovare qualcosa e andarcisi a schiantare sono risibili). Perse per l’umanità, che non le riacchiapperà mai, ma pur sempre da qualche parte là fuori.
La Cassini lascia un’eredità immensa sotto forma di fotografie, dati, risposte e nuovi interrogativi – contributi scientifici inimmaginabili fino a un decennio fa – ma sono tutte cose che moriranno con la civiltà umana. Per quanto sia bello immaginare che abbia avuto un “funerale vichingo”, bruciando nell’atmosfera di Saturno come una piccolissima meteora mentre ancora lavorava, raccoglieva dati, faceva analisi e svelava misteri, non sarà qualcosa che rimane là fuori a testimoniare che siamo esistiti, da qualche parte, in qualche tempo.

Beh, non è del tutto vero: il modulo Huygens è ancora su Titano e lì rimarrà. Forse sepolto sotto ghiacciai di azoto, visto che Titano ha un suo clima e variazioni metereologiche, ma da qualche parte un pochino della sonda Cassini continuerà ad esserci anche dopo di noi.

Thursday 14 September 2017

Silence Glaive

Non sono pronto a dire addio alla sonda Cassini. È sempre stata lì, fin da quando ho iniziato a imparare l’astronomia, un po’ come un parente con cui sono cresciuto, e pensare che domani si disintegrerà nell’atmosfera di Saturno mi riempie di tristezza.
Della Cassini si parlava già ne l’Universo: Grande Enciclopedia dell’Astronomia – quella della De Agostini a cura di Piero Angela, che usciva a fascicoli con le videocassette. Nonostante mancasse ancora un anno al lancio (avvenuto nel 1997), era un progetto talmente atteso per l’incredibile tecnologia che lo costituiva e l’ambiziosità degli obiettivi scientifici che ci si sfregava già le mani e si facevano previsioni in vista dell’arrivo nel Sistema Saturniano nonostante mancassero ancora sette anni.

Saturno era stato appena sfiorato dal Pioneer 11 e dalle Voyager durante i loro tour del Sistema Solare. La Pioneer ha scattato qualche immagine a bassa risoluzione, fatto alcune misurazioni e scoperto l’esistenza dell’anello F. La Voyager 1 ha mandato le prime immagini ad alta risoluzione del pianeta e alcuni satelliti; per studiare Titano, il satellite più grande di Saturno, e la sua misteriosa atmosfera, è stata addirittura deviata la sua traiettoria impedendole di raggiungere Urano e Nettuno. La Voyager 2 ha completato il lavoro con ulteriori misurazioni e nuove immagini: tante scoperte e innumerevoli interrogativi a cui rispondere con una sonda che orbitasse Saturno per diverso tempo.
Da qui è nato il progetto Cassini-Huygens.

Il doppio nome perché uno degli obiettivi più ambiziosi della missione era far atterrare un modulo, chiamato Huygens, sulla superficie di Titano. La sua atmosfera ricca di azoto, opaca, impedisce di vederne la superficie, da qui la necessità di studiarla direttamente in loco mentre il modulo-madre mappa il pianeta col sonar dall’orbita.
E mentre la Cassini è figlia della NASA, la Huygens è stata costruita dall’ESA, con l’ASI (l’Agenzia Spaziale Italiana) che ha fornito i sistemi di controllo: l’Europa ha parcheggiato una sonda sul più grande satellite di Saturno e l’Italia ne ha costruito componenti fondamentali!
E la superficie ghiacciata modellata dal clima, i laghi di metano, i fiumi di idrocarburi che variano secondo la stagione, come Piero Angela ipotizzava nelle videocassette del 1997 sono stati confermati.

Fra gli obiettivi importanti, c’è stata Phoebe, la più grande delle lune irregolari di Saturno, che si trovava in una posizione sfavorevole al passaggio delle sonde Voyager. La Cassini avrebbe fornito le prime e uniche immagini ad alta definizione della sua superficie, e avrebbe potuto farlo solo all’andata perché Phoebe orbita a enorme distanza, del tutto fuori portata dalla zona in cui il fulcro della missione si sarebbe svolto. Beh, nell’unica visita la Cassini ha mappato l’intera superficie del satellite, ne ha misurato le caratteristiche, saggiato la composizione e ha sollevato interessanti interrogativi sulla sua origine. Ha superato ogni aspettativa già in partenza.

Saturno nel 2016.

Ma oltre a queste commissioni uniche e irripetibili, per anni e anni ha studiato approfonditamente Saturno, la sua atmosfera, i suoi anelli, i maggiori satelliti, raccogliendo un’infinità di dati. Nel 2008, a undici anni dal lancio e dopo quattro di permanenza intorno a Saturno, la missione era considerata conclusa con successo e si parlava già di cosa fare della sonda. Niente affatto: la sonda funzionava ancora alla perfezione, c’era ancora tanto da scoprire, e il progetto è stato prolungato per ben due volte; dal 2008 si è arrivati al 2016.
Fra gli incredibili risultati riportati abbiamo uno studio approfondito e di tutte le lune maggiori, compresa la scoperta di attività idro-geologica e un possibile oceano sotterraneo d’acqua liquida su Encelado; la scoperta di decine e decine di satelliti minori, fra pastori degli anelli e irregolari esterni; lo studio degli anelli e della loro composizione, come vengono influenzati dai satelliti-pastore, come si evolvono le formazioni temporanee dovute agli impatti con meteoroidi; lo studio dell’interazione dell’anello di Phoebe con le altre lune – nello specifico, il mistero della doppia colorazione di Giapeto; uno studio approfondito dell’atmosfera di Saturno, compresi i vortici polari, uno dei quali è circondato dal famoso Esagono, mentre l’altro ha la prima struttura del tutto analoga a quella degli uragani terrestri confermata su un altro pianeta. E per la gioia dei meno esperti, abbiamo fotografie dettagliate e mozzafiato di ogni dettaglio di Saturno, dei suoi anelli e di tutte le sue lune, perfino piccoli sassi di un chilometro e mezzo come Methone!

Methone, un sassolino cosmico di cui abbiamo una foto perfetta!

Insomma, per tredici anni la Cassini ci ha abituati a un flusso giornaliero di nuovi, interessantissimi dati da Saturno. Nove anni oltre il progetto iniziale. Questa sonda ha superato qualsiasi aspettativa in fatto di longevità – una cosa che è essa stessa oggetto di studio per ottimizzare le future missioni – e l’unico motivo per cui si è deciso di terminare il suo operato è il combustibile che si sta esaurendo; tutti gli strumenti funzionano ancora perfettamente.
La ragione per cui si è deciso di terminare la missione ora piuttosto che, semplicemente, lasciar funzionare la sonda fino a che gli strumenti non si saranno guastati (probabilmente, di questo passo, quando il Sole sarà già una gigante rossa) è pragmatica: lasciarla in orbita intorno a Saturno senza carburante per correggere la traiettoria lascia aperta la possibilità che si schianti su una delle lune ghiacciate, sul cui potenziale di ospitare vita extraterrestre si vorrebbe indagare in futuro. Sulla Terra, ogni sonda è prodotta in un ambiente sterile e rimane tale fino al lancio compreso proprio per evitare rischi di contaminazione dalla Terra ad altri corpi celesti, ma non si può avere la certezza matematica che anche un solo batterio non sia sopravvissuto e la sonda non possa trasportarlo su Encelado, contaminandolo e falsando i risultati di una ricerca di vita autoctona.

La soluzione più pratica, per quanto triste, è stata quella di correggere la traiettoria della Cassini per metterla in rotta di collisione con Saturno – nel cui caso il rischio contaminazione è irrilevante, visto che è un gigante gassoso. Domani mattina, l’attrito con i gas e la crescente pressione disintegreranno la Cassini come se fosse un piccolo meteorite, preservando la potenziale esobiologia del Sistema Saturniano ma cancellando la prova fisica della sua esistenza.
A pensarci, mi vengono gli occhi un po’ lucidi e sono convinto che, quando annunceranno il momento preciso dell’impatto, un sospiro me lo lascerò sfuggire.
Conoscendola, però, la Cassini se ne andrà in un lampo di gloria raccogliendo e inviando quanti più dati possibile sugli strati superficiali dell’atmosfera di Saturno, svelando qualche altro mistero e aprendone di nuovi prima di scomparire. Non deluderà nemmeno in punto di morte.
Perché la Cassini è stata questo: una continua sorpresa. L’eredità che ci lascerà sotto forma di nuova conoscenza e nuove domande a cui rispondere è impressionante, forse unica fra tutte le missioni spaziali che abbiamo lanciato, e la sua impronta nell’astronomia planetaria sarà profonda e indelebile.
Un lungo viaggio per una sonda, un balzo incalcolabile per l’umanità.