Tuesday 3 April 2018

Faccende temporali

Quando arrivi a dieci settimane che quasi te ne sei dimenticato, capisci che le cose stanno marciando bene: non è più il numero tondo a essere significativo, ma il fatto che non stai più contando. Anche perché, dopo un po’, finisci le quotidianità da demolire e resta solo lo sporadico attacco di nostalgia che nasce e muore lì sul momento.

Piuttosto, un conto di giorni che sto ancora facendo è quello dal passaggio all’ora legale perché – sorpresa! – una settimana dopo ancora non mi ci sono abituato e il mio ritmo sonno-veglia, che le ultime dieci settimane avevano contribuito a regolarizzare ridistribuendo al meglio la mia energia, è di nuovo in berserk ed eccomi a quest’ora improbabile a bloggare nella speranza di prendere sonno. L’ora legale la odio e non smetterò mai, mai e poi mai di dirlo a chiunque abbia orecchie per ascoltare o occhi per leggere. È obsoleta, non fornisce più un risparmio energetico ed economico degno di nota e, al massimo, contribuisce a deteriorare la salute psico-fisica dei cittadini di quei maledetti Paesi che si ostinano ad adottarla.
Ne approfitto per spammare il video di CGP Grey a riguardo, che illustra perfettamente le ragioni storiche della sua creazione (leggi: perché è ormai obsoleta), la scarsità di possibili benefici e i fin troppi effetti collaterali.


Seriamente, con tutti i referendum idioti indetti ogni tre per due, perché nessuno si è ancora occupato dell’unica cosa che conta davvero?

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