Monday 28 May 2018

Immagini

Ieri sono tornato dopo tanto tempo su Tumblr e mi sono accorto di quanto mi fosse mancato.
I miei ultimi post risalivano a novembre 2017, ma è da almeno un paio d’anni che lo visito on and off, senza regolarità, senza seguire la dashboard e i blog che mi interessano con l’assiduità di qualche anno fa.
E in effetti è vero, Tumblr è abbastanza in crisi: come deviantArt prima di lui, è stato fagocitato dai fandom (oltre che, visto il livello minimo di censura, dal porno). Per me che seguo principalmente blog di fotografia è frustrante, dato che moltissimi hanno smesso di postare (sono ancora in lutto per la chiusura di Monochromanic, ad esempio) e la mia dashboard si è assottigliata notevolmente.
D’altro canto, il vero motivo per cui ogni tanto sparisco è che sono ossessivo-compulsivo e, se non riesco a stare dietro alla dash per qualche giorno, finisce che mi perdo sicuramente dei contenuti, la cosa mi scoraggia, si accumulano sempre più post finché tanti saluti. Per riuscire a tornare, ora, mi sono aperto uno ad uno tutti i blog che seguo, ho scorso gli archivi, aperto i post che a colpo d’occhio mi sembravano più interessanti e deciso quali ribloggare o meno. (In caso sembri un lavorone, purtroppo non lo è stato: Homotography è l’unico che posta regolarmente, seguito un po’ da Go Smoke; tantissimi sono inattivi dal 2015).

Avendo trascurato Tumblr, nei tempi recenti come fonte di media visivi mi sono rivolto sempre più a Instagram, che… eeeh, diciamo che è un’esperienza piuttosto diversa.
Il fatto è questo: sono piuttosto restio ad adattarmi ai cambiamenti delle piattaforme. Instagram sta in parte diventando un network professionale, mentre per me continua a essere il social del cazzeggio, del foodporn, del quotidiano, del BTS se proprio si scende in ambito fotografico. Per quanto riguarda me nello specifico, non riesco a convincermi a usare Instagram come piattaforma artistica, nonostante quando posto qualcosa di serio raggiunga risultati di visibilità che altrove mi sogno, perché, semplicemente, non ha il 2x3 come formato verticale, e buona parte delle mie foto invece lo sono. Ma sto divagando.
Il succo è che Instagram è il posto dove seguo cosa combinano gli amici, o al massimo stalkero le celebrità. Il tipo di immagini che ricevo nel feed è piuttosto comune, per lo più senza pretese artistiche. E poi ci sono i ragazzi carini che followi perché si sa mai che ci scappi una collaborazione, ma hanno un encefalogramma più piatto del Kansas e ti inondano di finte immagini quotidiane, in realtà studiate a tavolino, in cui non fanno che sbatterti in faccia il loro stile di vita a cinque stelle. (Per quanto riguarda il collaborarci, magari accetterebbero pure, per semplice attention whoring, ma dubito che il mio stile sarebbe adatto a loro: non me ne frega di glorificare la loro preziosa persona, a me serve trasformarli in avatar di ciò che voglio raccontare io).

Per contro, Tumblr, almeno nella bolla che mi sono creato intorno, mi propone immagini significative il cui intento è suscitare ammirazione, non invidia. Quando scorro Tumblr non vedo la vita quotidiana, non vedo il lifestyle, gli influencer o quella roba lì: ci si condivide arte. (Per la maggior parte delle persone ci si condivide porno, ok; ma, sempre per la specializzazione che faccio dei network, per quello uso altro). Ci sono eccezioni, ovvio: la qualità di Homotography, ad esempio, è colata a picco e ora il 90% di ciò che propone sta lì solo perché titilla lo spettatore omosessuale, ma scavando bene si trovano lavori artisticamente meritevoli anche lì. Ed è questo ciò di cui voglio circondarmi. Come esperienza visiva è molto più soddisfacente e non capisco, francamente, perché me ne sia privato tanto a lungo.
O forse lo capisco: perché mi riporta a tempi più felici in cui io per primo ero più creativo, meno pauroso e più disposto a saltare su un treno per fare foto come ho fatto a inizio mese. Chissà che essere tornato a casa – perché Tumblr mi fa sentire un po’ così – non mi aiuti a riportare queste esperienze a una frequenza maggiore che una volta ogni due anni.

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