Tuesday 8 May 2018

Le strade che portano a Roma e dintorni

Non è andato tutto bene, ma tutto è stato gestibile.
O meglio: ciò che conta è andato bene, mentre nel corollario c’è stata qualche defaillance che ho saputo affrontare senza lasciarmi travolgere. Perché è così: ogni volta che mi metto alla prova, che trovo il coraggio di fare quel passo e uscire dalla comfort zone, scopro di essere perfettamente competente e all’altezza della situazione.

Il piatto forte del viaggio, lo shoot che mi ha richiesto un sacco di tarocchi e causato tanta nevrosi, è stato forse la parte pià semplice. Per quanto giustificate dalle esperienze passate, le mie paranoie sono state solo tali e Antonio, il mio amico e modello, non solo era contento di posare per me, ma è diventato assolutamente entusiasta quando ha visto le altre foto del progetto. Di sicuro gliel’avevo linkato un paio d’anni fa, quando gli avevo proposto di posare per la prima volta, ma dopo tutto questo tempo è abbastanza normale che se ne fosse dimenticato. E io non ho più tirato fuori la cosa perché, per quanto ami ancora gli Infernal Lords, non ho più vent’anni e ora ho un po’ di paura di essere giudicato per la scelta del soggetto, o che le persone non vogliano esservi associate. Alla fine è questo, il vero motivo per cui non mi sono mosso prima con Antonio, e si è rivelato del tutto infondato. Una volta che ho trovato la forza interiore, le cose sono andate come volevo.

Con questo non voglio dire che la maledizione che grava sulla serie non si sia attivata e le circostanze non si siano messe di traverso ma, come dicevo, si è trattato più di inconvenienti fastidiosi che crisi insormontabili. Una è stata prevedibile: il treno Roma-Napoli che pensavo di prendere aveva una coincidenza super stretta e, se fosse saltata, avrei fatto aspettare inutilmente Antonio per un’ora. Ho preso quello prima, che è prevedibilmente arrivato in ritardo, ma all’ora giusta per lo shoot: ci ho visto giusto e ho pianificato efficientemente.
Non pianificato è stato quando ho beccato l’unico tornello della metropolitana di Napoli senza inchiostro, che non ha quindi stampato la data e l’ora sul biglietto. All’uscita, il controllore mi ha trattenuto e, sulle prime, è stato un filino indisponente e brusco; ho mantenuto la calma, ho spiegato la situazione, ha verificato al tornello d’uscita che il biglietto era stato effettivamente obliterato quando ho detto e tutto si è risolto. In altre circostanze non avrei proprio fatto caso all’incidente, ma con gli Infernal Lords l’ho presa come la cosa che doveva andare storta, ma è stata talmente insignificante da non farmi nemmeno inciampare.
Un po’ più di fifa l’ho avuta al ritorno, quando la macchinetta di Trenitalia non mi ha preso il bancomat. Già ero strettissimo con i tempi e il treno successivo sarebbe stato una pessima opzione, per cui sono dovuto correre, letteralmente, a prelevare, ma il terrore è stato che la carta si fosse smagnetizzata e mi fossi trovato senza soldi per tornare a Roma. Per fortuna anche lì, con un po’ di batticuore, ho mantenuto i nervi saldi e ho risolto tutto.

Il resto è andato altrettanto bene. Ho girato un po’ per Roma, ho trascorso del tempo con Gin, rivisto Lucia e Giorgia che non vedevo da undici anni, ho preso un caffè con Claudio e Val, e la domenica l’ho trascorsa praticamente tutta con Katia. C’è stato qualche altro intoppo qua e là, ma da qualcuno è nato del bene – il Lush chiuso in stazione mi ha costretto ad andare a quello grande in Corso, dove hanno praticamente fatto la spa a me e Katia facendo ci scoprire un ottimo sapone per il viso – mentre a qualcun altro non resta che rassegnarsi – il Cimitero Acattolico è chiuso la domenica pomeriggio, quindi per scattare gli stock per uno dei miei prossimi progetti dovrò tornare a Roma, poco male.

Questo è stato quindi un viaggio che mi ha ripagato di tutti i timori e le preoccupazioni che l’hanno preceduto, ed è anche valso l’odissea nell’Intercity Notte al ritorno.
Magari, di essere all’altezza delle circostanze la prossima volta è meglio che me ricordi subito, non dopo due anni di rimandi.

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