Thursday 12 July 2018

I penultimi

Prima che degenerasse e diventasse una riflessione lunga e articolata, il post precedente è nato come preambolo a un altro discorso. TL;DR, non sono uno di quelli che, per principio, fanno finta che i fenomeni migratori attuali non siano un problema e che vada tutto bene: anzi, è essenziale riconoscere che sono un problema enorme su tantissimi livelli. Tuttavia, in situazioni così complesse, la colpa non è mai unilaterale: le persone che arrivano qui causano problemi, la società che risponde con ostilità ne causa altri.
Ricordate che le cose non sono mai facili come “rimandiamoli a casa loro, altrimenti sei un buonista” o “solidarietà totale e incondizionata, altrimenti sei un fascista”. Quelli sono slogan.

Detto questo, se, nonostante tutti i problemi che l’immigrazione comporta, sono  fortemente avverso alle politiche restrittive dell’attuale governo, è per motivi strettamente pragmatici. In primo luogo perché, checché ne pensi io, o tu, o chiunque, non si può fermare l’immigrazione: la gente continuerà ad arrivare, quindi tanto vale iniziare subito ad approcciarvisi in maniera costruttiva piuttosto che preoccuparsene solo a parole.
In secondo luogo perché non si può essere penultimi per sempre.

Siamo onesti: dei problemi concreti che l’immigrazione porta, tra cui quelli del post precedente, il governo non parla nemmeno. L’immigrazione è stata ridotta a una nebulosa “emergenza” da agitare per stimolare i consensi, fumo da gettare negli occhi per due motivi: il primo, il più ovvio, è distrarre l’opinione pubblica dai veri guai del paese; il secondo è creare precedenti.
Cosa c’è di meglio che creare un problema gravissimo, da risolvere assolutamente, per far chiudere un occhio sui metodi? Questi sporchi migranti non devono entrare: il governo deve fare qualcosa, costi quel che costi. Ed ecco che abbiamo ministri che superano i loro limiti, violano le competenze di altri ministeri, scavalcano tutti gli strumenti democratici che la Repubblica mette a loro disposizione, e l’opinione pubblica tace pur di veder sconfitto il nemico designato. In fondo, loro sono dalla parte della maggioranza che detta le regole, non della minoranza che le subisce.

Beh, a me questa cosa preoccupa parecchio, perché so che sarò il prossimo.
Se il governo decide di considerare delle persone subumane in base alla provenienza, lo fa con metodi antidemocratici fregandosene dei limiti che la Repubblica gli mette proprio per evitare che gli untori di turno vengano linciati, e l’opinione pubblica dà un tacito benestare perché tanto sono problemi degli altri, quanto passerà prima che decida che altre persone sono subumane in base, che so, all’orientamento sessuale? Anche lì, per la maggior parte dell’opinione pubblica, saranno problemi degli altri.
Quando la credibilità di un governo si basa su puntare il dito verso fuori in modo da aumentare la coesione interna e, al tempo stesso, nascondere i problemi, ci dovrà essere sempre un nemico da additare. E una volta eliminati gli ultimi, i penultimi prenderanno il loro posto.
Ci stiamo già stancando dei migranti, presto servirà qualcun altro con cui riempire il dibattito pubblico a discapito dei veri problemi. I gay sono i prossimi sulla lista, quei penultimi tollerati temporaneamente perché c’è altro di cui parlare. Poi ci sono le donne, che signora mia, queste ragazze d’oggi rovinano la morale, pretendono di essere indipendenti, di decidere del loro corpo e della loro vita. Poi ci saranno gli invalidi, che non è giusto dare i soldi a loro invece che alla gente che lavora, contribuisce e poi ha sfortuna e si trova disoccupata. E allora gli anziani, che si prendono soldi e sperperano risorse mediche in continuazione?
Questo discorso si può applicare a chiunque. E una volta che si è dato il via libera, che si è applaudito quando si è tolto qualcosa ai più deboli, che ci si è lavati le mani quando si è oppresso qualcuno che non era noi, chi ha interesse sbandiererà quel precedente in faccia a quelli che si opporranno perché a questo giro saranno toccati personalmente.

E no, non è fantapolitica, non è esagerazione, non è Orwell, non è paranoia. Non dico nemmeno che bisogna tornare indietro di ottanta-novant’anni, in una situazione simile ma dal contesto diverso, per trovare le conferme di quello che dico: basta guardarsi intorno dalla comodità degli Anni Dieci del Ventunesimo Secolo.
L’Ungheria ha “risolto” il problema migranti – loro possono, visto che hanno solo frontiere via terra che possono fortificare – e di cosa parlano adesso? Di come Billy Elliot possa “promuovere l’omosessualità”. Finito con i migranti, iniziano con i gay.
La Polonia è ancora più avanti: ha finito anche con i gay, e di cosa si sta occupando? Di rendere illegale l’aborto e togliere così un diritto alle donne.
Apriamo le scommesse su chi saranno i prossimi?

Perché è così che funzionano, questi governi del popolo. Il “popolo” che “governa”, che viene rappresentato, diventa sempre più elitario man mano si fanno fuori gli ultimi, poi i penultimi, i terzultimi, i quartultimi, finché tutti, chi in un modo e chi in un altro, sono privati di qualche diritto, oppressi in qualche modo, vilipesi e accusati di essere un peso per la nazione, e a stare bene sono i soliti pochi, la “ka$ta!!!” che si pensava di contrastare.
Per questo è fondamentale puntare i piedi e dire che no, non va bene, non si può creare un precedente sulla pelle altrui soltanto perché a noi personalmente non tocca. Perché la dura realtà è che non saremo per sempre i penultimi.

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