Thursday 4 October 2018

Quiet spite

Quest’anno sono partito per la Sardegna pieno di belle speranze, convinto di avere di fronte due mesi di grandi soddisfazioni fotografiche, coronamenti di progetti che hanno letteralmente aspettato anni, battesimi in grande stile di idee nuove, interessanti sviluppi umani, tempo per esercitarmi a disegnare o al pianoforte, andare al mare, voglia di allenarmi per trasformare le calorie extra della cucina materna in muscoletti, cose così.
A due giorni dalla partenza, naturalmente non ho fatto nulla di tutto ciò. Mi sono conquistato qualche soddisfazione in Pokémon Go, ma questo è quanto. Non ho disegnato, non mi sono allenato (in compenso ho messo su peso), non ho imparato la sigla di Westworld al pianoforte (non l’ho proprio toccato), non ho socializzato. È già tanto se ho raccattato quel po’ di diligenza per lavorare alle commissioni di Vinci.
E ovviamente ho scattato quattro foto in tutto. Quattro foto estremamente importanti per me, ma una pianificata questa primavera, e tre nate da un’ispirazione del momento quell’unica volta che ho deciso di sentire davvero le mie emozioni. Quattro foto che amo profondamente, ma che sono una consolazione un po’ magra per ciò che avrei potuto fare.
Oh, e fra l’altro, quattro autoritratti.

La verità è che stavolta me lo sono chiesto per davvero: ne vale la pena? Vale davvero la pena di investire energie, tempo di progettazione, aspettative e speranze in progetti che coinvolgono terze o quarte persone, che rischiano di protrarsi per anni e anni tra un rifiuto e un rimando, e che inevitabilmente mi logoreranno fino a ridurmi a un fascio di nervi che deve rifare dieci volte le carte per decidere se è il momento giusto di radunare la gente e fare le cose? Per cosa poi? Solo perché ci tengo io?
Ecco, se non ho alzato un dito per organizzare nulla in questi due mesi è perché ero impegnato a rispondere a queste domande – perché se un incidente di percorso deve sabotarmi i piani e distruggermi l’entusiasmo, lo farà sin dall’inizio, non dopo che ho avuto tempo di fare qualcosa.
Ma tant’è.

In tutto questo, ho già deciso il corso d’azione immediato: devo solo trovare la forza di alzarmi e concretizzarlo. Se è vero che un rancore è per sempre che DeBeers spostati con i tuoi diamanti, tanto vale provare a metterlo a frutto: anche la pura e semplice ripicca può essere una motivazione.
Tanto la volta che ho tentato di fare l’adulto e affrontare le questioni si è visto come è andata a finire.

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