Monday 31 December 2018

Classifica musicale annuale – 2018

Nelle puntate precedenti:
2017.

Classifiche generali (1-50):
2016;
2017;
2018.

Classifiche generali (51-100):
2018.

1. Come ti sei appassionato alla posizione numero 30? (A Perfect Circle)
• Tanti, tanti anni fa, gli Evanescence coverizzarono Orestes a un live acustico la cui registrazione finì online: da lì mi incuriosii.
2. Prima canzone ascoltata della numero 22? (Raign)
• Probabilmente la (ottima) cover di Knocking On Heaven’s Door.
3. Testo preferito della numero 33? (Kari Rueslåtten)
• Gran parte del fascino di Kari deriva dai testi, anche quando virano verso il creepy. Però ho un debole per quello più vanilla di Wintersong.
4. Album preferito della numero 49? (The xx)
I See You ha scalato la classifica.
5. Canzone preferita della numero 13? (Autumn)
• Questa è facile: Synchro-Minds!
6. Album peggiore della numero 50? (Within Temptation)
• “Peggiore” è un parolone, ma The Silent Force è forse il meno interessante.
7. C’è una canzone della posizione numero 39 che senti molto tua? (Cellogram)
• Ci sono molte parti di Rodeo in cui mi riconosco.
8. Bei ricordi legati alla numero 15? (Trillium)
• Nessuno: non li ascolto molto spesso.
9. Quanti album possiedi della numero 5? (Emmelie De Forest)
• Mi vergogno di dirlo: nessuno.
10. C’è una canzone della numero 45 che ti rende felice? (Tori Amos)
• Sono banale se dico Chocolate Song? Il titolo di sicuro aiuta.
11. Canzone preferita della numero 40? (Indila)
• La magnifica Ego.
12. Canzone della numero 10 che ti piace di meno? (Evanescence)
La Trinità Blasfema: Du Uocciuocciuon, Siccoviroll Siccoviroll e The Other Side.
13. Bei ricordi evocati dalla numero 6? (Epica)
• I bei tempi del forum. È un peccato che Facebook l’abbia essenzialmente ucciso.
14. Canzone della numero 38 che associ a un momento o persona? (Nemesea)
Empress mi fa pensare a Federica per interposta Barbelo.
15. Quale canzone della numero 19 ti emoziona di più? (Gwen Stefani)
• In termini di maggiori emozioni, direi 4 In The Morning e Early Winter.
16. Quante volte hai visto la numero 35 live? (The Birthday Massacre)
• Vi prego, no.
17. Quale canzone ti ha fatto innamorare della 23? (Lucia)
Turn To Gold, scoperta, come sempre, grazie a Luisa.
18. Album preferito della numero 11? (Les Discrets)
Septembre Et Ses Dernières Pensées.
19. Prima canzone ascoltata della numero 14? (Sharon Den Adel)
• La snippet di Crash And Burn dal video della sfilata di moda. Ho atteso che Sharon si lanciasse in un progetto solista da allora.
20. Canzone preferita della numero 27? (M.I.A.)
• Quell’adorabile cafonata di Bad Girls.
21. Album preferito della numero 16? (Meg Myers)
Sorry è un bell’album, ma Take Me To The Disco è un vero capolavoro.
22. Prima canzone ascoltata della numero 47? (Diablo Swing Orchestra)
• L’immortale Heroines.
23. C’è una canzone della 18 che trovi catartica? (Eivør)
• Troppe! Ma forse quella più catartica in assoluta è Vøka: il grido sul climax è incredibile.
24. Come hai scoperto la numero 21? (Ramin Djawadi)
• Inizialmente grazie alla colonna sonora di Game Of Thrones. Mi sono procurato Light Of The Seven non appena è andato in onda l’episodio (ancora in pieno lutto per Margaery), ma è stato grazie all’eccellente lavoro che ha fatto su Westworld che mi sono davvero appassionato alla sua musica.
25. Canzone della numero 26 che ti rende felice? (Amy Lee)
• La magnifica cover di Love Exists.
26. Canzone preferita della numero 3? (Siobhán Donaghy)
Coming Up For Air, che non poteva capitatare in un momento migliore della mia vita.
27. Album preferito della numero 2? (Delain)
• Credo che Lucidity continui a tenere nonostante gli anni e l’evoluzione dei miei gusti musicali.
28. Prima canzone ascoltata della numero 32? (The Gathering)
You Learn About It, che Frikka mi passò via MSN Messenger per presentarmi Souvenirs (incredibile che il blog ne abbia memoria!).
29. Testo preferito della numero 8? (Röyksopp)
What Else Is There?, seguita subito da Running To The Sea.
30. Quante volte hai visto la numero 17 live? (Florence + The Machine)
• Una volta durante il tour per Ceremonials, ed è stata incredibile!
31. Come hai scoperto la numero 44? (Sugababes)
• Nel 2002 non eri tu a scoprire le Sugababes, era Round Round a scoprire te.
32. Album della 12 che ritieni sottovalutato? (Beyoncé)
• Non credo ce ne siano; al massimo, ce ne sono di sopravvalutati (*cough*Lemonade*cough*).
33. Canzone peggiore della numero 29? (Placebo)
• Qualcuna fra le demo acustiche pre-esordio: Waiting For The Son Of Man, Eyesight To The Blind… quasi non si distinguono.
34. Prima canzone ascoltata della numero 34? (Amesoeurs)
• Credo Gas In Veins, l’opener dell’album.
35. Album preferito della numero 28? (ionnalee)
• Di solito, quando c’è da scegliere fra un album pop semi-acustico convenzionale e uno elettronico più sperimentale, scelgo il secondo. Invece in questo caso vince 10 Pieces, 10 Bruises: è una piccola gemma che supera sia il successivo, sia il post-iamamiwhoami.
36. Quante volte hai visto la numero 42 live? (Panic! At The Disco)
• Nessuna (anche qui purtroppo). Prima o poi dovrò rimediare e andare con Lili.
37. C’è qualche canzone della 36 che consideri un guilty pleasure? (Versailles)
• Li ascolto sempre come guilty pleasure, vista la baracconaggine. La mia preferita delle loro, comunque, è Sympathia.
38. Come hai scoperto la numero 48? (Marina & The Diamonds)
• Tutti ne parlavano nel 2012, così mi sono incuriosito. Electra Heart è diventato il mio vangelo.
39. Album preferito della numero 7? (Emilie Simon)
• Scelta difficilissima, ma Végétal mi piace un filino più del self-titled e di Mue.
40. C’è qualche canzone della numero 31 che ti mette nostalgia? (Theatre Of Tragedy)
• Tutte, ma scelgo Hollow, Fade e Forever Is The World, le tre su cui sono scoppiato a piangere durante il concerto di Stavanger.
41. Canzone della 41 che non ti piaceva ma adesso ami? (Kirsti Huke)
• Ancora nessuna: sono in piena fase esplorativa.
42. Testo preferito della posizione numero 24? (Sia)
The Church Of What’s Happening Now. Ma in generale, Colour The Small One ha ottimi testi. Anzi, in generale Colour The Small One è estremamente sottovalutato e meriterebbe più ammoreh da tutti.
43. Canzone più emozionante della numero 46? (Clare Maguire)
• Difficile, ce ne sono molte. Voto per Elizabeth Taylor.
44. Canzone della numero 25 che ti rende felice? (Susanne Sundfør)
Fade Away e, in particolare, Kamikaze: non solo perché sono vivaci, ma perché mi ricordano le settimane in Toscana con Katia e Francisco.
45. Canzone preferita della numero 9? (Anette Olzon)
Invincible.
46. Primo album ascoltato della numero 37? (Karen Elson)
• L’ottimo, ma proprio ottimo The Ghost Who Walks. Non smetterò mai di dire che è un album tremendamente sottovalutato è che tutti, fan del pop, del rock, della roba gothic, dovrebbero ascoltarlo.
47. Membro preferito della numero 4? (Goldfrapp)
• Alison, ovviamente.
48. Prima canzone ascoltata della posizione numero 43? (Hearts Of Black Science)
Wolves At The Border perché ci canta quella scoppiata di Heike.
49. Album che possiedi della numero 20? (Theodor Bastard)
• O mio dio, davvero non ne ho nessuno?
50. Il miglior ricordo associato alla numero 1? (Hurts)
• Il primo loro concerto che ho visto: non solo è stato ottimo, ma è stata anche la prima occasione in cui ho incontrato Stefanino, e la prima volta che ci siamo baciati.

Sunday 30 December 2018

Growing Strong

Growing Strong by GothicNarcissus
Ho fatto partire quest’anno dal motto di Casa Tyrell: “Growing Strong”, crescere forti. Secondo me è un gran bel motto: non si preoccupa tanto di proiettare un’immagine per gli altri, che sia intimidatoria, solenne, celebrativa, quanto di ricordarsi l’importanza di concentrarsi su se stessi, sul proprio miglioramento, sul lavoro necessario per arrivare a un punto soddisfacente.
Per questo ho deciso di avere un capodanno simbolico, passato non a festeggiare e proittare un’immagine di me felice ed equilibrata a beneficio degli altri, ma a concentrarmi su ciò che mi piace fare e, soprattutto, sul prendermi cura di me stesso passo dopo passo, con tanti piccoli gesti. L’idea era di escludere il rumore esterno e concentrarmi sulla mia voce interiore, sulle necessità che mi comunicava, sui tempi che mi chiedeva, sulle piccole cose che apprezzava.

Come approccio credo sia stato buono perché, per la prima volta da anni, a fine dicembre ho la sensazione di essere arrivato da qualche parte, di non essere rimasto fermo alla casella di partenza incapace anche solo di muovere un passo.
Per la prima volta da non so quanto sono soddisfatto di ciò che ho fatto nel quotidiano, di come ho gestito le emergenze, di come mi sono messo in gioco anche quando rischiavo di farmi male. È stato un anno difficile e ho attraversato più di una settimana di autentico inferno, ma ne sono venuto a capo. Addirittura, riesco a guardare all’immediato futuro con qualche speranza e aspettativa, non più solo con paura e l’orribile sensazione che il tempo mi stia scorrendo inesorabilmente tra le dita.

Era dal 2010 che non facevo un bilancio di fine anno, e non certo solo perché l’anno dopo Splinder mi ha lasciato senza blog, o perché nel 2012 mi sono attivato tardi a caricare tutto su Blogspot: negli ultimi otto anni ho sempre avuto paura di riguardarmi indietro e accorgermi di aver dormito per dodici mesi, lasciandomi trascinare per inerzia e intingendo giusto le dita dei piedi negli eventi che mi capitavano intorno.
Ma quest’anno è stato diverso. Non sono ancora al punto in cui vorrei trovarmi, ma ho imboccato la strada giusta e ne ho percorso almeno un pezzetto. Sulla soglia del 2019, l’incertezza c’è ancora, ma è più un buio da illuminare che una nebbia nella quale non riesco a orientarmi. E ho tutte le intenzioni di continuare a crescere forte anche l’anno prossimo.

Friday 21 December 2018

C’era una volta il sesso

Visto che ho menzionato Once Upon A Time, un grande punto di dibattito nel fandom è stata la sfortunata vita affettiva di Mulan: prima sembra che le piaccia Phillip, ma lui è innamorato di Aurora; poi sembra che le piaccia Aurora, ma quella le annuncia di essere incinta (di Phillip) quando sta lì lì per dirglielo. Stagioni e stagioni dopo, sembra che finalmente ci sia un po’ di sano flirt con Ruby… che poi corre via a svegliare Dorothy Gale dalla maledizione del sonno col Bacio del Vero Ammoreh.
E la povera Mulan sta lì, a fare la guardia al calderone della pozione e sorridere felice per tutti gli amici che quagliano.

Ora, la faccenda di Mulan e Aurora poteva sembrare ancora solo una questione di arco narrativo abbandonato in una serie costantemente piagata da scritture e riscritture improvvise. E Red Riding Hood che finisce con Dorothy Gale ha tematicamente senso (la prima è una fiaba che parla di risveglio sessuale, la seconda è una delle icone gay per eccellenza) ed è più interessante da esplorare del cliché della guerriera che, oltre ad assumere un ruolo tradizionalmente maschile, è anche lesbica (o bisessuale).

C’è però un commento che è stato fatto a più riprese sulla vicenda, sul perché Mulan è sempre stata solo sottotesto mentre la prima coppia davvero LGBT è stata fra Ruby e Dorothy: “Figurati se la Disney permetterebbe mai di far lesbica una delle sue Principesse.”
E in effetti è vero: se LGBT doveva essere, sono stati due personaggi che non fanno parte del canon Disney.
Ma no, dico io, stiamo parlando di Once Upon A Time: intanto (almeno all’epoca della seconda e terza stagione) non è davvero così influenzato dalla Disney come molti pensano, al massimo prendono in prestito nomi ed estetiche, ma i personaggi veri e propri sono basati sulle fiabe originali. E anche a volerci vedere a tutti i costi l’enorme live action crossover (che poi è diventato), si prende delle libertà sui personaggi e fa affrontare loro temi abbastanza seri, anche di tipo sessuale (nel giro dei primi tre episodi spuntano fuori due gravidanze adolescenziali, di cui una di una Principessa).
E comunque, Once Upon A Time è quello show in cui un sacco di gente, comprese le Principesse Disney, ha alle spalle un body count: Biancaneve, fra tutte, compie un omicidio a sangue freddo nemmeno a metà della seconda stagione! Entro la sesta, abbiamo visto Cenerentola con in mano un fucile, e perfino Belle, Belle, ha un eccesso di autodifesa con esiti fatali. Cavolo, nella settima stagione Rapunzel diventa direttamente una villain!
Insomma, dicevo io, se la teoria delle interferenze è vera, mi state davvero dicendo che la Disney ha meno problemi a lasciare che le sue adorate Principesse diventino delle assassine piuttosto che LGBT? Che Cenerentola con un fucile in mano non danneggia il brand delle Principesse, ma Mulan e Aurora in una relazione lo avrebbe fatto? Che la violenza è più accettabile dell’omosessualità?
Dai, è chiaramente ridicolo.

Finché poi non è arrivato Tumblr. Non sto a riassumere la vicenda (lo lascio fare a Shy), ma il succo è che mi sono visto censurare un editoriale di Paolo Roversi con Naomi Campbell… in seppia, perché evidentemente il bot si è confuso e ha pensato che il tono su tono su una modella nera fosse nudo. Ed essendo un reblog – come il 90% delle cose che si postano su Tumblr, visto che è quel sistema che ha fatto la fortuna della piattaforma – non posso nemmeno appellare la decisione, perché può farlo solo il proprietario del blog d’origine che, se ancora posta, probabilmente se ne fregherà del tutto.
Ed ecco che il mio blog d’ispirazione è stato rovinato dalla censura, per non parlare di quello da fotografo in cui almeno cinque post sono stati flaggati – sul serio, cinque mie foto, la cosa meno sessualizzata che possa esistere.
Perché a quanto pare è quello che portava a Tumblr un danno d’immagine tale da farla sparire dall’Apple Store: il sesso. Non certo i blog nazisti, razzisti, omofobi, white-supremacist, o pieni di odio assortito: no, quelli possono continuare a postare indisturbati, non rovinano la pluralità e la diversità d’espressione che il management dice di voler difendere con questa caccia alle streghe. Il vero problema sono le fanart erotiche, i gif set porno e la fotografia di nudo. Non la violenza, non l’odio, non la discriminazione: il sesso.

Improvvisamente, l’idea che la Disney avesse più paura di una Principessa lesbica che di un’assassina non sembra più tanto assurda.

Thursday 20 December 2018

Never live it down

Tolto l’uomo impossibile per cui ho reimparato a disegnare e un’altra situazione che non è chiara nemmeno a me, avrò avuto quell’unica cotta semi-seria negli ultimi quattro o cinque anni. E tutt’ora non riesco a perdonarmela.
Ma non per i soliti motivi – niente pipponi sulle persone forti che non hanno emozioni, l’ammoreh che è debolezza, il non voler mostrare troppo di me – no, niente cazzate da villain tragici di Once Upon A Time.
Anzi, ho seguito il mantra del non apparire deboli alla lettera, ho mostrato pochissimo di me e non ho affatto parlato dei miei sentimenti. È il motivo per cui le cose non sono andate in porto: se gli avessi dato un appiglio un pochino più solido, l’uomo in questione avrebbe abbandonato la barca mezza affondata su cui stava e sarebbe saltato fra le mie braccia senza battere ciglio.

Ma non è nemmeno questo, il non avergli dato abbastanza corda da conquistarlo, la parte che non mi perdono. Anzi, più ripenso a come le cose sono andate, più mi sento Keanu Fucking Reeves quando schiva i proiettili in Matrix.
È proprio essermi preso la cotta in sé che non riesco a tollerare.

Ho il vizio orribile, ogni tanto, di farmi un giro sui suoi social media, con un misto di orrore, fastidio per l’esistenza di una persona del genere e sollievo ad averla scansata. Ad esempio, ho appena passato gli ultimi venti minuti della mia vita a guardare su YouTube, con un misto di orrore e morbosa curiosità, un video talmente idiota che ho la sensazione di essere diventato più stupido per osmosi, come se la sola visione si succhiasse via il mio cervello. Un video che la persona in questione ha condiviso così, senza mezzo commento, senza apparente ironia o altri elementi che facciano presupporre che non ne condivida il messaggio.
Ed eccomi subito a chiedermi: perché? Come ha fatto a piacermi una persona del genere?

È che sono sempre stato orgoglioso di avere gusti difficili, di essere selettivo, di pretendere solo il meglio dai miei potenziali partner, come lo pretendo da me stesso. Per questo non riesco a perdonami di essermi preso una cotta per una persona così vuota. La sua timeline è una zuppa di cliché, di attivismo ostentato (condivide link, di solito quelli più “emotivi” e meno pensati, senza elaborare minimamente un commento a riguardo) in mezzo a una marea di frivolezze disarmanti. È un ragazzo che non ha davvero nulla di intellettualmente stimolante da offrire. E io sono stato lì a dargli corda, a consolarlo nei momenti brutti, a prenderne le parti, convinto che ne valesse la pena.
Certo, riguardando indietro posso dire di aver schivato la pallottola e far finta di nulla, ma nel profondo mi chiedo: perché? Come ho fatto a prendermi una simile cantonata? È lui che è peggiorato negli ultimi anni ma prima era una persona degna del mio interesse? Era bravo a nascondere il vuoto che ha dentro e, semplicemente, ora che è accasato non se ne preoccupa più? Stavo solo pensando con il cazzo?
In ogni caso, che imbarazzo. Per lui che esiste e per me che gli ho dato corda. Brr.

Sunday 9 December 2018

Bandwagon

Anni fa, Claudio Rossi Marcelli ha riportato una citazione di Pete Waterman che trovo molto veritiera. Dice che la musica pop è come un fiore: quando sboccia si fa appena in tempo a sentirne il profumo che è già appassito.
Mettiamoci una puntina sopra e teniamolo da parte, poi ci ritorneremo.

Lo so, è irritante quando tutti e la loro zia si scoprono improvvisamente fan di qualcosa in concomitanza con un particolare evento – tipo quando tutti si sono ricordati dei The Cranberries lo scorso gennaio. Per i fan veri dev’essere frustrante vedere masse di inetti aprire bocca a sproposito su qualcosa che loro amano davvero, spammarlo a destra e manca per quella settimana e mezza, scrivere lunghe eulogie piagate da sintassi elefantina, gravitas preconfezionata e abuso di figure retoriche in cui ci si improvvisa connoisseur (ogni riferimento è puramente casuale) e poi passare alla moda successiva come se nulla fosse. Davvero, posso capire il reflusso acido che sale.

Detto questo, mi spiace per i fan, ma l’uscita di Bohemian Rhapsody mi ha catapultato nella massa di inetti che sono improvvisamente diventati isterici per i Queen. Sono settimane che canticchio la canzone in questione (che – gasp! – conobbi per la prima volta tramite la cover di Emilie Autumn), e dall’altro ieri che ogni tanto apro YouTube per ascoltare i brani più famosi e poi cliccare a caso nei suggerimenti per scoprirne di nuovi. Il tutto conoscendoli sì (perché sarebbe assurdo il contrario), ascoltandoli volentieri quando capitava, ma senza averli seguiti davvero prima. Dal punto di vista di un fan, probabilmente anch’io sono fra quelli che sono andati da zero a cento in uno schiocco di dita.
E non è sorprendente: Freddie Mercury è morto che avevo due anni e mezzo, non avevo fratelli o cugini più grandi che potessero farmeli conoscere all’età giusta (o meglio, di cugini più grandi ne ho da regalare, ma dubito abbiano una cultura musicale – o generale – tale da poter ascoltare musica del genere), per cui, semplicemente, non ci sono cresciuto. Per dire, la prima volta che ricordo di averli sentiti è stata nella pubblicità del Ballantines che usava Innuendo, e lì sono rimasti per tanto tempo.
Per tornare a Waterman, non ho avuto modo di annusare il fiore prima che diventasse un esemplare pressato nell’erbario dei fiori eccezionali: riconosco che la loro musica ha un valore immenso, che come band sono ineguagliabili, ma non posso definirmi un appassionato come lo sono delle band che ho ascoltato da ragazzino.

Tuttavia, trovo un po’ ingiusto ridurre il rinnovato interesse generale per i Queen unicamente a una moda che la gente segue ciecamente. Chi ha iniziato a postarli solo perché ne parlano tutti e avrà dei big like assicurati c’è di sicuro, ma non sono tutti.
Per questo, fan dei Queen, siate pazienti e non prendetevela indiscriminatamente con gli inetti che, come me, si sono goduti il film e sono saltati di prepotenza sul bandwagon. Il fatto che Bohemian Rhapsody incuriosisca e faccia parlare della band o venire voglia di approfondirli non è necessariamente una cosa negativa. È più della semplice ipocrisia degli ultimi arrivati che non se li sono mai filati davvero e ora ne parlano come se fossero Veri Fan™: magari sarà, per qualche ragazzino là fuori, il cugino più grande che li farà appassionare davvero alla band; o lo spunto per qualcuno che, come me, li ha apprezzati di passaggio e ora vorrà iniziare ad ascoltarli più seriamente.

E sì, fan dei Queen, voi siete arrivati prima e li ascoltavate da prima che tornassero di moda. Ma se sul bandwagon ora si sta stretti e c’è un sacco di gente che fa caciara, pazientate un po’ e vedete che quelli scenderanno, ma lasceranno dietro nuove persone con cui condividere la passione per la band. Di per sé, il film può essere quel momento speciale che, di conseguenza, rende speciale anche la band e la sua musica per le generazioni che non hanno potuto annusare il fiore quando era ancora sul prato.