A quanto pare, ho superato indenne l’ennesima Apocalisse preannunciata – temo di aver perso il conto, ma con questa dovrebbero fare un sei-sette. Così mi son detto: se io sono sopravvissuto alla fine del mondo, allora anche il mio blog può benissimo sopravvivere alla fine di Splinder. Perché no, in fondo?
In realtà, l’unico motivo per cui non ho continuato a bloggare è che mi dispiaceva da morire di non poter importare i cinque anni di post su Splinder, accuratamente salvati prima della morte della piattaforma, qui su Blogspot a causa di un’incompatibilità fra il file esportato e la nuova piattaforma. Però il blog mi mancava; così, ispirato dalla profezia farlocca dei Maya, ho googlato un po’, mi sono informato, ho trovato un programma capace di convertire il tutto, ed ecco che il mio blog è rinato dalle sue ceneri. In fondo, tolta tutta la frenesia mediatica tanto cara ai nostri giornalisti (o pseudo tali), i Maya hanno parlato di fine di un ciclo; e dopo che un ciclo finisce, semplicemente ne inizia un altro. Con il blog è lo stesso: colgo l’occasione astrale per far cominciare un nuovo ciclo e vedere dove va a parare.
Per ora devo lavorare sulla grafica, e magari, col tempo, correggere gli strafalcioni di formattazione che il passaggio di piattaforma mi ha combinato, ma cercherò di tornare agli standard dei miei tempi d’oro da blogger, magari anche raccontando in breve cosa è successo fra il concerto degli Hurts a Milano e questa Apocalisse che non ha ingranato.
Intanto, il pensiero del giorno: dopo tutto, questi Maya non hanno nemmeno sbagliato del tutto. A mezzogiorno, ora dell’apertura delle danze, ero in giro a fare shopping con la Mater e ho comprato un cappotto e un abito che sono davvero la fine del mondo.