Wednesday 30 September 2020

Classifica musicale generale – 2020

Nelle puntate precedenti:
2016;
2017;
2018;
2019.

Classifiche dalla 51 alla 100:
2018;
2019;
2020.

Classifiche annuali:
2017;
2018;
2019
 
1. Come ti sei appassionato alla posizione numero 30? (Dead Can Dance)
• C’è stata una fortissima azione di lobbying da parte di Claude, Meggie e Wretchie.
2. Prima canzone ascoltata della numero 22? (Goldfrapp)
• Difficile dirlo, visto che moltissime erano ovunque. Ricordo Strange Machine usata da una delle compagne della Lili al saggio di burlesque, ma non sapevo ancora chi la cantasse. La prima che ho ascoltato con cognizione di causa è stata Annabel.
3. Testo preferito della numero 33? (Gwen Stefani)
Shine è il tipo di amico che cerco di essere.
4. Album preferito della numero 49? (Amaranthe)
Massive Addictive: un nome, una garanzia.
5. Canzone preferita della numero 13? (Autumn)
• Vabbè, questa è facilissima: Synchro-Minds!
6. Album peggiore della numero 50? (Siobhán Donaghy)
Revolution In Me ha delle ottime canzoni, ma ne ha anche di davvero brutte e, nel complesso, gli manca una forte visione d’insieme. Il successivo, Ghosts, è un vero capolavoro, il che fa sfigurare ulteriormente il primo.
7. C’è una canzone della posizione numero 39 che senti molto tua? (Emmelie De Forest)
Let It Fall, una delle canzoni definitive su “lascia perdere le situazioni senza futuro”.
8. Bei ricordi legati alla numero 15? (Kari Rueslåtten)
• Per qualche strano motivo la associo tantissimo alla fine del 2010, in particolare allo shoot sul Lago d’Iseo con Ayl Rose.
9. Quanti album possiedi della numero 5? (Evanescence)
• Quattro (Origin, Fallen, The Open Door e Synthesis) più il live Anywhere But Home e tutti i singoli fisici fino a Sweet Sacrifice compreso. L’epoca del self-titled l’ho saltata a pie’ pari.
10. C’è una canzone della numero 45 che ti rende felice? (Brooke Fraser)
Magical Machine è una delle mie feel good song preferite.
11. Canzone preferita della numero 40? (Aurora)
Soulles Creatures: non riesco ad ascoltarla senza avere gli occhi lucidi.
12. Canzone della numero 10 che ti piace di meno? (Marina & The Diamonds)
• Storicamente Bad Kidz, ma lì Marina era ancora giovane e una cappellata ci sta. La noiosissima Orange Trees è più offensiva nella sua esistenza, essendo stata scritta da una cantante con molta più esperienza.
13. Bei ricordi evocati dalla numero 6? (Emilie Simon)
• La volta che ho costretto Stefano a sedersi su una pila di assi bruciate per fare la foto di En Cendres e, soprattutto, la gita a Bordeaux per il concerto.
14. Canzone della numero 38 che associ a un momento o persona? (iamamiwhoami)
Sever a Stefano perché ho scattato una foto ispirata a quella canzone nello stesso shoot di cui sopra.
15. Quale canzone della numero 19 ti emoziona di più? (Theodore Bastard)
Будем Жить, anche in versione Земная Доля, mi entra sempre sotto la pelle.
16. Quante volte hai visto la numero 35 live? (Amy Lee)
• Quattro volte, ma solo con gli Evanescence. Tirasse fuori un album solista e facesse un tour per promuoverlo…
17. Quale canzone ti ha fatto innamorare della 23? (Alizée)
• Curiosamente, per quanto abbia descritto in lungo e in largo come l’avessi scoperta con Moi… Lolita e sebbene abbia avuto per anni Mes Courents Electriques… a fare la polvere fra i miei CD, a farmi innamorare di lei tanto da procurarmi l’intera discografia è stata, quindici anni dopo, Les Collines (Never Leave You).
18. Album preferito della numero 11? (Panic! At The Disco)
• Sono tuttora molto combattuto tra Death Of A Bachelor e Too Weird To Live, Too Rare To Die!.
19. Prima canzone ascoltata della numero 14? (Susanne Sundfør)
• Come dimenticarla? The Silicone Veil!
20. Canzone preferita della numero 27? (Róisín Murphy)
• Ciospa o non Ciospa, resta Pandora.
21. Album preferito della numero 16? (Stream Of Passion)
• Il sempiterno The Flame Within.
22. Prima canzone ascoltata della numero 47? (Placebo)
The Bitter End, e all’inizio l’avevo pure odiata!
23. C’è una canzone della 18 che trovi catartica? (Draconian)
• Nonostante tutto, sì: The Marriage Of Attaris, The Death Of Hours e, soprattutto, It Grieves My Heart.
24. Come hai scoperto la numero 21? (Tristania)
• Sono stati il passo logico successivo dopo i Sirenia.
25. Canzone della numero 26 che ti rende felice? (Nemesea)
Believe.
26. Canzone preferita della numero 3? (The Gathering)
• Ma vogliamo riparlare della volta che Silje aveva dedicato Saturnine a “these lovely people in the front row” perché io, Luisa e gli altri l’avevamo fermata prima del concerto e, tra una foto e un autografo, le avevamo chiesto specificamente se l’avrebbe suonata perché è la preferita più o meno di tutti?
27. Album preferito della numero 2? (Within Temptation)
• Dico sempre The Unforgiving: è un grandissimo album con una struttura impeccabile, ottime melodie e arrangiamenti che hanno rinfrescato e revitalizzato i Within Temptation.
28. Prima canzone ascoltata della numero 32? (Clare Maguire)
Bullet, grazie a Luisa che me l’ha fatta ascoltare per progettare una foto a tema per il nostro shoot a Venezia, lo stesso per il quale mi ha fatto conoscere gli Hurts.
29. Testo preferito della numero 8? (Delain)
Pristine, Shattered e Lullaby.
30. Quante volte hai visto la numero 17 live? (Sia)
• Nessuna, ma credo sarebbe un’esperienza molto interessante.
31. Come hai scoperto la numero 44? (Leandra)
• Grazie all’Innominabile.
32. Album della 12 che ritieni sottovalutato? (Eivør)
• Il fatto stesso che Eivør non sia in vetta a ogni classifica immaginabile rende l’intera sua opera sottovalutata. (Dovendone scegliere uno, Bridges, che è ottimo ma si è trovato strizzato tra due album ancora migliori).
33. Canzone peggiore della numero 29? (Epica)
• La scelta è sempre tra la boccata di sciroppo di mais che è Twin Flames e quell’obbrobrio saputello di This Is The Time.
34. Prima canzone ascoltata della numero 34? (Röyksopp)
• Questa la so: Poor Leno su MTV! E la ricordo perché avevo da poco rivisto Return Of The Jedi e la creatura nel video musicale mi ricordava gli Ewok.
35. Album preferito della numero 28? (Delerium)
• Anche se Karma è iconico, per me Poem resta insuperato.
36. Quante volte hai visto la numero 42 live? (Karen Elson)
• CHI DEVO ASSASSINARE PER AVERNE LA POSSIBILITÀ?
37. C’è qualche canzone della 36 che consideri un guilty pleasure? (Phildel)
• HELL NO, tutto ciò che ha fatto Phildel è fantastico!
38. Come hai scoperto la numero 48? (Lucia)
• Se dico ancora una volta “grazie a Luisa” finisce che mi denuncia per stalking musicale.
39. Album preferito della numero 7? (Anathema)
Weather Systems.
40. C’è qualche canzone della numero 31 che ti mette nostalgia? (Meg Myers)
Heart Heart Head e tutto l’EP Make A Shadow, che ascoltavo mentre andavo a Firenze a incontrare Francisco diverse estati fa.
41. Canzone della 41 che non ti piaceva ma adesso ami? (Les Discrets)
• Non direi: il mio indice di gradimento è rimasto abbastanza costante.
42. Testo preferito della posizione numero 24? (Emilie Autumn)
Rose Red praticamente parla di me.
43. Canzone più emozionante della numero 46? (White Sea)
• Due terzi di Tropical Odds (Ellipses, Bloodmoon, Secret, One Bad Eye e Bloodline in particolare), NYC Loves You e Cannibal Love.
44. Canzone della numero 25 che ti rende felice? (Anneke Van Giersbergen)
• La frizzantissima Sunny Side Up che ci parla della simpaticissima Miranda, una manic pixie dream girl che rende tutti felici e contenti! Ovviamente sono sarcastico, quella canzone è orribile. Feel Alive riesce a mettermi di buonumore senza cheese.
45. Canzone preferita della numero 9? (Florence + The Machine)
• Uh, questa è tosta. Storicamente Blinding, e penso sia tuttora insuperata, ma anche capolavori come Seven Devils, Wish That You Were Here, Pure Feeling e The End Of Love meritano una menzione speciale, per non parlare dell’unica cosa buona dell’intera ultima stagione di Game of Thrones, Jenny Of Oldstones.
46. Primo album ascoltato della numero 37? (The 3rd And The Mortal)
• L’iconico Tears Laid In Earth.
47. Membro preferito della numero 4? (Hurts)
• Adam: Theo col Mocio Vileda in testa non si può vedere.
48. Prima canzone ascoltata della posizione numero 43? (Sirenia)
• Sono piuttosto sicuro che sia stata Seven Sirens And A Silver Tear un annetto prima che iniziassi ad ascoltarli più seriamente, cosa avvenuta grazie a Star-Crossed.
49. Album che possiedi della numero 20? (Lady Gaga)
• I primi quattro.
50. Il miglior ricordo associato alla numero 1? (Theatre of Tragedy)
• Dieci anni fa a quest’ora ero già arrivato a Stavanger per il loro concerto finale. DIECI ANNI FA.

Thursday 17 September 2020

Errata corrige

Rileggendo quest’anno di blog, mi trovo a chiedermi: quale dei miei post è invecchiato peggio?
Voglio dire, a parte quello in cui ero veramente euforico per l’inizio del 2020, che è la madre dei post invecchiati male.
Ho due candidati. C’è quello in cui definisco il coronavirus “una comune influenza”, prendo in giro il panico che si è scatenato al Nord e mi dichiaro più preoccupato dei disagi logistici in viaggio che della malattia in sé, a cui discolpa c’è però che al 23 di febbraio, stando ai dati a disposizione dell’OMS, il virus era davvero ritenuto molto contagioso ma poco pericoloso, non era solo propaganda trumpiana.
E poi c’è il post in cui invoco la morte dell’autore su JK Rowling perché la sua opera non dovrebbe soffrire del suo essere una stupida TERF. Ecco, nemmeno tre settimane dopo è arrivata Lindsay Ellis a farlo invecchiare malissimo con delle argomentazioni incontrovertibili. Lascio il video qua sotto, ma il succo è che la Rowling ha un controllo talmente ferreo della sua proprietà intellettuale che anche solo comprare i Funko Pop di Harry Potter le mette in tasca i soldi con cui finanzia le sue campagne transfobiche, e essere associata a qualsiasi grande azienda consolida il potere mediatico grazie al quale può diffondere i suoi messaggi d’odio.


Temo di essere del tutto d’accordo con Lindsay: non c’è un modo etico di consumare i prodotti della Rowling se si ha a cuore la comunità trans. O meglio, lo si può fare, ma limitatamente a fanart, fanfiction, merchandising non ufficiale prodotto da artigiani di talento; e si può continuare con tranquillità a prestare o noleggiare libri e film, o comprarli di seconda mano. Ma spendere soldi per qualsiasi cosa sia ufficiale significa accrescere il potere della Rowling e mostrare alle varie multinazionali che è ancora una fontana di soldi a cui dare ulteriore potere.

Il discorso oggi è spuntato fuori in riguardo al trailer del videogioco, e ho sentito molti pareri incorretti circa l’impatto che boicottare – o, quantomeno, piratare – il gioco avrebbe sulla casa di produzione. Che diciamolo, non è indie e si risolleverebbe senza problemi se dovesse floppare, così come i suoi dipendenti, che sono stati pagati, non verrebbero licenziati.
Trovo anche sciocco pararsi dietro l’idea che non abbia senso non espandere ulteriormente il mondo narrativo della Rowling, quando esistono già un numero di cui ho perso il conto di libri (i sette più quelli corollari), dieci film, lo spettacolo teatrale che si fa finta non esista, eccetera: anche se si riuscisse a boicottare la Rowling fino a non farle più pubblicare nulla di nuovo in alcun formato, la sua opera continuerebbe a esistere e si potrebbe tornare a fruirne in qualsiasi momento.
Ad essere brutalmente onesto, tutte queste sono scuse di persone che non vogliono ammettere che la serie ha per loro più valore dei diritti della comunità trans. Non voglio farne una colpa, ognuno si sceglie le proprie battaglie, ma forse ammetterlo porterebbe quantomeno un po’ di chiarezza.

Parlandone con altri fan, l’unico vero cruccio morale sarebbe relativo ad Animali Fantastici: come mi hanno fatto notare, è ingenuo da parte mia sperare che, se il film floppasse per colpa delle esternazioni della Rowling, Hollywood non se la prenderebbe invece con le persone direttamente coinvolte nella produzione. Vero, cast e crew sono pagati per il lavoro fisicamente svolto, non in base al botteghino, e difficilmente si farebbero fuori professionisti così. Ma le carriere di molti attori – e in particolare molte attrici – sono state stroncate da un flop dovuto a fattori del tutto indipendenti dalla loro performance, che è anzi stata spesso definita come uno dei punti di forza del film o della serie: un boicottaggio in quel frangente potrebbe davvero nuocere ad alcune persone senza portare, da solo, un beneficio tangibile alla causa.
 
Personalmente, comunque, sono pronto a mettere da parte l’universo potteriano almeno per un po’ e almeno pubblicamente. Rileggerò sicuramente i libri, continuerò a parlarne con i miei amici, ma ho tolto i riferimenti decontestualizzati dai miei profili online. Non vorrei mai, mai che qualche persona trans aprisse un mio profilo, fosse anche PlanetRomeo, leggesse che sono Ravenclaw e pensasse che per me è più importante del suo diritto a esistere ed essere se stess*.
Quanto alla Rowling, forse è davvero in buona fede, ma deve capire che l’attivismo non è un sostituto della terapia. La sua transfobia affonda le radici nell’odio per tutto ciò che ha (o ha avuto) un pene perché ha subito abusi domestici. Per questo ha la mia compassione incondizionata, ma non le dà comunque il diritto di rovinare la vita altrui nella sua crociata di vendetta. Perché lei, assieme Rose McGowan, Asia Argento e tante altre “attiviste”, agisce mossa dal rancore, non dal desiderio di migliorare le cose, ed è questo a renderla cieca ai danni collaterali che si lascia dietro.

Tuesday 15 September 2020

Arcistronze (La transfobia spiegata alle TERF)

Cos’è la transfobia?

• Transfobia è: una ragazza muover perché suo fratello la investe deliberatamente con la macchina mentre è sullo scooter col moroso trans.
• Transfobia è: il fratello l’ha fatto per “darle una lezione” perché è stata “contagiata” con questo “stile di vita”. Stile di vita lesbico, sostiene lui.
• Transfobia è: il moroso, già ferito nell’incidente e avendo appena perso la morosa, viene pestato dal fratello della ragazza lì sull’asfalto.
• Transfobia è: le varie descrizioni che ne fa la stampa nazionale sono di “un incidente” (è omicidio), una “relazione gay” (non lo è), “Cira” (nome che nemmeno esiste al femminile), “fidanzata che transiziona a uomo” (irrilevante, è un uomo, punto).

Ma niente paura: ecco la Destra italiana che invoca a gran voce punizioni esemplari per l’assassino, mentre dal’altra parte ostacola in ogni modo il DDL contro l’omo-transfobia.

Ciliegina sulla torta, arrivano loro, la feccia dell’“attivismo” italiano. Arcilesbica che, con i suoi post TERF che JK spostati proprio, fa partire lo shitstorm sul fatto che è un attacco misogino diretto a due donne, che sono lesbiche, che non c’è transfobia. E a chi fa loro notare la cloaca che sta colando dalle loro tastiere, rispondono così:

Prendiamoci un momento per osservarlo, ‘sto messaggio.
Arcilesbica usa l’opinione dell’assassino per avvalorare la propria. Arcilesbica dà ragione a un uomo che ha ucciso sua sorella pur di non riconoscere l’identità di genere di Ciro Migliore.
Arcilesbica non vede nulla di male nella visione di uno che ha ucciso sua sorella perché, secondo lui, suo moroso trans era una donna e quindi erano due lesbiche.
Beh, non giustifica l’omicidio, questo è chiaro, ma avvalora la mentalità che l’ha causato. La visione del mondo in cui le persone trans non esistono, sono uomini e donne confusi, e quindi un atto d’intimidazione funziona per far riportarli “alla norma”.
Io non mi capacito di quanto in là le persone siano disposte di spingersi pur di riaffermare un proprio pregiudizio. Come possano ignorare le conseguenze dei loro “ragionamenti”, far finta che non stiano alimentando lo stesso clima di odio, ignoranza e degrado che è costato la vita a una ragazza.

L’ho già detto e lo ribadisco: Arcilesbica è la feccia del’attivismo LGBT italiano. Beh, visto che secondo loro “trans” non è un’identità valida, LGB. Anzi, B no, ché sono solo donne confuse a cui il Patriarcato ha fatto il lavaggio del cervello per far credere loro che le piace il cazzo. Già che ci siamo, nemmeno G, perché se già odiamo le persone col cazzo, a maggior ragione odiamo quelle a cui piace.
Beh, visto che resta solo L, forse sarebbe il caso che il mondo dell’attivismo italiano – quello vero – escludesse del tutto ‘ste Arcistronze: nessuno, nemmeno le lesbiche (quelle serie), ha bisogno delle loro idiozie.

Saturday 12 September 2020

Responsabilità e buste di plastica

Non lo so, a volte ho l’impressione che Laña del Rey lo faccia apposta, a cercare di irritarmi in tutti i modi. Non bastavano la sua incompetenza canora e autoriale, il suo personaggio inventato di sana pianta ma spacciato per genuino, le sue stupide fangirl e, di recente, le uscite a muzzo sul femminismo.
No, dobbiamo parlare anche di responsabilità, in primo luogo, e di… non so nemmeno come definirlo, in secondo luogo. Ma andiamo in ordine.

Che lo si voglia o no, essere una celebrità comporta delle responsabilità. I tempi delle dàiveh che potevano permettersi qualsiasi capriccio e di dire qualsiasi cosa perché erano superiori al resto del mondo sono belli che andati perfino per una che gioca a vivere negli Anni Settanta, e non solo per il cambiamento socio-culturale in atto, ma anche e soprattutto per l’evoluzione tecnologica. Prima era solo la stampa – in alcuni casi addirittura quella specializzata – a veicolare le opinioni delle celebrità; oggi, nell’epoca dei social media, la piattaforma mediatica che ci si costruisce con la fama è molto più ampia, permette di far arrivare messaggi volontari e involontari a centinaia di migliaia di persone con un click.
Tutto questo potere va amministrato bene: vero che il compito di educare i figli è dei genitori e quello di educare se stessi è di ciascuno di noi, ma non tutte le persone hanno le risorse intellettuali per farlo, oppure ci sono momenti di grande caos in cui c’è bisogno di una spinta a remare tutti nella stessa direzione, ed è a questo che serve il potere mediatico delle celebrità.
 
In un momento come questo, in cui le persone muoiono come mosche ma troppi sono restii ad assumersi qualsiasi responsabilità per rallentare la pandemia anche nel loro piccolo, vedere Laña del Rey che sulla copertina di un giornale indossa una mascherina a rete come se fosse un bell’accessorio di moda privo di qualsiasi utilità pratica mi urta. A maggior ragione in America, dove già il semplice atto di indossarla, la mascherina, è uno statement politico. Dove qualcuno, sulla non serietà della pandemia, ci sta costruendo una campagna elettorale.
C’è gente, lì fuori, che è pronta ad aggrapparsi a qualsiasi scusa pur di dare validità al proprio egoismo (nel caso del cretino comune sulla strada) o tentare di evitare una brutta figura politica (nel caso di chi li governa), e tu, Laña del Rey, con oltre diciassette milioni di persone che, su Instagram, pendono dalle tue labbra – grandi, piccole e rifatte – te ne freghi e tiri fuori ‘ste foto? Con tutti quelli che si ammalano e muoiono perché qualcun altro non prende sul serio la mascherina, tu non ti opponi a questa scelta stilistica nel tuo photoshoot? Ma allora sei una cretina.
 
E a proposito di essere una cretina, qualsiasi volontà di darle il beneficio del dubbio da parte mia se l’è bruciata con la sua ultima geniale trovata: un’intervista casereccia (che mi rifiuto anche solo di linkare) ripresa dal fratello in cui si fa il bagno nella vasca. Con i suoi “figli”.
I quali figli sono due gatti.
Esatto: ‘sta scema ha preso due gattini, li ha infilati nella vasca da bagno e li ha lavati col bagnoschiuma. E quando poi uno inizia ad agitarsi, lei lo sgrida e gli dice in tono arrabbiato: “Don’t be a difficult child”. Roba che, cretina, ringrazia che non ti stia strappando il filler dalle guance a unghiate. Deficiente.
E poi pigola: “It’s hard to be eclectic, Nico, but if you mother gets used to it, so must you, my only children.

Intendiamoci: parto dal presupposto che tutto ciò che esce dalla sua bocca sia falso come una moneta da tre euro, quindi no, non credo che maltratti quei poveri gatti facendo loro il bagno quotidianamente perché davvero li considera i suoi due figli umani. Stava solo giocando con lo stereotipo della donna in carriera che si ritrova sola e, ormai in menopausa, deve accontentarsi di una vita senza figli (giuro che secondo me sotto sotto è una di quelle conservatrici accanitissime, ma fa finta di non esserlo perché sarebbe il colpo di grazia alla sua carriera).
Ma il fatto che abbia deciso di farlo anche solo una volta come stunt pubblicitario per una finta intervista è comunque abominevole. Se decidi di avere degli animali, diventano una responsabilità che devi onorare, non puoi maltrattarli per una bella inquadratura. Perché fare il bagno ai gatti, specie col sapone, che altera il loro odore, è maltrattamento.
 
Ma, ancora una volta, cosa vuole saperne, Laña del Rey, di responsabilità? La sua è tutta performance, mica è da prendere sul serio.
Peccato per le sue stupide fangirl che non si rendono conto che, per autocitarmi, Laña Del Rey è come dopo che hai postato il cane a passeggiare: una busta di plastica piena di stronzate.

Tuesday 8 September 2020

Greatest hits

Fra ieri e oggi, con la Mater, abbiamo svuotato il salotto per imbiancarlo. A parte l’ossessivo-compulsività con cui ho stuccato ogni singola crepa lasciata dalla colla della carta da parati quando l’abbiamo tolta (circa vent’anni fa), ho ovviamente aiutato a evacuare l’intera libreria, ritrovando foto e oggetti di cui avevo dimenticato perfino l’esistenza e valutato se buttare o meno un po’ di cose.
Ho fatto fuori un mucchio di vecchi CD musicali masterizzati, decisamente inutili nell’era digitale, nonché tutti i VHS con le puntate di Pokémon registrate dalla TV, che posso trovare comodamente su internet.
Ho anche deciso di buttare via i diari delle medie e delle superiori: in primo luogo, sono Comix, quindi sicuramente sono invecchiati malissimo; in secondo luogo, non penso ci sia poi molto d’interessante lì dentro.
O meglio, ne ero convinto finché, portando giù la carta visto che domani è giornata di ritiro, non ho pensato fosse il caso di sfogliarli, almeno, e vedere se invece valesse la pena di conservarli.

Alla fine, ho deciso di tenere quello della terza media, nel quale avevo effettivamente messo impegno con battute (super cringe), sticker, compleanni, dediche scambiate con i compagni eccetera, con dentro qualche pagina strappata dai diari successivi con dediche, foto, testi di canzoni scritti in maniera creativa e, fra l’altro, mille lanci di coriandoli e artifizi di fuochi d’artifizio per la data del concerto degli Evanescence del 2006 (per inciso, ho ritrovato il pass per il meet & greet!). Una specie di greatest hits della mia adolescenza, che francamente basta e avanza.
Il resto, che butto senza particolari rimpianti, sono scritte elaborate di compleanni di persone che avevo dimenticato, quiz stupidi, foto stampate a qualità aberrante e testi di canzoni scritti in maniera creativa, ma imbarazzanti.

Ho comunque da fare qualche osservazione:
• L’impressione generale di aver personalizzato pochissimo i diari dipende dal fatto che, effettivamente, su quello dell’ultimo anno non avevo scritto, incollato, citato o scarabocchiato praticamente nulla. Le uniche cose annotate sono le verifiche: non segnavo nemmeno i compiti per casa, tanto al massimo me li facevo alla chetichella sottobanco prima che iniziasse la lezione.
Per quanto riguarda la personalizzazione, non so cosa pensare del fatto che fosse crollata vertiginosamente fino, appunto, a sparire, a breve distanza dall’apertura del blog e del profilo su DeviantArt: magari davvero il digitale ha ucciso il cartaceo, o magari avevo solo raggiunto il picco delle paturnie adolescenziali e non avevo voglia di fare nulla.
• Finché ho continuato, ero molto stiloso nella personalizzazione dei diari: un anno tutto in penne neon, quello dopo tutto in penne metallizzate, quello dopo ancora tutto in inchiostro gel dai colori super saturi, nero, blu, rosso o verde. Ho fatto la fortuna della Pilot.
• Personalizzare un diario era, nel mio caso, un atto estremamente performativo: lo facevo col preciso intento di lasciare un’impressione sull’eventuale compagno che me l’avesse chiesto in prestito per sfogliarlo, e viceversa. Peccato abbia iniziato ad avere rapporti abbastanza cordiali solo quando ormai eravamo cresciuti e avevamo tutti smesso con ‘ste cose.
• Parlando di testi di canzoni scritti in maniera creativa ma da buttare con i diari, mi sono reso conto che mi crea molto meno imbarazzo ammettere che mi sia piaciuto Twilight che non che mi siano piaciuti i Naituiss. Ugh, che vergogna. Fortuna che poi ho scoperto che c’erano altre band là fuori (e comunque, a mia discolpa, ho sempre preferito Evanescence e Within Temptation).

Ad ogni modo, al momento i diari più recenti sono in un mastello sul marciapiede e attendono che la nettezza urbana li prenda e li porti a riciclare. Non ho particolari rimpianti perché l’intero periodo del liceo è stato piuttosto brutto e non mi fa gran piacere ripercorrerlo – addirittura, il diploma della maturità l’ho ritrovato arrotolato con un elastico (e un po' ammaccato) in mezzo ad altre scartoffie. Quel che volevo ricordare l’ho tenuto, il resto è un peso di cui mi sarei dovuto liberare molto tempo fa.

Sunday 6 September 2020

Running up that silicone veil

Wow: noto che l’ultima volta che ho taggato un post con “cripta onirica” è stato nel 2014.
Non che non abbia sognato negli ultimi sei anni. Solo che ci sono interi periodi in cui non ricordo nulla di quel che vedo, e quelle poche volte in cui ciò avviene il sogno è talmente frammentato e contorto che non vale nemmeno la pena di tentare di ricordarlo.
Stanotte, invece, ho fatto un sogno piuttosto coerente, per quanto bizzarro, e che ricordo perché coinvolgeva persone che conosco, a cui ho subito scritto per raccontarlo.

L’ambientazione è quella del mio ex-incubo ricorrente (“ex” perché quello sì che non lo faccio più da anni, yay), ovvero la mia aula del liceo in cui mi trovo per fare un’integrazione postuma dei miei studi. Però a questo giro non solo è sera e non mattina, ma la materia non è la temutissima matematica, bensì musica! E in cattedra non c’è la Lorettu, ma Barbara dei Dama! Accanto a me c’è Michele, anche lui deve fare questo corso / esame integrativo.
Ovviamente, con Barbara iniziamo subito a chiacchierare amichevolmente e pian piano mi accorgo che è una sua tecnica per mettere me e il resto della classe a nostro agio per cantare meglio. Mentre parla, prende un oggetto che sembra una specie di vaso ma che so essere una cassa di risonanza e lo usa per cantare prima una nuova canzone dei Dama e poi un’aria lirica. Dopo di che lancia il vaso verso un banco, in modo che chi lo afferra sia il prossimo a cantare almeno una strofa o un ritornello di una canzone a piacere. Lo prende una ragazza dietro di me e la sento intonare The Silicone Veil con una tecnica impeccabile e perfino un timbro uguale a quello di Susanne Sundfør, così mi volto e scopro che in effetti è Susanne Sundfør.
Susanne sorride implicando che quella piccola performance non è stata faticosa per lei e lancia il vaso verso di me. Lo afferro e rimango per qualche secondo paralizzato perché la mia mente si svuota: non ho la minima idea di cosa cantare. Finché, all’inizio con qualche incertezza e poi con più sicurezza, accenno la prima strofa di Running Up That Hill e, finito il mio turno, passo il vaso a Michele e mi volto verso Meg Myers, seduta accanto a Susanne, per sussurrarle: “By the way, I adore your cover.”
Alla fine, mentre cercavo il telefono per twittare qualcosa su quanto fosse bello avere Barbara come insegnante e Susanne e Meg come compagne di corso, mi sono svegliato prima di sentire cos’avrebbe cantato Michele e non ho idea di come sarebbe proseguita la faccenda.

La cosa più interessante è questo inaspettato upgrade del mio ex-incubo ricorrente, di cui non riesco proprio a spiegarmi il significato.
Suppongo che l’incubo fosse una manifestazione del senso di colpa per lo stato pietoso in cui versava la mia carriera universitaria all’epoca, per questo ho smesso di farlo una volta accantonato definitivamente quel periodo della mia vita. Perché quindi è tornato ora, ma stravolto completamente, addirittura trasformato in un bel sogno? E ok, Barbara fa anche la vocal coach, ma perché gli altri? Michele dice che fra me, lui e Susanne facciamo una bella combo di depressi, e Meg non so quanto sia messa meglio, ma a parte questo, c’è qualche significato recondito?

Guerre silenziose

Oggi posso dirlo con certezza: ho battuto il mio precedente record di sette mesi e due settimane tra il post volutamente fumoso e una rovinosa caduta dal vagone dovuta a una compagnia molto piacevole e il troppo gin che mi ha fatto rendere conto del danno solo in media res (giuro, ho un black out completo riguardo a quel momento specifico). La data la ricordo perché è successo la notte prima che andassi a farmi il piercing all’orecchio (tant’è che ci sono andato con un hangover mostruoso), quindi è facile ricostruire tempistiche e robe varie. Poi da lì è passato più di un anno di disastro a varie riprese fino alla decisione finale.
 
Beh, a questo giro la data del 6 settembre ha avuto quasi un mese e due settimane di vantaggio, per cui posso dire ufficialmente di aver superato entrambi i tentativi precedenti. Certo, la situazione è completamente diversa e anche quello aiuta: sono qui dove la quotidianità non è stata avvelenata in maniera pervasiva come su, non ho modo di stare un granché per conto mio, le occasioni di socializzazione le ho ridotte al minimo, sarebbe più una fonte d’ansia che altro ed è l’ultima cosa di cui avrei bisogno.
Ma è anche vero che ora ho più spazio di manovra e ho anche avuto un’occasione di tentazione… in cui la tentazione non c’è proprio stata. Consciamente il pensiero mi ha attraversato la mente, ma non mi ha provocato desiderio, né nostalgia, né altro se non pura indifferenza. Il che è un sollievo, specie in previsione del fatto che prima o poi dovrò tornare alla mia vita.

E niente, questo è uno di quei post vaghi che scrivo solo per me, stavolta per darmi una pacca sulla spalla e dirmi “bravo” da solo. Una battaglia è vinta. Non so quando potrò considerare vinta anche la guerra, visto che ho notato fin troppo bene quanto basti un solo passo fuori posto per far esplodere a catena un intero campo minato; ma magari un giorno sarà davvero vinta e potrò anche far brillare qualche bomba inesplosa ogni tanto, o scoprirò addirittura che non ci sono affatto residui bellici. Solo il tempo lo dirà.