Monday 25 May 2020

Difendere l’indifendibile

Correva l’anno 2014: non ricordo quale “capolavoro” di Laña del Rey fosse uscito, avevo scritto le mie opinioni track by track su Facebook in maniera caustica ma fornendo critiche argomentate su perché l’album facesse schifo, e avevo settato la privacy del post su “pubblico” per vedere di nascosto l’effetto che fa.
Un qualche fan di Laña aveva risposto in maniera estremamente piccata spingendomi a fare una profonda riflessione: anch’io ero così deficiente quando, da ragazzino, idolatravo gli Evanescence?

Beh, è bello constatare che sei anni dopo non è cambiato niente.

Ora, non ho mai fatto mistero né del profondo disprezzo che nutro verso i fan di Laña del Rey, né di quanto ridicoli trovi sia la sua musica sia il personaggio che si è costruita. A parte le battute sui pessimi lavori di chirurgia che si è fatta fare nel corso degli anni, però, non ho mai espresso opinioni su lei come persona, visto che non la conosco. Non la odio, non la amo, non penso nulla di particolare su Elizabeth Grant.
Fino a qualche giorno fa.
Perché è vero, la mancanza di trasparenza e onestà del personaggio lascia sempre un dubbio che ciò che dice non sia sincero, ma se quelle che ha espresso nell’ultima carrellata di messaggi Instagram, storie e tweet sono davvero le sue opinioni, questa donna è marcia anche nel personale, oltre che artisticamente. Il che è tutto dire, considerando che ormai sarà composta per la maggior parte da idrocarburi.

Lascio all’attento lettore il compito di rintracciare sia il post originario sia la sfilata di catfight e sparate passivo-aggressive (o aggressive e basta) con cui ha cercato di far fronte al backlash che si è scatenato. Lascio anche a blogger più qualificati di me su argomenti relativi al razzismo, specie la microaggressione, di giudicare se sia o meno casuale che sei delle sette artiste che ha infangato nel post originale – pardon, omaggiato, stando alle rettifiche – siano persone di colore. Se il sottinteso che molti hanno colto, e che costituisce una parte molto sostanziosa del backlash che sta subendo, è presente, le cose sono ancora peggiori, ma vorrei concentrarmi nello specifico su ciò che ha espresso apertamente e che è inequivocabilmente criticabile: il suo fastidio nell’essere accusata di glamourizzare l’abuso e le relazioni tossiche, e le cose che dice per smentire l’idea.

Ebbene, c’è un aspetto fondamentale, quando si affronta un argomento controverso in un’opera d’arte, che a Miss Grant sembra sfuggire, ed è il FRAMING.
Sì, Elizabeth, nelle tue canzoni puoi affrontare argomenti come l’abuso, lo spogliarellismo, gli sugar daddy, la prostituzione, le relazioni tossiche, lo sbilanciamento di patere, quel che ti pare; ma il modo in cui li inquadri susciterà reazioni diverse nell’ascoltatore, e quello dipende da te. Se già in questo stesso post mi parli del femminismo che deve accettare le “donne che dicono no ma il loro uomo sente sì” come se fosse un atteggiamento normale, addirittura desiderabile, le persone con un cervello avranno dei problemi con quel che dici e non è certo colpa loro.

Che poi, capisco pure la confusione e le incongruenze nelle affermazioni e nel personaggio pubblico di Miss Grant nel corso degli anni, visto che “Lana del Rey” non è altro che una rievocazione della biografia di Norma Jean Baker con un tocco di Priscilla Prestley qua e là: sarebbe difficile per chiunque ricordarsi cosa si è preso e cosa no, in che misura e in che ordine. Ma riproducendo materiale dagli Anni Cinquanta e Sessanta senza modifiche, con quegli stereotipi di femminilità e di ruolo della donna, a un pubblico moderno produrrà per forza un effetto anacronistico, visto che la società è andata avanti. (Pensandoci bene, il fatto che attinga a quei decenni getta un’ulteriore, brutta ombra sulla questione delle donne di colore che ha infamato nel suo post…)
Fra l’altro, non vedo con che faccia possa definirsi un’icona di emancipazione sessuale per aver affrontato il tema della prostituzione, se poi negli stessi post critica altre artiste femminili per aver cantato del loro corpo o vita sessuale, e usa poi espressioni come “prenderlo in culo” in termini derogatori. Grandissimo esempio di progressismo, complimenti!
Le accuse che la critica musicale pretenda una felicità preconfezionata e si scagli contro di lei perché a volte osa essere genuinamente triste, poi, sono ridicole. Là fuori è pieno di vere cantanti di tutte le età, in ogni genere, più o meno famose, con background musicali e personali molto diversi, che affrontano temi profondamente personali, spesso oscuri, difficili, delicati, ma non vedo nessuna di loro lamentarsi che “esprimere una nota di tristezza” le faccia automaticamente etichettare come “isteriche” solo in virtù di essere donne.
Quindi forse, Elizabeth, il problema non è sociale, ma dipende interamente dalle carenze del tuo songwriting.

Ma hey, in realtà quest’intera conversazione è resa futile dal fatto che questo post era solo un grosso stunt pubblicitario per presentare le sue prossime pubblicazioni! È stato progettato apposta per scatenare del drama, le è solo sfuggito di mano perché l’ha sparata troppo grossa e con tanto di implicazioni sfortunate. E se anche, ripeto, le si volesse dare il beneficio del dubbio sull’intenzionalità delle microaggressioni razziste, la glamourizzazione dell’abuso di cui si dice stanca di essere accusata È LÌ NEL TESTO! Mischiata alla ben e meglio con argomentazioni fondate, apparentemente simili ma fondamentalmente diverse, come dire che il femminismo deve rispettare le donne dal carattere più mite e remissivo, o dalle aspirazioni più “tradizionali”, che è ben diverso da accettare che un uomo “senta sì al posto di no”! (Il tutto poi scagliandosi anche contro gli uomini che dicono che una donna “se l’è cercata”, viva la coerenza.)
E tutto ciò è messo lì apposta per dare risonanza al post con cui annuncia i suoi libri di poesia e il suo album!

Io capisco che possa esserci gente a cui piace la sua musica. Capisco perfino che a qualcuno possa piacere il personaggio. Ma come si può continuare a difenderla quando spara cose del genere? Quando prende argomenti che per migliaia di persone nel mondo, donne e anche uomini, sono la dura, amara realtà, e ci monta sopra un polverone per farsi pubblicità?
Perché al contrario della storia che si era inventata, lei non è uscita strisciando da un parcheggio di roulotte, ha una famiglia facoltosa alle spalle. Ha successo e denaro guadagnati con la sua carriera di “cantante”. Ha tutti i mezzi economici e sociali per cercare aiuto e tirarsi fuori da eventuali situazioni di abuso o violenza: bello, in questo caso, trattarle come un divertimento. Molte persone, però, questa fortuna non ce l’hanno.
Come può essere colpa di noi altri che, poveri ignoranti, non capiamo il suo reale genio e le cose che in realtà intende dire? Per quanto mi riguarda, qualunque fan che pensi questo o è stupido e in buona fede, o intelligente e in malafede – così come lei stessa. Riproponendo quelli che sono problemi reali di persone reali in versione parco a tema, lei si fa pubblicità, i fan rafforzano la loro posa di grandi intellettuali che capiscono la vera arte e i messaggi di questa santa donna. E questo, francamente, è indifendibile.

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