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Monday, 18 February 2019

Carro e buoi

Crescendo, ho pian piano ammorbidito le mie posizioni nei confronti della religiosità altrui.

Io di religioni ne ho provate svariate, per quanto tutte all’acqua di rose e senza mai reale convinzione: battezzato cattolico (che mi esclude dalla linea di successione per il trono britannico, mannaggia!) prima che potessi sapere di cosa si trattasse; incubo delle catechiste con le mie domande scomode ma comunque comunicato, sempre cattolico; quasi cresimato ortodosso finché non mi sono stufato e non ho più messo piede in chiesa; pagano / wiccan scoppiato perché mi piaceva Charmed e volevo essere edgy al liceo; per un certo periodo, ho perfino creato il mio personale Santo Dorian Gray in una specie di accordo à la American Gods in cui io lo facevo esistere con la mia “devozione” (fra tante virgolette) e lui mi spianava la strada con i suoi “miracoli”. Per fortuna, quando sono entrato nel trip Angel Sanctuary e ho iniziato gli Infernal Lords, ero già abbastanza grandetto da non impelagarmi in qualche strambo satanismo hollywoodiano per darmi un tocco ancora più edgy che nella fase wiccan scoppiata.
Non ho mai sentito nulla. Ho letto e mi sono informato molto sui vari credo con cui ho flirtato perché sono curioso, mi piace il simbolismo che c’è dietro e non voglio rifiutare o accettare qualcosa che non comprendo, ma proprio per questo non ho mai avuto fede: analizzo troppo le cose per poterci credere davvero.

Quando mi sono reso conto di trovarmi da qualche parte nello spettro fra ateismo e agnosticismo, sulle prime sono diventato piuttosto bellicoso (a mia discolpa, vedere una mia cara amica andare a farsi lavare il cervello a Međugorje non ha aiutato). Mi sono riletto molti punti salienti della Bibbia (perché era quello l’avversario più diffuso), ci ho riflettuto sopra e ho iniziato ad attaccare la fede altrui per sport, sciorinando tutta la valanga di contraddizioni, fallacie logiche, assurdità e ritocchi storici. Addirittura, non riuscivo a concepire che una persona intelligente potesse essere religiosa.
Poi, una bella sera, Katia mi ha fatto un reality check piuttosto duro che mi ha fatto svegliare: mi stavo comportando come i peggiori Testimoni di Geova e avevo tanti pregiudizi quanto quelli che mi dicevano che sarei finito all’inferno.
Ci ho messo un po’ a metabolizzare la cosa, ma ho trovato una posizione soddisfacente: chiunque è libero di credere in ciò che gli pare, dal cristianesimo all’astrologia, fintanto che non lo usa per giustificare i suoi pregiudizi. Ciò a cui sono avverso è la struttura organizzata (leggi: il clero), e non transigo in alcun caso sulla necessità di estirpare qualsiasi credo religioso dallo Stato (ne ho parlato più approfonditamente qui). La religione non è un problema a livello personale, ma a livello sociale.

Ciò non significa, però, che mi faccia mettere i piedi in testa: se qualcuno tenta di impormi i suoi pregiudizi religiosi, rispondo a tono.
Ad esempio, mi urta parecchio che un cretino conosciuto su un’app di dating gay mi tenga al telefono un’ora e mezza attaccandomi un pippone madornale perché, girando sul mio Instagram, mi ha visto fangirlare con caption “LUCIFER IS BACK!”, e non si calmi nemmeno dopo che gli ho spiegato che si tratta di una serie tv. Sentirmi dire che finirò all’inferno perché guardo una serie tv su Lucifero (per non parlare di Sabrina, omg!) è piuttosto ridicolo. Sentirmi dire che sono “cattivo” perché per me è tutta mitologia a cui non credo – non importano le mie azioni verso il prossimo, tipo applicare la filosofia Tyrell e cerchi di minimizzare i danni collaterali e beneficiare gli altri nel perseguire i miei obiettivi – è insultante.
Il rispetto è una strada a doppio senso: così come mi astengo dal dare giudizi sulle persone basandomi solo sulla loro religiosità, mi aspetto che loro non ne diano a me perché non credo. Finché mi troverò davanti persone del genere, non mollerò la presa sulle assurdità della fede cristiana e le sue mille fallacie logiche. Anche perché, in un caso come questo, l’ipocrisia è lampante: con che coraggio tu, utente di PlanetRomeo, millanti superiorità morale nei miei confronti da un punto di vista religioso? Cosa ti rende un buon cristiano se sei gay? Scegli arbitrariamente di ignorare la parte in cui finirai all’inferno per sodomia? Nulla ti vieta di ignorare anche il resto.
Ed è inutile che, di fronte a tutte le fallacie che ti sbatto in faccia, tu mi risponda: “Allora vengo lì, ti ammazzo e poi mi dirai che avevo ragione ed esiste l’aldilà”. Non fai altro che dimostrarmi che ho ragione quando dico che la moralità diventa relativa quando dici di agire per conto di una divinità.

Per inciso, con ‘sto mentecatto è andata a finire che ho riattaccato scocciato e, quando ha provato a ricontattarmi il giorno dopo, gli ho detto che non avevo intenzione di continuare a sentirlo perché la sua visione del mondo non è compatibile con la mia. Lui mi ha giudicato – perché dire “sei cattivo” è un giudizio – sulla base delle mie credenze e dei gusti in fatto di serie tv. Io l’ho giudicato come idiota e bigotto sulla base delle sue azioni nei confronti di un’altra persona. Non abbiamo nulla in comune.
Poi ho anche dovuto bloccarlo su tutte le app e aggiungerlo nella lista nera dei numeri chiamanti, ma è un altro discorso.
Poi però ho dovuto fare un po’ di training autogeno per convincermi che non è un mentecatto perché è religioso, ma vive la sua religiosità in maniera così aggressiva perché è un mentecatto. È stato faticoso, ma non ho annullato la mia crescita e ho rimesso carro e buoi nella giusta prospettiva.

Thursday, 10 January 2019

Sardinian Gods

Mi affascina molto una stele votiva alla Madonna che si erge all’imbocco della strada che, dalla statale, porta a Tottubella, una minuscola borgata agreste di Sassari. Nulla di straordinario, un elemento insignificante del paesaggio che sfreccia oltre i vetri del pullman: quattro blocchi di cemento sciupato e coperto di licheni, con un brutto bassorilievo della Madonna col Bambino e gli immancabili fiori di plastica offerti sotto. E la scritta: “Maria, benedici i nostri campi”.


Accidenti, penso io. Un po’ presuntuoso pretendere che la sola ed unica Madonna, madre dell’intero ecumene cristiano, non abbia di meglio da fare che spendere una buona parola con l’Onnipotente affinché renda fertili i campi di Tottubella (SS), popolazione 307. Formulazione che ho arricchito io, fra l’altro, visto che dalla scritta sembra che sia lei stessa ad agire quando, canonicamente, il massimo che può fare è intercedere.

Ma poi penso, la formulazione è corretta: alla fin fine, non è a Maria che si rivolgono, ma a qualche divinità agreste locale assorbita nel culto monoteistico. E non è nemmeno presuntuoso pensare che dedichi la sua attenzione ai campi di Tottubella, visto che sono la sua dimora, il suo dominio, e la loro fertilità rientra nei suoi poteri.
Rivolgersi a divinità super-specializzate per piccoli affari locali è tipico del paganesimo; e del resto, tutte le varie Santa Maria del Fiore, Santa Maria del Pozzo, Madonna Nera e le altre “varietà locali” della Madonna non sono tanto “avatar” di Maria, quanto divinità preesistenti, Madri Natura inglobate nell’unica figura femminile di spicco del Cristianesimo.
In effetti, trovo affascinante questo aspetto del Cattolicesimo in particolare: tutte le varie processioni con i feticci di legno, le offerte agli altari dei Santi, la devozione locale che, in pratica, rivaleggia quella per Yaweh e Gesù. Sono tutte divinità minori pagane a cui la gente era troppo legata, più che a Giove, Giunone e compagnia, per abbandonarle così d’un punto in bianco. L’onnipresenza del Paganesimo nel Cristianesimo ha un che di ironico e divertente.

Così, ora, eccomi a immaginare uno scenario stile American Gods: una qualche vecchietta a Tottubella che, dirottando il culto mariano, trae sostentamento da quei fiori di plastica, diligentemente sostituiti appena sbiadiscono, che le vengono offerti sotto quell’altarino cheap in cambio di un raccolto generoso. Vive lì dalla preistoria, da quando era la sacerdotessa di uno dei numerosi nuraghi della zona, e oggi se la ghigna alla faccia della Madonna per cui si spaccia.

Thursday, 6 September 2018

Chimeras

Bred from a thought,
A little movement in the air
Takes shape, in a few seconds
Becomes a monster.

È successo un po’ come quando ho pensato per la prima volta di tagliarmi i capelli: un’idea randomica, passeggera, che credevo non avesse alcun seguito. Quella volta è stato il video sulle acconciature da uomo dell’ultimo secolo (tutto ciò che c’è stato fra gli Anni Dieci e i Cinquanta doveva essere mio), questa volta è stato continuare a trovarmi le foto di Raphaël Say sul feed di Instagram: porca miseria, quanto gli stanno bene, soprattutto il hoop con la borchietta che pende.
Tempo qualche mese e quella piccola idea non solo non è passata, ma è rimasta a fermentare in fondo alla mia mente, producendo sempre più fumi fino a intossicarmi del tutto. Così ho chiesto alla Mater quando fosse il giorno con la luna più giusta perché le ferite guarissero – una cosa super wiccan scoppiata, lo so, ma in queste cose meglio un po’ di superstizione in più in caso funzioni, e se non si avvera almeno non fa danno – ed era oggi; e quando sono passato allo studio di tatuaggi che mi avevano consigliato per prendere appuntamento, il proprietario mi ha detto che il piercer viene da Sassari una volta a settimana proprio di giovedì, una coincidenza perfetta.
Così eccomi qui, con un foro fresco fresco al lobo dell’orecchio sinistro e una barretta di acciaio chirurgico che lo attraversa. Sulla soglia dei trent’anni ho deciso di farmi l’orecchino.

Side note, ho deciso di andare da un piercer professionista e farmi mettere l’acciaio chirurgico perché non è il mio primo giro in giostra: nel 2006, a diciassette anni, addirittura prima di aprire questo blog, avevo deciso di farmi due buchi in alto sull’orecchio sinistro. In un negozio di bigiotteria, con la pistola e con due stud con gli strass in pura lega di tetano. A parte il male cane dei due buchi in successione, le cose sono poi andate malissimo perché i materiali degli orecchini erano dubbi, la tecnica è stata pessima, regole sanitarie queste sconosciute, la cartilagine è difficile da far guarire, eccetera. Fra l’altro, Quella Luana ci affibbiò pure un calcione mentre nuotavamo in piscina, il giorno primo del famigerato litigio, e lo fece apposta perché mi guardò con aria tutta soddisfatta mentre mi tenevo l’orecchio dolorante.
Ma divago. Il fatto sta che a dicembre ‘sti buchi mi facevano ancora talmente male da non poterci nemmeno dormire sopra, così ho rinunciato e li ho lasciati richiudere.
So bene che il lobo è tutt’altra faccenda – tant’è che ho sentito un pochino di fastidio, nemmeno dolore – ma ho preferito non correre rischi e affidarmi a un professionista che sapeva ciò che faceva. Vediamo un po’ come va a finire.

Di nuovo, sono sulla soglia dei trent’anni e un po’ mi sento stupido a dare tutta questa importanza a una cosa che per altri può sembrare scontata, ma piercing e tatuaggi sono sempre un po’ riti di passaggio. Chissà cosa mi porterà il mio.

Wednesday, 15 August 2018

Swooning at the edge of the world

Mentre passeggiavo in centro storico ad Alghero stasera, mi sono seduto per qualche minuto su una panchina del lungomare. Davanti a me, l’orizzonte al crepuscolo: il mare calmo e pieno di barche di pescatori con le loro luci, sotto il cielo che, tramontato il sole, iniziava ad accendersi di stelle. Impossibile non notare la falce di luna crescente contornata da altre luci piuttosto nitide: a ovest Venere, a sud Giove, entrambi luminosi come i fanali dei pescherecci.
Seguendo l’eclittica verso sud, ho poi trovato Saturno in cima e Marte, enorme per via della relativa vicinanza alla Terra, di un ruggine vivo a sud.
Ho aperto Sky Map giusto per essere sicuro di averli azzeccati tutti e ho scoperto che anche Plutone era lì, fra Saturno e Marte, troppo debole per l’occhio nudo ma sempre presente. Mercurio era vicino al Sole appena tramontato, e perfino Nettuno e Urano erano poco sotto l’orizzonte, a est.

Ed è in quel momento che ho “percepito” il Sistema Solare.
Non so come spiegarlo: mi è mancato il fiato di fronte alla consapevolezza che tutti i corpi celesti che avevo visto nelle foto fossero lì, davanti a me, più lontani o vicini, visibili o non visibili, ma là fuori. Tutta quella bellezza lì, davanti a me, indisturbata dalle brutture che gli esseri umani si lanciano addosso l’un l’altro su questo pianeta.
Mi sono sentito come se fossi sull’orlo del mondo e davanti a me ci fosse non il vuoto, ma qualcosa di bello e pieno di colori e particolarità. Che per quanto piccolo, anch’io fossi parte di tutto ciò.
Era da tanto che non sentivo un qualche senso di appartenenza, e questo è stato pressoché universale. È stata una sensazione bellissima.

On a side note, questo mese tutti e otto i pianeti più Plutone sono nella stessa metà del Sistema Solare. Non so quanto sia raro o statisticamente improbabile, ma capiterà di nuovo fra due anni, e poi a metà degli Anni Venti, quando saranno tutti più o meno nello stesso quarto del Sistema, come calcolato da The Planets Today.

15 agosto 2018; dimensioni e distanze non in scala, ma le posizioni sono quelle.

Thursday, 3 May 2018

Pronto

È tutto pronto per partire a Roma. I biglietti sono tutti in ordine;  documenti pure. Porto con me tre libri da leggere. La valigia è fatta: la fotocamera è dentro, le batterie sono tutte cariche, le memory card svuotate, il cappello per Belial c’è, i vestiti bastano e sono adattabili a qualsiasi clima, tutti i caricabatterie vari ed eventuali sono messi, ho anche infilato lo zaino vuoto per potermi destreggiare meglio sabato, il giorno dello shoot, e domenica, che passerò tutta in giro.
Oh, giusto: tutte le persone coinvolte hanno confermato.

Ovviamente io sono un fascio di nervi.

Un piccolo fuori programma è che sabato sarò io a scendere a Napoli per scattare, e non il modello a raggiungermi a Roma. Lavora, farebbe troppo tardi ad andare e tornare, ma nessun problema: ho fatto i biglietti per l’andata, il ritorno lo vedrò quando finiamo, mi sono premunito bene per spostarmi in città e tutto dovrebbe andare per il verso giusto.
Naturalmente, per essere sicuro, ma proprio sicuro (entro i limiti del plausibile) che non mi tiri bidone, ho sondato il terreno discutendo delle previsioni meteo per sabato Napoli – dovrebbe essere leggermente velato, non troppo caldo, e non dovrebbe piovere – così da avere l’ennesima conferma e ricordargli anche giorni e orari in caso sia distratto.
È un ragazzo che conosco da diversi anni ed è assolutamente coccolo, ma ciò non mi fa comunque rilassare: non che non mi fidi di lui nello specifico, ma è un essere umano, ‘nough said.

Al momento, l’idea sarebbe chiamare Katia su Skype, fare due chiacchiere (non ho testa per guardare qualcosa), salutarla ché nei prossimi due giorni ci sentiremo solo via messaggio, e ricordare che, alla fine delle fatiche, mi aspetta una giornata bonus in sua compagnia: cosa c’è di meglio?
Di meglio ci sarebbe non essere paranoici, ecco cosa.

Il Carro significa che le cose andranno a buon fine. L’Eremita significa che, con rischi indicibili e traversie innumerevoli, supererò la strada per raggiungere il castello oltre la città dei Goblin. L’Imperatore e la Giustizia capovolti sono lì solo per ricordarmi che, per quanto le cose sembrino insormontabili, gli ostacoli sono tutti nella mia mente.

Respiro profondo.

Sono pronto.

Saturday, 21 April 2018

ɐızıʇsnıƃ ɐ˥ - IIIΛ

L’altro ieri sera ho fatto un paio spread coi tarocchi per chiedermi se fosse il caso di intraprendere un viaggio lungo, costosetto e logisticamente complicato per scattare la penultima foto degli Infernal Lords. Il primo di questi spread è stato un disastro: già mentre mischiavo, parte del mazzo mi è scivolata via ed è caduta, un pessimo segno.
Non ero nello stato mentale e di concentrazione per una lettura e, a una semplice domanda su “Come affrontare la situazione?”,  le carte che sono uscite non erano affatto risposte, hanno solo riflesso il mio stato mentale e i miei timori: 6 di spade dritto (decisioni da prendere a breve, possibili viaggi, grazie al cazzo), 7 e 9 di denari capovolti (rispettivamente paura di perdere il benessere / intuizioni sbagliate e sperpero / avarizia / inganno / promesse non mantenute), e la Giustizia capovolta.
La Giustizia capovolta è interessante:
[…] Frequenti i ritardi, i contrattempi, la lentezza e l’incertezza con cui le situazioni evolvono, spesso a causa dell’irresponsabilità e della disorganizzazione del consultante. Può rimandare a scarsa capacità di giudizio su se stessi, mancanza di autostima, eccessiva pignoleria, errato giudizio su una situazione o verso gli altri. […] Può rappresentare anche una persona incapace di prendere iniziative, con difficoltà a prendere decisioni.
È chiaro che, dopo nove anni di rimandi, bidoni all’ultimo, ripensamenti, scarsa convinzione e “no” mascherati da “le faremo sapere”, la mia fiducia nell’umanità è praticamente morta, soprattutto per quanto riguarda questo progetto. Se da una parte non ne posso davvero più, dall’altra è perché ci tengo. Ci tengo talmente tanto che subire l’ennesimo bidone sarebbe più doloroso di quanto possa sopportare.
Con questi presupposti, organizzare un viaggio di questa portata appositamente per scattare, dovendo prenotare i treni con ragionevole anticipo per non spendere questo mondo e quell’altro, dovendo farmi ospitare da un’amica che verrebbe lì apposta, mi fa procedere con tanta cautela da paralizzarmi. Ho paura non solo di investirci tempo e denaro ma, soprattutto, la speranza di fare finalmente questa foto. Lo spread, invece che darmi una risposta, è stato il riflesso di tutto ciò.

Dopo essermi calmato dedicandomi ad altro, però, ho fatto un più semplice spread a risposta secca, sì o no, con solo gli Arcani Maggiori, per i quali uso un altro mazzo invece che stare a ripescarli uno ad uno. Nuovo giro, nuovo mazzo, mente sgombra, e il risultato è stato questo:
 

Nella riga superiore, la risposta vera e propria: l’Imperatore capovolto e l’Eremita dritto.
Nella riga inferiore, consigli, avvertimenti, circostanze di cui tener conto: il Carro dritto e di nuovo lei, la Giustizia capovolta.

Ora, l’Imperatore è la carta dei risultati. Capovolto, cito, “rimanda all’abuso di potere o, al contrario, al timore dell’autorità. Le realizzazioni incontrano ostacoli, determinati soprattutto da una scarsa motivazione ad agire e da una mancanza di determinazione”. Per contro, l’Eremita dritto è una carta positiva: rappresenta una situazione attuale non facile, nello specifico una demotivazione dovuta agli ostacoli (risulta familiare?), ma che darà i suoi frutti perché la strada intrapresa è quella giusta e la pazienza sarà premiata.
La risposta è già piuttosto esplicita, ma le cose di cui tener conto rincarano la dose: il Carro rappresenta, in primo luogo, banalmente, i viaggi e le persone lontane; è la carta del trionfo, del successo, ma non dettato non dal fato, bensì dalle azioni intraprese dal consultante. E poi c’è la Giustizia capovolta che continua a guardarmi male. Il fatto che sia uscita due volte di fila, con mazzi diversi e su spread diversi, significa che è lì per un motivo.

E in effetti, queste carte hanno tutte un tema comune: la forza interiore contro il dubbio, e la responsabilità personale nel raggiungere un risultato.
Il problema non è che se qualcosa potrà andar male lo farà: è che ho paura a organizzare questo viaggio. Sono demotivato dagli ostacoli che ho incontrato finora, sfiduciato da come certe persone abbiano perso alla leggera un lavoro a cui tengo, e ho smesso di credere abbastanza in me stesso da dire: “Ok, ragazzi, queste sono le date, troviamoci tutti in posizione e facciamolo”.
Sono tutte carte che mi invitano a prendere in mano la situazione, credere in me e non lasciarmi demoralizzare dalle circostanze passate: non sono quelle che detteranno il successo o il fallimento del viaggio e della foto, ma la mia perseveranza.

In effetti, non appena ho fatto un bel respiro, messo all’angolo le persone giuste, organizzato la parte logistica e affrontato un paio di paure e dubbi lungo la strada, sembra che, per ora, le cose stiano marciando. Sono dispostissimo ad andare incontro alle esigenze di tutti, accollarmi ancora un po’ di spese e fatica, ma sono intransigente sul farlo quel week end, niente scuse, niente tentennamenti, niente scemenze.
Poi è ovvio, sono ancora gravemente ustionato e non ci crederò finché la foto non sarà stata scaricata sul mio computer e sarà in fase di post-produzione, ma forse un po’ di speranza e fiducia posso permettermele. Così poi non avrò più scuse per trovare il modello per Lucifero e finire la serie.

Monday, 1 January 2018

Capodanno WIP

Anch’io ho i miei talloni d’Achille, perfino negli ambiti in cui le mie posizioni sono più nette: quello delle feste comandate, ad esempio, è il Capodanno. Se il Natale lo accolgo con percentuali variabili di indifferenza e fastidio a seconda di quanto me lo sbattono in faccia, la Pasqua – wait, la Pascosa? – dicevo, il Ferragosto come il giorno in cui mi barrico in casa per evitare le orde di turisti, i Santi e i Morti con un rapido rolleye, eccetera, il Capodanno è l’unica festa che sento davvero e a cui partecipo.
Ovviamente non nel senso di munirmi di alcool del discount, scendere in piazza in mezzo alla gente, fare il count down, urlare come un deficiente, agitare e stappare la bottiglia di spumante facendolo schizzare dappertutto come surrogato fallico, partecipare ai tremendi concertoni locali o seguire quello ancora peggiore della RAI – quelle sono cose che detesto e rendono la domanda “Che programmi hai per Capodanno?” particolarmente indigesta. E comunque, non fate finta di sorprendervi quando dico: “Sto a casa a guardare film con la mia migliore amica”, sotto sotto nemmeno voi volete davvero scendere in piazza a fare lo slalom tra i petardi e le chiazze di vomito.
Dicevo, quindi, il mio non è il capodanno VIP della festona: è un giorno che celebro interiormente con piccole tradizioni. Sento davvero un senso di chiusura e inizio di un nuovo ciclo, così mi piace fare cose benaugurali perché “come passi Capodanno poi passi tutto l’anno” – che come superstizione è piuttosto innocua.
Quest’anno però ho deciso di cambiare un po’ le carte in tavola: così come sono rimasto a Trieste evitando tout court lo stress dei parenti per Natale (e lo stress del Natale tout court), ho anche rivisto completamente il mio approccio al Capodanno. Di solito, gli ultimi giorni dell’anno sono una grande corsa a sistemare le cose: si pulisce casa, si prepara la roba vecchia da buttare via, ci si fa i capelli, la barba e quant’altro il 31 dicembre così, a mezzanotte, si è lindi, pinti e perfetti per salutare l’anno nuovo.

Ebbene, il 2018 l’ho iniziado come il relitto che il 2017 si è lasciato alle spalle, né più, né meno. Del resto, avendo pianificato di passare davvero la serata a casa su Skype con Katia, e avendo evitato di invitare gente per l’altra superstizione di Capodanno, me la sono potuta cavare con barba incolta, capelli sporchi e camera che è un caos senza fine.
Perché alla fine è vero, nel 2017 mi sono trascurato: mettevo i momenti di cura personale come “premi” finito di occuparmi degli altri, rimandavo la sistemazione della stanza a dopo aver sistemato gli spazi comuni, e alla fine non avevo più davvero le forze o la voglia di fare qualcosa per me se non il minimo socialmente accettabile. Idem in questi giorni: approfittando dell’assenza di tutti i coinquilini, ho rimesso in sesto l’intera casa, riordinato e pulito a fondo la cucina, grattato via il calcare dal piatto doccia a forza di bicarbonato, aceto e olio di gomito, lavato a fondo il corridoio, il tutto probabilmente per zero riconoscimento quando la truppa sarà tornata (e francamente, magari trovassi casa così io tornando da una lunga assenza), e non ho avuto tempo né energie da dedicare a me o alla mia stanza.
Ma poi mi sono detto, se “come passi Capodanno poi passi tutto l’anno”, perché mentire? Che senso ha che mi faccia trovare in condizioni splendide dal nuovo anno se il vecchio è stato un mezzo disastro?
E ora eccomi qui, sbarbato, con i capelli puliti e in piega, dopo che ho rimesso in ordine e spolverato per lo meno una parte della camera. Invece che farmi trovare pronto e perfetto dal nuovo anno sperando che tutto l’anno continui ad andare magicamente bene, l’ho iniziato rimettendomi in sesto con l’augurio che per tutto l’anno mi resti la determinazione di stare bene. Mi sono svegliato con calma, ho pranzato, ho preso del tempo per me, non ho preteso di fare tutto in una volta in camera, non ho contato i minuti in doccia, non ho ceduto alla tentazione di rimandare perché avrei potuto fare altro, ho messo i puntini sulle I con chi è già rientrato circa il fatto che io ho fatto trovare casa pulita e pretendo che resti tale, dopo di che mi è venuta dal nulla l’ispirazione per una foto e bam!, sono anche stato creativo. C’è stato giusto un po’ di sforzo per vincere l’inerzia iniziale (e perché sto seppellendo vecchie abitudini, ma shh!), ma sono riuscito a essere produttivo verso me stesso e verso gli altri senza arrivare esausto a fine giornata.

Stare bene, fisicamente e mentalmente, richiede un processo attivo e costante. Fin qui, l’approccio di iniziare l’anno in gloria e vedere dove va a parare non ha pagato. Vediamo ora che l’ho iniziato work in progress, con tutte le azioni per rialzarmi e sentirmi una persona. Fin qui, mi sento energico e motivato e non ho intenzione di tornare nello stato in cui ero nelle scorse settimane.
Chissà che non sia questa l’attitudine giusta.

Monday, 6 February 2017

Dei e pianeti

Mi è stata posta una domanda molto pertinente: essendo io ateo, com’è che mantengo una posizione molto netta nei confronti della religione e controbatto con argomentazioni logiche e scientifiche quando la fede altrui si allarga troppo, mentre non solo tollero, ma flirto e sono affascinato dall’astrologia, e trovo sciocco che si sprechi tempo a smontarla con argomentazioni scientifiche?
O, detto in soldoni, perché due pesi e due misure per cose che sono altrettanto prive di fondamento?

A livello personale, nonostante tutto mi considero una persona moderatamente spirituale (ed è una cosa con cui la mia parte razionale ha problemi a scendere a patti). D’altro canto, il bisogno di spiritualità, di qualcosa che trascenda il mondo tangibile, è un costrutto plurimillenario che, come società, ci ha accompagnati dalle origini dell’umanità e, come individui, ci viene inculcato sin dalla primissima età: si tratta di un retaggio culturale talmente radicato che non si può semplicemente cancellare con un colpo di spugna. Nei momenti in cui ho voglia di staccare la spina al cervello, lo riempio in questo modo, con qualcosa che mi diverte (ho già parlato del fascino che la simbologia legata a zodiaco e tarocchi esercita su di me) e che non percepisco come dannoso. Poi però torno serio e baso le mie decisioni quotidiane su altre cose ben più concrete. L’importante è essere consapevoli che la cosa non è concreta.

E qui veniamo al livello sociale: francamente, non ho un problema con la fede altrui in quanto tale (ho superato quella fase perché è stupida). Se uno vuole credere in Yahweh, Allah, l’oroscopo o la Teiera di Russell, per me è liberissimo di farlo. Ho meno problemi con l’astrologia perché, semplicemente, a livello sociale occupa il posto che le spetta e che, secondo me, spetterebbe anche la religione: una credenza strettamente personale che ognuno è libero di praticare nel privato, dove non fa danni agli altri.
Trovo sciocco che qualcuno si chiuda in casa per una settimana perché ha paura di Mercurio in quadrato con Giove ed entrambi sono dissonanti col suo ascentente? Certo che sì. La cosa è un problema per me? No.
Non lo è perché, ai piani alti, nessuno approverebbe una legge che vieta ai Gemelli di sposare gli Scorpione perché, secondo Susanna Schimperna, sono una combinazione poco adatta. Nessun giudice impedirebbe a un Sagittario di adottare un bambino perché ha Saturno in transito e porta rogne. In memoria storica, mai i Leone e gli Ariete si sono fatti la guerra perché una città è la città santa del loro segno, e nessun predicatore ha mai fomentato i Capricorno ad attaccare gli Aquario perché non la vedono come loro. I parlamentari non votano le leggi citando Paolo Fox come giustificazione, i censori non censurano i media perché non rispecchiano il quadro astrale. Se un genitore fa mancare qualcosa al figlio in base all’oroscopo, nessuna norma sociale ne giustifica il comportamento; e magari qualche impiegato potrà negare un servizio a qualcuno di un segno che gli sta antipatico, ma non c’è nessun “Astrological Freedom Act”, effettivo o proposto, a proteggerlo dalle conseguenze delle sue mancanze. E se qualcuno si fa abindolare da un astrologo e inizia a sganciargli soldi, l’astrologo si becca una denuncia per truffa e la legge fa il suo corso senza che una Società Suprema degli Astrologi insabbi le cose e lo trasferisca altrove.

In sostanza, quindi, più che avere due metri di giudizio su due cose altrettanto prive di concretezza, ho due reazioni diverse perché diverso è l’impatto sociale che hanno. Percepisco l’astrologia come meno dannosa perché ha una dimensione strettamente personale che la società non legittima come forza trainante. Nel momento in cui dovesse pervadere il tessuto politico e giuridico del mio paese, sarei il primo a tenere sermoni su come la posizione prospettica di una luce nel cielo sullo sfondo di disegni altrettanto prospettici non abbia, scientificamente parlando, alcun valore, e che qualsiasi nozione che dice il contrario è superata, poiché nata in un periodo in cui la scienza non aveva ancora coperto quel campo.
D’altra parte, nel momento in cui la religione verrà ridotta a divertissement strettamente personale, quando il sistema politico e giuridico che regola la mia vita di cittadino riconoscerà che un credo non ha basi concrete e ne diventerà totalmente impermeabile, non sentirò più il bisogno di tenere sermoni scientifici e filosofici sulle incongruenze che minano la presunta oggettività del divino e rovinare la festa agli altri.
Dopo tutto, già ora evito di farlo gratuitamente e dibatto solo con quelli che tentano attivamente di impormi il loro credo o di discriminarmi sulla sua base. Così come manderei a quel paese qualcuno che venisse a dirmi che sono una larva umana e dovrei andare all’inferno perché l’astrologia dice che i Gemelli sono brutte persone.

Wednesday, 20 July 2016

Musofobia

Musofobia
[mu-so-fo-bì-a] n.f.
pl. -e
Anche: murofobia, muridofobia, surifobia.
Paura irrazionale e sproporzionata verso topi o roditori in generale, ben distinta dalla ragionevole preoccupazione di natura igienica. È una delle fobie specifiche più diffuse.
Etimologia: ← dal gr. μῦς (mys) ‘topo’ + φόβος ‎(phóbos) ‘paura’;
Oggi ho deciso di parlare al terapeuta della mia fobia dei topi. Non è una novità e ci convivo più o meno da tutta la vita (ricordo che a quattro anni, una sera, vidi un topo morto sotto casa andando alle giostre e mi misi a piangere dalla paura; fortuna che poi c’erano i dischi volanti). Il problema è che ultimamente mi sta davvero sfuggendo di mano, ma proprio in maniera preoccupante.
Nel corso degli ultimi anni, qualche incontro ravvicinato di troppo con i topi l’ho avuto. Principalmente morti, e ben tre volte intorno allo stesso punto. L’ultimo che ho visto aveva proprio il cervello spalmato sul marciapiede ed è stato particolarmente disgustoso. Di solito, però, nel giro di un giorno l’attacco d’ansia mi passa e smetto di aver paura di trovarmi topi dappertutto; stavolta, invece, va avanti da settimane senza che abbia visto un topo da mesi. E non è solo il nervosismo di passare vicino ai cassonetti, ai muretti a secco, ai cancelli che danno sui cortili abbandonati, alla cantina con il vetro rotto… è che inizio ad avere delle allucinazioni. Qualsiasi cosa fuori posto che compare nel mio campo visivo periferico, nella mia testa diventa automaticamente un topo. Vedo una macchia scura di gasolio sull’asfalto con la coda dell’occhio? È un topo. Si muove una foglia sul marciapiede mentre sto guardando di lato? È un topo. Sacchetti mossi dal vento, o anche completamente fermi, cartacce… la prima cosa che il mio cervello pensa non è che la strada è piena di roba, è: “Pericolo! Topo! Fuggire! Ah no, falso allarme, è una cosa inoffensiva”.

Seguendo uno dei suoi metodi un tantino Wiccan Scoppiati che adoro, il terapeuta è riuscito a rintracciare una possibile spiegazione di questa mia fobia. Un metodo “alternativo” consigliato per alleviarla è infatti il magnesio muriatico. Il tipo di personalità collegata al magnesio muriatico prevede: un’avversione quasi esagerata verso il conflitto e un desiderio di pace, dettati per lo più dalla paura di perdere le persone care; una spiccata tendenza a mediare e smorzare i toni per evitare di urtare gli altri; detestare di vedere conflitti nascere fra conoscenti, parenti o partner, al punto di danneggiare se stessi per non creare tensione. D’altro canto, tutto ciò nasconde un’enorme aggressività repressa: il tipo “magnesio” tende a vivere con distacco le emozioni, soprattutto quelle negative, reprimere la rabbia e il dolore, finché poi non esplodono improvvisamente e con più violenza del dovuto.
Sounds familiar?

Se davvero alla base della mia fobia dei topi c’è una sostanziale incapacità di affrontare costruttivamente i conflitti, non c’è da sorprendersi se in queste settimane abbia raggiunto livelli allarmanti: ho continuato a procrastinare la definizione dei dettagli del mio soggiorno in Toscana per paura di chiedere ospitalità. Per tutta una serie di motivi (per eviscerare i quali ci sarà un’occasione perfetta fra un po’), chiedere ospitalità mi causa disagio perché ho sempre paura che finisca per logorare i rapporti con chi mi ospita. Quindi, fra lo stress dell’incertezza di cosa avrei fatto in Toscana e quello della causa diretta di quest’incertezza, è piuttosto logico che la fobia collegata mi sia sfuggita di mano.
Beh, a tre giorni dalla partenza ho finalmente definito tutto e non mi resta che buttarmi. Chissà che, eliminata la fonte di stress sul breve termine e demistificata la radice della fobia sul lungo, non riesca a tornare a una salubre repulsione per i topi senza più vederli anche dove non ci sono.

Sunday, 3 April 2016

Warning’s fair, I don’t care very much

Ribadiamolo, ché non fa mai male: astrologia sì ma anche no. Adoro la simbologia che c’è dietro, mi piace giocarci, ma la prendo più come una pausa ricreativa in un percorso di autoanalisi più serio che non come la vera risposta a tutte le mie magagne.

Secondo il mio amico Stefano, ho una carenza di ossitocina che mi fa salire il bitch, please quando la gente inizia a fare la svenevole. Secondo il mio ingarbugliato tema natale, invece, non ho proprio un cuore. I Gemelli sono bipolari, cerebrali, facilmente distraibili e difficilmente impegnabili già di default, ma nel mio caso specifico ci sono tante di quelle posizioni e aspetti che suggeriscono che sono una persona sentimentalmente carente che, in pratica, secondo gli astri sono geneticamente programmato a essere l’Anticristo del romanticismo. Basti vedere come sono messe Venere e Lilith, che descrivono rispettivamente il lato sentimentale e quello sessuale delle persone.

Venere in Gemelli
Con Venere in Gemelli, il sentimento è curioso e in un certo senso intellettualizzato; si hanno modi di fare simpatici, gentili e accattivanti ma a volte si è volubili e si affrontano i sentimenti e le relazioni con disinvoltura. Alle origini di una storia d’amore deve esserci comunque una base intellettuale.

Lilith in Bilancia
Lilith in Bilancia caratterizza una persona molto attenta all’eleganza e al lato estetico della persona che gli sta a cuore. Non sempre però riuscite a conquistare e a legare a voi chi più ha colpito il vostro cuore a prima vista.
Siete inoltre molto passionali all’inizio, ma perdete questa intensità dei sentimenti abbastanza velocemente.

E già qui, fra Cerebral, Heartless Bitch Venus e Vain, Easily Bored Lilith, sono il poster child della superficialità sentimentale: sono cortese, mi piace dare corda, ma la cosa finisce lì. E il divertimento è solo all’inizio:

Venere in VI casa
L’amore viene associato con il lavoro, dove si svolgono attività piacevoli. Si seguono spontaneamente norme di vita equilibrate, fra affetti, lavoro e quotidiano, salute inclusa.
L’affetto si riversa anche verso il mondo della natura, con particolare attenzione verso gli animali domestici e le piante.

327 Congiunto Venere - Giove
Siete eccezionalmente generosi e amorevoli, ma richiedete in cambio molto affetto e molti stimoli a livello sociale. Spesso vi aspettate dal partner anche un sostegno materiale.
È un ottimo aspetto per quanto riguarda la vita affettiva e sociale. Vedete l’amore secondo i canoni tradizionali, ed il vostro matrimonio è fortunato, come, del resto, le vostre associazioni.

-129 Opposto Venere - Ascendente
Vi piace eccedere nella ricerca del piacere. Potete frequentare compagnie dubbie o comunque diverse. A volte mancate di buon gusto. Siete spendaccioni, e spendete in maniera superficiale. Cautela nelle amicizie: a volte sono più interessate che sinceri.

Fin qui ancora nulla di eccessivamente preoccupante: ecco il mio solito “voglio un ragazzo fotogenico per farci, come prima cosa, un mucchio di foto che non avrebbero profondità emotiva con un modello qualsiasi”, una certa esigenza in campo sentimentale e il fatto che non sono proprio capace di pormi dei limiti. Ma c’è dell’altro.

Marte in VII casa
Il temperamento può essere caratterizzato da una carica di tensione nei rapporti amorosi o con i collaboratori, poiché vi è la tendenza a voler dominare.
La vita di relazione è molto contrastata.

Saturno in I casa
Il carattere tende ad essere riservato, controllato, che non si scopre facilmente, molto sensibile alle responsabilità e al dovere.
Può essere indizio di una salute delicata soprattutto in età infantile.

 49 Congiunto Luna - Urano
Il vostro bisogno di libertà in campo sentimentale e familiare è così forte che resisterete a ogni legame e la cooperazione con il partner e i membri della vostra famiglia diventerà difficile. Avete bisogno di continui cambiamenti.
Il vostro modo di esprimere le emozioni è piuttosto superficiale e disinvolto, i veri sentimenti, troppo spesso da voi ignorati, finiscono con l’esplodere in un secondo momento. Avete molta vitalità e un grande dinamismo. Siete esuberanti e tenaci.

Insomma, l’unico aspetto che mi descrive come sentimentalmente abile è la congiunzione di Venere e Giove; a questa però si contrappongono praticamente tutti gli altri aspetti che influenzano il campo sentimentale. Per dire, Sugar Daddy Jupiter è ampiamente compensando da Control Freak Mars e Free Bitch Baby Uranus: non mi farei mai mantenere dal partner perché ciò mi metterebbe in una posizione di svantaggio nella coppia e andrebbe a limitare la mia libertà di prendere e farmi gli affari miei. Allo stesso modo, la generosità sentimentale è compensata (o, per lo meno, sepolta molto a fondo) da tutta quella massa di incapacità di vivere i sentimenti in profondità, carattere controllato e desiderio di indipendenza.
Riassumendo, al fatto che amo con la testa e scopo con gli occhi, che tendo a non moderarmi e ho un approccio molto superficiale ai sentimenti, si aggiunge che tengo sempre su la poker face, ho bisogno di mantenere il controllo, difendo ferocemente i miei spazi e la mia indipendenza e, quindi, come inizio a sentire puzza di gente troppo appicicaticcia, che corre troppo o non sa stare al suo posto, alzo i tacchi e tanti saluti proprio come regola.
In tutto ciò, buttiamoci dentro anche il mio Neurotic Wreck Neptune e non c’è da sorprendersi se a fare gli svenevoli con me non si arriva lontano.

So if you kiss me,
If we touch,
Warning’s fair:
I don’t care very much.

[ I Don’t Care Much – Emilie Autumn ]

Thursday, 12 November 2015

The brick wall

Ho continuato a rimuginare sulla grande domanda i qualche post fa e, anche se ancora non sono sicuro di voler conoscere la risposta, mi sento almeno pronto a “scriverla ad alta voce”: che ne è delle promesse fatte per via dell’amicizia quando questa è scomparsa via?
Mi spiego. Da persona creativa, cerco sempre di coinvolgere in qualche modo i miei amici più cari nel mio processo artistico. Come fotografo mi trovo molto meglio a scattare con persone a cui voglio bene e che conosco profondamente, perché so che loro sapranno esprimere le emozioni che mi servono e io saprò mettere nello scatto tutto ciò che provo per loro. Come modello occasionale, mi trovo meglio a posare per persone a cui tengo perché mi fido di loro e non mi viene l’ansia al pensiero di cedere il controllo della situazione.
Detto questo, ho pensato bene di coinvolgere alcuni amici carissimi in uno dei miei progetti artistici ma, più che per la loro resa in foto, l’ho fatto unicamente per via dell’amicizia che ci lega. Loro hanno prontamente accettato, ma poi la cosa è stata rimandata a più riprese per anni mentre i contatti, anche al di fuori del progetto, sono diminuiti fino praticamente a scomparire. Ora, cosa fare? Tentare di fare pressione e tenere fede al mio impegno nonostante artisticamente non sia convinto, o fregarmene e tirare dritto perché il presupposto stesso della mia proposta è svanito nel nulla?
L’ho chiesto alle carte, che mi hanno prontamente trollato facendo una fotografia dettagliata della situazione attuale. Lo spread che ho usato è il Muro di Mattoni ed è uscito questo:

La posizione 1 indica la mia situazione attuale di fronte al muro, il modo in cui percepisco l’ostacolo che ho davanti. La 2 è la base del muro, la carta che dice se c’è un modo di aggirarlo o se bisogna arrampicarsi; la 3 è la sezione centrale del muro, quella senza appigli, più difficile da scalare; la 4 è la cima del muro, la parte in cui la meta è già in vista e che suggerisce come superare l’ostacolo. La carta numero 5 è ciò che aspetta dall’altra parte del muro. Ed ecco le lame:
  1. Il Cinque di Coppe capovolto;
  2. Il Cinque di Spade capovolto;
  3. L’Eremita;
  4. Il Fante di Coppe;
  5. Il Giudizio.
Mi sono usciti ben due Cinque di seguito; nella tradizione dei tarocchi, il Cinque è il numero della distruzione che porta un rinnovamento imprevisto (come Saturno, il quinto “pianeta” classico). Il seme delle Coppe è connesso al lato affettivo, introspettivo, creativo delle persone, quello delle Spade alle paure dell’uomo, agli ostacoli, ma anche alla comunicazione e all’indipendenza. Il Cinque di Coppe capovolto, specie in presenza di altre carte negative (come la 2), implica rapporti insoddisfacenti con persone non affidabili, una rottura imposta e non cercata, nonché il rifiuto della solitudine e il desiderio di esorcizzarla: questa è la mia situazione interiore di fronte al blocco sul mio progetto artistico. Il Cinque di Spade capovolto alla base del muro indica che non c’è modo di aggirare l’ostacolo: è la carta delle cause perse, una delle più negative del mazzo, e non lascia spazio a una risoluzione facile e diretta della situazione.
Il corpo centrale del muro è rappresentato dall’Eremita, la carta che simboleggia sia una fine, sia un inizio. A differenza del Tredicesimo Arcano, quello dell’Eremita è un cambiamento graduale, che matura lentamente nell’inconscio; un cambiamento prudente, rallentato alla paura dell’ignoto. È una carta che rappresenta un momento di stanchezza e scoramento di fronte a un ostacolo (ahah, nella parte centrale del muro), ma esorta a raccogliere le forze e non rinunciare al progetto in corso: connota infatti la solitudine, il fatto che, per perseguire i propri obiettivi, si deve contare unicamente sulle proprie forze che però, anche nei momenti più bui, saranno sufficienti. In effetti, questo è il fulcro del mio blocco: non riesco ad avere grande fiducia nelle mie forze, nella decisione che sotto sotto ho già maturato da tempo.
Le Figure degli Arcani Minori rappresentano di solito persone specifiche. I Fanti rappresentano persone giovani, ancora alla ricerca della loro strada. Quello di Coppe è una persona appassionata e di temperamento artistico, ancora immatura ma di buon cuore. In effetti, i due sostituti a cui ho pensato per il progetto rientrano nella descrizione: la carta mi suggerisce di fidarmi del mio istinto, delle mie forze (che, come suggerito dall’Eremita, sono sufficienti) e rivolgermi a queste persone come soluzione del problema.
Dall’altra parte del muro mi aspetta il Giudizio: è la carta degli sviluppi positivi inaspettati, del rinnovamento che accade specificamente dopo una crisi. È una carta che, specie alla fine dello spread, promette successo con qualche sorpresa.

Leggendo lo spread tutto di fila, mi dice quindi che il muro è nato da una situazione insoddisfacente per quanto riguarda alcuni rapporti, e che ai fini del progetto è inutile tentare di sistemare le cose o aggirare l’ostacolo. Il fulcro del blocco è la mia sfiducia nelle mie forze e nella decisione di cambiare modelli che ho maturato lentamente, ma se mi fido dei miei istinti e mi rivolgo alle persone che ho in mente, il risultato sarà sorprendentemente positivo.
Bene. Una cosa è arrampicarsi, un’altra è buttarmi dal muro. Ma dovrò farlo, perché ho a cuore ciò che sto facendo.

Monday, 22 December 2014

Body’s a Battleground

Cito Katia: “Teso’, il tuo sistema immunitario è troppo amichevole. Non hai gli anticopri, hai i procorpi. Ad ogni virus che passa aprono la porta e offrono la cena!”. E come ha poi aggiunto, “Le piastrine le mettiamo ai fornelli.”

Il fatto che sia malaticcio un po’ di continuo non è una novità: un colpo di freddo e voilà, mal di gola e naso chiuso – del resto, ogni bravo Wiccan Scoppiato sa che i Gemelli sono vulnerabili nelle vie respiratorie. Ma è molto raro che la febbre mi salga sopra i 37,7 o giù di lì, e la febbre oltre i 38 e mezzo con picchi di 39 degli ultimi giorni ha lasciato il mio corpo davvero peggio di un campo di battaglia.
La parte messa peggio è la bocca: la febbre mi ha praticamente cucinato le mucose, così ho due colossali e dolorosissime afte sulle labbra, una sopra e una sotto, svariate ulcere sugli alveoli degli icisivi superiori, graffi sulle gengive che coprono i mai spuntati denti del giudizio, bollicine un po’ su tutto il bordo della lingua e quello che è praticamente un cratere sul palato molle, proprio dove la lingua preme ogni volta che deglutisco. Tutti questi graffietti messi assieme mi fanno talmente male che sento l’indolenzimento arrivare fino ai denti.
A tutto ciò si aggiungono ovviamente i mali minori: ho un aspetto ancora più sciupato, la pelle stressatissima e i capelli secchi – e se arrivo a considerare queste cose come i mali minori, lascio solo immaginare in che condizioni sono stato e sono ancora. L’unica cosa che ha fatto sembrare tutto ciò una passeggiata è l’esilio dal Procreatore che mi sono volontariamente imposto: se proprio devo sprecare questi giorni stando male, almeno ci concentro le incombenze spiacevoli e mi godo i momenti in cui starò meglio con la Mater e i miei pochi amici di Alghero. Anche perché almeno lì ho potuto accoccolarmi accanto alla stufa a pellet, farmi servire e riverire a bacchetta e riempirmi di vitamina C con agrumi coltivati in loco. E poi, di fronte all’incazzatura per la faccia tosta che il Guasto e la Ziaccia hanno mostrato sabato sera, qualsiasi malattia diventa piacevole. Davvero, non capisco se mi stanno trollando, se sondano il terreno per vedere se mi ricordo o meno certe cose, o se si sono autoconvinti delle stronzate che sparano.

E niente, è un post di puro rant buttato lì tanto per sfogarmi un po’. E per sottolineare che quest’anno ho tutte le giustificazioni nell’avere uno spirito natalizio pressoché inesistente. Ecco: se proprio devo fare da incubatrice a una colonia di microbi, almeno cerco il lato positivo.

Thursday, 28 August 2014

“Sicker!”, quoth Cassandro

Parlando sempre della mia abilità con i tarocchi, oggi ho fatto una delle letture più accurate di sempre. Un po’ perché, come non dicono gli Inglesi, I know my chickens, sono rimasto sconvolto dall’accuratezza del responso. Il tema è la vita affettiva (non mia) e i risultati sono:
Le posizioni:
2
4 1 5
3
1. Vita affettiva attuale: Re di Coppe capovolto;
2. Qualcosa di cui tener conto: l’Eremita;
3. Consiglio generale: il Mondo;
4. Cosa succede in questo momento: il Sole capovolto;
5. Come andrà a finire: il Sei di Coppe.

Onestamente, non mi va di riportare qui la lettura che ho fatto. Se volete, tenendo presente che la carta numero due espande il significato della numero due e quindi, in questo caso, ne assume il connotato negativo (è come se l’Eremita fosse capovolto), e che la numero tre è pur sempre un consiglio anche se il Mondo è una carta “da risultato”, aprite google, cercatevi i significati delle carte e con quelli rispondete alle cinque domande dello spread: già questo basta per dare l’idea del perché sia contento di aver fatto questo gioco di testa mia e non su richiesta della persona a cui si riferisce. Avrei fatto la parte dell’uccello del malaugurio.
Ma quanto sia intuitivo su queste cose lo si sa già da quando predissi lo split dei Theatre of Tragedy ascoltando il loro ultimo disco: “Sicker!”, quoth Cassandro.

Tuesday, 26 August 2014

Tell me something new

Una cosa che amo particolarmente dei tarocchi è il loro essere un potente strumento meditativo. Molto spesso, quando leggo le carte, la mia prima reazione a quello che vedo è: “No, ma davvero? Grazie, carte, ditemi qualcosa che ancora non conosco”. Del resto, le uso per lo più per fare chiarezza su questioni la cui risposta, sotto sotto, conosco già ma non mi va di ammettere. Posso avere dei dubbi a riguardo e cercare consiglio su come muovermi, ma alla fine ciò che le carte fanno è riordinarmi le idee e mettermele davanti in maniera inequivocabile, in modo che possa prenderne atto e agire di conseguenza. Non si sfugge dai responsi: leggere le cose nelle figure costringe ad affrontarle anche più che dirle ad alta voce.
Oggi, un po’ per scherzo e un po’ no, ho provato a farmi il gioco del “Come procede la mia vita affettiva”. Come se non lo sapessi. Il risultato mi ha sorpreso, e non tanto perché mi aspettavo qualcosa di diverso, quanto perché ogni singola carta è esattamente al suo posto. È facile avere carte ambigue e tentare di cucirci sopra un significato che calzi a pennello, ma il fatto è che io, mischiando e dividendo il mazzo, e pescando le carte, chiamo proprio le lame giuste. Nella fattispecie, questo è stato il mio responso:

Il Diavolo e la Torre Capovolta = FML
Le posizioni di questo spread sono come seguono:
6 – 5 – 4
1 – 3 – 2
Ora, come da didascalia, le carte non vanno dalla prima in alto a sinistra all’ultima in basso a destra, ma sia nell’essere pescate che successivamente lette seguono lo schema che ho riportato. Come considerazione generale, vedermi il Diavolo che, in amore, rappresenta la superficialità e il deserto sentimentale accostato alla Torre capovolta, che è uno dei peggiori Arcani di tutto il mazzo, non è stato incoraggiante. Ma, del resto, me lo aspettavo. La parte più interessante, oltre a cercare i significati dei singoli arcani, è stato proprio leggerli in progressione, tenendo conto del precedente e del successivo, e il risultato è stato:

1. Su una scala da 1 a 10, che potenzialità ho, al momento, di essere un buon partner?
Il Diavolo
• Come partner mi offro solo dal punto di vista fisico. Sono appassionato ed edonistico nel sesso, ma mi manca una maggiore profondità sentimentale. Nella scelta del partner, mi lascio guidare per prima cosa dall’attrazione sessuale. E, soprattutto, mi lascio coinvolgere da persone che non sono ottenibili.

2. Su una scala da 1 a 10, quanto sono aperto verso il vero amore?
3 di Coppe (capovolto)
• Indica incapacità di rendere concreto un rapporto, la paura dell’impegno e le pulsioni di fuga di fronte ad esso. Di mezzo c’è la convinzione costante di avere a che fare con egoismo, superficialità e ingratitudine, e che i momenti buoni non durino mai a lungo.

3. Cosa è assolutamente necessario perché abbia la relazione che desidero?
Asso di Coppe (capovolto)
• Una trasformazione, una completa inversione di rotta. Di solito, indica il capovolgimento delle situazioni: se sono negative, hanno una svolta positiva (la carta successiva è il 7 di denari, molto positiva). Devo smettere di crogiolarmi nella negatività e iniziare a credere nei miei sentimenti: solo così posso ribaltare completamente la mia situazione.

4. Quali convinzioni limitanti mi trattengono?
7 di Denari
• Sono troppo attaccato al desiderio di prosperità e benessere. Ho talmente paura di farmelo sfuggire fra le dita, che sia un breve momento che finisce puntualmente in tragedia (la carta successiva), da non affrontare nemmeno l’amore.

5. Persone o eventi che affliggono la mia vita amorosa
La Torre (capovolta)
• Grosse delusioni a cui non c’è rimedio. In presenza del Diavolo, indica anche una certa propensione alla fuga dalla realtà, al vittimismo e alle manie di persecuzione. In sostanza, ho avuto le mie delusioni e sono state cocenti, ma ci ho ricamato sopra al punto da cacciarmi da solo in un vicolo cieco.

6. Se tutto rimane così, quale sarà il risultato finale?
La Giustizia
• Quando esce per ultima, indica una vittoria sicura nonostante gli ostacoli presenti. Sono ostacoli che vanno affrontati e non possono essere aggirati. È inoltre un invito alla riflessione oggettiva e imparziale: la realizzazione avviene, anche se in tempi lunghi, ma va meritata.

Insomma, le carte mi hanno detto tutto ciò che già sapevo, ma che mi rifiuto di ammettere e porre in atto: devo smettere di vivere nel passato e commiserarmi per quanto brutte sono state le persone che hanno influenzato la mia vita e iniziare a guardare avanti, se voglio meritarmi un lieto fine. Anche l’interpretazione narrativa delle carte – leggere non il significato, ma le azioni e le situazioni rappresentate – suggerisce la stessa cosa: partendo come Diavolo, un essere che nega l’amore, ho bisogno di svuotare il mio cuore da una situazione stagnante (le Coppe rovesciate) e accettare il rischio (i Denari) se voglio raggiungere l’equilibrio (la bilancia della Giustizia). E per farlo devo abbattere le mie difese (la Torre che crolla): può essere un processo spaventoso (è un cataclisma), ma porterà alla mia ascesa mentale ed emotiva (la carta è capovolta, quindi le persone nel disegno non cadono verso il basso, ma ascendono verso l’alto).
Chiaramente, come metodo meditativo l’interpretazione narrativa è fallace: è la più soggettiva e passibile di essere subordinata a ciò che io so e desidero, in questa situazione. Più interessante è la lettura tradizionale delle carte: le ho interpretate legandole consequenzialmente fra loro, ovviamente, ma di base ogni lama, nel suo significato di base, dice la verità. Semplicemente, ho chiamato le carte giuste: soprattutto il Diavolo e la Torre nella loro posizioni, ma anche le due carte di coppe, il seme che per eccellenza rappresenta la sfera sentimentale. Al di là delle spiegazioni che possono essere fabbricate da chi conosce la propria situazione, la simbologia non mente. Ma hey, dovrei forse smontare le mie fortificazioni emotive solo perché l’ho letto nelle carte?
Not today. Bitch.

Wednesday, 20 August 2014

Profumo di natura

Stasera sembro la versione olfattiva del catalogo di un’erboristeria ben fornita: ho i capelli che profumano un po’ di hennè e caffè per l’impacco che ho fatto, un po’ di cocco e sale marino per lo shampoo, un po’ di vaniglia e fragola per il balsamo. La pelle del viso profuma di burro di karitè nei punti in cui l’ho spalmato per aiutare a rimarginare un paio di brufoletti, mentre un’ascella odora fortemente di olio essenziale dell’albero del tè, che ho messo per far riassorbire un peletto incarnito che mi stava facendo vedere le stelle. Stranamente, tutti questi profumi convivono piacevolmente su di me; forse perché sono decisi ma non eccessivamente forti, e comunque tutti naturali.

Insomma, considerazione #1: chi parla della bellezza come di una dote innata e di scarsa importanza è un cretino; essere belli richiede tanta di quella manutenzione che a volte non si sa nemmeno da che parte cominciare. È un dono con cui si nasce, ma che va coltivato.
Considerazione #2: non sono un fanatico del bio, dei rimedi caserecci, del naturale sopra il sintetico per qualche stupida ragione etica; basti pensare che, a parte le aree cosparse di karitè, sul viso ho messo una costosa crema della Lierac con effetto idratante, livellante, uniformante e preventivo sulle rughe. Principi attivi per lo più naturali, anche lì, ma confezionata a livello industriale sfruttando i bambini del Malawi o chissà che altro. Per cui, la mia vena bio non è dettata tanto da motivi equo-solidali o da wiccan scoppiati, quanto dal fatto che sono tutti prodotti che funzionano e danno risultati migliori sul mio tipo di capello e pelle. Sono semplicemente pragmatico.
Il che mi porta alla considerazione #3: non avendo la TV a Trieste, quando torno dalla Mater ci metto sempre un po’ ad adattarmici nuovamente. A parte la retorica senza fine dei nostri telegiornalisti, che meriterebbe un post a parte (quando guardo il notiziario vorrei essere informato, non emozionato, grazie tante), è la pubblicità a lasciarmi sempre un po’ destabilizzato. Nella fattispecie, quegli spot che cercano di creare a tutti i costi un senso di allarme nello spettatore facendo leva sul sentimentalismo cieco: proteggi i tuoi cari da germi, batteri, virus, malware, microbi, nargilli, alieni e la Unseelie Court con Amuchina gel, Napisan plus, Ace Gentile e chi più ne ha più ne metta. Il detersivo non basta, il tuo bambino si prenderà la salmonella se non lo rinchiudi in un ambiente virtualmente sterile e privo di qualsiasi impurità microscopica che possa metterlo a rischio di sviluppare il sistema immunitario! Germi e batteri si annidano ovunque: stanali, ne va della sopravvivenza della tua famiglia!
Ahn… E sticazzi non ce li metti? Seriamente: sembra quasi che l’umanità sia sempre stata sull’orlo dell’estinzione prima che i santi inventori dell’Amuchina e del Napisan scoprissero il segreto per combattere germi e batteri. Di sicuro il declino nella mortalità infantile è dovuto a loro.
Ora, la medicina che avanza e permette di ridurre il rischio di morti stupide da infezioni batteriologiche o virali è sicuramente un bene, ma qui si sfiora il ridicolo: cara mamma della pubblicità, a meno che non sia una cagna che non pulisce casa da due anni e mezzo, se il tuo bambino butta il ciuccio per terra e poi lo raccoglie e se lo mette in bocca, il peggio che può succedergli e iniziare a formarsi qualche anticorpo che gli permetterà di non tornare a casa col moccio al naso dopo il primo giorno alla scuola materna in mezzo ad altri esseri umani. Si disinfetta una ferita, mica la frutta e verdura. Un ambiente sterile serve per operare, o se hai qualcuno immunodepresso, ma una manciata di microbi non minaccia la sicurezza tua e della tua famiglia. Anzi, più li stermini immotivatamente, più quelli evolvono e diventano immuni alle schifezze che ci versi sopra: lì sì che sono dolori.
Insomma, se non c’è un rischio medico serio, a volte sarebbe semplicemente il caso di lasciare che la natura faccia il suo corso. Prendersi cura di sé usando prodotti naturali è meno rischioso e più efficace che non ricorrendo al chimico quando non ce n’è davvero bisogno. Mi urta pensare che le pubblicità pensino che io sia tanto cretino da non rifletterci su e credere ciecamente a quello che dicono.

Friday, 11 July 2014

Morti in sogno

Facciamo una piccola premessa. Ieri notte ho fatto le seguenti cose:
1) Un test di personalità molto dettagliato col mio amico norvegese;
2) Giocato su un GdR urban fantasy dove il mio pg confessava al suo non-ragazzo di essere una Strega per dimostrargli che è possibile che lui (il non-ragazzo) abbia invece il potere di comuncare con i morti;
3) Smontato e rimontato una bara in photoshop per una foto ispirata a una canzone di Phildel;
4) Guardato un paio di puntate di Supernatural subito prima di andare a dormire.

Ebbene, una volta andato a dormire, ho fatto un sogno che, per una serie di notivi, mi ha turbato molto. Una prima parte, molto confusa, mi vedeva di ritorno in aereo da un punto dell’Europa a caso; una volta nell’aeroporto, dovevo sbrigarmi a raggiungere la stazione dei treni per tornare a casa, ma il luogo era pieno di persone del mio passato e amici presenti, per lo più compagni di liceo e qualcuno delle medie. Non riuscendo a prendere il treno, sostanzialmente spicco il volo e atterro a destinazione, che non è Trieste, bensì una grande villa in legno ai margini di una pineta che so essere situata in un luogo dove sono andato in colonia da piccolo.
A questo punto, similmente a quanto è successo nell’ultimo sogno che ho trascritto, inizia una puntata di Supernatural della quale presto mi ritrovo a far parte. La colonna sonora è affidata a Phildel, che interpreta anche uno dei personaggi, lo spirito di una ragazza rimasta legata al mondo dei vivi. E infatti, io (protagonista) trovo un foglio in cui questo personaggio ha scritto e disegnato delle cose che sono ciò che le impediscono di andare avanti e che devo decifrare. A quel punto c’è la sigla, ma quando parte la musica dei titoli di testa, la prima cosa che noto è che quella che canta non è Phildel. E anche la canzone, per quanto bella, non è sua.
Questa parte del sogno la ricordo in maniera un po’ confusa, ma c’è una donna anziana, probabilmente la nonna della ragazza, che mi parla di lei e cerca di far rimanere soli me e il suo spirito. A questo proposito, ci manda a fare una passeggiata su una strada bianca che si snoda fra la pineta e una specie di laguna salmastra. Lei mi parla fingendosi Phildel, al che io le dico che so che non è lei, c’è un errore nei credits di apertura. Allora, mentre camminiamo, ad una certa mi accorgo che è notte e siamo bambini, come se fossimo in un ricordo d’infanzia che codividiamo – e che a me non risulta. Anche se sospetto che, non essendo riuscita a spacciarsi per Phildel, voglia ora convincermi che ci siamo voluti bene da piccoli, inizia a farmi sempre più tenerezza. Continuando a camminare, torniamo piano piano alla nostra età vera (lei a quella in cui è morta), la notte diventa una mattinata nuvolosa, e ci scambiamo un abbraccio.
Dopo un po’ arriviamo a una specie di mercato allestito in alcune tende in uno spiazzo della pineta verso la spiaggia, e lì parte il drama. Lei vuole prendere verdure, io invece vedo due hamburger con sopra la mozzarella pronti da cucinare e opto per quelli. Lei è molto infastidita da ciò, per cui tornando verso casa (da una strada diversa, più inoltrata nella pineta) battibecchiamo di continuo. Lei ha assunto un aspetto molto più vivo (come il Tom Riddle del diario) e io mi dimentico che è morta. Ad un certo punto, lei mi fa: “La nonna ha una salute molto delicata. Se muore di infarto, la polizia cercherà nella mia spazzatura, scoprirà che le ho dato della carne e sospetterà di me.” Al che io le rispondo: “Guarda, la mangio io, non è un problema, a tua nonna fai le verdure. Poi vado a buttare la carta sporca nel bidone di qualche vicino.” Lei sembra alterarsi al pensiero che me ne vada per conto mio a buttare la spazzatura e risponde qualcosa di passivo-aggressivo tipo: “No, preferisco morire io piuttosto che altri esseri”, riferito al fatto che quella spazzatura avrebbe inquinato. Nel frattempo, arriviamo a casa sua ed entriamo. È improvvisamente notte e lei mi dice che deve uscire un attimo mentre io devo rimanere assolutamente a casa, magari di iniziare a cucinarmi la cena senza aspettarla.
Non ricordo quando di preciso, ma più o meno a questo punto, prima che la ragazza esca, arriva Murka; e io, sapendo che è morta, ho la consapevolezza che anche lei è uno spirito o, comunque, qualcosa appartenente al passato, e le dico che non può restare con me, appartiene a un’altra vita. Mi metto a piangere perché mi manca, e la ragazza inizia a consolarmi, ma noto che in realtà è molto infastidita dalla presenza di Murka, che continua a miagolare per attirare la mia attenzione. Dopo un po’, visto che la ragazza morta sembra avercela davvero con lei, se ne va e non la sento più.
La ragazza fa quindi per uscire, e questa scena si svolge nel corridoio della casa della Ziaccia, che per anni è stata un luogo ricorrente nei miei incubi. Dopo che la ragazza è uscita, Murka torna, anche se in un punto del corridoio che non riesco a vedere. Si mette a miagolare in maniera sofferente, come faceva l’ultimo periodo, quando stava proprio male. Io mi preoccupo tantissimo e, non vedendola in casa, apro il portone per cercarla fuori. Lei, che invece era nascosta dietro un portaombrelli, sbuca tutta pimpante e con la coda in su, come quando stava bene, e si dirige fuori. Quando la seguo per assicurarmi che stia bene, lei si volta verso di me, miagola una volta col suo tono dolce di quando stava bene, e a quel punto mi sveglio di colpo. Come se per tutto il tempo Murka avesse cercato di portarmi fuori dal luogo (e dal sogno) dove la ragazza morta voleva farmi rimanere.

A dirla tutta, per qualche minuto ho provato anche a riaddormentarmi, ma non ce l’ho fatta; e non perché fossi scosso dal sogno, quanto perché stavo letteralmente gelando. Davvero, all’undici di luglio avevo proprio freddo. Ammetto di essermi impressionato molto e, quando mi sono alzato, mi sono detto che un po’ di superstizione di sicuro non avrebbe fatto male. Così ho preso un bastoncino di incenso alla lavanda (una pianta considerata purificatrice) e l’ho acceso. Cioè, se non altro mi profumava la camera. Il tempo di andare in bagno che torno e lo trovo spento; quando provo a riaccenderlo non vuole proprio saperne.

E lo so, mi sento un po’ un cretino per essermi inquietato per queste cose. Ma negli ultimi mesi ho sognato Murka solo due volte: la notte che si è sentita male per la prima volta ad ottobre, e quella prima che smettesse di mangiare e si lasciasse andare a gennaio – la prima volta ho sognato che tornava indietro dai Campi Elisi e la seconda volta che smetteva di lottare, entrambe ricevendo notizie dalla Mater solo la mattina dopo. Per cui, il fatto di aver sognato che mi guidava fuori da quel sogno e lontano dalla presenza della ragazza morta, assieme al risveglio al freddo, mi ha impressionato. Magari per non pensarci più provo a farmi lo spread di tarocchi ad albero, che si fa per conoscere le presenze che tentano di avere a che fare con noi, e vedo se la ragazza è “qualcuno” da cui Murka mi ha davvero protetto.
Non che ci creda davvero: devo solo lasciarmi i brividi del sogno alle spalle, e maneggiare le carte è un modo carino di farlo.

Tuesday, 1 July 2014

Il fascino degli archetipi

Siccome sono uno spendaccione senza speranza di redenzione, ho già fatto il mio primo acquisto in previsone dei soldi guadagnati con la conferenza: un mazzo di tarocchi. Ne avevo puntato uno Art Nouveau a Lucca 2013, ma l’avevano finito. Allo stand mi avevano lasciato il catalogo, ma non mi sono mai preso la briga di sfogliarlo fino ad ora; invece, adesso che ho avuto delle entrate inaspettate, ho deciso che era arrivato il momento di provare.

Onestamente, non so dire di preciso perché mi sia presa questa fissa all’improvviso, specie considerando l’atteggiamento per lo più derisorio che ho nei confronti di quelli che chiamo “wiccan scoppiati”. Un po’ è colpa di Lara, che continua a indottrinarmi con storie che nemmeno Il Risveglio di Modir nel salotto di casa tua. Ma in realtà, ho vissuto circondato da queste cose sin da quando ero bambino: la Mater è sempre stata appassionata di occulto, dall’astrologia alla cartomanzia, così è un tema con cui ho una discreta familiarità.

Se dovessi cercare di esprimere razionalmente cosa dei tarocchi mi affascina tanto, credo che il tutto si ridurrebbe al simbolismo. È un po’ come l’astrologia: non credo che la posizione dei pianeti in relazione ai disegni prospettici che le stelle vicine creano in cielo abbia davvero un’influenza tangibile sulle persone, ma mi affascina da morire il simbolismo che si cela dietro ai Segni Zodiacali. Ognuno rappresenta un archetipo, mentre ogni pianeta rappresenta una aspetto della personalità umana: a seconda di dove si trova, quel determinato aspetto assumerà caratteristiche di quel dato archetipo. Non c’è nessuna pretesa di scientificità, né si pensa che gli astri influenzino fisicamente l’umanità: è semplicemente l’arte di interpretare i determinati simboli e la loro posizione, di per sé e nella loro interazione.
Con i tarocchi è la stessa cosa: ogni posizione del gioco rappresenta una domanda e le carte danno una risposta comunicando tramite i loro archetipi. Il gusto non è pensare di poter conoscere il futuro, quanto leggere il significato che si cela dietro ogni figura, e come ognuna influenza l’altra. Sarà scientificamente ridicolo, ma da un punto di vista ricreativo è spettacolare. E poi diciamolo: i tarocchi Art Nouveau sono bellissimi, c’è poco da fare.

Parlando in maniera più irrazionale, come ho accennato sopra mi sento “pronto” ad apprendere a leggere le carte. Mi sono già informato della procedura tradizionale per “presentarmi” e prendere confidenza con il mazzo e ho piazzato l’ordine domenica notte. Domani mi procurerò l’incenso, l’unico oggetto che mi manca per “purificare” le carte una volta che mi saranno arrivate. E sinceramente, non vedo l’ora.

Monday, 19 May 2014

Il ritorno dei sogni creepy

È parecchio tempo ormai che non faccio sogni abbastanza articolati e interessanti da farmi venire voglia di annotarli per ricordarli dopo che mi sveglio. Stanotte ne ho fatto uno lungo e che ricordo molto dettagliatamente, dato che continuavo a svegliarmi e riaddormentarmi con la mente ancora focalizzata su di esso, così che mi sono rimasti impressi molti punti prima dei risvegli, ma la storia è andata avanti più o meno coesa. E, tanto per cambiare, c’era di mezzo una delle mie artiste preferite, ma quello ormai è un classico.

Era ambientato in un palazzo di epoca teresiana con un grande giardino situato nella periferia di Trieste, e sulle prime si trattava di un film che avevo già visto ma non ricordavo molto bene. Ovviamente, come capita in questi casi, mi sono trovato io stesso nel film e della storia, conoscendo alcuni degli avvenimenti futuri perché, appunto, l’avevo già visto, ma senza ricordare tutto.
Ebbene, mi ritrovo nel giardino della villa e, camminando, passo vicino a un albero piuttosto vecchio ma apparentemente normale; solo che, dalla visione del film, ricordavo che in realtà maledice le persone e le fa scomparire. E in modo creepy: penetra nei loro incubi e le costringe a sognare di scomparire; se il sogno si ripete per tre volte, la mattina i letti vengono trovati vuoti, le persone scomparse. Alcuni degli ospiti della villa (che, presumibilmente, avevano passeggiato vicino all’albero) sono già scomparsi, e io ricordavo dal film che alla risoluzione del mistero, l’ultima vittima viene ritrovata dentro il tronco ancora mezza viva, in un’agonia orribile, attorcigliata fra le schegge di legno e sanguinante, mentre l’albero consuma lentamente la sua vita. Ovviamente, voglio evitare a tutti i costi di fare una fine simile, per cui, dopo le prime due notti in cui sogno (dentro il sogno) di scomparire, la terza riesco a svegliarmi in tempo, prima di sparire, e riesco così a sfuggire momentaneamente alla maledizione.

Nella scena successiva, l’albero ha bisogno di assorbire più energia dalle persone in modo da potermi sopraffare e mantenermi addormentato fino al momento della sparizione; altre persone in città iniziano a fare gli incubi e sparire nei letti, e io decido di indagare. Sul bus che scende in centro, vedo che alcuni passeggeri schiacciano un pisolino e ogni volta che mi volto vedo che i sedili vuoti aumentano. Ricordando dal film che su quel bus c’era un pericolo, prenoto la fermata e mi precipito verso la porta per non addormentarmi anche io. Ci riesco, ma per farlo passo accanto a una bambina che tiene in mano un vaso con dentro un bonsai. Lei cerca di seguirmi, ma le porte si chiudono davanti a lei: io, ricordando che è lei la causa delle sparizioni in città perché il bonsai è un pollone dell’albero, le faccio un gestaccio di vittoria, e lei mi fissa con occhi vitrei e assenti. E questo è stato uno dei momenti più creepy dell’incubo, di cui ricordo ogni dettaglio: capelli neri con la frangetta, pelle bianca con le lentiggini, un vestitino bianco a fiorellini rossi, un nastro fra i capelli, e quegli occhi, le cui pupille erano dello stesso azzurro intenso e lattiginoso delle iridi.

A quel punto, mi ritrovo nel palazzo e scopro che anche Leandra, la cantante bielorussa, è stata maledetta dall’albero e si è appena svegliata di soprassalto dal terzo sogno, prima della sparizione. Ci consultiamo, ma io non so cosa fare perché non ricordo la fine del film: so che per qualche motivo l’albero ci vuole in particolar modo e non mollerà la presa, ma non ricordo cosa fare per evitarlo. A peggiorare le cose, entrambi non dormiamo ormai da troppo (per non sognare di scomparire), e iniziamo ad averne davvero bisogno, mentre la ragazzina continua a cercarci per farci addormentare maledicendoci di nuovo con il bonsai. Non ci resta che andare a cercare il proprietario della villa, che so essere implicato nella faccenda: visto che lui si rifiuta di dirci qualcosa, Leandra lo tortura soffocandolo e sbattendogli ripetutamente la testa contro la scrivania con la telecinesi. A quel punto è chiaro: siamo due ESPer. Leandra è una telecineta e io sono un veggente (il motivo per cui “ricordo” le cose come in un film è che in realtà intuisco il futuro), e l’albero ci vuole perché, in quanto ESPer, gli forniremmo energia più a lungo.
A quel punto, mi telefona la Mater con una soluzione temporanea per recuperare il sonno: dobbiamo cogliere dei rami di betulla, intrecciarli e metterli intorno al cuscino. La betulla è infatti l’albero nazionale della Bielorussia, e non lascerebbe mai che accadesse del male a qualcuno di sangue bielorusso: i suoi rami farebbero da barriera all’altro albero. Leandra ed io riusciamo a procurarci i rami e, per un soffio, a non farci vedere dalla ragazzina creepy. Ci chiudiamo in una camera, spranghiamo porte e finestre in caso ci abbia seguiti, tiriamo le tende e iniziamo a intrecciare i rami per poter dormire un po’ prima di capire come rompere la maledizione.

A quel punto, ovviamente, mi sono svegliato. E sinceramente, con gli occhi di vetro della ragazzina puntati addosso, non avevo più tanta voglia di riaddormentarmi per l’ultima puntata.
Non so bene cosa fare di tutto ciò. Il sogno l’ho per prima cosa trascritto in inglese e lo manderò via messaggio privato su Facebook a Leandra: chissà che non le ispiri un po’ di musica. A ripensarci, sarebbe interessante scrivere un racconto sfruttando proprio la tecnica del “ho visto il film” che poi si scopre essere precognizione, ma dovrei decidere come finire la soria e, soprattutto, capire come far funzionare la narrazione in modo da anticipare solo quanto basta senza svelare subito tutta la trama. L’albero deve nascondere qualche segreto più particolare per essere interessante. Oppure posso fare come con Rose Red: si sa che la casa è malvagia, sono gli eventi successivi a mantenere col fiato sospeso. Chissà. Ci penserò.

Monday, 30 September 2013

Neptune Generation

Se qualcuno ricorda il mio ingarbugliatissimo tema natale, specie se ha avuto la sbatta di leggerlo fino alla fine, probabilmente saprà che io, così come il resto della mia generazione, ho qualche problemino col pianeta Nettuno.
Prima di sviscerare questo fatto è doveroso fare una breve premessa. Nettuno, assieme a Urano e Plutone (che in astrologia è rimasto un pianeta), sono considerati “pianeti sociali” poiché, essendo lentissimi, tendono a formare degli aspetti molto duraturi, sia fra loro, sia con gli altri pianeti, sia per la loro presenza nei segni o nelle case; influiscono quindi non solo sui singoli individui, ma su intere generazioni. Simbologicamente parlando, sono legati agli aspetti più oscuri della natura umana, come il bisogno di innovazione e rivoluzione (Urano, scoperto nel periodo della Rivoluzione Americana e di quella Francese), il sogno e l’inconscio (Nettuno, scoperto nel periodo dell’ascesa del Romanticismo, poco prima della nascita del padre della psicanalisi, Sigmund Freud), la distruzione necessaria per la rigenerazione (Plutone, scoperto alle soglie della Seconda Guerra Mondiale). Roba, insomma, che se già Saturno non era una festa, figuriamoci loro.
Nettuno il Malefico fotografato dal Voyager 2
Ora, Nettuno, pianeta dei sogni e dell’inconscio, delle inquietudini e del bisono di evasione, ha trascorso quasi una quindicina d’anni, dal 1984 all’inizio del 1998, in Capricorno, il segno della concretezza, del no-nonsense e dei piedi per terra per eccellenza. Citando dal mio tema natale, “la sua fantasia viene, in un certo senso, strumentalizzata e lui stesso diventa conservatore e rigido, critico, volitivo. La sua natura può però vendicarsi delle costrizioni impostegli dal segno e rifugiarsi nella nevrosi per evadere da una realtà vissuta come troppo soffocante”. Beh, non a caso io e i miei amici cerchiamo disperatamente di applicare i nostri sogni al mondo concreto, di plasmare il nostro io rendendolo diverso da come è realmente, e come risultato siamo un’enorme massa di nevrotici costantemente alla ricerca di un modo per evadere dalle nostre vite e da una realtà troppo soffocante.
Volendo dare fede all’astrologia – e, onestamente, perché no, visto che è affascinante e divertente? – credo che potremmo essere definiti una Neptune Generation, una generazione intera tarata da questo Nettuno nevrotico. Penso sia emblematico il fatto che meno della metà dei miei compagni di liceo, me compreso, si sia ancora laureato alla triennale o abbia deciso cosa fare della propria vita. Fra la gente poco più grande o poco più piccola di me le cose non vanno poi molto meglio, e quelli che l’hanno fatto sono usciti per lo più da università di stampo artistico o comunque creativo. Ditemi che è una coincidenza, ma è comunque inquietante.
Per quanto riguarda me personalmente, Nettuno mi gioca un altro scherzo nel tema natale. Nella fattispecie, essendo in I casa, fa sì che: “La sensibilità è elevata e si ha potere di immedesimazione. La fantasia è rivolta verso se stessi e verso la propria personalità e si vorrebbe sempre essere diversi da quello che si è, provocando una sorta di instabilità emotiva”.
Fantastico, proprio ciò di cui avevo bisogno.

Ma non solo. L’astrologia è un’arte molto più complessa di come la fanno apparire Paolo Fox e il rotocalco mattutino di Canale 5. Se infatti loro cercano di basare le loro interpretazioni semplicemente sugli aspetti contingenti dei pianeti, fra loro e rispetto i singoli segni che vengono presi in esame, per creare un oroscopo giornaliero il più “accurato” possibile bisogna anche considerare gli aspetti che i pianeti formano con le posizioni che avevano al momento della nascita. Questo è chiaramente impossibile negli oroscopi standard, ma ciò non significa che non lo si possa calcolare per conto proprio. Ebbene, sorpresa sopresa, parrebbe proprio che sia sempre Nettuno a mettermi i bastoni fra le ruote. Nella fattispecie, leggo che:
•  Nettuno in quadrato con il Sole di nascita.
È un periodo pieno di confusione e di incertezze, in cui la direzione che avete preso e la vostra stessa vita non vi sono affatto chiare. Il transito spesso coincide con un periodo di scarsa vitalità fisica e psicologica. Perciò è bene che evitiate inutili sforzi fisici e adottiate un regime di vita salubre. Siete delusi dal vostro lavoro, della carriera, persino della vostra vita familiare, e tutto ciò vi fa sentire stanchi e demoralizzati. Non iniziate nuove attività specialmente di carattere economico speculative o transazioni, e non buttatevi a capofitto in sette mistiche e spirituali.
Nettuno in quadrato con Mercurio di nascita.
Evitate di prendere decisioni importanti in questo periodo, specialmente per le questioni riguardanti la carriera e gli obiettivi della vostra vita. Non vedete le cose con abbastanza chiarezza. Per lo stesso motivo non dovete iniziare importanti transazioni d’affari: le vendite e gli acquisti non sono affatto favoriti dal transito e potete fraintendere le cose oppure agire spinti da impulsi inconsci. Attenzione alle persone con cui state trattando, potrebbero avere intenzioni disoneste nei vostri confronti. Attenzione a non confondere il sogno per la realtà.
Urano in quadrato con Nettuno di nascita.
Questo transito può darvi senso di confusione, illusioni e mancanza di senso della realtà. Nuove filosofie o nuove idee possono essere pericolose in questo periodo perché influenzano negativamente la vostra vita: e questo è il pericolo maggiore che il transito presenta. Talvolta il transito può spingere alla droga: psichedelici o anfetamine più che alcool o barbiturati, perché possono procurarvi esperienze apparentemente mistiche. Può darsi che in questo periodo iniziate lo studio di discipline mistiche nella speranza di comprendere ciò che vi sta accadendo.

Detto in soldoni, la posizione dissonante di Nettuno rispetto a due dei miei pianeti natali porta a confusione e depressione, che si traducono in apatia, delusione, disillusione generale, male di vivere, disconnessione dalla realtà, il tutto accentuato dalla posizione dissonante di Urano col mio Nettuno di nascita (sempre lui) che mi rende ancora più scoppiato.
La buona notizia è che passerà – letteralmente, nel senso anche di “transiterà”. Quella cattiva è che Nettuno è un pianeta lentissimo che spende molto tempo nei gradi iniziali dei segni – e io, con i miei pianeti, sto al primissimo grado dei Gemelli, quindi me lo prenderò in pieno chissà ancora per quanto. Per cui, questo spiegherebbe come mai la cosa si sia tradotta in un luuuuungo periodo di depressione e apatia a fasi alterne per il quale non riesco davvero, con tutta la buona volontà, a trovare una soluzione. Non parliamo poi di Urano, i cui aspetti con Nettuno durano a oltranza, e che sicuramente va a toccare anche tutti i miei amici della mia generazione (visto che abbiamo tutti il Nettuno di Nascita lì vicino).

Riassunto del discorso: Nettuno è la piaga della mia generazione e, specialmente, della mia esistenza. Sembra tranquillo e pacifico, blu, con quel suo occhietto apatico, ma è un mostro. Accidenti a lui.

(Per inciso, questo mio improvviso interesse per l’astrologia potrebbe essere legato, oltre al quadrato fra Urano e il mio Nettuno di nascita, ad una congiunzione fra Plutone e sempre lui, il malefico Nettuno di nascita, che stimola la ricerca di un misticismo e di un mondo che vada al di là di quello terreno, portando però a rifiutare le spiegazioni ultraterrene più diffuse, tipo le religioni monoteistiche. Vorrei pensare che sia solo una brutta coincidenza, visto che anche questo è un aspetto che dura decenni. Sob.)