Wednesday 27 May 2015

Perché i preti pedofili fanno notizia

Qualche giorno fa è scoppiato l’ennesimo caso di pedofilia nella Chiesa. A questo giro è a Brindisi, le vittime sarebbero due chierichetti e ce ne sarebbero state altre, prontamente insabbiate, una decina di anni prima. L’opinione pubblica si è subito pronunciata, ma in mezzo al coro di indignazione si è levato anche il solito coretto (stonato) di apologisti. Perché si parla sempre degli esempi negativi della Chiesa? Perché si fa di tutta l’erba un fascio? Perché nessuno menziona i preti che aiutano i bisognosi e pace in terra agli uomini di buona volontà? Perché quando gli abusi avvengono in piscina, o a casa, non si demonizzano tutti gli allenatori o i genitori?
Già. E perché le altre istituzioni di un paese non si ergono a faro di moralità ed esempio di virtù rispetto al resto del mondo?

Forse, e dico forse, i casi di malcostume, corruzione e abusto nell’istituzione che da quasi duemila anni si proclama l’assoluta bussola morale del resto del mondo fanno scalpore proprio per via di questa pretesa. Dal momento che qualcuno si arroga di decidere cosa è bene e cosa è male nelle vite altrui, non dovrebbe perpetrare il male. Mai. In nessun caso. Dovrebbe davvero essere un esempio di virtù divina in Terra senza una singola macchia. Ogni cosa ha un prezzo: quello della pretesa, per legge divina, di venirmi a dire che finirò all’inferno perché non credo in Dio, perché scopo contro natura o per qualsiasi altro motivo, è essere totalmente immacolati prima di farlo. In un’istituzione che proclama di rappresentare il Bene Supremo in Terra, il male non dovrebbe esserci e ognuno, ogni singolo membro, dovrebbe esserne esente; e quando il male c’è, è logico che faccia più scalpore che quando a farlo è chi non dichiara di avere un filo diretto con il Bene Supremo e agire per suo conto.

La Chiesa dovrebbe essere santa. Siete o non siete i rappresentanti del Dio Onnipotente e Misericordioso che è Puro Amore? Agite o no secondo la sua volontà e ispirazione? Canalizzate o no i suoi miracoli quando trasformate il pane in Corpo e il vino in Sangue? Il sostegno divino dovrebbe rendervi resistenti, dovrebbe darvi la forza di respingere le tentazioni ed essere davvero l’esempio certificato di virtù che dite di essere.
Ma questo è il mondo reale. La Chiesa è fatta di esseri umani. Gli esseri umani sono fallaci, sbagliano, fanno il male. Scelgono loro come agire senza influenze soprannaturali. Non c’è niente di divino in tutto ciò. E senza divinità, la Chiesa ha né più né meno diritto a esprimere un’opinione di chiunque altro abbia un’istruzione e un briciolo di cognizione di causa. E le sue convinzioni non sono necessariamente quelle giuste. Senza divinità, parlerebbero i fatti, i dati, le ricerche, e le opinioni desuete basate sulla mitologia perderebbero mordente. I privilegi perderebbero senso, il sistema di potere crollerebbe.

I preti pedofili smetteranno di fare notizia quando la Chiesa smetterà di spacciarsi per santa istituzione suprema della morale sociale e non metterà più becco nelle vite altrui dettando cosa è giusto e cosa è sbagliato. Quando la Chiesa sarà un’organizzazione terrena come tutte le altre, allora il prete pedofilo cesserà di essere un prete pedofilo e sarà un pedofilo come tutti gli altri; come l’allenatore pedofilo, il cameriere pedofilo, il giardiniere pedofilo o il genitore pedofilo. E sarà la giustizia a occuparsi di lui se compie un reato, o la medicina e la psicoterapia se decide di cercare aiuto prima.
Ma la Chiesa vuole davvero rinunciare alla sua presunta divinità e scendere dal suo piedistallo? Dubito fortemente. Fino ad allora, però, lei e i suoi seguaci dovranno smettere di lamentarsi se ricevono un doppio danno d’immagine quando qualcuno di loro sbaglia. È una semplice scelta: o la divinità e la presunta superiorità, o il beneficio della fallacità umana.

Wednesday 20 May 2015

L’internet e il curioso caso di Sansa Stark

E niente, dopo Kim Kardashian, stavolta è Sansa Stark ad aver broken the internet. E per motivi tutto sommato simili: una la darebbe via come se non fosse nemmeno sua, l’altra (spoiler alert) l’ha preso senza volerlo davvero – perché è chiaro che l’internet si anima davvero solo quando c’è di mezzo il sesso. Fatto sta che i social network brulicano di stati e commenti in merito, i blog si sono spaccati fra pro e contro questa scelta narrativa, e perfino gente a cui fottesega ha avuto da dire la sua perché si è trovata tutte le dashboard invase.
Nel caso di Sansa in realtà c’è un po’ di più della sola questione sessuale: l’eterna faida fra i lettori dei libri di A Song of Ice and Fire e gli sceneggiatori di Game of Thrones che prendono la tangente e si inventano cose che nei libri non ci sono. Beh, se a questo giro anche io ci metto i miei due centesimi è perché quella scena ha disturbato anche me, e per vari motivi. Ho sempre più o meno difeso, o per lo meno tollerato, i cambiamenti apportati dalla serie tv perché maturando ho superato il mio complesso anti-cinematografico (beh, non su quel particolare film) e mi sono reso conto che certe scelte narrative su pellicola non funzionano bene quanto su carta. Ma qui mi è davvero sembrato che gli sceneggiatori abbiano passato il segno.

In sostanza, cosa è successo? (Spoiler alert, ovviamente).
Lord Baelish, nel suo ennesimo piano contorto, convince Sansa Stark, l’ultima erede (per quanto ne sanno tutti) di Winterfell, a sposare Ramsay Bolton, figlio del nuovo Comandante del Nord nonché sadico noto per scuoiare la gente viva, mutilarla e quant’altro. Bolton Padre ha tradito gli Stark, ha ucciso la madre e il fratello di Sansa e ha usurpato Winterfell, per cui immaginiamo che bella prospettiva matrimoniale per lei. Durante la prima notte di nozze, Ramsay strappa l’abito di Sansa, la piega sul letto e la violenta, costringendo Theon Greyjoy – praticamente un fratello acquisito di Sansa except it’s complicated, nonché torturato da Roose fino a essere ridotto alla più completa obbedienza – a guardare la scena.
La cosa è diversa dai libri in cui (spoiler alert):
Sansa è in incognito e al sicuro a The Eyrie sotto la protezione di Lord Baelish. A Winterfell, i Lannister inviano Jeyne Poole, un tempo migliore amica di Sansa ma caduta in disgrazia e addestrata come prostituta da Baelish, spacciandola per Arya Stark, la sorella minore di Sansa. È lei che Ramsay Bolton sposa in un matrimonio dinastico, violenta la prima notte di nozze e brutalizza nelle settimane successive, costringendo Theon a partecipare.
Ora, appurato che l’evento scabroso, lo stupro nuziale, c’è in entrambe le versioni, che di stupri nella serie tv ce ne sono stati come se piovesse e che lo show si è preso un mucchio di licenze, cosa ha turbato tanto l’internet per questa scelta narrativa? Beh, la cosa può essere interpretata sotto molti punti di vista.

• Dal punto di vista narrativo, è controproducente. Il personaggio di Sansa ha avuto una crescita lenta e difficoltosa nel corso della serie e solo dopo gli eventi della quarta stagione ha iniziato a prendere in mano la propria vita e opporsi alle forze che la fanno continuamente a pezzi. Come risultato, ha preso l’ennesima cantonata. Un personaggio che parte come ingenuo al punto della stupidità, diventa poi l’eterna vittima e, finalmente, impara a sfruttare le proprie abilità per salvaguardarsi è soddisfacente da guardare; vederlo tornare al punto di partenza dopo un viaggio così lungo e difficoltoso è davvero frustrante.

• Il personaggio in sé. Sansa Stark di secondo nome fa Mainagioia: fidanza con uno psicopatico che le decapita il padre dopo averle promesso indulgenza, costretta a guardare la testa impalata del padre e di tutti quelli che ha conosciuto per tutta la vita, tenuta come ostaggio politico per anni, picchiata, umiliata, abusata psicologicamente, la sorella è dispersa, si vede sfumare un matrimonio che potrebbe salvarla da tutto ciò, è costretta a sposare un uomo che non le piace, le ammazzano la madre e tutti i fratelli (per quel che sa lei), la accusano ingiustamente di regicidio, la zia tenta di ammazzarla per gelosia… Insomma, lo stupro è l’unica, e dico l’unica cosa le è stata risparmiata. L’unica che Joffrey (lo psicopatico di cui sopra) non le ha fatto. E invece gliel’ha fatta un altro psicopatico. Ora, non dico che mi sarebbe “dispiaciuto” (parliamo di personaggi fittizi) di meno per Jeyne Poole. Ma una cosa del genere fatta a un personaggio come Sansa, l’unica cosa che nei libri non le capita, è davvero gratuita. Si sono accaniti su un singolo personaggio più del necessario per shockare il pubblico, e questo mi disgusta.

• Parliamo dell’approccio al sesso della serie. A me le nazi-femen fanno incazzare: alla gente che vede “il patriarcato” ovunque si giri riderei in faccia. Per questo, ho sempre snobbato gli editoriali che tacciano Game of Thrones di misoginia e lo accusano di abusare e brutalizzare la figura femminile per vendere. Tanto per cominciare, scandalizzarsi per tette e sederi e non battere ciglio di fronte a battaglie, sangue e uccisioni più o meno cruente è da idioti e ipocriti. In secondo luogo, lo show e i libri descrivono una società medievale, quindi misogina per definizione. Per cui, sticavoli se non vi va bene.
Beh, ho cambiato idea in merito. Nella serie ci sono stati altri stupri non presenti nei libri. Drogo e Daenerys, ad esempio: nei libri, Drogo è molto gentile con Daenerys durante la prima notte di nozze e aspetta esplicitamente il suo consenso prima di iniziare, nella serie la prende senza se e senza ma. In quel caso, capisco che il non-consenso l’iniziale è servito ad alzare l’emotività della situazione, far empatizzare velocemente il pubblico con un personaggio che conosce ancora poco e sottolineare il suo percorso di crescita mostrando come ha trasformato una fonte di umiliazione e debolezza in un punto di forza. Ci sono stati poi Jaime e Cersei accanto al cadavere di Joffrey: nel libro Cersei all’inizio resiste flebilmente per paura di essere scoperta ma poi gli dà esplicitamente il via libera, nella serie lei continua a cercare di respingerlo verbalmente e fisicamente mentre lui se ne frega. Qui storco un po’ il naso, ma capisco che è un (brutto) modo di mostrare che perfino Cersei ha un lato umano e vulnerabile, che la fortuna la sta abbandonando e che la sua relazione col fratello è parecchio deviata. Prima di quello ci sono anche tutte le scene con le prostitute brutalizzate da Joffrey, difficili da stomacare. Come se lo show non ci avesse dato abbastanza spunti per capire che è uno psicopatico fatto e finito; nei libri spara frecce a paesani random, che è comunque orribile, ma non c’è menzione di pratiche sessuali violente con particolare enfasi nell’inquadrare grossi oggetti fallici.
Ed è in cima a tutto questo che arriva Sansa, della cui scena non capisco proprio il motivo: la conosciamo bene, l’emotività in ballo nella sua situazione è già alta, ha già avuto quattro stagioni di sfiga continua per formare un legame emotivo col pubblico (positivo o negativo che sia) e, piuttosto che di altri momenti di vulnerabilità, avrebbe bisogno di momenti di forza. E invece.

Forse è per questo che l’ennesima scena di stupro inventata dalla serie sembra così gratuita: forse avrà un particolare impatto sull’intreccio o lo sviluppo di Sansa-personaggio che l’ha resa necessaria, e per giudicare dovremmo vedere cosa succede dopo; ma, fin qui, non sembra né uno spunto di crescita, né un modo per mostrare nuovi aspetti del personaggio. In prospettiva, non fa fare una bella figura a uno show che si è già dilungato più del necessario sull’argomento: uno è comprensibile, due è tollerabile, tre inizia a far sembrare che stiano davvero sfruttando un argomento delicato più per il suo shock value che per altro. E questo spiega perché l’internet sia esploso così per Sansa Stark.

Ps: il fatto che ci si sia inalberati tanto per lo stupro di un personaggio fittizio non mi disturba. In primo luogo perché siamo franchi, i personaggi che seguiamo fanno più parte della nostra vita di quanto facciano perfetti sconosciuti. In secondo perché almeno i leoni da tastiera hanno qualcosa al loro stesso livello per cui indignarsi ed è più onesto che inalberarsi su internet per la vita reale ma non fare nulla a riguardo nel quotidiano.

Friday 15 May 2015

Storia mondiale. E personale.

Non si capisce mai la vera portata di una tragedia fino a che non va a minacciare qualcosa che è stato parte della nostra vita, anche se brevemente.
C’è già stata Nimrud. C’è stata Hatra. C’è stato il museo di Mossul con tutti gli artefatti di Ninive. Ci sono state moschee, chiese, altri palazzi e artefatti di incredibile importanza storica.
E adesso l’ISIS è arrivato a ridosso di Palmira. I casi sono due: o entrano e la radono al suolo, o restano fuori e la radono al suolo da lì. E la notizia mi ha lasciato abbastanza devastato.

Tralasciando che anche l’11 settembre mi è dispiaciuto più dei palazzi che delle persone – sono semplicemente fatto così – per certi versi è curioso che mi pianga il cuore più per Palmira che non per le altre antiche città. A rigor di logica, Nimrud e Hatra sono luoghi, un patrimonio storico, che non potrò più vedere con i miei occhi. Palmira invece l’ho visitata nel 2006, per cui la sua potenziale distruzione dovrebbe costituire un danno minore al mio personale patrimonio culturale.
Ma di Palmira ho ricordi belli e ben distinti. È a Palmira che ho cavalcato un cammello, sono i palazzi di Palmira che ho ammirato e fotografato, è il teatro di Palmira nel quale ho sperimentato per la prima volta quanto l’acustica fosse perfetta. È stata un pezzo della mia vita e per questo ci sono affezionato.

L’incredibile valore culturale di quel sito archeologico si intreccia al valore personale che ha per me, ed è per questo che sono così in apprensione per la sua sorte. Non solo trovo intollerabile che nel 2015 si senta ancora la necessità di distruggere la memoria storica per assicurarsi un facile uso politico dell’intolleranza e l’ignoranza, ma c’è anche un pezzo di me in pericolo. E questo dà una profondità completamente nuova alla mia percezione del conflitto fra ragione e religione.
Non smetterò mai di dare un contributo a costruire un mondo in cui una stupida superstizione di millenni fa non sarà più usata come scusa per fare del male e distuggere ciò che di buono il nostro passato ci ha lasciato. Desidero un futuro in cui tutti potremo godere dell’eredità globale che i nostri predecessori ci hanno lasciato senza che l’oscurantismo strumentalizzato ce lo impedisca.

Wednesday 13 May 2015

Trieste is the new ghetto

Non mi era mai capitato prima di terminare una serata chiamando il 112, ma hey, c’è una prima volta per tutto.
La storia in breve: cammino verso casa e, in Borgo Teresiano, praticamente in pieno centro a Trieste, assisto a una scena piuttosto allarmante poche decine di metri più avanti. Una ragazza è seduta sul marciapiede e si agita come una forsennata strillando. Mentre scalcia e si dimena, un uomo incombe su di lei, la trattiene, la strattona e le urla contro. La ragazza strilla in sloveno, per cui non ho la minima idea di cosa stia succedendo e, onestamente, non mi sembra il caso di avvicinarmi. Attraverso la strada, mi nascondo dietro l’angolo un isolato più indietro, chiamo il numero di emergenza e descrivo la scena senza farmi vedere. Più la cosa va avanti, meno ci capisco: noto solo ora che, dietro il telefono pubblico, ci sono altre due ragazze, che però sembrano piuttosto calme. La ragazza a terra si rialza, spinge via il tipo e si avvia a grandi passi (barcollanti) verso l’angolo, e lui la segue poco indietro. Si avvicina un signore, che mi dice che ha osservato la scena da un po’ e quello stesso gruppetto stava schiamazzando già qualche tempo nella via e probabilmente ho preso fischi per fiaschi: la ragazza sembra ubriaca o strafatta, ha avuto una specie di crisi, e il ragazzo la tratteneva per impedirle di dare testate al telefono pubblico. Considerando che poi, mentre si allontanavano, lui l’ha praticamente acchiappata prima che sbandasse e cadesse, la cosa è divenuta piuttosto probabile. Le altre due tipe si sono allontanate in tutta calma parlottando fra loro e non sembravano particolarmente turbate. Ai carabinieri io e il signore abbiamo detto questo, ma comunque sono andati a controllare.

Adesso non so bene come sentirmi. Da una parte, so di aver fatto il mio dovere. Del resto, la scena che ho visto era davvero ciò che sembrava: una ragazza si dimenava per liberarsi e un ragazzo la tratteneva. Solo, le motivazioni erano del tutto diverse. Non era un’aggressione né un tentativo di stupro, quanto un tentativo di impedirle di farsi del male. Per questo, dall’altra mi sento un po’ un cretino e mi rendo conto di quanto sia condizionato dalla mentalità moderna, che vede sempre il peggio in ogni cosa.
Ma poi, a conti fatti, meglio essere intervenuto per niente piuttosto che tenermi il dubbio di non aver mosso un dito mentre facevano del male a una donna. E sì, avrei potuto avvicinarmi di più e capire meglio prima di agire, ma se poi fosse stata davvero un’aggressione mi sarei trovato non solo in pericolo ma anche in condizioni di non poter più aiutare la ragazza (se l’aggressore mi avesse visto armeggiare col telefono, avrebbe potuto romperlo per impedirmelo, per dire).
Come attenuante, poi, c’è da dire che al Borgo Teresiano ci vanno le battone – sì, in pieno centro, infatti, dopo aver parlato coi carabinieri ed essermi avviato verso casa, ne ho viste due all’angolo dopo. E d’accordo che Trieste non è il Bronx e avrò fatto correre troppo la fantasia, ma per quanto ne sapevo poteva non solo essere un’aggressione, ma anche un regolamento di conti fra un pappone e una sua prostituta, e le altre due potevano essere colleghe che imparavano la lezione.

Così eccomi qui, nella parte del bravo cittadino. La Mater mi ha sempre cresciuto nel rifiuto dell’omertà e nella collaborazione con le forze dell’ordine: se c’è qualcosa da denunciare, sono pronto a farlo mettendoci nome e cognome, come stasera. E non do per scontato che lo farà qualcun altro: alla fine, troppi italioti sono bravissimi a indignarsi su Facebook delle cose che vedono ogni giorno per strada; un po’ meno a rispondere quando si chiede loro se hanno fatto qualcosa per cambiarle.

Saturday 9 May 2015

Come manda in confusione Gaston

Sto attraversando un momento di profondo drama e confusione interiore. Già da qualche settimana, in realtà, da quando i dettagli sul cast del live action de La Bella e la Bestia sono stati resi pubblici. In realtà, non appena Emma Watson è stata annunciata nel ruolo di Belle ho sparato i fuochi d’artificio: abbiamo già visto tutti che nel ruolo della bibliofila socialmente non accettata ma a cui non potrebbe fregare di meno se la cava perfettamente. Inoltre, il messaggio inviato da Belle, come personaggio, è perfettamente in linea con l’impegno femminista-ma-non-nazi di Emma. Infine, Emma è bella ma non scialba, proprio come Belle dovrebbe essere. Insomma, a meno che gli sceneggiatori non tirino fuori una boiata ai livelli di Maleficent, Emma dovrebbe essere memorabile in quel ruolo.

E poi hanno castato Gaston. E hanno scelto LUI.


No, davvero: LUI.


Luke Evans. Seriamente, Luke Evans. A fare Gaston.

Che sì, insomma: da una parte sono anche contento che finalmente vedrò qualcosa in cui recita perché mi interessa il film in sé, e non solo perché la sua nioccaggine mi distrae dalla assoluta mancanza di trama e significato di ciò che sta succedendo (ripeto, se non tirano fuori un altro Maleficent). Ma Gaston?!
Cioè, se mi chiedete di nominare una cosa in tutto l’universo che detesto, sceglierei Gaston! NESSUNO È ODIOSO COME GASTON! Cristo, se c’è qualcosa in un uomo che mi fa evaporare le mutande all’istante, è la fossetta sul mento; eppure, odio Gaston e pure la sua fossetta!
Il che è semplicemente naturale, considerando dove sono cresciuto: avete presente il paesino di Belle? Ecco, sostituite “Bonjour!” con “Ajò!”, eliminate del tutto la libreria e raddoppiate le pecore. E cavolo, se io ero Belle: trapiantato lì, leggevo tanto, avevo una mente creativa, la mamma additata come “la stran(ier)a”, avevo modi più raffinati, una mentalità più aperta, vestiti più stilosi e interessi più ampi del 95% della gente che mi circondava (il restante 5% erano la mia maestra Elena e l’altra famiglia “strana” del paese, quella della mia fidanzatina Vanessa).
Io per strada da piccolo.
Ero l’esatto opposto di ciò che ci si aspettava da un bambino di paese. Non ero forte, non ero bravo ad arrampicarmi, non mi piaceva correre, preferivo giocare in casa con i Lego, non sputavo, non ruttavo, non avevo un senso dell’umorismo grossolano, non gridavo a squarciagola, non mi azzuffavo, non mordevo. Cavolo, davo già un grosso dito medio agli stereotipi di genere perché mi piaceva Sailor Moon (e fidatevi, all’epoca era socialmente del tutto inaccettabile che a un maschietto piacesse Sailor Moon). E a scuola? La maestra ha voluto parlare con la Mater perché, in prima elementare, fra le frasi da scrivere come compiti per imparare la differenza fra “ha” e “a” ho tirato fuori “Saturno ha gli anelli” e “L’Atomium è a Buxelles”. “Ma non può scrivere cose semplici come ‘Il fiore ha cinque petali’, come fanno gli altri bambini?”, diceva lei. “Ma maestra, l’abbiamo già scritto in classe”, le rispondevo io, inutilmente.
Insomma, sono cresciuto in un mondo provinciale nel quale ci si aspettava che tutti, specie i maschietti, sguazzassero nella mediocrità e l’unico modo che avessero per distinguersi fosse fare a chi ce l’avesse più grosso. Un mondo in cui avrei dovuto farmi i muscoli perché sarei finito a lavorare in caseificio: del resto, a cosa sarebbe servito, lì, un cervello? Avere altri interessi non era la norma, quella rappresentata da Gaston. Per farla breve, lui è l’epitome di ciò che odio di più nell’immagine che la società occidentale, specie in provincia, ha del maschio, e che ho vissuto sulla mia pelle. Per questo sono spaventato alla prospettiva di ritrovarmi al cinema così:
Io in ogni scena in cui ci sarà Luke Evans.
Il fatto che probabilmente fangirlerò il simbolo di ciò contro cui ho combattuto tutta la vita perché adoro l’attore che lo interpreta mi fa sentire in colpa: gli ormoni sono ormoni, ma Gaston non solo è odioso, non solo è il villain nella mia storia preferita, ma la sua stessa esistenza è sbagliata. Anche se diciamocelo: la Bestia sarebbe lui, e la cosa non aiuta molto la causa.
Meh. Volete mettere?
L’unica speranza è che Emma Watson catalizzi l’attenzione con il messaggio de La Bella e la Bestia e rimetta tutto nella giusta prospettiva.