Friday 31 December 2021

Classifica musicale annuale – 2021

Nelle puntate precedenti:

2017;
2018;
2019;
2020.

Classifiche generali (1-50):
2016;
2017;
2018;
2019;
2020;
2021.

Classifiche generali (51-100):
2018;
2019;
2020;
2021.

1. Come ti sei appassionato alla posizione numero 30? (Siobhán Donaghy)
• Grazie alla reunion delle Vere Sugababes: ho adorato la sua voce su Flatline e ho provato ad ascoltarla da solista. Ottima, ottima idea.
2. Prima canzone ascoltata della numero 22? (Loreen)
• Adesso mi ritireranno la tessera di gay perché ai tempi non seguivo ancora l’Eurovision, ma è stata In My Head, non Euphoria.
3. Testo preferito della numero 33? (Blanche)
• Quella meraviglia che è Pain.
4. Album preferito della numero 49? (Within Temptation)
The Unforgiving.
5. Canzone preferita della numero 13? (Delerium)
• Hanno un catalogo talmente vasto che sceglierne una sola è impossibile: dico Silence, A Poem For Byzantium e Stay.
6. Album peggiore della numero 50? (Goldfrapp)
Head First ha il suo fascino camp, non lo nego, ma come album dei Goldfrapp…?
7. C’è una canzone della posizione numero 39 che senti molto tua? (The Gathering)
• Allora, sentite, Silje ha dedicato Saturnine a me e ai mei amici quella volta al concerto a Milano: più mia di così!
8. Bei ricordi legati alla numero 15? (Hurts)
• Ogni volta che ho finalmente fatto una foto ispirata alla loro musica che la Ciospa mi aveva fatto rimandare per anni e anni e anni.
9. Quanti album possiedi della numero 5? (Portishead)
• Tutti: i tre di studio e il Roseland NYC Live.
10. C’è una canzone della numero 45 che ti rende felice? (Susanne Sundfør)
Fade Away e, in generale, tutto Ten Love Songs: mi ricordano le uniche settimane felici del 2015 mentre ero a Calenzano.
11. Canzone preferita della numero 40? (White Sea)
• Mi rifiuto di menzionarne meno di una per pubblicazione: Cannibal Love, NYC Loves You, Ellipsis, Amazon.
12. Canzone della numero 10 che ti piace di meno? (Anneke Van Giersbergen)
• *Meme del gabbiano che inspira profondamente* “Miranda… takes her eggs… sunny side up… in the morniiiiing”.
13. Bei ricordi evocati dalla numero 6? (Evanescence)
• La volta che ho realizzato il mio sogno adolescenziale di limonare ascoltando My Immortal a un concerto. Ah, se i rotolini di Pescy potessero parlare…
14. Canzone della numero 38 che associ a un momento o persona? (Woodkid)
The Golden Age (canzone e album in generale) a Francischino e i pomeriggi che abbiamo passato insieme a Firenze.
15. Quale canzone della numero 19 ti emoziona di più? (Roniit)
Still The Air.
16. Quante volte hai visto la numero 35 live? (Fever Ray)
• Magari, specie perché reinterpreta i vecchi brani con il sound dell’album attuale quando li ripropone durante il tour successivo!
17. Quale canzone ti ha fatto innamorare della 23? (Theatre of Tragedy)
• Allora, disclaimer: ne ho apprezzato i meriti e ho deciso di diventare un loro fan grazie a Venus e Aégis in generale, ma a farmi davvero innamorare sono state Debris e Storm (album).
18. Album preferito della numero 11? (Pure Reason Revolution)
• Mi sento sporco a scriverlo (non per l’album, che è ottimo, ma per la frase): Amor Vincit Omnia.
19. Prima canzone ascoltata della numero 14? (Soap&Skin)
• Di lei in collaborazione, Goodbye con Apparat; di lei da sola, Me And The Devil. Entrambe grazie a quel capolavoro che è Dark.
20. Canzone preferita della numero 27? (Charotte Wessels)
• Adoro da morire Superhuman: il testo, la melodia, l’arrangiamento con quegli archi tremolanti… Perfetta!
21. Album preferito della numero 16? (Sleepthief)
• Mi sa che è proprio Mortal Longing.
22. Prima canzone ascoltata della numero 47? (Sirenia)
• Questa la ricordo: Seven Sirens And A Silver Tear!
23. C’è una canzone della 18 che trovi catartica? (Kari Rueslåtten)
Wintersong.
24. Come hai scoperto la numero 21? (Oliver Goodwill)
• Da quella volta che ha interpretato quel bonazzo di Wolfie nel video di Call Me When You’re Sober degli Evanescence (sì, quel Wolfie è anche un musicista!).
25. Canzone della numero 26 che ti rende felice? (Victoria)
• Mmh, felice? Forse qualcosa delle tamarrate in bulgaro pre-maturità e pre-Eurovision? Però in generale mi rende felice aver scoperto Victoria in sé.
26. Canzone preferita della numero 3? (Róisín Murphy)
• Resta sempre quella meraviglia di Pandora.
27. Album preferito della numero 2? (Marina & The Diamonds)
• Con o senza Diamonds è sempre Froot.
28. Prima canzone ascoltata della numero 32? (Frou Frou)
• Aver sentito It’s Good To Be In Love è un trademark di qualsiasi adolescente dei primi Anni Duemila.
29. Testo preferito della numero 8? (Emilie Autumn)
Rose Red.
30. Quante volte hai visto la numero 17 live? (Eivør)
• Dal vivo dal vivo nessuna, ma ho assistito a svariati suoi live streaming dalla pandemia in poi. Comunque è un’esperienza da fare: dai suoi live album è chiaro che dal vivo Eivør è una divinità scesa in terra!
31. Come hai scoperto la numero 44? (Billie Eilish)
• Questa è insolita, ma è entrata nel mio radar grazie a Katia che me ne parlava spesso! Mi piace ascoltarla anche per questo, perché è raro che condividiamo musica.
32. Album della 12 che ritieni sottovalutato? (Rag’n’Bone Man)
Life By Misadventure è inferiore a Human, ma non è male e mi sembra sia passato del tutto inosservato; è un peccato.
33. Canzone peggiore della numero 29? (Florence + The Machine)
• Ribadisco tutto ciò che ho già scritto su Call Me Cruella.
34. Prima canzone ascoltata della numero 34? (Ramin Djawadi)
• “Para, para-para, para-para, para-para, para-para”. (Anche al di fuori della serie, però, è Light Of The Seven).
35. Album preferito della numero 28? (Elusive)
The Great Silence.
36. Quante volte hai visto la numero 42 live? (Röyksopp)
• Mai, ma se fanno un tour con Susanne Sundfør, Karin Dreijer e Jonna Lee mi fiondo in prima fila.
37. C’è qualche canzone della 36 che consideri un guilty pleasure? (Emmelie De Forest)
• L’ennesima ottima cover di Young And Beautiful che valorizza quel testo sciocchino in un modo che Laña non si sognerebbe nemmeno.
38. Come hai scoperto la numero 48? (Tom Ellis)
• Sentendolo cantare in Lucifer, ovviamente!
39. Album preferito della numero 7? (Emilie Simon)
Tutti. (Se proprio devo sceglierne solo uno, Végétal.)
40. C’è qualche canzone della numero 31 che ti mette nostalgia? (Paolo Buonvino)
• Sentire Truth mi fa venire voglia di riguardare I Medici e girare per Firenze.
41. Canzone della 41 che non ti piaceva ma adesso ami? (Autumn)
• Non ho avuto nessun cambiamento di opinione così drastico, ma ai tempi quando ero un metallino imbruttito consideravo Satellites un guilty pleasure alla meglio. Adesso l’ho semplicemente abbracciata per la canzone fantastica e dannatamente catchy che è.
42. Testo preferito della posizione numero 24? (Anette Olzon)
Bye Bye Bye già per il solo fatto di essere uno stacce ai Naituiss.
43. Canzone più emozionante della numero 46? (Lucia)
Holy è talmente emozionante che quando la ascolto mi fa sciogliere. Nonostante il trauma, non mi è rimasta impressa come “la canzone che ascoltavo quando la tempesta tropicale mi ha ucciso l’iPod”, è troppo magnifica.
44. Canzone della numero 25 che ti rende felice? (Hearts Of Black Science)
• Il T. Almgren Remix di Unfolding, in primo luogo perché è serena, in secondo perché la associo a una fanfiction Jaspward che leggevo mentre la ascoltavo. I regret nothing.
45. Canzone preferita della numero 9? (Diablo Swing Orchestra)
• Direi sempre Heroines.
46. Primo album ascoltato della numero 37? (Leprous)
Aphelion, e da lì sto andando a ritroso.
47. Membro preferito della numero 4? (Delain)
• Ora me la tirerò da morire, ma Charlotte mi segue su Instagram e visualizza sempre le mie storie, just saying.
48. Prima canzone ascoltata della posizione numero 43? (Alcest)
Souvenirs D’Un Autre Monde, duh.
49. Album che possiedi della numero 20? (ISON)
• Ho entrambi i primi EP.
50. Il miglior ricordo associato alla numero 1? (Epica)
• Tutti quelli che ho condiviso con le fantastiche persone che ho conosciuto grazie al forum di Epica Italy, tra cui la volta che mi sono fatto la foto con Daddy. E sì, è compresa la “piacevole” passeggiata a Bondeno che ha involontariamente lanciato la mia collaborazione fotografica con Luisa.

Friday 24 December 2021

E come da tradizione…

Ero convinto che la terapia d’urto dell’anno scorso avesse curato la Mater, che essersi trovata a doverselo fare lei, l’albero, gliene avesse fatto passare la voglia. Non ha parlato di farlo fino a tre giorni fa e, anche avendomi fatto portare giù le scatole, non si era mossa.
Invece ieri, emergendo dalla mia tana per barcollare verso il bagno, avevo visto i rami in salotto – l’albero era montato ma ancora non aperto né decorato; e oggi, mentre io giravo per questioni di Pokémon Go da parte di entrambi, lei l’ha addobbato imperterrita. Però ha barato: ha messo solo le luci e le ghirlande senza palline o cianfrusaglie varie.
“Perché ora che tocca farlo a te, lo trovi incredibilmente tedioso.”
“No, non è vero! È che da sola non ho il tuo occhio.”
Certo. Chissà che l’anno prossimo finalmente si arrenda. L’importante è che continui a non coinvolgermi, così anche la mia Melania interiore resta sopita.

Parlando d’altro, stasera sembro la hotline per disperati in ansia per il cenone / pranzo con il parentame, e la cosa ha confermato le riflessioni che ho diligentemente fatto anche quest’anno sulla mia antipatia nei confronti del Natale. In realtà si tratta di un’espansione di quelle del 2017, ma ho isolato la parola che mi urta di più quest’anno, ed è “famiglia”.
Più ancora che per la gente che arriva e ti punta una pistola alla testa per farti essere felice or else, il Natale mi urta per la pressione sociale che pretende la (temporanea) disgregazione delle nostre famiglie elettive per costringerci a tornare a relazionarci con i nostri consanguinei, che ci piaccia o no. L’idea pervasiva è che, in questo periodo di grande gioia e bontà, i legami che ci siamo creati, le comunità che abbiamo scelto, gli spazi sicuri che ci siamo ritagliati non valgano nulla in confronto alla semplice linea di sangue che ci è capitata.
Nel caso peggiore ci ritroviamo seduti a tavola tra l’anziana zia bigotta che traccia i solchi intorno all’altare in ginocchio e il cugino prete che è finito sui giornali per un attacco transfobo a una certa personalità pubblica, di fronte allo zio complottista che è il più sveglio di tutti e l’altro cugino, che, a trent’anni suonati, tentava di strapparti i secchielli di lego di mano durante il trasloco e che rimpiangi di non spinto giù dalle scale fingendo che ti fosse sfuggito il secchiello di mano. Tutta gente, vuoi per questioni personali, vuoi per l’archetipo che rappresenta, normalmente eviteresti come la peste – in effetti, tutto il resto dell’anno lo fai – ma che la Magia del Natale ti costringe a sopportare solo perché ci condividi parte del corredo genetico.
Nel caso migliore, se riusciamo a sfangarci il parentame, rischiamo di ritrovarci soli perché il nostro sistema di sostegno e il piccolo mondo che ci siamo creati al di fuori dei consanguinei è incastrato coi propri parenti serpenti, e a me personalmente la cosa irrita.

Poi non nego che esista anche gente fortunata in cui le due sfere coincidono o sono quantomeno compatibili, eh! Se la vostra famiglia non è problematica, vi volete genuinamente bene e vi incontrate con piacere, by any means go for it!
Ma sto sentendo tanti di quegli amici o conoscenti stressati perché hanno problemi con i parenti, perché soffrono di nevrosi e questi incontri affollati pesano su quel lato, o che hanno legittime preoccupazioni di natura sanitaria per via del covid che sono ignorate per una stupida tradizione, e le loro voci sono silenziate perché “fa brutto” non passare il Natale con i parenti.
A questa mia impressione si aggiunge che l’emergenza globale e il precedente inasprimento dei contrasti politici hanno reso i grandi raduni di gente randomica se non per la parentela ancora più infiammabili, e stanno comparendo molti post, ad esempio rivolti a persone LGBTQ+, che danno consigli su come affrontare il periodo festivo mantenendo intatta la propria salute mentale.
Evidentemente il problema è reale e colpisce diverse persone. Se esistono post su come affrontare le feste, evidentemente si parte dal presupposto che siano un impegno che non si può ignorare, ed è una cosa assurda!

Ripeto: sono felice per le famiglie davvero armoniose, auguro loro tanti Natali da trascorrere gioiosamente insieme tra lucine, cenoni e regali. Ma ritengo sia fondamentale che nella sensibilità pubblica inizi ad esserci spazio anche per chi queste cose non le ha, o non se ne interessa. Normalizziamo non voler fare nulla a Natale. Normalizziamo dire: “Guarda, non ho molta voglia di venire al cenone, non me la sento”. Normalizziamo incontrare i parenti che ci vanno a genio, dire: “Mi farebbe molto piacere vederti, ma la presenza dello zio omfobo e del cugino prete renderebbe la serata spiacevole; ti va di prenderci un caffè in settimana?”. Normalizziamo che, se davvero vogliamo vedere qualcuno dopo tanto tempo perché gli vogliamo bene, esistono anche altri giorni.
Normalizziamo scegliere con chi condividere la gioia delle feste.

Per onestà intellettuale, aggiungo che, ovviamente, la mia visione delle feste è pesantemente influenzata dal rancore che nutro verso buona parte dei miei parenti. Sono nella posizione privilegiata di avere scuse plausibili per non incontrarli (i.e.: vivo lontano, passo il Natale con la Mater invece che col ramo paterno della famiglia), ma sentire la pressione sociale di farlo mi urta. Vedere miei amici sotto quella stessa pressione sociale – per quanto la loro situazione sia diversa, nel bene o nel male – mi fa arrabbiare. Magari c’è anche un pizzico d’invidia per chi invece ha una famiglia normale.
Però davvero, spostiamo la priorità dal concetto di famiglia al benessere delle persone che la compongono. E se qualcuno si offende, iniziamo a spostare il peso del giudizio sociale su di loro e sulle pretese che si arrogano sul tempo e la salute mentale altrui.

Wednesday 22 December 2021

Ritorno ad Asburgo?

Martedì 21 dicembre, ore 2:15 circa.
Vado a controllare come sta la Mater: sta bene, non ha la febbre, non ha mal di testa, non ha crampi da disidratazione, so far so good. Si alza anche da sola per andare in bagno senza problemi, perdita di equilibrio o simili. Sono passate circa dodici ore dall’inoculazione della terza dose di Moderna e sembra che il richiamo non sia poi così apocalittico rispetto alla seconda dose.
Rassicurato che non sembri avere bisogno di nulla e io possa quindi dedicarmi alla mia oretta e mezza di musica immersiva senza il rischio di essere interrotto, le porto un bicchiere d’acqua e torno in camera mia, speranzoso che la mia terza dose, che mi inoculeranno mercoledì 22, non mi faccia stare male come la seconda.

Ore 12:45 circa.
La Mater mi sveglia chiedendomi se posso preparare io il pranzo a entrambi: a metà mattinata le è salita la febbre quasi a 38 e, anche con una Tachipirina, si sente uno straccio. Mi prendo i miei venti minuti d’ordinanza per smaltire il trauma di essermi svegliato vivo anche oggi, dopo di che mi metto ai fornelli.
Le speranze di cavarmela a buon mercato l’indomani sono bellamente sparite.

Ore 17:50.
La Mater ha dormito profondamente tutto il pomeriggio. La sveglio perché vuole farsi l’ora di spotlight di Snover con doppia exp da cattura per fare punteggio su Pokémon Go. Sta meglio ma è disidratata e le viene un crampo al piede. Ha ancora un certo mal di testa.
Il dopodomani mi sorride sempre di più. In compenso, faccio il livello 48 su PoGo e poi aiuto lei a salire un po’ di punteggio facendo i tiri eccellenti.

Ore 20:30.
La Mater ha una nausea tale che la sola vista della carne che mi sto cucinando le fa venire un conato. Tenta di farsi un kisiel per cena e non riesce nemmeno a terminarne una tazza. Ha costanti capogiri, non riesce a mantenere l’equilibrio e anche solo alzarsi dal divano al tavolo le sembra una fatica insormontabile.

Mercoledì 22 dicembre, ore 01:30 circa.
La Mater è ancora in piedi al computer; apparentemente le è passato tutto – come da prassi in uno schiocco di dita, all’improvviso. Tanto meglio.

Ore 11:55.
La Mater ha di nuovo pero il senso del gusto: tutto ciò che mangia le sembra erba o cartone. Alla meglio (o peggio?) ha un retrogusto amaro. Andiamo bene. Io sto mangiando più presto del solito in modo da recarmi allo hub e sperare di non fare sera in attesa del mio boost.
 
Ore 13:39.
La disorganizzazione allo hub è stata minore del previsto (o della scorsa estate), in circa un’oretta ho sbrigato scartoffie, fila, inoculazione e periodo d'attesa in caso di. Non mi resta che tornare a casa.

Ore 17:09.
Inizio ad accusare i primi sintomi: spossatezza, difficoltà di concentrazione, antipatia generale per la vita – voglio dire, più del solito. È piuttosto presto, speravo di mantenere un po’ più di autonomia e non so bene cosa aspettarmi.
Visto che le altre volte la Mater ed io abbiamo avuto sintomi molto simili e lei si è presa un’altra mazzata, mi preparo a passare un’altra notte di delirio febbrile convinto che il mio cuscino sia il Castello di Asburgo. L’unica consolazione è, ancora una volta, che durerà massimo quarantott’ore e poi sparirà, a differenza del virus che può durare settimane e lasciare danni permanenti. Su quello continuano a non esserci dubbi.