Il titolo del post viene da una frase pronunciata dalla Nipota mentre il suo cellulare squillava per via della chiamata di sua mamma.
“Sara, ma che le dici?”
“Ehm... che stiamo facendo una piacevole passeggiata!”
Eh sì, anche perché... piacevole passeggiata un corno. Ma andiamo con ordine.
Come accennato due post fa, il motivo della mia trasferta bolognese era un raduno degli utenti del forum di Epica Italy organizzato nei pressi di Ferrara. I quali pressi di Ferrara, conformati nello squallido paesino di Bondeno, ospitavano una sagra celtica alla quale, su iniziativa di un gruppetto sparuto di tre utenti appassionati, ci saremmo dovuti trovare. Ora, la Nipota si era informata per tempo, ed aveva scoperto che a) la sagra non sarebbe iniziata prima delle 7 di sera, e b) non si trovava a Bondeno, ma bensì a Stellata, un altro villaggio dell’hinterland ferrarese, in riva al Po e al confine fra Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto. Ma questo i nostri Epilli organizzatori (che mica hanno controllato) non lo sapevano, dato che il sito web della manifestazione non l’avevano più controllato da almeno marzo. E infatti il ritrovo era fissato a Bondeno per l’ora in cui saremmo arrivati tutti, salvo che, a metà strada, i tre, che erano in macchina, hanno scoperto la fregatura e hanno informato Luisa, e quindi me e la Nipota, che sarebbero andati dritti a Stellata, mentre noi eravamo, naturalmente, appiedati.
Così, buttati sulle seggiole della sala d’attesa della stazione, siamo rimasti ad attendere ulteriori notizie via sms, tentando, quando queste non sono arrivate, di contattare noi i tre filo-celtici, senza nessun risultato. Così, chiedendo in giro, abbiamo scoperto che non solo di sabato non ci sono autobus per Stellata, ma anche che i taxi erano carissimi. E, soprattutto, che l’unica alternativa per raggiungere il posto in questione era farsi la strada a piedi. Ah, ah, ah, ah. Ovviamente, i nostri tentativi di contattare l’autista dell’altro gruppo per farci venire a prendere sono stati nulli, cosa che ci ha costretti a valutare seriamente l’ipotesi di vagare per le campagne ferraresi in cerca della Rocca di Stellata.
Fortunatamente, le indicazioni erano piuttosto chiare: attraversare i binari, scavalcare la rete, passare davanti alla casa diroccata sperando che non ci cascasse una tegola in testa, e poi su per l’argine a seguire la strada lungo il fiume per cinque chilometri circa. Così, i nostri tre intrepidi eroi, invece che tornarsene a Ferrara e passare il pomeriggio sdraiati sull’erba all’ombra degli alberi in Piazza Ariostea, si sono incamminati. Le missioni 1 e 2, ovvero attraversare i binari senza farci investire e trovare il buco nella rete da cui scavalcare, non sono state impegnative – d’altronde, che treni potevano passare in quel buco? – e nemmeno attraversare il campo nel quale c’erano le due case diroccate (su una delle quali troneggiava la scritta “Casa Pericolo”, sembrava il cognome!), e le difficoltà maggiori incontrate sono state vincere il cattivo umore per gli altri che se ne fregavano di noi, cosa per la quale le battute della Nipota sono state indispensabili. Arrivati sull’argine, la cui sommità era, se non altro, asfaltata, ci siamo accorti con sollievo che il sole era ben velato e che tirava un bel vento fresco… che presto è diventato tanto forte da farci sbandare. Ma almeno non abbiamo sofferto il caldo.
È così iniziata la nostra avventura attraverso l’aperta capagna: come Celti, abbiamo sfidato le intemperie, cantato canzoni a squarciagola ed io ho iniziato a tirare avanti e indietro la Figliola per scattare foto, tanto che alla fine ho deciso di tenerla fuori in pianta stabile: se non altro è uscito fuori un photobook di Luisa e Sara che camminano, dal quale trarrò una serie per deviantART. Naturalmente, non sono mancati degli episodi esilaranti ai limiti del demenziale, tipo gli alberi che la Nipota voleva farmi fotografare a tutti i costi, le uscite da fangirl di yaoi, le mele rubate da un albero sul ciglio della strada e una grandissima scoperta: i Punti! Eh sì, perché non stavamo percorrendo una stradina qualsiasi, ma il “Percorso bondenese”, sul quale si trovavano sei punti d’interesse segnalati da cartelli, sui quali c’erano delle mappe. Il primo punto era più indietro della stazione, per cui ce lo siamo perso, ma abbiamo scoperto che il secondo era a più della metà del nostro tragitto, cosa che ci ha infuso nuova speranza per quel viaggio senza fine. E così, di punto in punto (gli altri erano più ravvicinati), siamo finalmente arrivati al Forte di Stellata, attorno al quale si sarebbe svolto il festival. E, voglio dire, che forte: era più piccolo delle torri della fu cinta muraria di Alghero. Wow.
Insomma, una volta arrivati alla meta ci siamo fiondati a cercare del cibo: peccato che tutti gli stand fossero chiusi perché la manifestazione iniziava davvero alle sette del pomeriggio, e non alle undici del mattino come i nostri fellows pensavano. Quindi, accontentatici di un miserrimo Cucciolone a testa, ci siamo messi a cercarli. Dopo aver girato in lungo e in largo il boschetto di pioppi, fra tende piantate nella polvere, pelli di animali, tatuaggi di dubbio gusto, wanna-be celti, uomini vecchi a torso nudo, donne con addosso tovaglie o la versione cheap dei costumi di Sharon den Adel, e chi più ne ha più ne metta, abbiamo scoperto che i tre, a cui si era aggregata un’amica, erano impegnati nella lunga e ineressante atività di visitare il forte. Così, finalmente, eccoci tutti lì radunati: meno di un quinto degli utenti attivi del forum. E anche qui c’è da dirlo: che raduno! Tempo cinque minuti, e i nostri quattro organizzatori sono partiti per la tangente ad esplorare le bancarelle che stavano aprendo senza calcolarci di striscio, così che noi, dopo averli seguiti di stand in stand, abbiamo deciso di sederci a riposare i nostri piedi stanchi e lasciarli andare per i cavoli loro. Dato che nessuno di noi tre ha particolare passione per le rievocazioni, non avevamo chissà quante cose da fare, e così abbiamo preso dei panini e abbiamo deciso di ripartire per Bondeno per prendere il treno e tornarcene a casa. Siamo andati a salutare gli altri, anche nella speranza che si svegliassero e decidessero di darci un passaggio (in macchina avrebbero fatto in cinque minuti ciò che noi abbiamo fatto in due ore e passa), ma ovviamente non sono stati molto ricettivi (o hanno fatto gli gnorri). Così, ci siamo incamminati indietro per i cinque chilometri, solo per scoprire un’agghiacciante sorpresa: un cartello vicino a Stellate indicava che la distanza di Bondeno era di ben 8,6 chilometri! Ovvero, considerando il chilometro fra la rocca e il bivio, quasi il doppio di ciò che pensavamo!
Insomma, siamo riusciti a non perderci d’animo e abbiamo percorso i quattro punti più vicini in poco tempo, e ci siamo poi incamminati lungo il tratto di strada più lungo. Stavolta, niente soste né pause, solo tante battute, molte delle quali al vetriolo verso i nostri simpatici amici, e la fretta di recuperare il treno precedente a quello che avevamo pensato per tornarcene al più presto alla civiltà. Ogni volta che riconoscevamo qualche dettaglio (i pioppi della Sara, i fiori fotografati, la casa col rampicante, il pozzo con le rose, la rete sul fiume) gioivamo, perché significava che ci avvicinavamo sempre più alla meta, finché…
“Kyaaaaaaaaah!”. Era proprio lui, un tipico “kyaaaah” da fangirl che veniva dalla vegetazione. Da un becco, per l’esattezza. E fu così che, top dei top della giornata, scoprimmo l’esistenza del mitico Uccello-Fangirl! (Mentre, di solito, sono più comuni le Fangirl dell’Uccello).
Insomma, abbiamo riattraversato il campo di Casa Pericolo, e abbiamo visto un treno che ripartiva in direzione Ferrara. Giunti finalmente in stazione, ci siamo fiondati a controllare gli orari per vedere quale era il primo treno utile. E come se non avessimo patito abbastanza, abbiamo fatto la meravigliosa scoperta che Stellata era la fermata successiva a quella dove eravamo scesi. E che, di conseguenza, la strada che avevamo fatto a piedi era stata perfettamente inutile, e non solo, se fossimo partiti in treno saremmo arrivati a Bondeno esattamente nello stesso momento, ma avremmo proseguito per Ferrara un’ora prima risparmiandoci un numero imprecisabile di punture delle zanzare che proliferavano felici nel vicino fiume. Naturalmente, dato che l’appuntamento era a Bondeno, eravamo scesi lì senza controllare le fermate successive: sarebbe stato quantomeno carino per gli altri rispettare l’appuntamento e trovarsi con noi in stazione prima di proseguire, e magari darci pure un passaggio. Ma naturalmente no.
Ergo, in sostanza il raduno in quanto tale non c’è stato, abbiamo fatto tanta strada inutile, il festival era carino ma nulla che ci interessasse davvero e… beh, se non altro siamo stati noi tre assieme e siamo riusciti a ridere un sacco. Il prossimo raduno non lo lasceremo organizzare alle stesse persone, poco ma sicuro.
“Sara, ma che le dici?”
“Ehm... che stiamo facendo una piacevole passeggiata!”
Eh sì, anche perché... piacevole passeggiata un corno. Ma andiamo con ordine.
Come accennato due post fa, il motivo della mia trasferta bolognese era un raduno degli utenti del forum di Epica Italy organizzato nei pressi di Ferrara. I quali pressi di Ferrara, conformati nello squallido paesino di Bondeno, ospitavano una sagra celtica alla quale, su iniziativa di un gruppetto sparuto di tre utenti appassionati, ci saremmo dovuti trovare. Ora, la Nipota si era informata per tempo, ed aveva scoperto che a) la sagra non sarebbe iniziata prima delle 7 di sera, e b) non si trovava a Bondeno, ma bensì a Stellata, un altro villaggio dell’hinterland ferrarese, in riva al Po e al confine fra Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto. Ma questo i nostri Epilli organizzatori (che mica hanno controllato) non lo sapevano, dato che il sito web della manifestazione non l’avevano più controllato da almeno marzo. E infatti il ritrovo era fissato a Bondeno per l’ora in cui saremmo arrivati tutti, salvo che, a metà strada, i tre, che erano in macchina, hanno scoperto la fregatura e hanno informato Luisa, e quindi me e la Nipota, che sarebbero andati dritti a Stellata, mentre noi eravamo, naturalmente, appiedati.
Così, buttati sulle seggiole della sala d’attesa della stazione, siamo rimasti ad attendere ulteriori notizie via sms, tentando, quando queste non sono arrivate, di contattare noi i tre filo-celtici, senza nessun risultato. Così, chiedendo in giro, abbiamo scoperto che non solo di sabato non ci sono autobus per Stellata, ma anche che i taxi erano carissimi. E, soprattutto, che l’unica alternativa per raggiungere il posto in questione era farsi la strada a piedi. Ah, ah, ah, ah. Ovviamente, i nostri tentativi di contattare l’autista dell’altro gruppo per farci venire a prendere sono stati nulli, cosa che ci ha costretti a valutare seriamente l’ipotesi di vagare per le campagne ferraresi in cerca della Rocca di Stellata.
Fortunatamente, le indicazioni erano piuttosto chiare: attraversare i binari, scavalcare la rete, passare davanti alla casa diroccata sperando che non ci cascasse una tegola in testa, e poi su per l’argine a seguire la strada lungo il fiume per cinque chilometri circa. Così, i nostri tre intrepidi eroi, invece che tornarsene a Ferrara e passare il pomeriggio sdraiati sull’erba all’ombra degli alberi in Piazza Ariostea, si sono incamminati. Le missioni 1 e 2, ovvero attraversare i binari senza farci investire e trovare il buco nella rete da cui scavalcare, non sono state impegnative – d’altronde, che treni potevano passare in quel buco? – e nemmeno attraversare il campo nel quale c’erano le due case diroccate (su una delle quali troneggiava la scritta “Casa Pericolo”, sembrava il cognome!), e le difficoltà maggiori incontrate sono state vincere il cattivo umore per gli altri che se ne fregavano di noi, cosa per la quale le battute della Nipota sono state indispensabili. Arrivati sull’argine, la cui sommità era, se non altro, asfaltata, ci siamo accorti con sollievo che il sole era ben velato e che tirava un bel vento fresco… che presto è diventato tanto forte da farci sbandare. Ma almeno non abbiamo sofferto il caldo.
È così iniziata la nostra avventura attraverso l’aperta capagna: come Celti, abbiamo sfidato le intemperie, cantato canzoni a squarciagola ed io ho iniziato a tirare avanti e indietro la Figliola per scattare foto, tanto che alla fine ho deciso di tenerla fuori in pianta stabile: se non altro è uscito fuori un photobook di Luisa e Sara che camminano, dal quale trarrò una serie per deviantART. Naturalmente, non sono mancati degli episodi esilaranti ai limiti del demenziale, tipo gli alberi che la Nipota voleva farmi fotografare a tutti i costi, le uscite da fangirl di yaoi, le mele rubate da un albero sul ciglio della strada e una grandissima scoperta: i Punti! Eh sì, perché non stavamo percorrendo una stradina qualsiasi, ma il “Percorso bondenese”, sul quale si trovavano sei punti d’interesse segnalati da cartelli, sui quali c’erano delle mappe. Il primo punto era più indietro della stazione, per cui ce lo siamo perso, ma abbiamo scoperto che il secondo era a più della metà del nostro tragitto, cosa che ci ha infuso nuova speranza per quel viaggio senza fine. E così, di punto in punto (gli altri erano più ravvicinati), siamo finalmente arrivati al Forte di Stellata, attorno al quale si sarebbe svolto il festival. E, voglio dire, che forte: era più piccolo delle torri della fu cinta muraria di Alghero. Wow.
Insomma, una volta arrivati alla meta ci siamo fiondati a cercare del cibo: peccato che tutti gli stand fossero chiusi perché la manifestazione iniziava davvero alle sette del pomeriggio, e non alle undici del mattino come i nostri fellows pensavano. Quindi, accontentatici di un miserrimo Cucciolone a testa, ci siamo messi a cercarli. Dopo aver girato in lungo e in largo il boschetto di pioppi, fra tende piantate nella polvere, pelli di animali, tatuaggi di dubbio gusto, wanna-be celti, uomini vecchi a torso nudo, donne con addosso tovaglie o la versione cheap dei costumi di Sharon den Adel, e chi più ne ha più ne metta, abbiamo scoperto che i tre, a cui si era aggregata un’amica, erano impegnati nella lunga e ineressante atività di visitare il forte. Così, finalmente, eccoci tutti lì radunati: meno di un quinto degli utenti attivi del forum. E anche qui c’è da dirlo: che raduno! Tempo cinque minuti, e i nostri quattro organizzatori sono partiti per la tangente ad esplorare le bancarelle che stavano aprendo senza calcolarci di striscio, così che noi, dopo averli seguiti di stand in stand, abbiamo deciso di sederci a riposare i nostri piedi stanchi e lasciarli andare per i cavoli loro. Dato che nessuno di noi tre ha particolare passione per le rievocazioni, non avevamo chissà quante cose da fare, e così abbiamo preso dei panini e abbiamo deciso di ripartire per Bondeno per prendere il treno e tornarcene a casa. Siamo andati a salutare gli altri, anche nella speranza che si svegliassero e decidessero di darci un passaggio (in macchina avrebbero fatto in cinque minuti ciò che noi abbiamo fatto in due ore e passa), ma ovviamente non sono stati molto ricettivi (o hanno fatto gli gnorri). Così, ci siamo incamminati indietro per i cinque chilometri, solo per scoprire un’agghiacciante sorpresa: un cartello vicino a Stellate indicava che la distanza di Bondeno era di ben 8,6 chilometri! Ovvero, considerando il chilometro fra la rocca e il bivio, quasi il doppio di ciò che pensavamo!
Insomma, siamo riusciti a non perderci d’animo e abbiamo percorso i quattro punti più vicini in poco tempo, e ci siamo poi incamminati lungo il tratto di strada più lungo. Stavolta, niente soste né pause, solo tante battute, molte delle quali al vetriolo verso i nostri simpatici amici, e la fretta di recuperare il treno precedente a quello che avevamo pensato per tornarcene al più presto alla civiltà. Ogni volta che riconoscevamo qualche dettaglio (i pioppi della Sara, i fiori fotografati, la casa col rampicante, il pozzo con le rose, la rete sul fiume) gioivamo, perché significava che ci avvicinavamo sempre più alla meta, finché…
“Kyaaaaaaaaah!”. Era proprio lui, un tipico “kyaaaah” da fangirl che veniva dalla vegetazione. Da un becco, per l’esattezza. E fu così che, top dei top della giornata, scoprimmo l’esistenza del mitico Uccello-Fangirl! (Mentre, di solito, sono più comuni le Fangirl dell’Uccello).
Insomma, abbiamo riattraversato il campo di Casa Pericolo, e abbiamo visto un treno che ripartiva in direzione Ferrara. Giunti finalmente in stazione, ci siamo fiondati a controllare gli orari per vedere quale era il primo treno utile. E come se non avessimo patito abbastanza, abbiamo fatto la meravigliosa scoperta che Stellata era la fermata successiva a quella dove eravamo scesi. E che, di conseguenza, la strada che avevamo fatto a piedi era stata perfettamente inutile, e non solo, se fossimo partiti in treno saremmo arrivati a Bondeno esattamente nello stesso momento, ma avremmo proseguito per Ferrara un’ora prima risparmiandoci un numero imprecisabile di punture delle zanzare che proliferavano felici nel vicino fiume. Naturalmente, dato che l’appuntamento era a Bondeno, eravamo scesi lì senza controllare le fermate successive: sarebbe stato quantomeno carino per gli altri rispettare l’appuntamento e trovarsi con noi in stazione prima di proseguire, e magari darci pure un passaggio. Ma naturalmente no.
Ergo, in sostanza il raduno in quanto tale non c’è stato, abbiamo fatto tanta strada inutile, il festival era carino ma nulla che ci interessasse davvero e… beh, se non altro siamo stati noi tre assieme e siamo riusciti a ridere un sacco. Il prossimo raduno non lo lasceremo organizzare alle stesse persone, poco ma sicuro.
ReplyDeleteHo amato l'uccello-fangirl! X3
Poi una volta a casa ero distrutta, anche se in realtà ero già distrutta quando ci siamo fermati alla stazione di Bondeno per aspettare il treno di ritorno... ò_ò'
Per è stata davvero una "piacevole passeggiata"... u_ù