Tuesday 27 July 2021

Little Dark things


 
Ieri notte prima di addormentarmi ho tirato fuori l’iPod e ho messo su Goodbye di Apparat e Soap&Skin. Lo faccio abbastanza spesso, è un bel modo per accoccolarmi nell’oscurità e lasciarmi sprofondare verso l’incoscienza mentre le medicine fanno effetto.
Mentre dormo camera mia è sempre il più buia possibile: l’avvolgibile è abbassata al massimo in modo che non ci sia nemmeno una fila di fori, la tenda è tirata, ho oscurato con della stoffa nera i led del condizionatore. Perfino la porta, che ha un pannello di vetro, è coperta da una tendina scura.

Ecco, nonostante il vetro coperto, mentre la canzone stava finendo è scoccato un fulmine talmente forte che il lampo si è visto anche in camera mia. E sul fade out è arrivato il rumore del tuono, proprio come sul finire della sigla della prima stagione di Dark.
E niente, è stato bellissimo. È stato semplicemente bellissimo, una di quelle piccole cose che restituiscono quel senso di mistero e armonia al mondo circostante. Una piccola boccata d’aria in un momento in cui tutte le notizie che arrivano alimentano un senso di malessere e uccidono la speranza per il futuro.
Probabilmente, è anche un segno che dovrei fare il bel rewatch di Dark che sono tentato di fare da mesi. Ma per ora voglio semplicemente conservare questo piccolo momento nei miei ricordi aiutandomi col blog.

Saturday 17 July 2021

Una notte con Miss Rona

Alla fine, gli Hunger Games di ieri mattina sono stati miracolosamente resi sopportabili da un’inaspettata copertura nuvolosa che ha portato un gestibile fresco sulla città. Allo hub del Mariotti la disorganizzazione regnava sovrana e ho impiegato oltre un’ora per entrare – parte della quale ho trascorso seduto sotto il tendone, parte sotto quello che, in un’altra giornata, sarebbe stato il sole cocente perché a una certa il personale non si è coordinato bene e c’era più gente pronta a entrare di quanta potesse stare dentro la palestra e ci hanno tenuti in standby sugli spalti di cemento.
Oh, e in tutto questo mi era anche venuta una colite dal nervoso e quindi stavo scoppiando; quello sicuramente non era colpa della disorganizzazione, ma i rallentamenti non hanno sicuramente aiutato.
 
Il peggio, comunque, è arrivato molto, molto dopo. Se il pomeriggio me la sono cavata relativamente a buon mercato, dormicchiando un po’ e leggiucchiando su Wikipedia per il resto del tempo. Ho fatto giusto in tempo a terminare l’articolo sul Castello di Asburgo in cui ero finito seguendo il rabbit hole, che verso mezzanotte, puntuale come un orologio, è arrivato il malessere. Ma roba che letteralmente tremavo per i brividi e sono dovuto andare a ripescare il pigiama pesante e il plaid dall’armadio nonostante le temperature estive tipiche del Merilend.
La tachipirina che ho preso è durata sì e no un’oretta, il tempo di fare qualche storia su Instagram, che il tremore è subito ricominciato.
Della notte in sé ricordo poco se non il carosello di freddo che nemmeno Snowpiercer e caldo infernale, brividi fortissimi e sudori incontrollati. Ma, soprattutto, il mio cuscino: a una certa, la febbre mi è salita oltre i trentotto e ho iniziato a delirare, convinto che il mio spostarmi da un punto all’altro del cuscino in cerca di fresco fossi io che andavo da una torre all’altra del Castello di Asburgo, con tanto di mappa che avevo visto su Wikipedia.
Giuro, ho questo ricordo distinto, della mappa e di me che spostavo la testa da una torre all’altra.
 
E da qui, ho avuto con orrore la conferma di ciò che avevo già pensato: se già solo il vaccino mi fa stare così male, non oso immaginare la malattia in sé. Almeno ho la speranza che massimo domani sarà tutto passato, mentre stare settimane e settimane peggio di così sarebbe orribile. E su questo che, raccontando i sintomi, ho martellato nelle storie di Instagram: stare così male per qualche ora è un piccolo prezzo da pagare per non prolungare quest’agonia chissà per quanto.

Oggi sono per lo più spossato e nauseato; ho mangiato poco e a fatica, e ora, dopo un pomeriggio piuttosto vegetativo, ho abbastanza presenza intellettuale da buttare giù questo resoconto della mia notte di passione folle con Miss Rona fra le stanze del Castello di Asburgo.
Delirare è stranissimo.
Speriamo che passi entro breve.

Thursday 15 July 2021

Abbandonato

Parliamoci chiaro: la pandemia è stressante già di suo. È inevitabile, è un evento traumatico per tutta la collettività, non c’è modo di evitarlo. Puntare il dito e cercare colpe, prendersela col Governo o con questa o quella istituzione, è un tentativo comprensibile di razionalizzare qualcosa che sfugge a ogni controllo ma resta, alla fin fine, un esercizio di futilità. Le cose stanno succedendo, nessuno ne ha colpa, al massimo si può tentare di metterci una pezza.

Però.

Come la si mette, ‘sta pezza, è un altro discorso: lì colpe e colpevoli si possono trovare eccome, e molto di quello stress da pandemia sarebbe perfettamente evitabile.
Ad esempio, con delle istituzioni efficienti potrei risparmiarmi almeno lo stress da vaccino. L’altra volta c’era il dubbio su cosa mi avrebbero inoculato, che mi sarei potuto risparmiare se l’assessore regionale alla sanità non se ne fosse fregato, di cosa fosse consigliato o sconsigliato per chi. A questo giro per forza mi rifaranno Pfizer, ma c’è il dubbio su quando, come e se riuscirò a rientrare nell’appuntamento.
Perché giustamente gli operatori sanitari, che sono esausti dopo un anno e mezzo di lavoro serrato, sono potuti andare in vacanza, e la risposta dell’amministrazione locale non è stata assumere dei sostituti, ma dimezzare le ore di attività dello hub. Con tutte le seconde dosi già prenotate e, in più, quelli che stanno capitolando e si stanno facendo la prima.
Il risultato sono file chilometriche, tutte assembrate sotto un miserrimo tendone nel bel mezzo del campo da calcio dello stadio locale, in attesa di entrare e aspettare l’iniezione. Appuntamenti che, dal pomeriggio, sono slittati alla mattina a chi prima arriva, con i numerini distribuiti tipo salumeria. E, da quel che si sente, il personale rimasto che è allo stremo delle forze.

E in tutto ciò ci sono io, privato cittadino, che fra poco più di ventiquattr’ore dovrò andare ad affrontare tutto quello, mi sento completamente abbandonato dalle mie istituzioni locali. In un momento di stress già enorme, ecco che vanno ad aggiungerne dell’altro per mancanza di organizzazione e soldi, ma intanto marciano in tv e sui giornali locali a raccontare di come, dopo un “fisiologico” periodo di adattamento, le cose ora siano supercalifragilistichespiralidose.
Ma finché la faccia è salva, chissenefrega di quello che le persone passano realmente, chissenefrega che il sistema non sia più efficiente come era prima, o che buttando tutti assieme così come in fila dal macellaio il rischio di immunizzarsi non col vaccino ms beccandosi il virus in mezzo agli Hunger Games cresca esponenzialmente.