Thursday 10 June 2021

Imminentemente vaccinando

Sono le 3:27 del mattino. Ho appena finito di assistere la Mater che, disidratata, ha avuto un fortissimo crampo alla gamba che non riusciva a farsi passare. Vi è soggetta, purtroppo, specie quando non beve abbastanza; stanotte ha bevuto come un cammello, ma la febbre da coronavirus (beh, da vaccino) le ha riarso tutto e conseguentemente massacrato la gamba.
Che insomma, escludendo il crampo in sé, febbre, brividi, spossatezza, malessere e arsura sono una buona notizia: significa che il vaccino sta funzionando e il corpo sta reagendo come deve. Alla prima dose se l’era cavata relativamente a buon mercato, adesso è la seconda a farla penare; anche questo è normale, in molti raccontano che una delle due è una mazzata, l’altra più gestibile – c’è solo da vedere quale sarà quale.
 
Ora, si potrebbe pensare che vivere tutto questo la notte prima di fare il mio, di vaccino, mi abbia scoraggiato, ma no. Anzi, al contrario: questo minuscolo assaggio di come sia stare accanto a qualcuno col coronavirus è stato abbastanza spaventoso e mi ha convinto ancora di più che sia il caso di fare il vaccino ASAP.
Certo, non è che sono entusiasta all’idea di pupparmi tutti i sintomi. La mia stupida mente animale cova inevitabilmente l’istinto che la certezza di avere i sintomi domani sia peggio della possibilità di scamparmi il contagio e non averli affatto. Ma ho anche la razionalità per prendere le mie decisioni sulla base, per quanto controintuitiva, che la certezza che questi sintomi siano controllati e notevolmente ridotti è molto meglio della possibilità di prendermi la malattia vera e propria. L’importante è esserne consapevoli e sapere che in certe situazioni bisogna lottare contro l’istinto di conservazione per conservarsi davvero.

Per inciso, non sono sicuro di che area di questo spettro ricopra la decisione di aver spuntato solo Pfizer e Moderna sul modulo del consenso alla vaccinazione. Forse in questo caso è la certezza di essermi davvero rotto le palle della gente: è un anno e tre mesi che cerco di ridurre al minimo le uscite, che seguo le regole, che indosso sempre la mascherina in pubblico, che non vedo i miei amici di Trieste, che le uscite che ho fatto in ristoranti o bar si contano sulle dita di una sola mano. Io i sacrifici li ho fatti, molti altri no: a questo punto, direi che i vaccini più sicuri me li sono meritati, che se lo puppino i bambocci assembrati in Piazza dei Mercati, AstraZeneca.
Ho sempre un po’ paura di ritrovarmi al livello dei no vax ogni volta che, in privato, esprimo scetticismo su AstraZeneneca – pardon, VaxZevria, ché il rebranding fa meno paura. Ma esistono studi preliminari che sembrano indicare che non sia solo isteria di massa e il problema delle trombosi sia effettivamente dovuto a un difetto di formulazione dei vaccini con adenovirus. Sì, certo, è tutto ancora in aria e si aspetta una peer review ma, visto che l’alternativa c’è, vivo molto meglio senza quell’una possibilità sul cavolo di milioni che volete di avere la botta di sfortuna. Anche perché, lo ribadisco, i sacrifici per non peggiorare la situazione li sto facendo dallo scorso marzo, io. Mi fa sorridere che le regioni ora si stiano rimbalzando le dosi inutilizzate tra più e meno ricche, neanche fossero le brioscine scadute che si mandavano in Africa negli Anni Novanta, ma non è mia responsabilità risolvere questo problema. Preferisco essere fabulous con una dose di Beyontéc.

In tutto ciò, ho deciso di inaugurare un nuovo tag, Corona Chronicles, in cui ho retroattivamente infilato tutti i post relativi alla pandemia, così che, se fra qualche anno vorrò rimmergermi in questo macello, avrò una comoda antologia a portata di click. Ora è il caso che vada a dormire: mi sono prenotato per il turno pomeridiano apposta per non aggiungere l’ansia di dovermi svegliare presto a quella di fare il gran passo, ma ciò non significa che debba vanificare tutto con una notte in bianco.

No comments:

Post a Comment