Friday, 18 June 2021

R.I.P. Geco

Not me che sto per piangere per il piccolo geco morto che ho appena trovato sotto il letto.
Stavo passando il mocio e ho visto quello che mi era sembrato uno strano batuffolo di polvere impigliato; invece era un piccolissimo geco stecchito, già praticamente mummificato, con le orbite vuote e tutte le ditina ragomitolate.
E niente, poveretto, mi ha fatto una tenerezza infinita. Stavo per mettermi a piangere ma fortunatamente è arrivata Katia (chi altro?) in mio soccorso con la cosa più wholesome e tenera che potesse scrivermi:
“Nuuu, non piangere! Magari è venuto a morire sotto il tuo lettino perché era la sua ora e sapeva di essere al sicuro. :* È venuto lì per portarti fortuna! Seppelliscilo, così torna alla terra :*”

E niente, da lì mi è venuto davvero l’occhietto lucido, ma per la commozione. Ho deciso che ha ragione: domani, quando ci sarà più luce, lo metterò su un foglio bianco e gli farò qualche foto professionale, in modo da poterlo poi includere in qualche lavoro. Insomma, in modo che non sia dimenticato ma resti qualche traccia di lui.

In tutto questo, per qualche motivo mi è tornato un bruttissimo episodio di un paio d’anni fa: era sera, stava diluviando fortissimo e, tornando di corsa a casa con la Mater, avevamo visto un gatto che era stato investito ed era rimasto in agonia sull’asfalto. Quella volta mi ero sentito tremendamente impotente, perché non c’era nulla, nulla che potessi fare: non potevo guarirlo, ovvio, ma nemmeno lenire le sue sofferenze; non potevo tenere l’ombrello o qualcosa di simile per ripararlo dalla pioggia (le macchine continuavano a passare), non potevo nemmeno rimanere lì con lui fino all’ultimo come avevo con Murka e non lasciarlo da solo, al freddo e bagnato nei suoi ultimi momenti. Non era giusto.
Forse è per questo che l’immagine che ha evocato Katia mi ha aiutato subito, perché ha ribaltato quelle circostanze: non è stato, che so, il geco che è rimasto impigliato lì ed è lentamente morto di fame senza che me ne accorgessi e potessi salvarlo. E sto anche cercando di convincermene razionalmente dicendo che, se così fosse stato, l’avrei notato, visto che di recente avevo spostato letto e materasso per fare le pulizie.
E quindi niente. Per ora il geco rimane qui, domani tornerà alla natura ma rimarrà nel regno della creatività. Un piccolo pianto me lo sono fatto, ma forse ne avevo bisogno per stare un po’ meglio in generale.
R.I.P. Geco. Spero che i tuoi ultimi momenti siano stati sereni.

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