Sono sempre stato troppo cool per Britney Spears.
Fossi stato una ragazza, da adolescente avrei avuto un caso terminale di not like the other girls, e questo ovviamente comprendeva il prendermi troppo sul serio per non ignorare completamente il mondo del pop e il suo gossip. Voglio dire, ascoltavo gli Evanescence, io! Poi grazie a loro ho scoperto i Within Temptation, da lì sono entrato nel tunnel del metal, e il massimo di musica “leggera” che mi concedevo erano i Delerium, di cui comunque preferivo album e canzoni più epici, corali e mistici, mentre non gradivo particolarmente il “troppo pop” Chimera.
Col mondo del pop ovviamente avevo dei riluttanti contatti – YouTube non c’era ancora, quindi dovevo passare i pomeriggi con MTV in sottofondo ai compiti (se e quando li facevo) in attesa che passassero gli Evanescence in mezzo a tutta quella “spazzatura”. Poi ok, avevo un debole per Kylie Minogue e Gwen Stefani, ma non lo davo a vedere, così come avevo messo da parte i CD di Alizée, Avril Lavigne o le Sugababes (anche se nel loro caso era stato il cambio di line up a farmi disinteressare).
Intorno al 2006, poi, il mio pool musicale “serio” si era ampliato con The Open Door e i Delain, poi sono arrivati i The Gathering, col risultato che nel 2007 vivevo largamente nella mia bolla, dove arrivavano a malapena echi lontane del meltdown di Britney Spears.
Con questo, però, non voglio dichiararmi innocente dell’aver contribuito al male collettivo che è stato fatto a Britney. Magari ancora non frequentavo assiduamente internet e non l’ho fatto pubblicamente, ma in privato ai tempi di Toxic le ho fatto tantissimo slutshaming, perché non concepivo che lei fosse famosa solo perché metteva i costumini succinti mentre le vere cantanti, quelle che hanno la voce e si scrivono le canzoni da sole, non lo erano. Chiaramente era tutta questione di sex appeal, che disdicevole! Anzi, lo dicevo pure in russo: “Бритни Спирс это блядь”. Va’ là, che campione della vera musica.
Col senno di poi me ne vergogno molto. Alla fine la mia era solo invidia perché i miei musicisti preferiti non avevano la visibilità e le possibilità di Britney – avrei fatto meglio a fare le mie cose e non pensare proprio a lei, se non mi piaceva.
Fra l’altro, erano gli Anni Duemila e io ero un adolescente: le guerre tra sottoculture erano una cosa reale. Ero “fuori di testa ma diverso da loro” quindici anni prima dei Måneskin, non potevo concepire che “il pop”, ovvero “il mainstream” potesse non essere “il nemico”. Nel 2007 rimasi shockato quando Amy Lee intervenne su EvThreads per condannare un videoclip che un fan aveva fatto montando immagini e video del meltdown di Britney su Everybody’s Fool, ed esprimere solidarietà e sostegno alla collega. Ma come, pensai, Amy era nella posizione di lanciare il “te l’avevo detto” più grande della storia, eppure si mostrava così compassionevole? Fu quello uno delle prime crepe che si aprirono nel mio estremismo musicale, se non ancora ad ascoltare le popstar quantomeno a riconoscere perfino quelle che non mi piacevano come, beh, esseri umani. Esseri umani che non se l’erano cercata, se i paparazzi davano loro la caccia.
Per inciso, Everybody’s Fool è una canzone che parla dello stardom in generale, di quanto distruttivo e ingannevole sia, ma è impossibile non farsi venire in mente un paio di nomi. Anche se l’intento non era di fare slutshaming ma, piuttosto, far capire alle sorelline minori di Amy che lo stardom pop non era genuino sotto tutto il glitter, mi chiedo cosa ne pensi Amy adesso.
In ogni caso, pian piano mi sono dato all’eclettismo musicale, ho imparato a riconoscere che anche nel pop c’è del buono e, col tempo, ho anche acquisito una certa dose di rispetto e simpatia per Britney. Non è una brava cantante, non è (più) chissà che ballerina, ma è pursempre un’icona. È innegabile l’impronta che, costruita a tavolino o no, in playback o no, per meriti non solo suoi o no, ha lasciato sul mondo del pop. E poi, come ebbi già modo di scrivere, apprezzo che non si prenda troppo sul serio e scherzi anche sulle proprie carenze artistiche. Ho persino sei sue canzoni – sei! – sull’iPod, pensate un po’ (paragonate al gran totale di una sola di Laña, ad esempio).
Ed è proprio per questo che, nel giorno in cui è emersa l’inequivocabile verità sullo stato in cui verte la sua vita da quando è sotto la custodia del padre, non posso non sentirmi in colpa per come anch’io ho partecipato al circo perverso che è risultato nel meltdown che l’ha relegata in questa situazione.
Certo, posso dirmi di non essere, se non altro, colpevole di aver consumato avidamente e, quindi, foraggiato tutti quei siti e giornali scandalistici che, per fare profitto sulla sua caduta, finivano inevitabilmente per peggiorare la situazione. Non ho cercato maniacalmente le notizie, non ho pagato direttamente né fornito click a quelle pubblicazioni perché, semplicemente, Britney Spears era un argomento troppo al di sotto di me. In un certo senso, la mia arroganza mi ha salvato dall’avere una coscienza ancora più sporca… ma è anche il motivo per cui, in quegli anni, non mi sono mai soffermato a considerare Britney un essere umano e provare empatia nei suoi confronti. Era la sgualdrina che rubava la scena ai miei musicisti, come si permetteva?
E sì, era ormai il 2014, erano passati sette anni, ma ricordo che avevo riso letteralmente fino alle lacrime giocando a 2048 edizione Neyde, in cui ogni nuova mattonella mostrava una Britney sempre più pazza. Giuro, non riuscivo a smettere di giocare né di ridere. Ed è stata una cosa molto crudele che ora rimpiango.
Per cui no, non voglio saltare sul carro del #FreeBritney facendo finta di non aver colpa. Oggettivamene, ne ho meno di molti altri e posso dire di non aver mai mangiato dalle mani di Perez Hilton e quella gentaglia. Ma le ho comunque dato immeritatamente della troia, ho riso di lei e, in generale, ho ignorato la sua umanità. Quando è scappata a Las Vegas per un matrimonio durato quarantott’ore, ho disapprovato la sua superficialità invece che chiedermi se ci fosse un motivo perché si comportava così. Quando l’hanno fatta a pezzi per quella performace sottotono agli MTV Video Music Awards, sapevo che era probabilmente sotto ansiolitici e antidepressivi, ma non ho detto nulla di quanto fosse ingiusto deriderla.
Non so se sia troppo tardi per dire che trovo orribile che sia stata prigioniera di una custodia del genere per tutti questi anni. Non so se sia ipocrita farlo ora, dopo aver fatto parte del rumore di fondo che l’ha fatta crollare, anche se solo nel mio privato. Non so se la vera ragione perché siamo tutti così interessati alle sue vicissitudini giudiziarie è perché speriamo che un lieto fine lavi la nostra coscienza collettiva del male che le abbiamo fatto allora, e che ha continuato a ricevere per tutti questi anni come diretta conseguenza.
In ogni caso, a prescindere da quelle che sono le mie opinioni sulla sua musica, mi dispiace che abbia sofferto, e mi vergogno per il contributo che ho dato. Perdonami, Britney, per non essermi fermato prima a riflettere sull’unica cosa che davvero contava:
“Leave Britney alone.
She’s a human.”
She’s a human.”
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