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Friday, 30 September 2022

Classifica musicale generale – 2022

Nelle puntate precedenti:
2016;
2017;
2018;
2019;
2020;
2021.

Classifiche dalla 51 alla 100:
2018;
2019;
2020;
2021;
2022.

Classifiche annuali:
2017;
2018;
2019;
2020;
2021
 
1. Come ti sei appassionato alla posizione numero 30? (Meg Myers)
• Grazie a Luisa, naturalmente, che mi ha passato il video di Heart Heart Head.
2. Prima canzone ascoltata della numero 22? (Sia)
• Questa la so! The Church Of What’s Happening Now! L’avevo sentita in un pub anni prima che Sia diventasse famosa con Chandelier e me n’ero innamorato senza sapere di chi fosse; poi, recuperando la discografia pregressa, arrivato a Colour The Small One l’ho ritrovata e ho praticamente strillato!
3. Testo preferito della numero 33? (Röyksopp)
• Perché mi dovete sempre far scegliere tra What Else Is There? e Running To The Sea, con In The End come terza?
4. Album preferito della numero 49? (iamamiwhoami)
• Non m’importa se Blue è il più “cOmMeRcIaLe”, è anche il mio preferito.
5. Canzone preferita della numero 13? (Panic! At The Disco)
• Sempre Casual Affair, ma menzione d’onore a Don’t Let the Light Go Out che è la mia preferita dal nuovo album.
6. Album peggiore della numero 50? (Lucia)
• No. No, Lucia non ha album peggiori.
7. C’è una canzone della posizione numero 39 che senti molto tua? (Dead Can Dance)
• “All the roads look the same: they lead nowhere, they lead nowhere”. Ovvero Opium.
8. Bei ricordi legati alla numero 15? (Epica)
• A questo giro scelgo le passeggiate a Düsseldorf sparandomi la cover del Presto dall’Estate di Vivaldi a tutto volume in cuffia.
9. Quanti album possiedi della numero 5? (Evanescence)
• Oh cavolo, devo comprare The Bitter Truth! (Tutti tranne il self-titled.)
10. C’è una canzone della numero 45 che ti rende felice? (Sirenia)
• Per quanto possa sembrare strano, ce n’è una: Ditt Endelikt. Perché è super ballabile e perché, non capendo il testo, non posso cringeare forte per i cliché di Morten.
11. Canzone preferita della numero 40? (Diablo Swing Orchestra)
Heroines.
12. Canzone della numero 10 che ti piace di meno? (Florence + The Machine)
• Faccio fatica a considerare Call Me Cruella una canzone di Florence: il testo è tremendamente on the nose (specie paragonato agli altri contributi di Florence a colonne sonore varie), di una banalità degna di una qualunque Laña del Rey. È chiaro che la Disney gliel’ha praticamente dettata e non le ha lasciato libertà creativa.
13. Bei ricordi evocati dalla numero 6? (Emilie Simon)
• Oh boy, da dove inizio? A ‘sto giro menziono il viaggio a Bordeaux.
14. Canzone della numero 38 che associ a un momento o persona? (Emmelie De Forest)
Let It Fall a Stefano per la foto che abbiamo fatto insieme.
15. Quale canzone della numero 19 ti emoziona di più? (Stream Of Passion)
• Un po’ tutto The Flame Within, ma dovendo scegliere una sola canzone, Street Spirit mi fa drizzare ogni singolo pelo sulle braccia.
16. Quante volte hai visto la numero 35 live? (Sleepthief)
• Con l’eterna disorganizzazione di Justin?
17. Quale canzone ti ha fatto innamorare della 23? (Theodor Bastard)
Земная Доля (Будем Жить).
18. Album preferito della numero 11? (Eivør)
• Sono molto indeciso tra Larva e Segl.
19. Prima canzone ascoltata della numero 14? (Susanne Sundfør)
The Silicone Veil.
20. Canzone preferita della numero 27? (Tristania)
The Modern End.
21. Album preferito della numero 16? (Kari Rueslåtten)
Pilot. Mi manca la Kari sperimentale della prima metà degli Anni Duemila.
22. Prima canzone ascoltata della numero 47? (Rag’n’Bone Man)
• Colgo questa occasione per lanciarmi in un rant sul fatto che il remix semi-orchestrale di Human dal trailer di Mass Effect Andromeda non sia mai stato pubblicato; già che ci siamo, mi lagno anche per quello di Running Up That Hill di Kate Bush da Quella Scena™ di Stranger Things.
23. C’è una canzone della 18 che trovi catartica? (Anneke Van Giersbergen)
Lost And Found, assieme a buona parte di Air.
24. Come hai scoperto la numero 21? (Emilie Autumn)
• Grazie all’Innominabile quando ancora aveva gusti decenti. Sì, lo so: ho colpa per aver lasciato che quell’essere me la facesse scoprire dopo aver ignorato i tentativi di Veronica.
25. Canzone della numero 26 che ti rende felice? (Lady Gaga)
• Voto sempre Born This Way e Hair.
26. Canzone preferita della numero 3? (The Gathering)
• “You don’t neeeeeeeeed to preeeeeeeach!
27. Album preferito della numero 2? (Within Temptation)
• Sembra sempre più improbabile che tirino fuori un altro The Unforgiving
28. Prima canzone ascoltata della numero 32? (Siobhán Donaghy)
Nothing But Song, che mi ha quasi fatto rinunciare in partenza. Anche se la prima canzone con Siobhán è stata Flatline deLLE SUGABABES (ora si può finalmente dire)!
29. Testo preferito della numero 8? (Marina & The Diamonds)
• Oddio, da dove comincio?
30. Quante volte hai visto la numero 17 live? (Draconian)
• Nessuna, e ora sono in questo strano paradosso per cui avrei preferito vederli con Heike perché mi piace di più come cantante, ma sarei ben felice di vederli con Lisa perché la stimo più come persona.
31. Come hai scoperto la numero 44? (The 3rd And The Mortal)
• Facendo filologia di gothic metal.
32. Album della 12 che ritieni sottovalutato? (Autumn)
• Gli Autumn sono letteralmente i poster children dell’esser sottovalutati.
33. Canzone peggiore della numero 29? (Nemesea)
Whenever mi tedia parecchio, ma anche Kids With Guns non mi fa impazzire.
34. Prima canzone ascoltata della numero 34? (Gwen Stefani)
• Nel 2004 non eri tu che scoprivi What You Waiting For?, era What You Waiting For? che ti trovava e ti costringeva ad ascoltarla.
35. Album preferito della numero 28? (Alizée)
• Sempre il sottovalutatissimo 5.
36. Quante volte hai visto la numero 42 live? (Phildel)
• Luisa, al prossimo tour voliamo in UK e rimediamo a questa mancanza abissale?
37. C’è qualche canzone della 36 che consideri un guilty pleasure? (Karen Elson)
• Non è la canzone in sé a essere un guilty pleasure, quanto immaginare di spammare Who’s Sorry Now? su ogni social media quando una certa persona inevitabilmente si sarà lasciata con quel povero martire che la sopporta perché, semplicemente, non lo merita.
38. Come hai scoperto la numero 48? (Ramin Djawadi)
• Grazie a Game of Thrones, ovviamente.
39. Album preferito della numero 7? (Delain)
Apocalypse And Chill. Dubito che ora con la clone di Charlotte riesca(no?) a fare di meglio.
40. C’è qualche canzone della numero 31 che ti mette nostalgia? (Aurora)
• Un po’ tutto Infections Of A Different Kind (Step I) mi riporta a bei momenti di videogioco del 2019, sia in giro con Pokémon Go che a casa con The Sims 4.
41. Canzone della 41 che non ti piaceva ma adesso ami? (Clare Maguire)
• Non che non mi piacesse, ma sulle prime non mi ero filato particolarmente The Shield And The Sword; poi l’ho ascoltata bene e l’ho amata.
42. Testo preferito della posizione numero 24? (Delerium)
A Poem For Byzantium.
43. Canzone più emozionante della numero 46? (Portishead)
• Ebbene no, non è Glory Box: voto Roads!
44. Canzone della numero 25 che ti rende felice? (Goldfrapp)
Tiptoe.
45. Canzone preferita della numero 9? (Anathema)
Untouchable, Part 1.
46. Primo album ascoltato della numero 37? (Amy Lee)
• Pescy, stiamo ancora aspettando il tuo debutto solista synthpop sulla Luna (cit.).
47. Membro preferito della numero 4? (Hurts)
• Confermiamo che Stupido Sexy Theo ha finalmente fatto fuori il mocio vileda ripristinando la sua sexiness. Nel dubbio, comunque, opto per un threesome.
48. Prima canzone ascoltata della posizione numero 43? (White Sea)
Mountaineer: sono andato in ordine.
49. Album che possiedi della numero 20? (Róisin Murphy)
• Ahem… diciamo che ci stiamo ancora lavorando.
50. Il miglior ricordo associato alla numero 1? (Theatre of Tragedy)
• A queso giro, la volta che Nell si è seduta con me a bere una birra al World’s End di Camden Town, l’hanno chiamata per un’intervista, mi ha promesso che sarebbe tornata e l’ha fatto! (Fra l’altro, l’avevo più o meno sognato prima che accadesse.)

Sunday, 26 June 2022

Deadlocked (o il punto di rottura)

This world,
Its evil ways,
The pain that I hide:
Let’s make this happen!
 
Che poi, a pensarci bene, è un ciclo: inizio ad accumulare negatività perché non sono bravo a processarla in maniera costruttiva, passano mesi e magari nemmeno me ne rendo conto finché, d’estate, inizia ad approssimarsi il mio punto di rottura, i miei comportamenti o atteggiamenti sfuggono al controllo e diventano sempre più autodistruttivi, Katia se ne accorge, mi fa sedere, me lo fa notare e, finalmente, riesco a scuotermi un po’ e tirarmi fuori dalla crisi.
Per questa volta. Perché la cosa che mi ha davvero fatto sorridere, ieri notte, è stato rendermi conto che è un pattern che tende a ripetersi spesso proprio d’estate. Di solito più verso luglio-agosto, ma non è sorprendente che a ‘sto giro sia successo a giugno, visto lo stress di quest’anno.
A questo giro è stata una domanda piuttosto diretta che ha ricevuto una risposta altrettanto diretta.
“Senti, potrebbe essere solo una mia impressione per questo o quel motivo, ma: stai diventando più cattivo ultimamente?”
“Sì”, ho risposto subito, senza esitazione. “Sì, è vero. È una cosa che ho notato anch’io in più episodi, in queste ultime settimane. E ha iniziato a preoccuparmi.”
 
Volendola buttare sulle analogie, nel momento in cui ho sentito di non avere più le forze e la pazienza per essere una Margaery, l’idea era di lasciar libera l’Olenna e dare un po’ di pan per focaccia a chi se lo meritava. Solo che, sempre più spesso, mi sono ritrovato a pensare: “I choose violence”. E non mi stancherò mai di dirlo: essere una Cersei è mai una buona idea. Sentirsi costretti in un angolo e rispondere facendo quanto più male possibile agli altri non è una soluzione sostenibile, tanto meno lo è farne in maniera indiscriminata partendo da un vago senso di sentirsi nel giusto.
La buona notizia è che, appunto, me ne stavo già rendendo conto da solo: c’erano momenti in cui mi sentivo davvero tossico. Un po’ mi sentivo giustificato, date le circostanze; un po’ pensavo che, tutto sommato, fosse dovertente. Per lo più, era pura e semplice dipendenza da Schadenfreude. Ma sentirmi dire che la tossicità si nota così tanto e non è divertente è stata la spintarella di cui avevo bisogno per decidere che è davvero il caso di darmi una regolata, perché tentare di avvelenare la vita agli altri finisce per avvelenare anche me a piccole dosi.

Per dovere di completezza, visto che indagare a fondo le cause del mio comportamento è necessario per migliorarlo, è il caso che lo annoti: mi sento esasperato da tutto. Letteralmente tutto: ovunque mi giri c’è un motivo di rabbia. Il mondo intero, l’atteggiamento generale dell’umanità, il senso di impotenza e stagnazione, se non direttamente l’impressione che, come società, stiamo addirittura tornando indietro. Anni e anni di lotte che sembrano aver fallito completamente. I diritti civili stanno sparendo dappertutto, siamo in piena guerra, i progressi sul fronte climatico sono trascurabili... non c’è una cosa, una, che non vada male.
Così, da qualche parte lungo la strada, ho gettato la spugna.

So anche identificare il momento in cui è partita questa mia spirale verso l’incattivimento: nel 2020, quando Trump si è preso il covid e mi sono fiondato su Twitter per leggere le reazioni. E poi per aggiungere le mie.
E poi ci sono state le elezioni americane, in un momento in cui sentivo che anche le nostre destre erano in difficoltà, e allora mi sono detto: “È tempo di bullizzare i bulli”. Dare loro una dose della loro medicina, farli sentire come hanno fatto sentire gli altri per tutto questo tempo, caricare su di loro tutto il peso sociale di essere persone orribili con idee orribili.
Solo che, lungo la strada, ho iniziato a ritenere lo sforzo sociale dietro quest’idea sempre più vano. Invece che argomentare il mio sdegno, se non per far cambiare idea almeno per piantare quella vocina che rovina il “divertimento” quando la gente si comporta in un certo modo, ho iniziato a ricorrere a semplici, generici, sciocchi insulti che, in effetti, lasciano il tempo che trovano. Spiegare al fascista medio perché il suo fascismo deriva semplicemente dalla paura gli rovina la giornata molto più che sentirsi dare del povero cretino.

E tutto questo, lo ribadisco, è un semplice coping mechanism per il malessere che sento dentro. Uno che non solo non lo risolve, ma finisce per far stare peggio anche me: non mi rende poi tanto distinguibile dalla gente che ha ridotto il mondo a un posto che è una completa e costante fonte di disagio.
E io non voglio essere questo.

Qualche misura per invertire la tendenza l’avevo già presa nelle scorse settimane: ad esempio, ho evitato di infilarmi in baruffe digitali che sarebbero finite in gara di insulti, lasciato cadere discorsi che mi avrebbero irritato, scorso oltre notizie che avrei potuto commentare in maniera caustica, eccetera, limitandomi solo ai casi più eclatanti. Dovrei impegnarmi a farlo ancora di più, lasciando correre anche i casi eclatanti: alla fin fine, è uno spreco di energie che non porta a nulla. Non riuscirò a isolarmi ed evitare di occuparmi di attualità, ma non sono obbligato a dire la mia a tutti i costi alimentando la caciara che si forma intorno: posso anche solo prendere atto della cosa e andare avanti con la mia vita.
Ho anche notato che non ho praticamente bloggato quest’anno. Pensavo dipendesse dal fatto che la mia vita è piuttosto piatta (a questo punto per scelta, ma quello è un altro paio di maniche), ma la verità è che non avevo voglia di dialogare con me stesso su ciò che sta succedendo in generale. Scrivere uno stato tagliente su Facebook o cercare gente da insultare sotto i meme altrui è molto più semplice che analizzare come un avvenimento mi fa sentire e tirarne fuori un post coerente.
È però una cosa che dovrei riprendere a fare perché, appunto, non sono bravo a processare i miei stati emotivi e questa è una valvola di sfogo che mi aiuta molto. Anche per questo ho scritto questo post: ieri sera Katia mi ha aiutato a dare forma e voce alla consapevolezza che già stavo sviluppando, e qui ho deciso di cristallizzarla in forma scritta per non perderla di vista.
Ho spesso il vizio di ignorare la mia voce interiore e cercare segni esterni che me la sbattano in faccia. A volte mi faccio i tarocchi (ho smesso dal 2020, sempre perché non ho molta voglia di chiacchierare con me stesso). A volte presto attenzione alle piccole coincidenze, come la scena in The Umbrella Academy che abbiamo visto subito dopo aver parlato, in cui Allison e Diego vanno in cerca di risse con i suprematisti bianchi, o la citazione di Deadlocked dei Tristania con cui ho aperto il post, che ho trovato fra i ricordi di Facebook – entrambe descrivono bene lo stato d’animo che ha causato il mio incattivirmi e mostrano quanto sbagliato sia continuare su questa china.
Molto più spesso, è la migliore amica che sono fortunato ad avere, che quando inizio ad andare troppo alla deriva mi prende per i capelli e mi aiuta a tirarmi fuori dall’acqua alta.
Katia mi ha consigliato di scrivere una lettera a me stesso, a questo riguardo. La lettera è questa, ma non sarebbe completa se non fosse un po’ anche una lettera a lei e non si concludesse con:
Grazie, Katia.

Thursday, 30 September 2021

Classifica musicale generale – 2021

Nelle puntate precedenti:
2016;
2017;
2018;
2019;
2020.

Classifiche dalla 51 alla 100:
2018;
2019;
2020;
2021.

Classifiche annuali:
2017;
2018;
2019;
2020
 
1. Come ti sei appassionato alla posizione numero 30? (Röyksopp)
• Onestamente non me lo ricordo. Nel senso, avevo visto (e apprezzato) il video di Poor Leeno su MTV e poi, anni dopo, scoperto What Else Is There? grazie a un trailer fan-made dell’ottava stagione di Charmed, ma quando provai ad ascoltare The Understanding per intero non ero ancora abbastanza maturo da capirlo. Poi, un cinque-sei anni dopo, i miei gusti sono mutati, ho riprovato ad ascoltarli e tutto è andato al posto giusto. Oh, e quell’anno è uscita anche Running To The Sea, addio.
2. Prima canzone ascoltata della numero 22? (Goldfrapp)
• Difficile dirlo, visto che moltissime erano ovunque. Ricordo Strange Machine usata da una delle compagne della Lili al saggio di burlesque, ma non sapevo ancora chi la cantasse. La prima che ho ascoltato con cognizione di causa è stata Annabel.
3. Testo preferito della numero 33? (Siobhán Donaghy)
Coming Up For Air, sin da quel famoso pomeriggio.
4. Album preferito della numero 49? (Sirenia)
At Sixes And Sevens.
5. Canzone preferita della numero 13? (Panic! At The Disco)
Casual Affair.
6. Album peggiore della numero 50? (Rag’n’Bone Man)
• Escludendo i primi mixtape che sono davvero atroci e limitandosi alla discografia “ufficiale”, a voler essere generosi Life By Misadventure può essere descritto come “inoffensivo”. Non ha nulla di memorabile come Human.
7. C’è una canzone della posizione numero 39 che senti molto tua? (Amy Lee)
• Se dico Lockdown qualcuno mi lancia addosso qualcosa?
8. Bei ricordi legati alla numero 15? (Susanne Sundfør)
• Il week end a casa di Alessandro Jonah nel 2012, quando avevo appena iniziato ad ascoltarla.
9. Quanti album possiedi della numero 5? (Evanescence)
• Tutti da Origin in poi, compresi i singoli pubblicati in formato fisico, tranne il pessimo self-titled e il singolo di Du Uocciuocciuon.
10. C’è una canzone della numero 45 che ti rende felice? (Aurora)
Daydreamer.
11. Canzone preferita della numero 40? (The 3rd And The Mortal)
Harvest ha qualcosa di magico.
12. Canzone della numero 10 che ti piace di meno? (Florence + The Machine)
• Faccio fatica a considerare Call Me Cruella una canzone di Florence: il testo è tremendamente on the nose (specie paragonato agli altri contributi di Florence a colonne sonore varie), di una banalità degna di una qualunque Laña del Rey. È chiaro che la Disney gliel’ha praticamente dettata e non le ha lasciato libertà creativa.
13. Bei ricordi evocati dalla numero 6? (Emilie Simon)
• Oh boy, da dove inizio? A ‘sto giro menziono il viaggio a Bordeaux.
14. Canzone della numero 38 che associ a un momento o persona? (Phildel)
• Beh, un po’ tutte a Luisa, visto che è la protagonista di entrambi i progetti fotografici ispirati alla musica di Phildel.
15. Quale canzone della numero 19 ti emoziona di più? (Epica)
This Is The Time ha risvegliato la mia coscienza ecologica con la sua melodia commovente e il testo intelligente e profondo. Naturalmente sono sarcastico e Rivers vince a mani basse.
16. Quante volte hai visto la numero 35 live? (Dead Can Dance)
• Due, entrambe le volte con persone che si sono rivelate non proprio degli ottimi amici. Dovrei iniziare a considerare i Dead Can Dance una red flag? Ah no, quella era odiare Margaery Tyrell.
17. Quale canzone ti ha fatto innamorare della 23? (Róisín Murphy)
• Non ricordo se ci sia stata qualche canzone in particolare: è stato un processo graduale, iniziato quella volta che Florian Neuville aveva spammato le foto di un suo concerto sui social media.
18. Album preferito della numero 11? (Eivør)
• Sono molto indeciso tra Larva e Segl.
19. Prima canzone ascoltata della numero 14? (Kari Rueslåtten)
• Stando a Last.fm, The Homecoming Song: ho iniziato ad ascoltarla in ordine discografico.
20. Canzone preferita della numero 27? (Delerium)
A Poem For Byzantium.
21. Album preferito della numero 16? (Stream Of Passion)
• Il sempiterno The Flame Within.
22. Prima canzone ascoltata della numero 47? (Ramin Djawadi)
• La sigla di Game of Thrones, anche se ho iniziato ad ascoltarlo davvero con Light Of The Seven e lo amo principalmente per la prima stagione di Westworld.
23. C’è una canzone della 18 che trovi catartica? (Sia)
• Per un certo periodo lo è stata Chandelier.
24. Come hai scoperto la numero 21? (Theodor Bastard)
• Grazir all’Innominabile quando ancora aveva gusti decenti.
25. Canzone della numero 26 che ti rende felice? (Lady Gaga)
• Quel bellissimo concentrato di energia, abbracci, allegria e girotondi manina nella manina che è Rain On Me! Ovviamente sono sarcastico e pure un fan vecchia scuola brontolone: Born This Way e Hair a mani basse.
26. Canzone preferita della numero 3? (The Gathering)
• Sapete che esiste una versione live di Saturnine in cui Silje duetta con Marjan degli Autumn?
27. Album preferito della numero 2? (Within Temptation)
• Sharona Milfona, quand’è che me lo tirate fuori un altro The Unforgiving?
28. Prima canzone ascoltata della numero 32? (Gwen Stefani)
What You Waiting For?, duh.
29. Testo preferito della numero 8? (Anathema)
• Le due Untouchable, duh. Anche se secondo i fan storici metallarozzi sicuramente non sarà al livello di perle tipo, uhm, Nocturnal Emission.
30. Quante volte hai visto la numero 17 live? (Anneke Van Giersbergen)
• Due volte da solista, più una volta alla magnifica rimpatriata con i The Gathering.
31. Come hai scoperto la numero 44? (Lucia)
• Strano che ancora non l’avessi detto: grazie a Luisa!
32. Album della 12 che ritieni sottovalutato? (Autumn)
• Tutti i loro album da My New Time in poi. Ma temo che quel capolavoro che è Stacking Smoke sia il più sottovalutato di tutti perché la grossa pausa discografica ha fatto sì che molti si dimenticassero di loro.
33. Canzone peggiore della numero 29? (Nemesea)
Whenever mi tedia parecchio, ma anche Kids With Guns non mi fa impazzire.
34. Prima canzone ascoltata della numero 34? (Sleepthief)
Rainy World, grazie a (ovviamente) Luisa.
35. Album preferito della numero 28? (Alizée)
5. Mi spiace per Mylène Farmer e quell’altro tipo che lavevano marketizzata da eterna Lolita, ma ha fatto cose molto migliori da adulta.
36. Quante volte hai visto la numero 42 live? (Karen Elson)
• Karen, ti voglio bene, ma ora un live me lo devi per autografarmi il libro, visto che hai iniziato a dare le copie autografate dopo che l’avevo già comprato.
37. C’è qualche canzone della 36 che consideri un guilty pleasure? (Emmelie De Forest)
• L’ennesima ottima cover di Young And Beautiful di quella busta di plastica ambulante.
38. Come hai scoperto la numero 48? (Woodkid)
• Sono quasi sicuro di aver visto il video di Run Boy Run sul profilo del (fu) Uomo di Veronica, ma poi Luisa mi ha passato I Love You. Sarebbe stato umiliante per Veronica se il (fu) Uomo mi avesse fatto scoprire della musica mentre lei no!
39. Album preferito della numero 7? (Delain)
• Facciamo un respiro profondo: Apocalypse And Chill. Ecco, l’ho detto: mi piace più di Lucidity.
40. C’è qualche canzone della numero 31 che ti mette nostalgia? (Meg Myers)
• Ascoltavo Heart Heatd Head andando a trovare Francisco a Firenze.
41. Canzone della 41 che non ti piaceva ma adesso ami? (Portishead)
• Non mi viene in mente nulla di particolare.
42. Testo preferito della posizione numero 24? (Emilie Autumn)
Rose Red, ma un po’ tutto Enchant.
43. Canzone più emozionante della numero 46? (Amaranthe)
• Sembrerebbe una di quella domanda-trabbocchetto in cui ridi perché pensi: “Dai, gli Amaranthe si destreggiano tra shekera-culo profonde come una pozzanghera e ballad che ci provano troppo per emozionare davvero”. E poi c’è Exhale.
44. Canzone della numero 25 che ti rende felice? (Tristania)
• Sembra una barzelletta, ma ce n’è una: Ab Initio!
45. Canzone preferita della numero 9? (Marina & The Diamonds)
• Non so decidermi tra Happy e Immortal.
46. Primo album ascoltato della numero 37? (Clare Maguire)
• La seguo sin dai tempi del debutto, Light After Dark.
47. Membro preferito della numero 4? (Hurts)
• Dalle ultime notizie pare che Stupido Sexy Theo abbia fatto fuori il mocio vileda e sia tornato scopabilissimo.
48. Prima canzone ascoltata della posizione numero 43? (iamamiwhoami)
• Una delle canzoni della serie dei video misteriosi. Maremma, che tempi che erano!
49. Album che possiedi della numero 20? (Draconian)
• Ho i primi sei. Il settimo non l’ho (ancora) comprato perché sono tuttora offeso con Anders e Heike per le loro sparate “non sono né di destra né di sinistra ma forza Trump” del 2016, ma soffro molto perché è un ottimo disco.
50. Il miglior ricordo associato alla numero 1? (Theatre of Tragedy)
• Ma vogliamo parlare della volta che Hein mi ha contattato per chiedermi se potevano usare la mia foto per il booklet di Last Curtain Call, ed era il primo aprile ed ero convinto che mi stesse facendo un pesce d’aprile?

Monday, 9 August 2021

Lucciole

A volte mi capita di ascoltare – o anche solo ripensare a – una canzone dell’inizio dello scorso decennio e sentire un dolore al cuore. Fisicamente, proprio un secondo in cui sembra che si sia fermato all’improvviso o sia scoppiato. Mi manca il respiro e devo lottare per espandere i polmoni, inalare l’ossigeno e sopravviere a quel momento. Il più delle volte passa subito, ma altre, come oggi, anche se il malessere fisico si dissipa rimane quello interiore, quello che ne è la reale causa.

Fra l’altro, è stato un rabbit hole a scatenarmelo: ho appena finito l’ascolto approfondito del nuovo album di Rag’n’Bone Man, quello in cui controllo e correggo i testi per inserirli nei file iTunes, e sulle prime non è nemmeno stato il tema ricorrente del Millennial che si accorge improvvisamente di aver superato i trenta e si chiede che fine abbia fatto la giovinezza a colpirmi. È che mi sono accorto che c’erano delle imprecisioni o veri e propri errori nei testi, così ho cercato un’altra fonte e sono andato a ritroso leggendoli parallelamente e correggendoli fino a tornare alla prima canzone, Fireflies. Da lì ho fatto l’associazione mentale a Baltimore’s Fireflies di Woodkid, e poi alla sua compagna di EP, Brooklyn. E Brooklyn, che stando a iTunes non ascolto da sei anni, la associo a un certo photoshoot di Kwannam Chu con una certa persona che si è ritirata dal mondo della fotografia, e niente, improvvisamente mi ha travolto tutto il peso degli anni che sono passati, delle occasioni che non ho inseguito, delle foto che non farò mai perché non visiterò mai quei luoghi e non incontrerò mai quelle persone.

La cosa più strana è che non ero per niente felice, all’inizio degli Anni Dieci. Era il periodo in cui la mia carriera universitaria e, con essa, le certezze che avevo sulla mia vita stavano cadendo a pezzi. Ero perso, confuso, perennemente in fuga da me stesso e dalla mia vita. Eppure, ora ci ripenso con nostalgia. Ora ricordo i week end a Milano, la pop culture su internet, le serate in discoteca, lo shopping, le foto che ho fatto, le persone che incontravo.
Non so se sia il tempo che erode sempre i momenti brutti e lascia i ricordi migliori, o se sia un oggettivo peggioramento del mio stato mentale, tanto che perfino quel periodo risulta felice rispetto a come sto ora. O forse, tutto sommato, quegli anni davvero non erano poi così male: ad esempio, tolta la musica e pochi specifici ricordi sparsi qua e là, gli Anni Duemila sono un enorme vuoto nella mia vita e non ho la minima nostalgia per la mia adolescenza.

In ogni caso, oggi mi ero già svegliato malmostoso, e ora questo momento di nostalgia, di dolore fisico per qualcosa che ormai è scivolato irrimediabilmente nel passato mi ha dato il colpo di grazia. Dovrei riprendere ad ascoltare Brooklyn in modo da stemperare l’associazione con quel periodo e diluirne l’impatto emotivo. È un po’ lo stesso motivo per cui rivedere certe foto dei primi tempi del mio Tumblr mi emoziona e ferisce a tempo stesso.

Thursday, 10 June 2021

Imminentemente vaccinando

Sono le 3:27 del mattino. Ho appena finito di assistere la Mater che, disidratata, ha avuto un fortissimo crampo alla gamba che non riusciva a farsi passare. Vi è soggetta, purtroppo, specie quando non beve abbastanza; stanotte ha bevuto come un cammello, ma la febbre da coronavirus (beh, da vaccino) le ha riarso tutto e conseguentemente massacrato la gamba.
Che insomma, escludendo il crampo in sé, febbre, brividi, spossatezza, malessere e arsura sono una buona notizia: significa che il vaccino sta funzionando e il corpo sta reagendo come deve. Alla prima dose se l’era cavata relativamente a buon mercato, adesso è la seconda a farla penare; anche questo è normale, in molti raccontano che una delle due è una mazzata, l’altra più gestibile – c’è solo da vedere quale sarà quale.
 
Ora, si potrebbe pensare che vivere tutto questo la notte prima di fare il mio, di vaccino, mi abbia scoraggiato, ma no. Anzi, al contrario: questo minuscolo assaggio di come sia stare accanto a qualcuno col coronavirus è stato abbastanza spaventoso e mi ha convinto ancora di più che sia il caso di fare il vaccino ASAP.
Certo, non è che sono entusiasta all’idea di pupparmi tutti i sintomi. La mia stupida mente animale cova inevitabilmente l’istinto che la certezza di avere i sintomi domani sia peggio della possibilità di scamparmi il contagio e non averli affatto. Ma ho anche la razionalità per prendere le mie decisioni sulla base, per quanto controintuitiva, che la certezza che questi sintomi siano controllati e notevolmente ridotti è molto meglio della possibilità di prendermi la malattia vera e propria. L’importante è esserne consapevoli e sapere che in certe situazioni bisogna lottare contro l’istinto di conservazione per conservarsi davvero.

Per inciso, non sono sicuro di che area di questo spettro ricopra la decisione di aver spuntato solo Pfizer e Moderna sul modulo del consenso alla vaccinazione. Forse in questo caso è la certezza di essermi davvero rotto le palle della gente: è un anno e tre mesi che cerco di ridurre al minimo le uscite, che seguo le regole, che indosso sempre la mascherina in pubblico, che non vedo i miei amici di Trieste, che le uscite che ho fatto in ristoranti o bar si contano sulle dita di una sola mano. Io i sacrifici li ho fatti, molti altri no: a questo punto, direi che i vaccini più sicuri me li sono meritati, che se lo puppino i bambocci assembrati in Piazza dei Mercati, AstraZeneca.
Ho sempre un po’ paura di ritrovarmi al livello dei no vax ogni volta che, in privato, esprimo scetticismo su AstraZeneneca – pardon, VaxZevria, ché il rebranding fa meno paura. Ma esistono studi preliminari che sembrano indicare che non sia solo isteria di massa e il problema delle trombosi sia effettivamente dovuto a un difetto di formulazione dei vaccini con adenovirus. Sì, certo, è tutto ancora in aria e si aspetta una peer review ma, visto che l’alternativa c’è, vivo molto meglio senza quell’una possibilità sul cavolo di milioni che volete di avere la botta di sfortuna. Anche perché, lo ribadisco, i sacrifici per non peggiorare la situazione li sto facendo dallo scorso marzo, io. Mi fa sorridere che le regioni ora si stiano rimbalzando le dosi inutilizzate tra più e meno ricche, neanche fossero le brioscine scadute che si mandavano in Africa negli Anni Novanta, ma non è mia responsabilità risolvere questo problema. Preferisco essere fabulous con una dose di Beyontéc.

In tutto ciò, ho deciso di inaugurare un nuovo tag, Corona Chronicles, in cui ho retroattivamente infilato tutti i post relativi alla pandemia, così che, se fra qualche anno vorrò rimmergermi in questo macello, avrò una comoda antologia a portata di click. Ora è il caso che vada a dormire: mi sono prenotato per il turno pomeridiano apposta per non aggiungere l’ansia di dovermi svegliare presto a quella di fare il gran passo, ma ciò non significa che debba vanificare tutto con una notte in bianco.

Monday, 3 May 2021

Resurrezione

Da oggi siamo in zona arancione; dopo tanti mesi in cui ho messo il naso fuori casa il meno possibile, solo quando costretto e con l’ansia sempre in agguato, questo pomeriggio sono uscito in tutta tranquillità per un totale di un’ora e dieci più quarantaquattro minuti più cinquantacinque minuti, ovvero il tempo di dare l’ascolto divisibile per cinque, quello durante il quale non voglio essere disturbato o interrotto, a tutte le playlist che sto sentendo in questo periodo.
 
Mentre ero fuori, mi sono reso conto che la vera differenza, il motivo per cui sono stato così tanto fuori casa, non è però il colore della zona, quanto il fatto che il papà di Giulia mi ha riparato l’iPod. Di nuovo.
Facendo una rapida ricerca tra i post più recenti mi sono accorto che, a differenza della volta che me l’aveva ammazzato la tempesta tropicale, stavolta non avevo scritto nulla a riguardo: questo perché la morte era avvenuta di vecchiaia l’anno scorso durante il silenzio stampa dovuto al primo lockdown. Che è poi il motivo per cui non mi sono attivato prima a spedirlo e farlo riparare: logistica nel caos più completo, quindi chissà quando sarebbe arrivato lì, e quando sarebbero arrivati i pezzi di ricambio, e quando sarebbe tornato da me, e comunque non dovendo uscire non era una situazione così urgente.
Poi le cose si sono complicate, è vero, e quando il lockdown è finito più che non aver bisogno dell’iPod perché tanto non uscivo avevo iniziato a non uscire perché avevo bisogno dell’iPod, ma c’è stato il gran casino delle spedizioni di cui anche il mio pacco è stato vittima, poi non sapevo se magari sarei tornato a Trieste a breve, poi sono iniziati i problemi del Mac e onestamente non avevo testa di preoccuparmi anche d’altro, e siamo arrivati a ora. Tra spedirlo, aspettare giustamente che la coda di lavoro del papà di Giulia si smaltisse, poi l’arrivo dei pezzi di ricambio, poi la spedizione, l’iPod è tornato redivivo a casa lo scorso giovedì, giusto in tempo per il ritorno della zona arancione.

Altro motivo per cui non avevo scritto nulla è che a questo giro non ho avuto un attacco d’ansia come la volta della tempesta perché la causa della morte era palese, ovvero la batteria stravecchia. Negli ultimi tempi durava una mezz’ora se andava bene, il logico passo successivo era smettere di funzionare del tutto. A ben vedere, l’iPod non era nemmeno morto, era semplicemente in coma, e una volta stabilito che la batteria era rintracciabile, ero piuttosto ottimista che sarebbe stato possibile resuscitarlo. In effetti, quando è arrivato aveva ancora tutte le mie canzoni dentro e perfino in memoria gli ultimi ascolti fatti prima che svenisse. Ciò non significa che non avessi oltre tre migliaia e mezza di tracce da sincronizzare, tra aggiunte, copertine aggiornate, discografie riorganizzate e tutto ciò che intercorre nel giro di un anno in una libreria musicale maniacalmente tenuta in ordine come la mia.
(Per inciso, sì, a quanto pare tutti i miei prodotti Apple scivolano sulle batterie… dopo circa un decennio. Il resto funziona senza problemi.)

Comunque, la resurrezione non è stata solo dell’iPod, ma anche mia. Per la prima volta da tanto tempo sono uscito volentieri, senza ansia, senza correre per tornare il prima possibile a casa, senza odiare tutto il mondo intorno a me. Avevo una missione ben precisa – riempire la borsa della Mater su Pokémon Go con i Pokéstop del centro, visto che era rimasta con numeri a una cifra di pokéball e megaball – e l’ho svolta volentieri e con efficienza, approfittando anche di non avere lei fra i piedi che mi interrompe o mi parla sopra la musica ogni cinque secondi per svolgere il mio rituale (ultimamente mi ero ridotto a fare gli ascolti “importanti” alle due di notte dopo che lei va a dormire). Uscire un po’ così, in tranquillità, mi era mancato e ora sono di ottimo umore.
Per inciso, è stata una coincidenza perché era in playlist, ma anche oggi ho ascoltato Coming Up For Air di Siobhán Donaghy come quel pomeriggio di tre anni fa al Parco di Miramare a Trieste. E, proprio come quella volta, sento di aver ripreso a respirare dopo una lunghissima apnea. La lunga apnea di non avere il mio iPod con me.

Wednesday, 31 March 2021

Classifica musicale generale, 51-100 – 2021

Nelle puntate precedenti:
2018;
2019;
2020.

Classifiche generali (1-50):
2016;
2017;
2018;
2019;
2020.

Classifiche annuali:
2017;
2018;
2019;
2020.

1. Come ti sei appassionato alla posizione numero 80? (Fever Rey)
• Galeotto fu Dark e chi ne scelse la colonna sonora.
2. Prima canzone ascoltata della numero 72? (Anette Olzon)
• Come solista Lies.
3. Testo preferito della numero 83? (Pure Reason Revolution)
Fight Fire.
4. Album preferito della numero 99? (Atrox)
Contentum.
5. Canzone preferita della numero 63? (Elusive)
• Beh, sono di parte: Gemini.
6. Album peggiore della numero 100? (Hearts Of Black Science)
The Ghost You Left Behind è ancora un filo acerbo rispetto a ciò che è arrivato dopo.
7. C’è una canzone della posizione numero 89 che senti molto tua? (The xx)
• Non riesco più ad ascoltare Together senza ripensare alla morte di Murka.
8. Bei ricordi legati alla numero 65? (Rag’n’Bone Man)
• Tutte le volte che ho fangirlato il voice-over di Natalie Dormer sul trailer di Mass Effect: Andromeda, in cui è stato usato un bellissimo mix di Human (purtroppo mai pubblicato per intero).
9. Quanti album possiedi della numero 55? (Alcest)
• Ho i primi tre più lo split EP con i Les Discrets.
10. C’è una canzone della numero 95 che ti rende felice? (Sugababes)
• Mi rende felice che finalmente Flatline sia ufficialmente una canzone delle Sugababes!
11. Canzone preferita della numero 90? (Nero)
Into The Past, per riallacciarmi al tema The Great Gatsby dei The xx.
12. Canzone della numero 60 che ti piace di meno? (Sharon Den Adel)
• Non m’interessa se è un singolo di beneficenza o cosa, ma Het Meneer Konijn Lied è parecchio cringe.
13. Bei ricordi evocati dalla numero 56? (Gåte)
• Una volta la Bloempje mi ha regalato un loro singolo introvabile per Natale!
14. Canzone della numero 88 che associ a un momento o persona? (The Bryan Ferry Orchestra)
• Per una serie di associazioni mentali piuttosto contorte, la loro musica mi fa pensare a Francisco.
15. Quale canzone della numero 69 ti emoziona di più? (Ala.ni)
Darkness At Noon che, diciamocelo, è stata scritta precisamente per emozionare e fa centro ogni volta.
16. Quante volte hai visto la numero 85 live? (Carice Van Houten)
• Nessuna, ma magari! Chi devo sacrificare al Dio della Luce perché ciò accada?
17. Quale canzone ti ha fatto innamorare della 73? (A Perfect Circle)
Orestes, duh. Sono pur sempre una fangirl degli Evanescence.
18. Album preferito della numero 61? (M.I.A.)
• Sono molto indeciso tra Matangi e AIM.
19. Prima canzone ascoltata della numero 64? (Loreen)
• Credo fosse In My Head: con grande vergogna, ancora non seguivo l’Eurovision ai suoi tempi, quindi niente Euphoria.
20. Canzone preferita della numero 77? (Morning Parade)
• Questa è facile: Under The Stars. Ma un po’ tutti i singoli del primo periodo contano.
21. Album preferito della numero 66? (Loïc Nottet)
Sefocracy è nettamente superiore a Sillygomania.
22. Prima canzone ascoltata della numero 97? (Todesbonden)
Ghost Of The Crescent Moon, ai tempi quando ancora si parlava con certa gentaglia e certa gentaglia ancora ascoltava buona musica.
23. C’è una canzone della 68 che trovi catartica? (We Are The Fallen)
St. John: ci ho anche scattato una foto per esorcizzare il lockdown dell’anno scorso.
24. Come hai scoperto la numero 71? (Portishead)
• A parte le canzoni come Glory Box, Roads e Sour Times che un po’ tutti abbiamo sentito da qualche parte senza saperne titolo o autore, Pescy li spammava in giro nel suo periodo indie, poi Claudio mi ha detto che valeva la pena approfondirli.
25. Canzone della numero 76 che ti rende felice? (The Birthday Massacre)
• No, ma mi renderebbe felice se si rendessero conto che fare ancora gli adolescenti a quarant’anni suonati è un filino ridicolo.
26. Canzone preferita della numero 53? (Brooke Fraser)
Je Suis Pret! Ma un po’ tutto Brutal Romantic.
27. Album preferito della numero 52? (Woodkid)
• Sono ancora troppo affezionato a The Golden Age, sebbene S16 sia altrettanto valido.
28. Prima canzone ascoltata della numero 82? (After Forever)
• Non ricordo, ma quasi sicuramente qualcosa dal self-titled. Probabilmente Cry With A Smile.
29. Testo preferito della numero 58? (Beyoncé)
• La fantastica introspezione empowering dei testi da strong independent woman di Lemonade. Naturalmente sono sarcastico: è Save The Hero.
30. Quante volte hai visto la numero 67 live? (Rose Chronicles)
• Nessuna, e ormai quella nave è salpata e bella che affondata.
31. Prima canzone ascoltata della numero 94? (Swallow The Sun)
• Sono piuttosto sicuro che sia stata Cathedral Walls: ricordo ancora la gioia viscerale di sentire finalmente Anette non sprecata in qualche porcata dei Naituiss (interessante che sia gli After Forever sia loro siano slittati in posizioni con la stessa domanda dell’anno scorso.
32. Album della 62 che ritieni sottovalutato? (Octavia Sperati)
• L’esistenza di questa band è sottovalutata!
33. Canzone peggiore della numero 79? (Versailles)
• Tutto ciò che hanno fato dopo tipo il 2010 nella mia memoria si mescola in un rumore indistinto di autoplagio.
34. Prima canzone ascoltata della numero 84? (Tactile Gemma)
Blackberry Jam; come dimenticarla?
35. Album preferito della numero 78? (Trillium)
Tectonic mi è piaciuto più del debutto.
36. Quante volte hai visto la numero 92 live? (Freddie Dickson)
• Per ora nessuna.
37. C’è qualche canzone della 86 che consideri un guilty pleasure? (Rose McGowan)
• Considerando il personaggio, il fatto stesso di ascoltare Rose McGowan è borderline un guilty pleasure di questi tempi.
38. Come hai scoperto la numero 98? (Dama)
• Grazie alla gentaglia che non verrà nominata. Ha fatto anche cose buone.
39. Album preferito della numero 57? (Abney Park)
• In parte è affetto perché è quello con cui li ho scoperti, ma Lost Horizons.
40. C’è qualche canzone della numero 81 che ti mette nostalgia? (Tori Amos)
Reindeer King mi fa ripensare allo shoot con Lyrio.
41. Canzone della 91 che non ti piaceva ma adesso ami? (Björk)
• Non credo: ho una curva di gradimento costante con lei.
42. Testo preferito della posizione numero 74? (Amanda Somerville)
Blue Nothing.
43. Canzone più emozionante della numero 96? (Sigur Rós)
• Continuo a fare spudoratamente l’adolescente gay degli Anni Duemila e nominare Hoppípolla.
44. Canzone della numero 75 che ti rende felice? (The Romanovs)
Nice Day.
45. Canzone preferita della numero 59? (The Crest)
My War/Broken Glass.
46. Primo album ascoltato della numero 87? (:LOR3L3I:)
Hold On To Silence, oggi rinato dalle ceneri sotto forma di The Demo Collection, per ora l’unico, ma pare che finalmente Heike abbia messo da parte le teorie del complotto per dedicarsi seriamente alla musica.
47. Membro preferito della numero 54? (White Sea)
• Morgan, duh.
48. Prima canzone ascoltata della posizione numero 93? (Blanche)
• Ovviamente City Lights all’Eurovision.
49. Album che possiedi della numero 70? (Roniit)
• Ho sia Roniit sia In The Shadows. Suppongo di avere anche XIXI… da qualche parte. A Trieste. Che aspetta dall’anno scorso che ritorni e lo spacchetti. Se i coinquilini non me l’hanno perso.
50. Il miglior ricordo associato alla numero 51? (Leandra)
• Quando ho iniziato il progetto Morphine.

Monday, 1 March 2021

More Macbook Blues

Se tutto va bene, domani (tecnicamente oggi) dovrebbe concludersi l’epopea del Macbook: mercoledì scorso ho chiamato il laboratorio tecnico (sempre perché tenermi informato è il loro forte) e mi è stato detto che la batteria sarebbe arrivata con la consegna del 1 marzo.
A differenza delle altre volte, non sono ans non sono così ansioso. Montare la batteria dovrebbe richiedere mezz’ora al massimo quindi non mi priverò del computer chissà quanto a lungo. Probabilmente ho solo raggiunto il punto di saturazione e ormai sono rassegnato a qualunque imprevisto.
Il primo è che ‘sta benedetta batteria tardi (l’alimentatore lo aspettiamo da novembre) e l’intervento sia rimandato; a parte la voglia di giocare a The Sims che sta per trasformarsi in smania perché, naturalmente, se non puoi fare qualcosa te ne viene tutta la voglia di questo mondo, onestamente la situazione attuale non mi pesa troppo. Certo, il fatto che un po’ tutto vada a rilento è seccante, ma da quando il Mac ha smesso di andare in standby ogni tre per due i miei livelli di stress sono diminuiti sensibilmente.
Il secondo possibile imprevisto è che mi arrivi un’altra batteria difettosa. Quali sono le probabilità che ricapiti? Beh, a gennaio dell’anno scorso mi hanno sostituito lo schermo del telefono con uno difettoso che non reagiva al tocco: ho poi riportato il telefono e ne hanno messo uno funzionante, ma la percentuale di ricambi difettosi che mi sono capitati nel giro di pochi mesi è del 66% e non è incoraggiante. Beh, tecnicamente del 75%, se contiamo il primo alimentatore che non ha funzionato: a quanto pare, dopo che l’ho restituito l’hanno rivenduto e non dà problemi, ma sul mio Macbook, per motivi non meglio spiegabili, faceva andare il puntatore del mouse estremamente a rilento. Come le due cose fossero collegate non mi è chiaro, ma il problema non si presentava né col vecchio alimentatore (originale Apple) né a batteria, quindi era per forza l’alimentatore farlocco.
Il terzo imprevisto è che il problema sia proprio la marca di batteria che hanno scelto, che non sia un malfunzionamento ma un’incompatibilità. In quel caso, non me ne frega se mi dicono che è assurdo come per l’alimentatore, mi dovranno risolvere il problema sostituendo del tutto il pezzo. In realtà, la mia paura è proprio che ci sia qualcosa che non va in me nel mio Macbook, qualche anomalia di fondo che fa sì che solo con lui questi pezzi si comportino così e non ci sia rimedio. A questo punto non mi sorprenderebbe nemmeno questo.

In tutto ciò, un po’ mi mangio le mani per non aver sostituito la batteria quando erano spuntati i primi problemi nel 2019. Avrei potuto far tutto dal centro Apple con i pezzi originali e in mani fidate, e nulla di tutto ciò sarebbe successo (beh, magari avrei comunque sostituito il disco con uno più veloce, quello ha aiutato molto). Ma no, finché non c’è un’emergenza io non mi decido ad agire. Potrei essere un perfetto politico italiano.

Monday, 8 February 2021

First World problems

Oggi è stata una di quelle giornate in cui mi è mancata del tutto la motivazione per uscire dal letto. La Mater mi ha svegliato, mi ha preso il telefono per correre a catturare un Froakie vicino a casa e intanto io me ne sono rimasto sotto piumone, coperta e plaid a stringere il cuscino e tentare di rimmergermi nel dormiveglia per non affrontare la giornata di fronte a me, finché poi non è tornata lei e ha messo le lasagne a scaldare al microonde.
Per una volta non è una questione di impegni – c’è l’ora leggendaria di Suicune e, poco prima, ho organizzato un raduno per buttare due esche e aiutare tutti i livelli 41 a evolvere Leafeon e Glaceon per la missione del 42; a tutti sono andati benissimo giorno, ora e luogo di ritrovo.
No, il problema è che, una volta del tutto sveglio, sapevo che avrei dovuto affrontare l’ansia per il lento ma costante deterioramento del Macbook.

Chiariamoci: come deterioramento è fisiologico. Ho sempre una specie di pudore a parlare dei problemi del mio Macbook perché posso già immaginare la reazione dell’utonto medio di Windows: “I mAc SoNo SpAzZaTuRa, HaI pAgAtO sOlO iL mArChIo!”. La realtà è che ho comprato questo computer a fine settembre 2012, quindi sarebbe assurdo pretendere che non avesse nessun acciacco, specie considerando che ha visto un laboratorio tecnico un gran totale di due volte (di cui una per una mia svista), più altre due visite talmente rapide che hanno risolto il “problema” direttamente al bancone dell’Apple Store senza nemmeno prenderlo in consegna.
E per inciso, a livello di prestazioni non solo non ha alcun problema a reggermi Photoshop più plug-in, Lightroom, Firefox e iTunes tutti assieme, ma fino a un paio di giorni fa teneva botta perfettamente perfino quando aprivo The Sims 4 con quasi tutte le espansioni assieme a iTunes, Telegram, l’editor testi che non chiudo mai per pigrizia e un paio di altre app di servizio. Sfido qualsiasi portatile non-Apple a fornire simili prestazioni sulla soglia dei nove anni dall’acquisto.
 
Chiarito quindi che le prestazioni del mio Macbook sono eccezionali per una macchina della sua età, il problema è che l’altro ieri a una certa, mentre giocavo a The Sims, il computer si è freezato e riavviato con tanto di messaggio di errore prima della schermata di caricamento. Ed è lì che mi è affondato il cuore, specie perché è successo dopo tre mesi di più o meno costante stress per me.
A fine ottobre, il Mac aveva infatti iniziato, semplicemente, a spegnersi ogni tot, specie con la CPU sotto sforzo; non solo: le ventole erano da mesi in costante stato di sforzo e all’improvviso non le sentivo più. Preferendo non impelagarmi sui mezzi pubblici per portarlo al Centro Apple, l’ho portato a un laboratorio qui vicino per una pulizia, immaginando che anni di polvere non aiutassero la performance. Una volta aperto, i tecnici non solo ci hanno trovato i gatti di polvere, ma anche una batteria talmente andata da essersi gonfiata (infatti premeva contro il touchpad rendendo l’utilizzo più ostico); già che c’era da cambiarla, mi hanno proposto un upgrade della scheda SD con una più moderna e veloce. Accetto l’intervento, ci mettiamo d’accordo per una batteria compatibile perché l’originale è di difficile reperimento, lo porto appena arriva il pezzo di ricambio e sembra andare tutto bene. La rimozione della polvere più la nuova SD rendono il computer performante quasi come quando era da nuovo… ma la batteria ha evidenti problemi di compatibilità e mi manda la macchina in standby a intervalli irregolari. Lo fa in maniera del tutto casuale ma sempre alle stesse percentuali di carica: inizialmente sembrava fosse solo al 100%, motivo per cui ho iniziato a staccarla per poi tenerla in carica; ma niente, anche all’85, 92, 96 e 98% ogni tanto si spegne, e quando lo fa, puntualmente la lucetta del cavetto passa da arancione (in carica) a verde (carica).
Fortunatamente, basta aspettare che il processo di standby si completi per premere il pulsante e far ripartire il computer esattamente da dov’era, niente riavvio o altro. Il problema è che diventa tremendamente frustrante quando cerco di guardare qualcosa, specie se sono con Katia e siamo sincronizzati, o se voglio ascoltare un album musicale per intero – e essere interrotto è una delle cose che mi infastidiscono di più.
Stranamente, questo problema sembra non presentarsi quando la CPU è sotto sforzo, quindi per ascoltare indisturbato la musica basta che metta su The Sims e giochi; questa nuova bizza, però, mi toglie anche quello. E onestamente, già la mia salute mentale è appesa un filo: da quando anche il computer, la mia unica fonte di sollievo, è diventato una fonte di stress, è peggiorata notevolmente. Ora non posso né giocare in santa pace, né sfruttare quel modo per ascoltare musica senza interruzione, e la prospettiva mi agita ulteriormente.
E fottesega se sono problemi da Primo Mondo: con i tempi che corrono, non è che le opzioni di svago siano poi molte, e anche quello è fondamentale per non implodere del tutto di fronte a una situazione sociale disastrosa.

Per inciso, quando la sera stessa in cui mi avevano riconsegnato il computer, ai primi di novembre, sono tornato al laboratorio per descriver il problema, loro hanno tentato di attribuirlo all’alimentatore. Ne hanno ordinato uno compatibile che si è rivelato ancora più problematico, per cui hanno cercato il pezzo originale che, a causa di ritardi che coinvolgono l’intero comparto informatico, non è ancora stato consegnato, Nel frattempo, tutto è rimasto fermo perché volevano escludere quella causa prima di cercarne altre. A gennaio sono finalmente riuscito a convincerli che forse, considerato che succede sempre sulle stesse percentuali e, a volte, anche quando il computer è staccato dalla corrente, forse il problema era la batteria stessa. Hanno promesso di chiamare il centro assistenza e farmi sapere ma oggi, tre settimane dopo, ancora non mi hanno richiamato. Considerando che a quanto pare la professionalità non sanno nemmeno dove sta di casa, non so nemmeno quanto abbia senso che descriva loro questo nuovo problema. Ci manca solo che il responso sia un blando: “Il computer è vecchio, abituatici” e non alzino un dito per aiutarmi concretamente.
In ogni caso, se il mio Macbook è davvero alla frutta, dovrò correre ai ripari. E checché ne dicano i detrattori, rimarrò fedele alla Apple.

Thursday, 31 December 2020

Unpopular opinion

Il 2020 non è stato il mio anno peggiore a livello personale. Quel titolo spetta ancora di diritto al 2015, e sebbene il 2019 non sia sceso altrettanto in basso, poco ci è mancato.
Del resto, il 2015 è stato l’anno della Minus Habens, mentre il 2019 è stato l’anno post-Ciospa e in cui sono stato ad aspettare come uno scemo di firmare un contratto di lavoro vantaggiosissimo solo per poi ritrovarmi ghostato dal futuro capo (non sto esagerando, mi ha fatto letteralmente ghosting, non ha nemmeno avuto il coraggio di dirmi che non se ne faceva niente). 
 
Il 2020 invece, nonostante il delirio globale, è stato un anno estremamente privo di eventi per me, il che non è un male. Non posso dire di stare bene: il mio stato mentale è più precario che mai e francamente non vedo una via d’uscita, nemmeno sotto forma del tanto agognato vaccino. Non riesco a immaginare un mondo post-covid, in cui si torna a uscire liberamente, non si rispetta la distanza, non si attraversa la strada quando si vede qualcuno di fronte (onestamente, queste cose mi mancheranno). Una parte di me pensa che forse mi preoccupo per niente, che terminata del tutto l’emergenza ogni cosa tornerà alla normalità visto che molta gente ha continuato a comportarsi come nulla fosse; l’altra si domanda quanto profonde saranno le cicatrici di tutto questo casino nella nostra psiche collettiva.
Il punto, comunque, è che non riesco a immaginare come sarà la mia vita post-covid, quando non avrò più la scusa perfetta per tenere tutto quanto in stasi criogenica come ho fatto quest’anno.
C’è poi il fatto che in questo 2020 ho fatto un sacco di soul-searching, visto che non avevo molte voci esterne che annegassero la mia interiore che over-analizza ogni piccola cosa. Il problema è che, anche qui, non sento di aver fatto nessun progresso: ho avuto numerose epifanie ma non so che farne, né a chi rivolgermi per capirlo.

Forse è proprio questo che innesca la dissonanza cognitiva: a differenza del pozzo di disperazione che è stato il 2015, o della cantonata sui denti del 2019, il 2020 è riuscito a farmi sentire contemporaneamente protetto e accoccolato in un bozzolo e completamente perso, privo di direzione in mezzo alla nebbia. Per una volta, però, non mi sento in colpa per questa mancanza di direzione, perché tutti siamo spaesati in questo momento per qualcosa di molto più grande di noi. Egoisticamente, ho quasi paura di dover dire addio alla sensazione di non avere colpa. E forse è proprio così che ricorderò il 2020, come l’anno senza colpa.

In tutto ciò, comunque, quest’anno è stato inaspettatamente produttivo per quanto riguarda la fotografia. Naturalmente ho fatto quasi solo autoritratti e ho dovuto rimandare decine di progetti, ma le foto che ho fatto sono state tutte altamente concentrate e ho raggiunto livelli di sofisticazione che non mi sarei mai aspettato – del resto, avere a disposizione solo la luce naturale di casa e un muro monocolore significa doversi spremere le meningi per mantenere alta la creatività.
Per ovvi motivi, è anche stato l’anno in cui ho ascoltato più musica in assoluto, superando i 45.000 scrobble su last.fm, oltre 900 in più del 2013, il mio precedente record personale. Fra l’altro, tolti i primi anni in cui scrobblavo a macchia di leopardo o di cui ho dovuto cancellare ascolti taggati incorrettamente, gli anni in cui ho ascoltato meno musica sono stati, indovinate un po’, il 2015 e il 2019 – quest’ultimo in particolare perché mi aspettavo di dover cambiare radicalmente le mie abitudini di vita e non avere più tutto questo tempo da dedicare alla musica una volta che avessi iniziato a lavorare seriamente, quindi mi passava la voglia di ascoltarla mentre stavo lì, sospeso nel vuoto, ad aspettare. Musicalmente, questo è stato un anno ottimo e, naturalmente, domani pubblicherò la classifica annuale con tutti gli artisti che hanno tenuto insieme i cocci della mia psiche durante l’assurdità che è stato questo 2020.

E niente. Negli ultmi otto anni ho fatto un bilancio di fine anno solo nel 2018 perché l’offerta di lavoro mi aveva aperto una piccola speranza. A questo giro, l’ho fatto perché il 2020 è stato del tutto fuori dall’ordinario e non potevo ignorarlo. Se non altro, a questo giro non ho aspettative né speranze: solo l’orrore al pensiero che nel 2021 torneranno di moda gli orribili pantaloni a vita bassa che hanno piagato la mia adolescenza. Ma insomma, nemmeno quelli sono peggio di una pandemia globale… forse.

Wednesday, 6 May 2020

Rehoboam


Ho giusto due righe conclusive su Westworld e Clementine:
NO SCUSA, HBO, IN CHE SENSO AVEVI ANGELA SARAFYAN IN COSTUME SUL SET DEL SEASON FINALE E NON SI SONO VISTE SCENE CON LEI?! CHI HA DECISO DI TAGLIARLA VIA DALL’EPISODIO?!
Detto questo, la mia fiducia nel payoff dello storyline di Maeve è stata ben riposta, a ‘sto giro, perché sono riusciti a darle una degna conclusione, e anche Dolores ha avuto una fine soddisfacente. Senza fare spoiler, inizio a chiedermi se la ricomparsa randomica di Clementine non fosse del foreshadowing e non acquisti senso nella prossima stagione in relazione a un certo avvenimento, ma non ci spero più di tanto: probabilmente rimarrà un’incongruenza nella continuità dello show perché a nessuno frega di Clementine dalle parti degli sceneggiatori.

Cambiando discorso (ma non troppo), un po’ mi scoccia aver trascurato il blog in questi due mesi: da qualche anno avevo preso la buona abitudine di postare almeno qualcosa ogni mese. Certo, ci sono stati dei momenti in cui ho scritto meno, ma di solito ho sempre lasciato almeno un post abbozzato o qualche annotazione registrata sulla data in cui mi era venuta in mente, così da poi potermi rimmergere in quei pensieri per completare e pubblicare il post quando fossi stato più ispirato nello scrivere.
A questo giro, però, non ho avuto nulla da dire né da annotare per tempi migliori, così il blog è rimasto in silenzio. Il che forse, tutto sommato, ha un valore simbolico: il buco di due mesi nel blog rispecchia quello nella nostra vita collettiva.

Non che io mi possa lamentare più di tanto, eh: così come, per coincidenza, mi sono trovato in Sardegna e ho potuto godermi le attenzioni della Mater e una zona relativamente meno pericolosa in quanto a contagi, mi ero anche iscritto a un corso online di fotografia organizzato dalla curatrice del MoMA che mi ha impegnato con lo studio sei settimane di quarantena, dando un senso a quel periodo. Corso che, per inciso, ho concluso con un voto di 98 su 100, come il diploma della maturità. Ma il punto è che mi sono passato la quarantena meglio di tanti altri, senza la frustrazione di non poter uscire e vedere gente, senza dovermi scontrare con una quotidianità spezzata o giornate improvvisamente vuote e troppo lunghe: ho avuto qualcosa con cui impegnare il tempo in un momento in cui la mia quotidianità era comunque in un limbo, per cui sono andato avanti un po’ come sempre. L’unica cosa di cui ho sofferto è stata l’ansia per la situazione generale, sia italiana sia internazionale.

Per questo, per molti versi è stato strano guardare questa stagione di Westworld, incentrata sull’impatto negativo che algoritmi e tecnologie di previsione comportamentale hanno sull’umanità, mentre nel mondo reale regna il caos.
Perfino fuori dal parco, il mondo di Westworld è molto ingiusto, con un profondo divario fra ricchi e poveri, una pace e un ordine sociale fragilissimi tenuti su a sputo tarpando le ali della maggior parte delle persone. Nel mondo concepito dal supercomputer Rehoboam, gli esseri umani non hanno più possibilità di scelta o di essere felici degli Host nel parco – per certi versi, è una distopia ancora peggiore perché non c’è un tasto di reset alla fine del ciclo narrativo, quelle vite sono sprecate e distrutte per davvero.
Però, nonostante il framing cerchi di essere il meno ambiguo possibile nel descrivere questo sistema come oppressivo, non posso fare a meno di domandarmi se non sia, dopo tutto, il male minore, visto che è esplicitamente mostrato che l’alternativa è il collasso della civilizzazione umana.

Ecco, guardare uno show che esplora il fallimento delle tecnologie come ausilio nel preservare la nostra società e correggere i nostri impulsi autodistruttivi è piuttosto angosciante in un momento in cui qualcosa di low-key apocalittico sta accadendo davvero sotto i nostri occhi senza quelle tecnologie. Lo scenario ipotetico in cui un supercomputer influenza le sorti dell’umanità causando estreme difficoltà sociali su scala mondiale si scontra con una realtà in cui queste estreme difficoltà sociali ce le siamo create da soli. La sensazione è che non importa cosa facciamo, quali soluzioni tentiamo di adottare, siamo comunque spacciati.

Ultimamente mi trovo spesso a commentare scherzosamente: “Quanto si vede che questo film / show è stato fatto prima del covid”. Di solito la battuta riguarda piccolezze igieniche, di prossimità delle persone, di leggerezza nei controlli su cui però verte la trama e che oggi, con la consapevolezza di aver sbattuto la faccia su come un virus si diffonde, sarebbero inconcepibili.
Ecco, anche la terza stagione di Westworld, si vede che è stata fatta prima del covid, ma per un motivo ben diverso: un messaggio potente, che l’umanità è autosufficiente e ha in sé i mezzi e l’arbitrio per salvarsi, diventa irreale in un momento in cui, lasciati a noi stessi, siamo allo sbaraglio completo e non riusciamo nemmeno più a immaginare come sarà il mondo fra due settimane.
A volte ho genuinamente il terrore che il mondo che ho conosciuto fino ai trent’anni sia scomparso per sempre e ad attendermi, per il resto della mia vita, ci sia qualcosa di sconosciuto e ancora più difficile da affrontare.

Sunday, 5 January 2020

The Phantom Limb

Truly, madly, deeply, sadly
Dead and gone.
Canvas burning, spark a yearning,
Carry on.

I feel, yet I reach into thin air.
You heal to your heart’s content.

A volte, quando la notte mi alzo per andare in cucina a bere mentre sono qui ad Alghero, mi ritrovo ad allungare la mano verso il divano. Quando Murka era viva, la cercavo delicatamente a tentoni nel buio finché non la trovavo acciambellata: allora le accarezzavo la pancina, lei magari si svegliava, sbadigliava, mi annusava e si riaddormentava. Solo dopo tornavo in camera e mi ricoricavo.
Non passava notte in cui non lo facessi: semplicemente, non riuscivo a contemplare l’idea di essere nella stessa stanza con Murka senza darle attenzioni, senza almeno accarezzarla, anche se stava dormendo.

Searching deep within you for strength to continue
Through sinew and bone.
Never mind mending damaged nerve endings,
I’m accident-prone.

I feel, yet I reach into thin air.
You heal to your heart’s content.

In questi piccoli momenti, sento ancora la presenza di Murka. È simile ma al tempo stesso diverso, ad esempio, dalla volta della busta di carta: il senso di disorientamento è uguale, ma mentre lì mi prendeva un tuffo al cuore ogni volta che realizzavo che la sagoma che vedevo con la coda dell’occhio non era Murka, quando mi allungo a cercarla nel buio la realizzazione è graduale e subentra la rassegnazione.
Un paio di volte l’ho fatto deliberatamente: ho affondato le dita nella stoffa del divano, fredda, vuota, per sentire che Murka non era lì. Lo sapevo, che non l’avrei trovata: non ero in trance, mezzo addormentato, convinto che ci sarebbe stata, ero sveglio, cosciente, consapevole che è morta da cinque anni. Ma ho comunque voluto portare a termine quel movimento, che ho iniziato senza davvero pensarci, nonostante il risultato diverso.

I have had a thousand days to wither,
Missed the point of no return.
I have made my changes for the bitter
And watched your painted likeness burn.
It could not save me, nor you,
The passers-through, no matter
Who might make it to the end,
It did not save you.

È un attimo di automazione, un gesto che ho abituato il mio corpo a fare, come camminare, respirare, suonare il pianoforte. Il mio braccio ricorda ancora che, nel buio, andando in cucina, era suo dovere accarezzare Murka. È diventato parte di ciò che sono.
Murka è un po’ un mio arto fantasma: ha fatto parte di me da sempre, e la consapevolezza della sua assenza non può cancellare in un secondo tutte le azioni che ero programmato a fare per lei. Così come quando si perde un braccio si tenta ancora di muoverlo, a volte si sente addirittura prurito, solletico o dolore là dove non c’è più nulla.
E la cosa un po’ mi consola: magari significa che a strada per guarire dal dolore della sua perdita è ancora lunga, ma almeno non la dimenticherò. Fa parte di me in una maniera troppo viscerale perché possa accadere.

I stare at the limb as its precious skin becomes illusion.
These bones are at home and I’ll keep on cherishing them.

I feel, yet I reach into thin air.
You heal to your heart’s content.
I still feel, yet I reach into thin air.
You heal to your heart’s content, heart’s demand.