Thursday 31 December 2020

Unpopular opinion

Il 2020 non è stato il mio anno peggiore a livello personale. Quel titolo spetta ancora di diritto al 2015, e sebbene il 2019 non sia sceso altrettanto in basso, poco ci è mancato.
Del resto, il 2015 è stato l’anno della Minus Habens, mentre il 2019 è stato l’anno post-Ciospa e in cui sono stato ad aspettare come uno scemo di firmare un contratto di lavoro vantaggiosissimo solo per poi ritrovarmi ghostato dal futuro capo (non sto esagerando, mi ha fatto letteralmente ghosting, non ha nemmeno avuto il coraggio di dirmi che non se ne faceva niente). 
 
Il 2020 invece, nonostante il delirio globale, è stato un anno estremamente privo di eventi per me, il che non è un male. Non posso dire di stare bene: il mio stato mentale è più precario che mai e francamente non vedo una via d’uscita, nemmeno sotto forma del tanto agognato vaccino. Non riesco a immaginare un mondo post-covid, in cui si torna a uscire liberamente, non si rispetta la distanza, non si attraversa la strada quando si vede qualcuno di fronte (onestamente, queste cose mi mancheranno). Una parte di me pensa che forse mi preoccupo per niente, che terminata del tutto l’emergenza ogni cosa tornerà alla normalità visto che molta gente ha continuato a comportarsi come nulla fosse; l’altra si domanda quanto profonde saranno le cicatrici di tutto questo casino nella nostra psiche collettiva.
Il punto, comunque, è che non riesco a immaginare come sarà la mia vita post-covid, quando non avrò più la scusa perfetta per tenere tutto quanto in stasi criogenica come ho fatto quest’anno.
C’è poi il fatto che in questo 2020 ho fatto un sacco di soul-searching, visto che non avevo molte voci esterne che annegassero la mia interiore che over-analizza ogni piccola cosa. Il problema è che, anche qui, non sento di aver fatto nessun progresso: ho avuto numerose epifanie ma non so che farne, né a chi rivolgermi per capirlo.

Forse è proprio questo che innesca la dissonanza cognitiva: a differenza del pozzo di disperazione che è stato il 2015, o della cantonata sui denti del 2019, il 2020 è riuscito a farmi sentire contemporaneamente protetto e accoccolato in un bozzolo e completamente perso, privo di direzione in mezzo alla nebbia. Per una volta, però, non mi sento in colpa per questa mancanza di direzione, perché tutti siamo spaesati in questo momento per qualcosa di molto più grande di noi. Egoisticamente, ho quasi paura di dover dire addio alla sensazione di non avere colpa. E forse è proprio così che ricorderò il 2020, come l’anno senza colpa.

In tutto ciò, comunque, quest’anno è stato inaspettatamente produttivo per quanto riguarda la fotografia. Naturalmente ho fatto quasi solo autoritratti e ho dovuto rimandare decine di progetti, ma le foto che ho fatto sono state tutte altamente concentrate e ho raggiunto livelli di sofisticazione che non mi sarei mai aspettato – del resto, avere a disposizione solo la luce naturale di casa e un muro monocolore significa doversi spremere le meningi per mantenere alta la creatività.
Per ovvi motivi, è anche stato l’anno in cui ho ascoltato più musica in assoluto, superando i 45.000 scrobble su last.fm, oltre 900 in più del 2013, il mio precedente record personale. Fra l’altro, tolti i primi anni in cui scrobblavo a macchia di leopardo o di cui ho dovuto cancellare ascolti taggati incorrettamente, gli anni in cui ho ascoltato meno musica sono stati, indovinate un po’, il 2015 e il 2019 – quest’ultimo in particolare perché mi aspettavo di dover cambiare radicalmente le mie abitudini di vita e non avere più tutto questo tempo da dedicare alla musica una volta che avessi iniziato a lavorare seriamente, quindi mi passava la voglia di ascoltarla mentre stavo lì, sospeso nel vuoto, ad aspettare. Musicalmente, questo è stato un anno ottimo e, naturalmente, domani pubblicherò la classifica annuale con tutti gli artisti che hanno tenuto insieme i cocci della mia psiche durante l’assurdità che è stato questo 2020.

E niente. Negli ultmi otto anni ho fatto un bilancio di fine anno solo nel 2018 perché l’offerta di lavoro mi aveva aperto una piccola speranza. A questo giro, l’ho fatto perché il 2020 è stato del tutto fuori dall’ordinario e non potevo ignorarlo. Se non altro, a questo giro non ho aspettative né speranze: solo l’orrore al pensiero che nel 2021 torneranno di moda gli orribili pantaloni a vita bassa che hanno piagato la mia adolescenza. Ma insomma, nemmeno quelli sono peggio di una pandemia globale… forse.

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