Saturday 12 December 2020

L’obbligatorio post natalizio

È iniziato in sordina: la Mater che mi chiedeva di aggiornarle il punteggio su un gioco online mentre non c’era e io che le dicevo di lasciare l’albero di Natale acceso così, andando in bagno, mi sarei ricordato di farlo; io che, rannicchiato sul divano a chiacchierare, osservavo le lucine lampeggianti e mi accorgevo che c’erano degli addobbi rossi (che, secondo qualche sito superstizioso russo, a questo giro sono un no-no visto che l’anno prossimo sarà l’anno del Toro secondo lo Zodiaco Cinese, va’ a capire il collegamento); e poi lei che si dimenticava di accenderlo e io che, già almeno un paio di volte, glielo ricordavo. In fondo, già che sta lì al centro del salotto, tanto vale che luccichi.

Ebbene sì: quest’anno non solo non faccio finta che non esista, ma riesco addirittura a tollerare l’albero di Natale. Anni e anni di interminabili rant natalizi, ed eccomi qui ad accendere io le lucine colorate.
Probabilmente, ad avermi ben disposto è il fatto che se già l’anno scorso me l’ero cavata col minimo sindacale d’impegno, a questo giro non ho letteralmente mosso un dito per fare l’albero. Ho giusto portato giù le scatole dalla mensola dello sgabuzzino e passato l’aspirapolvere a lavori finiti, il resto l’ha fatto tutto la Mater. “Ti sto facendo compagnia mentre fai l’albero”, le ho risposto quando si è lamentata che non la stessi aiutando, e mi sembra un ottimo compromesso: lei non mi obbliga a fare un’attività che trovo tediosa, io non porto rancore verso l’albero per il solo fatto di esistere, win-win.

Che dire, quindi? Non era proprio fastidio, era più pigrizia? O forse, non avendo davvero partecipato, riesco a tenere le giuste distanze dalla cosa e non farmi coinvolgere dai risvolti antipatici che ha per me? O semplicemente, dopo quest’anno, sono talmente stanco che non ho più le forze di essere anti-natalizio?
Ai posteri l’ardua sentenza.

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