Tuesday 15 December 2020

L’anno che mai fu

Alle ore 4:36 di questo stesso giorno, un anno fa, mi preparavo a fare il controllo sicurezza all’aeroporto di Bologna.
Dopo una notte insonne per i soliti problemi logistici, passavo i metal detector, ricomponevo la valigia che avevo sventrato, prendevo un tè di terz’ordine e mi appollaiavo su uno sgabello per approfittare del tavolino con presa elettrica e cazzeggiare ancora un po’ su social e app di dating prima dell’imbarco.
Di lì a poco sarei decollato, avrei fatto un sonnellino ristoratore in aereo, mi sarei svegliato con lo scossone dell’atterraggio e avrei rimesso piede in Sardegna per una vacanza “di qualche settimana” (lol!) dalla Mater.

Non avrei mai immaginato che, per la prima volta da dodici anni, avrei vissuto in Sardegna per un anno intero. Di più! – che per la prima volta dal 1999 avrei passato un anno intero qui, senza spostarmi da qualche altra parte nemmeno per un giorno.

A dirla tutta, però, più che altro prendo atto della stranezza ma non è una vera lamentela. Date le circostanze, stare qui o a Trieste non farebbe differenza all’atto pratico – e anzi, come ho scritto altre volte, sia abdicare parte delle responsabilità di adulto, sia accoccolarmi nel bozzolo che è la (semi) quarantena non sono prospettive particolarmente sgradevoli, né rappresentano un grosso cambiamente nel mio stile di vita. Ecco, mi mancano giusto Giulia e la Grande Shanghai, ma per il resto non ho una direzione di vita qui come non ce l’ho lì, quindi tanto vale. (Probabilmente parlo così perché alcune circostanze mi hanno comunque garantito un’inaspettata quantità di autonomia dalla Mater in cui posso farmi gli affari miei e ascoltare la musica senza essere interrotto, altrimenti sarei molto meno indifferente.)

Comunque sì: questo è, per molti versi, l’anno che mai fu. L’anno in cui non ho abitato a casa mia a Trieste, in cui non ho vissuto la parvenza di vita di che conducevo, in cui tutto è stato talmente bizzarro da farmi stare in un luogo da cui ho cercato di fuggire da che ho memoria. E per ora mi sta bene così: non riesco a immaginarmi un dopo, né valutare oggettivamente se il prima fosse poi meno peggio di ora.

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