Wednesday 7 October 2009

The Soil Where Shadows Bloom

Torno ancora a insistere col sogno di ieri perché l’ultima parte mi ha colpito in modo particolare. A questo riguardo, non ho potuto fare a meno di notare un paio di simbologie legate alla mitologia classica e alle canzoni dei Draconian, ovvero:

• I cespugli di mirto attraverso cui Lisa mi guida trovano una corrispondenza in The Amaranth: in quella canzone, infatti, Lisa interpreta la Voce di Venere, e il mirto era anticamente considerato una pianta sacra alla dea.
• Il fatto che i mirti siano scemati lentamente per lasciar posto ai cipressi rimanda a un’altra divinità greca, ovvero Apollo: prescindendo dal suo essere dio del Sole (titolo che ha in comune con Elios), è anche il dio della Musica, cosa che in questo momento Anders rappresenta per me. Orbene, i cipressi si legano ad Apollo nel mito di Ciparisso, un avvenente giovane del quale Apollo si era innamorato, ma che era straziato da un tale dolore che il dio, memore del cordoglio per la perdita dell’amato Giacinto, decise di trasformare in cipresso ed eternare in esso il simbolo del lutto.
Ebbene, questo passaggio dal mirto di Venere al cipresso dell’omosessuale Apollo potrebbe essere un riflesso della conversazione avuta quella sera a cena circa i miei altalenanti gusti sessuali. Ad ogni modo, quella parte di sogno mi è rimasta talmente impressa (non tanto per la simbologia, quanto per l’epica pomiciata con Anders) che ho deciso di cercare di fissare da qualche parte l’immagine oltre che il ricordo. Ed è così che è nata questa photomanipulation, che riproduce suppergiù il piccolo cimitero dove mi ero infrattato col mio bel cantante. Ho preferito non mettere nessuno, su quella tomba: mi avrebbe scocciato sostituire Anders con qualche sconosciuto pescato a caso su deviantART soltanto perché la sua posa era adatta.
The Soil Where Shadows Bloom by GothicNarcissusDetto ciò, ovviamente non ci si poteva aspettare che il mio subconscio iniziasse a girare per il verso giusto, ed ecco che mi ritrovo ad avere a che fare con un’altra band e un’altra voce: stavolta si tratta dei Theatre of Tragedy e della bella e bravissima Nell Sigland. Ebbene, nel mio sogno i Theatre of Tragedy suonavano in una specie di pub di infimo ordine qui in Italia, dove a una certa erano saltate pure le luci, e io ero ovviamente in primissima fila. Insomma, a causa del pessimo locale, erano riusciti a suonare soltanto Hide And Seek (con Rymond che cantava in disparte al bancone, per la serie: disinteresse totale!), dopo di che, per tranquillizzare Nell che si era incavolata, la invitavo a bere qualcosa. E lì rimanevamo a parlare un po’, del nuovo album, della band, di quanto la ammiro come cantante e songwriter. Lei rimaneva sorpresa quando le dicevo che ero un grandissimo fan anche dell’altra sua band, i The Crest, e poi le dicevo che sin dalla prima volta in cui avevo sentito Revolution avevo indovinato che l’aveva scritta lei, dato che è un incontro fa Aégis dei Theatre e Letters From Fire dei Crest. Il sogno si è spento così, mentre parlavamo del suo songwriting.
A questo proposito, ci terrei a chiarire un piccolo passaggio: molti dettagli del sogno in questione, compreso il fatto che il locale era scadente, derivano dal fatto che la label dei Theatre of Tragedy non intende finanziare loro un tour europeo. Ebbene, alla luce di ciò ho preso una decisione: se la band farà almeno un tour nazionale in Norvegia, io prenderò il primo RyanAir utile da Bergamo a Oslo e li andrò a sentire lì. Anche a costo di doverli rincorrere fino a Stavanger.

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