Monday 9 August 2021

Lucciole

A volte mi capita di ascoltare – o anche solo ripensare a – una canzone dell’inizio dello scorso decennio e sentire un dolore al cuore. Fisicamente, proprio un secondo in cui sembra che si sia fermato all’improvviso o sia scoppiato. Mi manca il respiro e devo lottare per espandere i polmoni, inalare l’ossigeno e sopravviere a quel momento. Il più delle volte passa subito, ma altre, come oggi, anche se il malessere fisico si dissipa rimane quello interiore, quello che ne è la reale causa.

Fra l’altro, è stato un rabbit hole a scatenarmelo: ho appena finito l’ascolto approfondito del nuovo album di Rag’n’Bone Man, quello in cui controllo e correggo i testi per inserirli nei file iTunes, e sulle prime non è nemmeno stato il tema ricorrente del Millennial che si accorge improvvisamente di aver superato i trenta e si chiede che fine abbia fatto la giovinezza a colpirmi. È che mi sono accorto che c’erano delle imprecisioni o veri e propri errori nei testi, così ho cercato un’altra fonte e sono andato a ritroso leggendoli parallelamente e correggendoli fino a tornare alla prima canzone, Fireflies. Da lì ho fatto l’associazione mentale a Baltimore’s Fireflies di Woodkid, e poi alla sua compagna di EP, Brooklyn. E Brooklyn, che stando a iTunes non ascolto da sei anni, la associo a un certo photoshoot di Kwannam Chu con una certa persona che si è ritirata dal mondo della fotografia, e niente, improvvisamente mi ha travolto tutto il peso degli anni che sono passati, delle occasioni che non ho inseguito, delle foto che non farò mai perché non visiterò mai quei luoghi e non incontrerò mai quelle persone.

La cosa più strana è che non ero per niente felice, all’inizio degli Anni Dieci. Era il periodo in cui la mia carriera universitaria e, con essa, le certezze che avevo sulla mia vita stavano cadendo a pezzi. Ero perso, confuso, perennemente in fuga da me stesso e dalla mia vita. Eppure, ora ci ripenso con nostalgia. Ora ricordo i week end a Milano, la pop culture su internet, le serate in discoteca, lo shopping, le foto che ho fatto, le persone che incontravo.
Non so se sia il tempo che erode sempre i momenti brutti e lascia i ricordi migliori, o se sia un oggettivo peggioramento del mio stato mentale, tanto che perfino quel periodo risulta felice rispetto a come sto ora. O forse, tutto sommato, quegli anni davvero non erano poi così male: ad esempio, tolta la musica e pochi specifici ricordi sparsi qua e là, gli Anni Duemila sono un enorme vuoto nella mia vita e non ho la minima nostalgia per la mia adolescenza.

In ogni caso, oggi mi ero già svegliato malmostoso, e ora questo momento di nostalgia, di dolore fisico per qualcosa che ormai è scivolato irrimediabilmente nel passato mi ha dato il colpo di grazia. Dovrei riprendere ad ascoltare Brooklyn in modo da stemperare l’associazione con quel periodo e diluirne l’impatto emotivo. È un po’ lo stesso motivo per cui rivedere certe foto dei primi tempi del mio Tumblr mi emoziona e ferisce a tempo stesso.

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