Monday 2 August 2021

Questione di fisica

Sorprendentemente, a me il fai da te piace. È una di quelle attività che sono estremamente riluttante a iniziare e rimando, rimando, rimando a più non posso, ma quando finalmente mi decido non solo ottengo buoni risultati, ma mi ci diverto pure. Trapano, martello, cacciavite, pinza sono tutti strumenti che so tenere in mano e usare senza problemi. E ne vado pure orgoglioso, probabilmente perché Il Guasto non è invece particolarmente bravo in questo, e saper fare meglio di lui qualcosa che, stereotipicamente, sarebbe più nelle sue corde mi dà soddisfazione a prescindere.
E poi c'è anche l'orgoglio di quando si presenta un qualche problema e io mi scopro in grado di risolverlo ragionandoci sopra e applicando le conoscenze apparentemente randomiche che ho in testa.

Case in point: oggi ho preso in mano il trapano per appendere diversi oggetti in giro per casa: attaccapanni in corridoio e in bagno, una mensolina in plastica nella doccia per tenere su shampoo e saponi vari, e poi la sbarra con i ganci per appendere gli utensili da cucina più grossi (mestoli, schiumarole eccetera). Nulla di particolarmente impegnativo, tranne che per l'intervento in cucina, visto che era sulle piastrelle. Tecnicamente lo era anche quello nella doccia, ma lì ho potuto trapanare sulla fuga e cavarmela così.
In cucina, invece, sulle prime ho avuto difficoltà a lavorare perché, in primo luogo, per uno dei buchi ero proprio all'angolo con le conseguenti difficoltà di manovra, e poi perché la mattonella è scivolosa e dura da scalfire.
Quando poi ho postato su Instagram in molti mi hanno suggerito la soluzione in questi casi: un pezzetto di nastro isolante che fa attrito e tiene la punta ferma, e passa la paura. Non avendoci pensato, invece, ho ripescato le mie conoscenze di fisica dal liceo: a parità di lavoro, minore è la superficie su cui ci si concentra e maggiore è la forza che vi si applica. Quindi ho sostituito la punta del trapano con una più piccola che, senza difficoltà, ha prima sbeccato e poi forato la piastrella, dandomi la traccia per intervenire con la punta delle dimensioni adatte alle viti. E voilà, in men che non si dica i tasselli sono entrati nel muro, ho avvitato la barra al suo posto e la cucina è diventata ancora più funzionale.

Sono cose sciocche di cui inorgoglirsi? Forse, anche perché parte di me si sente così in risposta agli stereotipi che solitamente si hanno dei gay (quando cerco di avere un rapporto neutro nei loro confronti: è valido sia distaccarsene, sia abbracciarli, sia zigzagare la cosa). Forse perché, mentre Il Guasto lasciava i quadri appoggiati a terra per mesi prima di prendere in mano il martello (e la Mater non lo faceva lei stessa per pura testardaggine), mi fa sempre piacere one-upparlo. Forse perché prendere il trapano e bucare il muro (a maggior ragione le piastrelle!) è una sfida alla mia ansia paralizzante da perfezionismo, perché sembra qualcosa di irreparabile che se a storto è un casino, mentre poi ho le abilità per mettere i tasselli perfettamente dritti e ricordarmelo a lavoro fatto è una bella sensazione.
Però è bello riuscire a fare queste cose, specie quando si applicano le proprie conoscenze teoriche che, nel sentire comune, sono spesso contrapposte alla manualità.

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