Wednesday, 13 May 2015

Trieste is the new ghetto

Non mi era mai capitato prima di terminare una serata chiamando il 112, ma hey, c’è una prima volta per tutto.
La storia in breve: cammino verso casa e, in Borgo Teresiano, praticamente in pieno centro a Trieste, assisto a una scena piuttosto allarmante poche decine di metri più avanti. Una ragazza è seduta sul marciapiede e si agita come una forsennata strillando. Mentre scalcia e si dimena, un uomo incombe su di lei, la trattiene, la strattona e le urla contro. La ragazza strilla in sloveno, per cui non ho la minima idea di cosa stia succedendo e, onestamente, non mi sembra il caso di avvicinarmi. Attraverso la strada, mi nascondo dietro l’angolo un isolato più indietro, chiamo il numero di emergenza e descrivo la scena senza farmi vedere. Più la cosa va avanti, meno ci capisco: noto solo ora che, dietro il telefono pubblico, ci sono altre due ragazze, che però sembrano piuttosto calme. La ragazza a terra si rialza, spinge via il tipo e si avvia a grandi passi (barcollanti) verso l’angolo, e lui la segue poco indietro. Si avvicina un signore, che mi dice che ha osservato la scena da un po’ e quello stesso gruppetto stava schiamazzando già qualche tempo nella via e probabilmente ho preso fischi per fiaschi: la ragazza sembra ubriaca o strafatta, ha avuto una specie di crisi, e il ragazzo la tratteneva per impedirle di dare testate al telefono pubblico. Considerando che poi, mentre si allontanavano, lui l’ha praticamente acchiappata prima che sbandasse e cadesse, la cosa è divenuta piuttosto probabile. Le altre due tipe si sono allontanate in tutta calma parlottando fra loro e non sembravano particolarmente turbate. Ai carabinieri io e il signore abbiamo detto questo, ma comunque sono andati a controllare.

Adesso non so bene come sentirmi. Da una parte, so di aver fatto il mio dovere. Del resto, la scena che ho visto era davvero ciò che sembrava: una ragazza si dimenava per liberarsi e un ragazzo la tratteneva. Solo, le motivazioni erano del tutto diverse. Non era un’aggressione né un tentativo di stupro, quanto un tentativo di impedirle di farsi del male. Per questo, dall’altra mi sento un po’ un cretino e mi rendo conto di quanto sia condizionato dalla mentalità moderna, che vede sempre il peggio in ogni cosa.
Ma poi, a conti fatti, meglio essere intervenuto per niente piuttosto che tenermi il dubbio di non aver mosso un dito mentre facevano del male a una donna. E sì, avrei potuto avvicinarmi di più e capire meglio prima di agire, ma se poi fosse stata davvero un’aggressione mi sarei trovato non solo in pericolo ma anche in condizioni di non poter più aiutare la ragazza (se l’aggressore mi avesse visto armeggiare col telefono, avrebbe potuto romperlo per impedirmelo, per dire).
Come attenuante, poi, c’è da dire che al Borgo Teresiano ci vanno le battone – sì, in pieno centro, infatti, dopo aver parlato coi carabinieri ed essermi avviato verso casa, ne ho viste due all’angolo dopo. E d’accordo che Trieste non è il Bronx e avrò fatto correre troppo la fantasia, ma per quanto ne sapevo poteva non solo essere un’aggressione, ma anche un regolamento di conti fra un pappone e una sua prostituta, e le altre due potevano essere colleghe che imparavano la lezione.

Così eccomi qui, nella parte del bravo cittadino. La Mater mi ha sempre cresciuto nel rifiuto dell’omertà e nella collaborazione con le forze dell’ordine: se c’è qualcosa da denunciare, sono pronto a farlo mettendoci nome e cognome, come stasera. E non do per scontato che lo farà qualcun altro: alla fine, troppi italioti sono bravissimi a indignarsi su Facebook delle cose che vedono ogni giorno per strada; un po’ meno a rispondere quando si chiede loro se hanno fatto qualcosa per cambiarle.

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