Thursday 6 September 2018

Chimeras

Bred from a thought,
A little movement in the air
Takes shape, in a few seconds
Becomes a monster.

È successo un po’ come quando ho pensato per la prima volta di tagliarmi i capelli: un’idea randomica, passeggera, che credevo non avesse alcun seguito. Quella volta è stato il video sulle acconciature da uomo dell’ultimo secolo (tutto ciò che c’è stato fra gli Anni Dieci e i Cinquanta doveva essere mio), questa volta è stato continuare a trovarmi le foto di Raphaël Say sul feed di Instagram: porca miseria, quanto gli stanno bene, soprattutto il hoop con la borchietta che pende.
Tempo qualche mese e quella piccola idea non solo non è passata, ma è rimasta a fermentare in fondo alla mia mente, producendo sempre più fumi fino a intossicarmi del tutto. Così ho chiesto alla Mater quando fosse il giorno con la luna più giusta perché le ferite guarissero – una cosa super wiccan scoppiata, lo so, ma in queste cose meglio un po’ di superstizione in più in caso funzioni, e se non si avvera almeno non fa danno – ed era oggi; e quando sono passato allo studio di tatuaggi che mi avevano consigliato per prendere appuntamento, il proprietario mi ha detto che il piercer viene da Sassari una volta a settimana proprio di giovedì, una coincidenza perfetta.
Così eccomi qui, con un foro fresco fresco al lobo dell’orecchio sinistro e una barretta di acciaio chirurgico che lo attraversa. Sulla soglia dei trent’anni ho deciso di farmi l’orecchino.

Side note, ho deciso di andare da un piercer professionista e farmi mettere l’acciaio chirurgico perché non è il mio primo giro in giostra: nel 2006, a diciassette anni, addirittura prima di aprire questo blog, avevo deciso di farmi due buchi in alto sull’orecchio sinistro. In un negozio di bigiotteria, con la pistola e con due stud con gli strass in pura lega di tetano. A parte il male cane dei due buchi in successione, le cose sono poi andate malissimo perché i materiali degli orecchini erano dubbi, la tecnica è stata pessima, regole sanitarie queste sconosciute, la cartilagine è difficile da far guarire, eccetera. Fra l’altro, Quella Luana ci affibbiò pure un calcione mentre nuotavamo in piscina, il giorno primo del famigerato litigio, e lo fece apposta perché mi guardò con aria tutta soddisfatta mentre mi tenevo l’orecchio dolorante.
Ma divago. Il fatto sta che a dicembre ‘sti buchi mi facevano ancora talmente male da non poterci nemmeno dormire sopra, così ho rinunciato e li ho lasciati richiudere.
So bene che il lobo è tutt’altra faccenda – tant’è che ho sentito un pochino di fastidio, nemmeno dolore – ma ho preferito non correre rischi e affidarmi a un professionista che sapeva ciò che faceva. Vediamo un po’ come va a finire.

Di nuovo, sono sulla soglia dei trent’anni e un po’ mi sento stupido a dare tutta questa importanza a una cosa che per altri può sembrare scontata, ma piercing e tatuaggi sono sempre un po’ riti di passaggio. Chissà cosa mi porterà il mio.

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