Tuesday, 12 May 2020

Niente critiche, solo complimenti

Ho un rapporto molto complicato con i complimenti. Non dico che non mi piaccia riceverli… no, in effetti è proprio quello che dico: per lo più, mi mettono profondamente a disagio.
È un discorso che è saltato fuori  già un paio di mesi fa mentre chattavo con un conoscente riguardo le varie app di dating e compagnia cantante, e di cui ho conservato qualche screen per ricordarmi dell’epifania che ho avuto e poter tornare indietro a rifletterci sopra in un secondo momento (che è ora).

Certo, non tutti i complimenti nascono uguali e quindi non reagisco sempre allo stesso modo. Quelli rivolti al mio intelletto, alle mie abilità, alla mia opera, al modo in cui mi vesto o pettino tendo ad accettarli più volentieri, pur con le dovute riserve: si riferiscono a qualcosa su cui ho controllo e posso agire direttamente. Sono dei meriti che ho, o si riferiscono a cose che nessun altro potrebbe fare esattamente allo stesso modo, per cui sono più plausibili perfino con la mia sindrome dell’impostore.

Quelli rivolti all’aspetto fisico vanno dal suscitarmi imbarazzo a vera e propria irritazione.
Credo dipenda sempre dalla solita sindrome dell’impostore: dato che sono convinto di non meritarmeli, li ritengo automaticamente non sinceri. Deve esserci una fregatura, un secondo fine, un ulteriore motivo. E se si tratta di complimenti rivolti al mio fisico, specie sulle app di dating, il secondo fine è chiaramente portarmi a letto. Quindi automaticamente mi sento minacciato nella mia unicità perché il complimento non sincero è solo un modo per arrivare all’ennesimo orgasmo, a prescindere da chi lo provochi: io divento solo un mezzo per raggiungerlo e il complimento è un modo per fregarmi e farmi collaborare.

Ed è vero, come discorso fa molto in fretta a passare dalla scarsa autostima per cui non penso di meritarmi i complimenti alla pretesa di sentirmi unico. Probabilmente a urtarmi, nei complimenti per il fisico, è il fatto che per farli non c’è nemmeno bisogno di conoscermi bene, di sapere cosa mi piace fare e in cosa metto il mio impegno.
Altrettanto probabilmente, se li trovo così affettati e generici è proprio perché lo sono: è un modo rapido e facile per dire qualcosa di positivo senza doversi impegnare e li si può riciclare su molti ragazzi nella speranza, prima o poi, di far centro.
Per certi versi, non sorprende che finiscano per sorbire l’effetto opposto e farmi sentire insultato: davvero ‘sta gente pensa che sia così stupido da sentirmi lusingato per così poco?

Ok, questa sarà una di quelle epifanie che non vanno a parare da nessuna parte: forse alla fine non sono davvero io ch– cioè, sì, sono io, visto che i complimenti fatti da parte di amici e conoscenti li ritengo sempre frutto di compassione nei miei confronti, di un tentativo di non urtarmi mentendomi. Ma i complimenti da parte di sconosciuti, specie in contesti “predatori”, probabilmente mi urtano per motivi decisamente più concreti e intrinsechi ai complimenti stessi.
Bene, se non altro ora ho individuato su quali aree lavorare e in quali, invece, fidarmi della mia diffidenza.

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