Sunday 6 September 2020

Running up that silicone veil

Wow: noto che l’ultima volta che ho taggato un post con “cripta onirica” è stato nel 2014.
Non che non abbia sognato negli ultimi sei anni. Solo che ci sono interi periodi in cui non ricordo nulla di quel che vedo, e quelle poche volte in cui ciò avviene il sogno è talmente frammentato e contorto che non vale nemmeno la pena di tentare di ricordarlo.
Stanotte, invece, ho fatto un sogno piuttosto coerente, per quanto bizzarro, e che ricordo perché coinvolgeva persone che conosco, a cui ho subito scritto per raccontarlo.

L’ambientazione è quella del mio ex-incubo ricorrente (“ex” perché quello sì che non lo faccio più da anni, yay), ovvero la mia aula del liceo in cui mi trovo per fare un’integrazione postuma dei miei studi. Però a questo giro non solo è sera e non mattina, ma la materia non è la temutissima matematica, bensì musica! E in cattedra non c’è la Lorettu, ma Barbara dei Dama! Accanto a me c’è Michele, anche lui deve fare questo corso / esame integrativo.
Ovviamente, con Barbara iniziamo subito a chiacchierare amichevolmente e pian piano mi accorgo che è una sua tecnica per mettere me e il resto della classe a nostro agio per cantare meglio. Mentre parla, prende un oggetto che sembra una specie di vaso ma che so essere una cassa di risonanza e lo usa per cantare prima una nuova canzone dei Dama e poi un’aria lirica. Dopo di che lancia il vaso verso un banco, in modo che chi lo afferra sia il prossimo a cantare almeno una strofa o un ritornello di una canzone a piacere. Lo prende una ragazza dietro di me e la sento intonare The Silicone Veil con una tecnica impeccabile e perfino un timbro uguale a quello di Susanne Sundfør, così mi volto e scopro che in effetti è Susanne Sundfør.
Susanne sorride implicando che quella piccola performance non è stata faticosa per lei e lancia il vaso verso di me. Lo afferro e rimango per qualche secondo paralizzato perché la mia mente si svuota: non ho la minima idea di cosa cantare. Finché, all’inizio con qualche incertezza e poi con più sicurezza, accenno la prima strofa di Running Up That Hill e, finito il mio turno, passo il vaso a Michele e mi volto verso Meg Myers, seduta accanto a Susanne, per sussurrarle: “By the way, I adore your cover.”
Alla fine, mentre cercavo il telefono per twittare qualcosa su quanto fosse bello avere Barbara come insegnante e Susanne e Meg come compagne di corso, mi sono svegliato prima di sentire cos’avrebbe cantato Michele e non ho idea di come sarebbe proseguita la faccenda.

La cosa più interessante è questo inaspettato upgrade del mio ex-incubo ricorrente, di cui non riesco proprio a spiegarmi il significato.
Suppongo che l’incubo fosse una manifestazione del senso di colpa per lo stato pietoso in cui versava la mia carriera universitaria all’epoca, per questo ho smesso di farlo una volta accantonato definitivamente quel periodo della mia vita. Perché quindi è tornato ora, ma stravolto completamente, addirittura trasformato in un bel sogno? E ok, Barbara fa anche la vocal coach, ma perché gli altri? Michele dice che fra me, lui e Susanne facciamo una bella combo di depressi, e Meg non so quanto sia messa meglio, ma a parte questo, c’è qualche significato recondito?

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