Rileggendo quest’anno di blog, mi trovo a chiedermi: quale dei miei post è invecchiato peggio?
Voglio dire, a parte quello in cui ero veramente euforico per l’inizio del 2020, che è la madre dei post invecchiati male.
Voglio dire, a parte quello in cui ero veramente euforico per l’inizio del 2020, che è la madre dei post invecchiati male.
Ho due candidati. C’è quello in cui definisco il coronavirus “una comune influenza”, prendo in giro il panico che si è scatenato al Nord e mi dichiaro più preoccupato dei disagi logistici in viaggio che della malattia in sé, a cui discolpa c’è però che al 23 di febbraio, stando ai dati a disposizione dell’OMS, il virus era davvero ritenuto molto contagioso ma poco pericoloso, non era solo propaganda trumpiana.
E poi c’è il post in cui invoco la morte dell’autore su JK Rowling perché la sua opera non dovrebbe soffrire del suo essere una stupida TERF. Ecco, nemmeno tre settimane dopo è arrivata Lindsay Ellis a farlo invecchiare malissimo con delle argomentazioni incontrovertibili. Lascio il video qua sotto, ma il succo è che la Rowling ha un controllo talmente ferreo della sua proprietà intellettuale che anche solo comprare i Funko Pop di Harry Potter le mette in tasca i soldi con cui finanzia le sue campagne transfobiche, e essere associata a qualsiasi grande azienda consolida il potere mediatico grazie al quale può diffondere i suoi messaggi d’odio.
Temo di essere del tutto d’accordo con Lindsay: non c’è un modo etico di consumare i prodotti della Rowling se si ha a cuore la comunità trans. O meglio, lo si può fare, ma limitatamente a fanart, fanfiction, merchandising non ufficiale prodotto da artigiani di talento; e si può continuare con tranquillità a prestare o noleggiare libri e film, o comprarli di seconda mano. Ma spendere soldi per qualsiasi cosa sia ufficiale significa accrescere il potere della Rowling e mostrare alle varie multinazionali che è ancora una fontana di soldi a cui dare ulteriore potere.
Il discorso oggi è spuntato fuori in riguardo al trailer del videogioco, e ho sentito molti pareri incorretti circa l’impatto che boicottare – o, quantomeno, piratare – il gioco avrebbe sulla casa di produzione. Che diciamolo, non è indie e si risolleverebbe senza problemi se dovesse floppare, così come i suoi dipendenti, che sono stati pagati, non verrebbero licenziati.
Trovo anche sciocco pararsi dietro l’idea che non abbia senso non espandere ulteriormente il mondo narrativo della Rowling, quando esistono già un numero di cui ho perso il conto di libri (i sette più quelli corollari), dieci film, lo spettacolo teatrale che si fa finta non esista, eccetera: anche se si riuscisse a boicottare la Rowling fino a non farle più pubblicare nulla di nuovo in alcun formato, la sua opera continuerebbe a esistere e si potrebbe tornare a fruirne in qualsiasi momento.
Ad essere brutalmente onesto, tutte queste sono scuse di persone che non vogliono ammettere che la serie ha per loro più valore dei diritti della comunità trans. Non voglio farne una colpa, ognuno si sceglie le proprie battaglie, ma forse ammetterlo porterebbe quantomeno un po’ di chiarezza.
Parlandone con altri fan, l’unico vero cruccio morale sarebbe relativo ad Animali Fantastici: come mi hanno fatto notare, è ingenuo da parte mia sperare che, se il film floppasse per colpa delle esternazioni della Rowling, Hollywood non se la prenderebbe invece con le persone direttamente coinvolte nella produzione. Vero, cast e crew sono pagati per il lavoro fisicamente svolto, non in base al botteghino, e difficilmente si farebbero fuori professionisti così. Ma le carriere di molti attori – e in particolare molte attrici – sono state stroncate da un flop dovuto a fattori del tutto indipendenti dalla loro performance, che è anzi stata spesso definita come uno dei punti di forza del film o della serie: un boicottaggio in quel frangente potrebbe davvero nuocere ad alcune persone senza portare, da solo, un beneficio tangibile alla causa.
Personalmente, comunque, sono pronto a mettere da parte l’universo potteriano almeno per un po’ e almeno pubblicamente. Rileggerò sicuramente i libri, continuerò a parlarne con i miei amici, ma ho tolto i riferimenti decontestualizzati dai miei profili online. Non vorrei mai, mai che qualche persona trans aprisse un mio profilo, fosse anche PlanetRomeo, leggesse che sono Ravenclaw e pensasse che per me è più importante del suo diritto a esistere ed essere se stess*.
Quanto alla Rowling, forse è davvero in buona fede, ma deve capire che l’attivismo non è un sostituto della terapia. La sua transfobia affonda le radici nell’odio per tutto ciò che ha (o ha avuto) un pene perché ha subito abusi domestici. Per questo ha la mia compassione incondizionata, ma non le dà comunque il diritto di rovinare la vita altrui nella sua crociata di vendetta. Perché lei, assieme Rose McGowan, Asia Argento e tante altre “attiviste”, agisce mossa dal rancore, non dal desiderio di migliorare le cose, ed è questo a renderla cieca ai danni collaterali che si lascia dietro.
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