Friday 12 June 2020

Essere Corvonero nel Mese del Pride 2020

Cara JK,

Sono un Corvonero fatto, finito e pure orgoglioso. Lo metto in tutte le mie biografie online (perfino sulle app di dating) e, se mi presento a qualche potterhead, è una delle prime cose che dico su di me.
E sai che c’è? In un certo senso, l’ho scelto io. Al mio primo giro su Pottermore sono stato smistato in Serpeverde, solo al secondo in Corvonero. Mi si potrebbe definire uno hatstall, un testurbante, e mi definisco Corvonero perché mi ci identifico spontaneamente: ho scelto di essere Corvonero invece che Serpeverde.
Hai già capito dove sto andando a parare, vero?
 
Cioè, immagino che lo capisca anche se chiaramente tu un Corvonero non lo sei proprio: ci vorrebbe un minimo di cervello per capire che il Mese del Pride potrebbe non essere il momento migliore per sollevare una controversia sul diritto delle persone trans di identificarsi col genere che sentono loro – per non parlare delle persone non-binarie o agender, perché se non riesci a concepire l’esistenza delle persone trans, non ha senso sovraccaricare il tuo cervellino di mezza età con tutto il resto.
E sì, sto volutamente semplificando le tue affermazioni: chiaramente ammetti che le persone trans esistono fisicamente, semplicemente non pensi che la loro esperienza di vita sia valida, che abbiano diritto ad autodeterminarsi, o che la loro condizione abbia bisogno di protezione contro la discriminazione – il che è anche peggio.
Il punto è che ultimamente sto riflettendo se sia il caso di continuare a identificarmi cone Corvonero, pubblicamente e non. Un po’ da dicembre, molto negli ultimi giorni.
Non che abbia problemi con la Casata stessa, ci mancherebbe, ma ne ho nel continuare ad associarmi alla tua proprietà intellettuale.
Ma poi mi sono detto, perché dovrei rinunciare a qualcosa che mi ha aiutato a dar forma alla mia visione del mondo solo perché l’autrice è una TERF? Penso sia arrivato il momento di invocare la Morte dell’Autore.

Il che significa, Jo, che la tua opera è diventata più grande di te, chiaramente più della tua piccola mentalità. Sì, avresti potuto gestire meglio le questioni razziali vere e la rappresentazione nel testo vero e proprio è pressoché nulla al di fuori della stretta eteronormatività, ma hai anche scritto e pubblicato la serie tra i primi Anni Novanta e metà Duemila, sarebbe ingiusto applicarvi gli standard attuali. Ma il punto è che l’intera tua opera è un grido contro la discriminazione e la violenza sulla base dello stato di nascita di una persona. Mostra quanto grande sia l’effetto che la discriminazione ha sia sulla vita quotidiana delle persone, sia sulla vita pubblica e la comunità in generale, e che le istituzioni hanno il compito di non lasciare indietro nessuno. Mostra sia come gesti anche piccoli possano ferire chiunque in qualunque momento, sia come la discriminazione sistemica e istituzionalizzata finisca per far collassare il tessuto stesso della società.
E questo, Joanne, è più grande di te. Il tuo messaggio è cresciuto più di te e sopravvivrà tutto ciò che sei come persona: la tua visione del mondo, i limiti a quanto tu sia "progressista", perfino la sincerità del tuo intento – che a questo punto può essere messa in dubbio – quando hai incluso queste tematiche nei tuoi libri.
In sostanza, il tuo bimbo letterario è cresciuto e può vivere senza di te. Possiamo amarlo nonostante abbiamo perso ogni ragione per amare chiunque l’abbia scritto. E anzi, il fatto che un messaggio così positivo abbia permeato la tua opera nonostante tu stessa discrimini un particolare gruppo la dice lunga su quanto sia fondamentale e universale, perché nemmeno la tua piccola mentalità meschina può impedirgli di diffondersi.
 
Detto questo, da Corvonero orgoglioso ti inviterò sempre a passare un po’ di tempo da sola col tuo cervello (possibilmente via da Twitter) a esplorare le ragioni per cui ti comporti in un certo modo, istruirti sia sulle ragioni empiriche del backlash che hai subito sia sulle esperienze aneddotiche delle persone reali che soffrono a causa di una mentalità come la tua, riconoscere i limiti dei pregiudizi che hai e superarli.
E sottolineo che lo dico da Corvonero perché la base stessa della tua posizione è fortemente antiscientifica ed è quindi antitetica con ciò che secondo il Cappello Parlante è il mio valore fondamentale.

Ad esempio, il tuo ragionamento non è solo transfobico, ma ha anche profonde radici nella misandria, che è altrettanto ingiusta. L’intero motivo per cui vorresti escludere le donne trans dai safe space ha radici nell’idea che, per creare un luogo sicuro per le donne, tutto ciò che ha a che fare con gli uomini, per quanto alla lontana, debba essere escluso. Le implicazioni sono che a) tutti gli uomini sono intrinsecamente violenti e predatori, a prescindere dalle loro esperienze di vita, b) le donne trans sono intrinsecamente violente e predatrici a causa del cromosoma con cui sono nate, a prescindere dalle loro esperienze di vita e personalità, e c) non riconosci che anche le donne cisgender possono essere violente e predatrici, sia verso le altre donne che verso gli uomini.
Tutto questo, semplicemente, non è vero: è confutato dalla scienza stessa e, se continui a negarlo, fai prima ad ammettere che è frutto di un tuo pregiudizio, così possiamo metterci l’anima in pace.
E lasciami anche sottolineare un’ovvietà: nel fare ciò, discrimini le donne trans due volte, sia per chi sono (donne trans) sia per chi non sono (uomini). Pensi ch sia giusto? Pensi che qualsiasi causa tu creda di difendere ne valga la pena? Pensi di poterti definire progressista e socialmente consapevole? Non puoi, perché ciò per cui lotti è il riconoscimento dei tuoi pregiudizi, una parte dei quali coincide marginalmente con una causa progressista.
 
Proprio quest’anno, in cui il Mese del Pride è coinciso con Black Lives Matter e abbiamo visto come tutte le cause sociali siano interconnesse e vadano combattute in un fronte unitario, non c’è proprio spazio per te e il tuo tipo di “attivismo sociale”. Abbiamo bisogno di alleanza e unità, non esclusione ed elitismo. Non possiamo accettare qualcuno che pensa sia giusto lottare per una causa a discapito di un’altra.
Detto in soldoni, levati di mezzo, perché il femminismo starà meglio senza di te e le tue amiche TERF, mentre l’attivismo LGBTQ+ non ha bisogno di finire nel tuo fuoco incrociato, grazie.

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