Monday 17 October 2016

Sono un fan di Amy Lee

Continua il mese della nostalgia perché, dopo anni e anni di rotta, aspre critiche, frecciatine, prese per il (grosso) culo e quant’altro, mi sono ritrovato a pensarlo nuovamente: io sono un fan di Amy Lee.
Quando ne parlo con amici o gente che sa a chi mi riferisco, mi fa strano riferirmi a lei col suo nome: nella mia testa è la Pescivendola, Pescy se uso il diminutivo, e da lì non mi schiodo. Col tempo e l’abitudine è diventato un nomignolo tutto sommato affettuoso, anche se sei-sette anni fa era totalmente spregiativo. Ho francamente vergogna a digitare “Amy Lee” nel box di ricerca del blog e leggere i post da fangirl pre-2008, o quelli al vetriolo nel periodo Sally’s Song / faccio la solista / mi taglio i capelli e l’ancor più indigesto “amo gli Evanescence perché la label mi costringe” – in entrambi i casi avevo un rapporto molto malsano con la dicotomia artista / essere umano insita in ognuno di noi.
E sì, ho esagerato a prendermela quando Pescy ha detto che la musica della band era solo un aspetto delle sue capacità artistiche, ero giovane e stupido, tanto da giudicare a priori i progetti da solita solo perché – gasp! – non sarebbero stati rock, dark e epic. Che poi, già facevo fatica allora a dire a me stesso che tutto quello che ascoltavo era, a modo suo, goth, ma a una presa di posizione così netta non ero affatto pronto.
In rettrospettiva, comunque, trovo stupido solo il come, l’aver preso la faccenda così sul personale: in mezzo a tutto il livore e l’infantilità, le critiche che ho mosso a Pescy fra il 2008 e il 2012 – la mancanza di tecnica vocale che iniziava a farsi sentire, il modo stupido in cui ha gestito le PR, la bruttezza di Evanescence (album) – erano oculate e piuttosto lucide. Forse è proprio per questo che, nonostante tutto, sono ancora qui, a parlare di lei e ascoltare la sua musica, quando i suoi fedelissimi tacciavano me e gli altri che la criticavano di essere hater a priori, mentre loro erano i veri fan. Prendermi una “pausa di riflessione”, riconoscere i suoi limiti, accettarli e decidere che non offuscano i pregi, capire cosa della sua musica mi piace e cosa no, tutto ciò mi è servito a bilanciare il mio rapporto con la sua arte, acquisire un nuovo livello di rispetto per la sua vita privata e maturare in generale come ascoltatore di musica.

Una cosa che trovo interessante notare è che i ruoli nel fandom si sono completamente invertiti. Sono i fan che non hanno mai messo in dubbio Amy a non esserci più, ora. Perché tutti noi che, nel suo periodo nero, non siamo stati ad applaudire contenti perché qualsiasi cosa faccia Amy è la Parola del Signore, siamo qui, abbiamo ascoltato Recover, stiamo ascoltando Dream Too Much e, francamente, ce li stiamo godendo. Evanescenceville non è nemmeno più online come sito e, sui media, parla a malapena delle uscite soliste. Gente che nel 2008 era pronta a saltarci agli occhi per ogni critica, anche la più avveduta, le ha ignorate perché “tanto non sono gli Evanescence”. E la cosa assurda è che non sono rimasti chiusi nella piccola scatolina del rock, dark e epic, molti si sono aperti al pop quando Amy ha speso due paroline di supporto per Britney nel periodo Blackout, hanno scoperto altre band da amare… eppure, nei suoi confronti stanno dimostrando esattamente lo stesso tipo di infantilismo che ho dimostrato io anni fa. Non riesco a capire come sia possibile che io e i miei amici siamo andati avanti mentre loro sono rimasti lì: tutte le parole grosse, i tentativi di farsi piacere Evanescence (album) a tutti i costi, di trovare un significato a quella copertina pigra, di coprire di fango i We Are The Fallen e tutti quelli che non lodavano il nome di Pescy sono spariti nel nulla.
Forse è stato proprio scendere a patti con l’umanità di Pescy a permettermi di imparare ad apprezzarla a tutto tondo, anche se in cinque hanni non ha prodotto nemmeno un’ora di musica. Del resto, anche se sono curioso di sentirla seriamente solista, non mi dispiacerebbe nemmeno un nuovo album degli Evanescence, a patto che sia qualitativamente all’altezza delle sue capacità. Fra una frecciata e una critica avveduta, alla fin fine credo ancora in lei e sono pronto a sostenerla quando fa cose che mi piacciono. Sono ancora un fan di Amy Lee.

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