Wednesday, 8 February 2017

Margaery Tyrell come icona LGBTQ+

È passato mezz’anno, ormai, dal finale della sesta stagione di Game Of Thrones. Mi sono circa fatto una ragione per la morte del mio personaggio preferito, Margaery Tyrell, ma ogni tanto mi metto a googlare gif per il mio blog di reazioni e mi salgono i feels. In quei momenti mi dico che ha fatto una fine prematura e ingiusta, ma grandiosa: bestemmiando gli dei, preoccupandosi per la sua famiglia, indossando un vestito bellissimo e stando, come al solito, un passo avanti a tutti in quanto a intelligenza; si è solo trovata circondata da incompetenti in una situazione più grande di lei, ad affrontare una persona fuori da ogni buon senso o regola morale. E sì, lo so, è da veri idioti affezionarsi a un personaggio di Game Of Thrones, ché tanto prima o poi ci resterà secco, e un po’ è stato il karma che mi ha punito per aver riso malignamente dei fan di Gionsnò l’anno prima. Ma non posso farci nulla: nell’ambito dei sentimenti verso personaggi fittizi, col tempo sono finito a volere molto bene alla Regina Tyrell senza nemmeno rendermene conto.
E poi, all’improvviso, l’epifania: mi sono affezionato tanto a Margaery perché è una perfetta icona LGBTQ+! Sul serio. È andata a colpire uno ad uno tutti i miei punti deboli fino a ricavarsi un posticino nel mio quoreh (o nel cono grande con panna che ho al suo posto). Qui urge un’analisi.

The Queen that should have been. Art by MushroomTale.

 Ora, due piccoli disclaimer:
1) L’incarnazione di Margaery Tyrell che discuterò qui è quella televisiva; la controparte cartacea, per quanto generalmente compatibile, è troppo poco sviluppata: non se ne conoscono le meccaniche psicologiche poiché non ha capitoli da POV, presenta alcuni dettagli divergenti dalla versione televisiva che sono fondamentali per quest’analisi, e la sincerità o meno di alcuni suoi atteggiamenti non è determinabile perché è sempre descritta da narratori inaffidabili.
2) Mi atterrò più o meno strettamente al testo dello show, ignorando il sottotesto; considerando anche quello, si potrebbe leggere Margaery direttamente come personaggio LGBT (probabilmente bisessuale: Sansaery, anyone?), ma quanto ciò sia intenzionale e quanto dovuto alla chimica che Natalie Dormer ha perfino con i complementi d’arredo è opinabile; mi limiterò a considerare la risonanza che i fatti oggettivi e i parallelismi che lo spettatore LGBT può trovarvi, senza dare per scontato che Margaery stessa sia queer.
  
Detto ciò, non penso che fosse intenzione di D&D trasformare Margaery Tyrell in un’icona LGBTQ+, principalmente perché non li ritengo tanto svegli da riuscirci deliberatamente. Vero, nelle prime due stagioni le dinamiche del rapporto fra Loras Tyrell e Renly Baratheon hanno un po’ sovvertito gli stereotipi video-narrativi delle relazioni gay (fra i due, quello emotivamente dominante è chiaramente Loras nonostante sia il twink), ma in quelle successive si sono persi per strada: il personaggio di Loras è stato ridotto al suo orientamento sessuale con poco altro di aggiunto (è gay, non sa corteggiare una ragazza a fini politici perché è coooosì gay, fa sfumare quella macchinazione perché è un gay pettegolo, gli altri personaggi ne discutono di continuo in quanto gay… la sua trama rivolve interamente su quello); e perfino Oberyn Martell, che pure ha molto più da offrire delle scene di sesso, sfiora lo stereotipo del bisessuale = promiscuo (anche se, nel suo caso, è culturalmente giustificato in-universo). Lungi dal voler gridare alla cattiva rappresentazione; dico solo che, con personaggi apertamente LGBT rappresentati con tanta leggerezza, dubito che abbiano volontariamente messo tutta questa sottigliezza in una Margaery LGBT-friendly.
Eppure, Margaery può essere considerata un’icona addirittura su due livelli: da una parte, come personaggio è in sé un ottimo avatar in cui lo spettatore LGBT può immedesimarsi, anche senza leggerla come queer; dall’altra, alcuni atteggiamenti e interazioni con altri personaggi-avatar LGBT la rendono l’alleata che tutti vorremmo avere.

Credo sia superfluo dirlo ma, attenzione, SPOILER. Pronti? Iniziamo con Margaery come personaggio-avatar.

Ha dei difetti che non occultano i pregi. Perché ci si possa immedesimare in un personaggio, deve avere dei difetti per essere a tutto tondo. I “difetti” di Margaery sono fra quelli che più stuzzicano l’immaginario omosessuale: è ambiziosa, popolare, usa le sue skill sociali con calcolo, ama la bella vita, è spietata con chi le fa un torto… insomma, ha attributi tendenti al camp che attirano la nostra attenzione.
D’altra parte, nella sua ambizione cerca di ridurre il più possibile i danni collaterali (a meno che non le si pestino deliberatamente i piedi), ha una soglia ben precisa di ciò che è moralmente accettabile e, quando può, cerca di fare del bene a chi si trova sulla sua strada. Sebbene sia molto abile a manipolare la gente, i suoi piani cercano di appianare i conflitti e portare il maggior beneficio possibile perfino agli sconosciuti (ad esempio quando cerca di ingraziare Joffrey alla popolazione). Anche quando è in piena modalità politica, i piccoli gesti mostrano che tiene molto alle persone a cui vuole davvero bene, che non si limitano ai parenti più stretti. Nel complesso, è un role model ben bilanciato: imperfetta, ma positiva.

È una donna forte che cerca di emergere in una società sessista. La donna che “infrange le regole” è una candidata naturale al ruolo di icona LGBTQ+: combatte la stessa battaglia contro una morale che soffoca l’individualità e la costringe in rigidi ruoli binari. Una donna ambiziosa, specie se mira a una posizione di potere, è ancora vista come “trasgressiva” in molti cicli narrativi. Ciò qualificherebbe anche altri personaggi al ruolo, ma Margaery ha degli attributi che la rendono superiore a tutte tranne, forse, Brienne e Sansa. Daenerys era un’ottima candidata nelle prime due sagioni, ma la facilità con cui ha iniziato a ottenere ciò per cui lotta rende difficile immedesimarcisi. Arya, oltre a essere un’altra paraculata del master, non ha esattamente un rapporto positivo con la sua identità di genere (che, in questo parallelismo specifico, è un po’ un problema).
Resta Cersei, un’altra donna che lotta per il riscatto in una società eteronormativa e sessista; ma, a differenza di Margaery, è un esempio completamente tossico. Cersei è un po’ l’icona LGBTQ+ della generazione di Malgioglio o Aldo Busi: ha interiorizzato il costrutto sociale in cui l’uomo è il default e la donna la devianza, considera la sua femminilità un vero e proprio handicap, la vive con profondo disagio e rancore, la rigetta. Odia le altre donne perché odia se stessa, e cerca di compensare la presunta debolezza con le prerogative peggiori dell’altro sesso (violenza e rozzezza), o si conforma alle sue aspettative di “devianza” (la seduttrice incallita). Al contrario, Margaery abbraccia la sua femminilità, la celebra, la esalta, ci gioca, e non si appropria dei tratti peggiori dell’altro sesso perché non vede la forza solo nell’essere maschio: è nei suoi termini e con la sua vera natura che lavora a sovvertire un ordine sociale oppressivo.
Cersei è la metafora del gay che grida al riconoscimento ma nel profondo si odia; Margaery è la metafora del gay che cerca riconoscimento perché si ama e vuole poter vivere al meglio.

È a suo agio con la sua sessualità. Da una parte c’è la costumistica che, su pellicola, è una scorciatoia per descrivere lo stato psicologico di un personaggio. Margaery si veste in maniera progressista e mostra molta pelle: per lo spettatore è indice di una mentalità aperta e di un rapporto positivo col suo corpo e con la sua sensualità. È anche vero che parte del suo look è mirato a mandare Joffrey in crisi ormonale, ma qui ci vengono in soccorso i dialoghi della 2x03 e la 3x07: da entrambi gli episodi è chiaro che non ha problemi a vivere la propria sessualità e incoraggia anche gli altri a vivere positivamente la loro.

È favolosa. Visto che si parla di vestiti, va menzionato che, appena arriva a King’s Landing, impone il suo stile alla capitale: l’autoaffermazione mista a influenza sociale che tutti avvremmo voluto nei momenti neri. Insomma, è una Regina George, ma più positiva.

Il suo potere è tutto intellettuale. Riesce a farsi strada e superare le prevaricazioni grazie alla sua intelligenza, una caratteristica che fa immediata presa su chiunque abbia subito bullismo e si sia trovato impossibilitato a rispondere fisicamente. Purtroppo, bullismo e prevaricazione sono esperienze comuni a molte persone LGBT: vedere Margaery che dà impunemente della vecchia alcolizzata alla stronza che, dall’alto del suo postere, l’ha minacciata di morte una stagione e mezza prima è la vendetta per procura su tutti i bulletti del liceo; riesce addirittura a lanciarle uno Stacce epico nel momento in cui è più vulnerabile. E il modo in cui si rigira l’Alto Passero nella sesta stagione è un riscatto per chiunque abbia subìto prevaricazioni da parte di qualche bigotto.

È stata perseguitata da frange sociali reazionarie. Qui non credo che ci sia molto da spiegare, il parallelismo è evidente: prima è finita in prigione, poi si è trovata la buoncostume in casa ed è rimasta priva della sua stessa privacy. La scena in cui l’Alto Passero le dice come dovrebbe vivere la sua sessualità secondo la moralità religiosa, in maniera del tutto apersonale, asservita al marito, allo stato e agli Dei ha dell’agghiacciante ed è qualcosa in cui qualsiasi LGBT può dolorosamente riconoscersi.
Punti bonus perché Margaery è stata perseguitata proprio nel tentativo di proteggere il fratello in quanto omosessuale, ma ci tornerò parlando di Margaery come alleata.

Non si spezza. Ciò che ha reso così intensi gli ultimi episodi di Margaery e così dolorosa la sua dipartita è che fino all’ultimo non si è spezzata. Ha subìto torture fisiche e, soprattutto, psicologiche mirate specificamente a cancellare la sua identità, il suo rapporto positivo con la sessualità propria e altrui, la sua indipendenza, il suo desiderio di affermazione personale, ma è riuscita a non perdere nulla di sé lungo la strada. Ha dovuto nasconderlo, ha dovuto fingere in attesa di tempi migliori, è stata pragmatica, ma non si è mai arresa alla società retriva che voleva cambiarla. Fino all’ultimo. Nel mondo di Game of Thrones si muore con molta facilità, ma nel mondo reale è un forte messaggio di speranza: non è facile cancellare ciò che ci rende noi e, nonostante tutto, si può resistere.

E questa è Margaery come avatar dello spettatore LGBT. Ora analizziamo Margaery come alleata della comunità.

Ha a cuore gli insicuri. Tralasciando gli stunt di beneficenza alla Lady Diana, Margaery incoraggia apertamente, o mostra preoccupazione per, ben quattro personaggi che hanno insicurezze di qualche tipo: i primi sono Renly e Sansa, ma meritano un discorso a parte. La terza è Brienne, altro personaggio-avatar LGBT, con cui è amichevole in ben due occasioni; non solo non batte ciglio per le peculiarità di genere di Brienne laddove chiunque altro gliele fa pesare, ma cerca di aiutarla concretamente con consigli che la proteggano da gaffe politiche a corte, un ambiente che per Brienne è alieno.
Infine, sebbene sia chiaro che lo manipola, cerca a più riprese di aiutare Tommen, eternamente bullizzato o soffocato dall’ingombrante ego del resto della famiglia, ad acquisire un po’ di autostima e autonomia. Come con Renly, potrebbe sembrare puro calcolo: il potere di Margaery dipende dalla solidità del loro. Ma soffermiamoci su due cose: la recitazione di Natalie Dormer e il linguaggio cinematografico dello show. Quando manipola Joffrey, il suo atteggiamento, il tono della voce, il linguaggio del corpo e la mimica facciale sono freddi e artificiosi; durante il matrimonio, addirittura, lo guarda a malapena e sorride solo alla folla. Con Tommen e Renly si mostra affettuosa, empatica e solidale, e durante il matrimonio con Tommen sorride a lui e lo rassicura con un patpat sulla mano.  Lo show rende proprio esplicita la differenza: abbiamo una scena in cui, in privato, Margaery sfoga il suo disprezzo per Joffrey, mentre non ci sono scene simili per Renly. E direi nemmeno per Tommen (nella scena in cui parla della notte di nozze è divertita e intenerita, non esasperata; quando calca la mano è per far rosicare Cersei).
È chiaro, quindi, che Margaery ha a cuore gli insicuri; l’insicurezza è qualcosa con cui spesso gli LGBT si trovano a combattere, specie i primi tempi.

Rispetta la sessualità altrui. Il rapporto di Margaery e Renly tecnicamente rientra nel punto precedente, ma merita un discorso a parte: tolta la pragmaticità (c’è bisogno di concepire un erede, tipo, entro ieri), non batte ciglio per l’omosessualità di Renly ed è disposta a venirgli incontro (oltre che, come per Tommen, aiutarlo a superare le insicurezze che mostra in privato). È interessante commentare anche la scena in cui Joffrey le chiede spiegazioni sul loro matrimonio: Margaery si trova in una situazione in cui è costretta a parlare, ma tenta fino all’ultimo di non tradire il “segreto” di Renly. Quando Joffrey si mostra omofobo, esita prima di assecondarlo, lo fa con vistoso disagio e cerca subito di spostare l’attenzione su altro. Per quanto abbia le mani legate, cerca di metterci una pezza come può e non gettare fango sulla sessualità di Renly.

Ha a cuore gli oppressi. La sua empatia è ancora più evidente con Sansa, di cui è letteralmente l’unica amica a King’s Landing nonostante Sansa sia ai limiti dell’accettazione sociale e possa danneggiare le PR di Margaery a corte. Il suo interesse ha ovvie radici politiche, ma mostra con grandi e piccoli gesti di avere genuinamente a cuore il benessere di Sansa: già solo il piano di farla sposare con Loras porerebbe un beneficio politico ai Tyrell ma personale a Sansa; in più, anche dopo il fallimento e un fidanzamento che rende Sansa socialmente ancora più un peso, continua a esserle amica e cerca costantemente di incoraggiarla e consolarla, sia con i discorsi, sia lanciandole un sorriso durante il matrimonio con Tyrion. Addirittura, al matrimonio regale, durante la parodia della Guerra dei Cinque Re, lancia più di uno sguardo verso di lei non appena “Robb Stark” viene “ucciso”, a controllare che non stia piangendo, nonostante anche i Tyrell siano appena stati pubblicamente umiliati. Anche qui, il linguaggio dello show rende la cosa esplicita: Olenna è interessata a Sansa solo come pedina e ha una scena in cui, in privato, ammette di avere poca stima per lei; Margaery non ha nessuna scena del genere che faccia dubitare della genuinità del suo affetto.

Ama e accetta suo fratello, ed è molto protettiva nei suoi confronti. Sul serio, Margaery è la sorella che tutti i gay vorrebbero avere. Ciò è evidente già dalla seconda stagione, dal modo positivo e aperto con cui affronta il rapporto fra Renly e Loras, da come consola Loras per la morte di Renly, e da come cerca di inculcargli un po’ di pragmatismo e buon senso per sopravvivere. Nella stessa scena del matrimonio regale, a parte impietrire in generale per la farsa con i nani, lancia anche più di un’occhiata a Loras per assicurarsi della sua reazione.
Nelle ultime due stagioni, quando Loras è perseguitato proprio per il suo orientamento sessuale, è pronta a rischiare il tutto per tutto pur di salvarlo: pergiurare, affrontare il carcere, tenere duro per entrambi, fingere una conversione, collaborare col nemico… qualsiasi cosa per tirarlo fuori di lì. Quando tesse la rete per dare Cersei in pasto alla Fede, il dialogo con l’Alto Passero non lascia dubbi: la sua priorità è tirare Loras fuori di prigione sano e salvo, la vendetta è marginale. Personalmente, la parte che mi ha distrutto di più della scena della sua morte è stata quando cerca di tirare su Loras e portarlo via, nonostante sia chiaro che lui ha gettato la spugna. E quando, subito prima di morire, lo afferra per le mani per tentare di proteggerlo da qualsiasi cosa stia per succedere, beh, è il momento in cui mi si è spezzato il cuore. Uccidetemi ora.
In verde, i miei feels che mi distruggono.

C’è da fare, infine, una piccola osservazione sui Tyrell in generale: considerando come la famiglia sia spesso un tasto dolente per molte persone LGBT, è interessante analizzare cosa si nasconde sotto l’ambizione e la sete di potere dei Tyrell.

Sono una famiglia unita e amorevole. Nella serie ho sentito la mancanza di Willas e Galran, sarebbe stato bello vedere come Margaery interagiva anche con loro; e anche di Alerie Hightower, la mamma. Ma perfino Mace Tyrell, per il poraccio che era, aveva un posto nel cuore di Margaery – basti vedere lo sguardo angosciato che gli lancia notando che anche lui è intrappolato nel tempio di Baelor prima del botto.
Sul rapporto fra Olenna e Margaery ci sarebbe da scrivere un intero post, ma se da una parte Olenna è letteralmente pronta a uccidere pur di tenere Margaery al sicuro, Margaery stessa si preoccupa della sicurezza di Olenna perfino nel momento in cui la propria è più a rischio, ed è pronta a rinunciare al suo conforto e sostegno pur di metterla in salvo alla prima minaccia dell’Alto Passero. In tempi felici si punzecchiano e magari litigano, ma sono sempre lì, pronti a fare fronte comune contro tutto e tutti non appena c’è un problema. I Tyrell sono una famiglia che si ama, a differenza dei Lannister, e forse perfino più degli Stark: considerando quanto spesso, purtroppo, le persone LGBT abbiano problemi con la famiglia, ciò non fa che accrescere il fascino che i Tyrell e Margaery hanno per questa nicchia di pubblico.

Sono una famiglia di vedute aperte. In questo caso, è interessante confrontare i Tyrell e (da quanto implicato nello show) Highgarden con i Martell e Dorne (ignorando il macello che di Dorne è stato fatto nella serie). Entrambe le famiglie si mostrano estremamente progressiste nel contesto di Westeros e hanno una notevole apertura mentale verso gli orientamenti non-eteronormativi – i Martell in maniera esplicita e ufficiale, i Tyrell in maniera ufficiosa e limitata ai suoi membri. È vero, i Martell sono molto più progressisti dei Tyrell sotto tantissimi aspetti (vedesi concubini e relativa progenie), ma sono anche poco realistici: Dorne è una specie di utopia, il mondo ideale in cui vorremmo vivere ma che sappiamo bene essere, purtroppo, irraggiungibile. Highgarden è il mondo reale in cui potremmo vivere, un nucleo familiare unito e aperto in cui ogni membro riceve affetto, riconoscimento ed è protetto da ciò che gli estranei dicono o pensano. È qualcosa che non tutti, purtroppo, hanno, ma per il quale c’è sempre una speranza realistica.

Per concludere, quindi, ci sono due chiavi di lettura per cui Margaery è un’ottima icona LGBTQ+, due motivi generali per cui è facile, per uno spettatore LGBT, amarla. Da una parte, è facile immedesimarcisi, sia perché ha quei tratti camp che fanno parte del nostro immaginario, sia perché affronta situazioni difficili che spesso conosciamo da vicino, sia perché ci offre quella fantasia di rivalsa che ci tiene motivati. Dall’altra parte, rappresenta la speranza che nonostante tutto, nonostante i momenti difficili, gli insulti, a volte perfino la violenza fisica, c’è sempre qualcuno che ci amerà, ci tenderà la mano e non ci abbandonerà. Fino alla fine, anche a costo di affrontare il mondo intero e soffrire con noi. È un messaggio estremamente potente da affidare al personaggio di una serie tv.
 

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