Monday 27 August 2018

Room of double roses

La parte più difficile del mio percorso per diventare un adulto funzionale è accettare le emozioni. Accettare che non c’è vergogna nell’averne, che sentirle non fa di me un essere debole, ma umano. E accettare che non sempre – anzi, quasi mai – sono razionali.
Ecco, il difficile è soprattutto quello: abbandonare l’idea per cui ogni singolo aspetto della mia vita debba essere controllato dalla ragione e ogni cosa che non vi si conforma vada fatta sparire. Ho il diritto e il dovere di sentire le mie emozioni, anche quando vanno in contrasto con la logica e il buon senso. Non devo arrabbiarmi con me stesso, non devo vergognarmene, non devo temere alcun giudizio: la ragione va messa nelle azioni, non nello stato interiore.

D’altro canto, per quanto irrazionale sia il motivo, se per esempio mi sento triste cosa posso fare? Pur con tutta la consapevolezza del mondo, non posso impormi di non esserlo. Devo accettarlo e lasciarlo svaporare.
Se ho voglia di sedermi un po’ a fissare il vuoto con gli occhi lucidi, non devo far finta di niente. Se decido di girare per il centro storico tutto il pomeriggio ascoltando una playlist con le canzoni più strappalacrime da Double Roses di Karen Elson e Room di Eivør, posso e devo farlo. E se ad ogni buon conto voglio aggiungerci sopra 10 Pieces, 10 Bruises di Jonna Lee, ben venga. Se voglio far finta che quelle canzoni parlino di me anche se so che non è così, è una mia prerogativa. Anche se so benissimo che il motivo per cui sono così triste è stupido e irragionevole, ciò che sento è quello, non ha senso che continui a ripetermi che in quel momento va tutto bene.

E in effetti, oggi pomeriggio prima ho cercato, come al solito, di far finta di nulla; ma quando mi sono deciso a essere onesto con me stesso, mi sono sentito bene, di una leggerezza che non ritenevo possibile. Anche perché dopo che Room e Double Roses hanno portato il casino che sentivo dentro a galla, 10 Pieces, 10 Bruises l’ha esorcizzato grazie al contrasto fra la malinconia dei testi e l’allegria delle melodie (potrei star facendo pubblicità occulta).
Probabilmente ho bisogno di metabolizzare ancora un po’ di cose (sto imparando a concedermene il tempo), ma riconoscere questo bisogno è già una vittoria per me. E se stanotte la passerò col sonno agitato anche se so che a pungolarmi è una stupidaggine, è ciò di cui la mia mente ha bisogno per processare ciò che succede, liberarsene e andare avanti.

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