Sì… lo so, avrei dovuto postare prima. Ma ieri ed avantieri sono stato davvero super-occupato fra bagagli da disfare, regali da consegnare, per non parlare poi di DeviantArt e Lot… Non riuscivo proprio a trovare l’ispirazione per postare. E adesso, con un po’ di calma, mentre uno dei miei burattini se la spassa in Rocca, vedo di raccontare un po’ che cosa è successo mentre stavo a spasso per l’Italia.
In primo luogo, questo è stato senz’altro il viaggio più lungo in termini di tempo e kilometraggio che abbia mai fatto da solo. E, per molti versi, il più divertente. Direi che potrei definirle “Vacanze Lottiane”, dato che ho girato da un amico lottiano all’altro.
Ma andiamo in ordine.
La prima tappa è stata Port’Ercole, da Giulia e Edu. Vi ho trascorso quasi una settimana, sebbene due giorni sia stato altrove. Port’Ercole mi è piaciuto non poco (a parte che il 99,9% della popolazione fuma e la mia voce è andata a farsi benedire – anche per merito del concerto), e gli amici di Giulia molto simpatici. Tralasciando il fatto che, appena arrivato, ho subito iniziato a portare sfiga al posto (arresti per coltivazione di marja, problemi famiglia-fidanzati, raffreddori e quant’altro). Fortunatamente, sono riuscito a scamparmi il mare che Giulia e Edu avevano programmato per me. Sfortunatamente, ho comunque preso un po’ di colore. Ma non è questo il punto.
La terza tappa del mio viaggio (la seconda è stata Pisa, di cui ho già parlato) è stata Roma. Lì avevo diverse faccende burocratiche da sbrigare al Consolato Bielorusso, e fortunatamente con me c’era Ilaria. Ella mi ha accompagnato nelle lunghe peregrinazioni alla ricerca del Consolato, che mi era stato detto essere in tutt’altra via. Ma, d’altronde, la colpa è del comune di Roma: il consolato è in Via delle Alpi Apuane, che sta vicino a Via Nomentana. Ma vicino alla Nomentana c’è anche Via delle Alpi, e ci passano vicino esattamente gli stessi autobus. Indotta in errore da questi dettagli, la Mater mi ha segnalato Via delle Alpi, pensando che “Apuane” fosse stato omesso per mancanza di spazio sulla cartina, e così io e Ilaria abbiamo girato mezz’ora prima di trovare informazioni su dove si trovasse la dannata via, smadonnando ad ogni passo e proclamando la nostra eterna adesione alla Coalizione Anti-Màm. Abbiamo chiamato anche il Consolato, e la tipa ci ha detto che dovevamo arrivare in Piazza Sempione e passare sotto un arco. Peccato che di archi ce n’erano una dozzina buona e, prendendone uno a caso, abbiamo allungato ulteriormente (la zona in questione non si trovava sulla cartina che avevo, quindi giravamo alla cieca). Una volta trovato il consolato, abbiamo messo radici in attesa di esser ricevuti, ma alla fine abbiamo consegnato tutti i documenti per fare i visti, che avrei dovuto ritirare una settimana dopo.
Dopo il consolato, abbiamo preso l’autobus per arrivare a Piramide, con l’intento di fare qualche foto al Cimitero Acattolico. Indovinate un po’? Qualche fottuto albero ha avuto la geniale idea di cadere qualche giorno prima, e il cimitero era chiuso perché stavano sistemando. Altre madonne tirate giù. La giornata romana ha avuto altri contrattempi, finché non sono tornato a Port’Ercole e ho avuto un po’ di requie.
La tappa successiva è stata Padova. Sorvolando sui vari ed immancabili ritardi di Trenitalia (si possono aprire le scommesse ogni volta su quanto tarda), arrivato alla stazione ho trovato ad attendermi Giulia, Ale e Cri. Sorvoliamo anche qui su alcuni dettagli, e limitiamoci a dire che la Ale è dovuta andare via presto, mentre Giulia e Cri mi hanno accompagnato all’ostello, ove ho prenotato la stanza e scaricato la roba. Fatto ciò, ci siamo recati in “Punk Zone” a trovare gli amici di Giulia. Essendo abituato a vivere in mezzo ai tamarri, trovarmi in un oasi di puro metallo è stata un’esperienza esaltante. La sera sono stato invitato a cena a casa di Giulia, e successivamente riaccompagnato in ostello. I due giorni successivi sono stati dedicati in ordine a shopping e foto. Ho comprato un nuovo braccialetto con le borchie, una catenina di teschi per i jeans, due paia di guanti (corti a rete e lunghi a righine nere e rosse), un album di illustrazioni e due numeri di Fairy Cube di Kaori Yuki, nonché Nana di Ai Yazawa, ed il giorno dopo ho fatto le foto della serie di Whisper ed altre in giro per Padova, che potrete trovare nella mia Gallery di DeviantArt.
Sabato, invece, è stato occupato dalla visita a Verona da Bina e Jack. Quasi una mini-rimpatriata dei Du Miroir. Con Fratè e Sorè abbiamo fatto un giro, siamo saliti sulla collina e abbiamo fatto un paccone di foto. Mi sono divertito molto, e ho scoperto la prima coppietta con cui trascorrere il pomeriggio non è irritante (forse perché oltre che da modello ho fatto anche il fotografo e ho approfittato delle loro effusioni per rimpinguare la sezione “Romantic” della gallery di Bina). Poco prima dell’ora di partire, abbiamo iniziato a progettare una cosa per il prossimo inverno: un raduno dei Du Miroir durante le vacanze natalizie. Speriamo bene.
Ultima tappa è stata di nuovo Roma. Stavolta, ad attendermi c’era Luana. Con lei ho sbrigato le incombenze quali ritirare i documenti al consolato e fare i biglietti per il traghetto, poi mi ha invitato a casa sua, dove ho trascorso la notte. Ho approfittato della sua Jacuzzi (è una bomba!) e il giorno dopo abbiamo fatto un servizio fotografico a Villa Borghese. Il cimitero era ancora chiuso per i maledetti alberi, per cui lì è saltato. Il ritorno a Civitavecchia è stato un’agonia perché il treno si è fermato a Roma Nomentana per un guasto alla linea, ma alla fine me la sono cavata e sono riuscito a prendere la nave. Questa è stata la conclusione del viaggio.
In primo luogo, questo è stato senz’altro il viaggio più lungo in termini di tempo e kilometraggio che abbia mai fatto da solo. E, per molti versi, il più divertente. Direi che potrei definirle “Vacanze Lottiane”, dato che ho girato da un amico lottiano all’altro.
Ma andiamo in ordine.
La prima tappa è stata Port’Ercole, da Giulia e Edu. Vi ho trascorso quasi una settimana, sebbene due giorni sia stato altrove. Port’Ercole mi è piaciuto non poco (a parte che il 99,9% della popolazione fuma e la mia voce è andata a farsi benedire – anche per merito del concerto), e gli amici di Giulia molto simpatici. Tralasciando il fatto che, appena arrivato, ho subito iniziato a portare sfiga al posto (arresti per coltivazione di marja, problemi famiglia-fidanzati, raffreddori e quant’altro). Fortunatamente, sono riuscito a scamparmi il mare che Giulia e Edu avevano programmato per me. Sfortunatamente, ho comunque preso un po’ di colore. Ma non è questo il punto.
La terza tappa del mio viaggio (la seconda è stata Pisa, di cui ho già parlato) è stata Roma. Lì avevo diverse faccende burocratiche da sbrigare al Consolato Bielorusso, e fortunatamente con me c’era Ilaria. Ella mi ha accompagnato nelle lunghe peregrinazioni alla ricerca del Consolato, che mi era stato detto essere in tutt’altra via. Ma, d’altronde, la colpa è del comune di Roma: il consolato è in Via delle Alpi Apuane, che sta vicino a Via Nomentana. Ma vicino alla Nomentana c’è anche Via delle Alpi, e ci passano vicino esattamente gli stessi autobus. Indotta in errore da questi dettagli, la Mater mi ha segnalato Via delle Alpi, pensando che “Apuane” fosse stato omesso per mancanza di spazio sulla cartina, e così io e Ilaria abbiamo girato mezz’ora prima di trovare informazioni su dove si trovasse la dannata via, smadonnando ad ogni passo e proclamando la nostra eterna adesione alla Coalizione Anti-Màm. Abbiamo chiamato anche il Consolato, e la tipa ci ha detto che dovevamo arrivare in Piazza Sempione e passare sotto un arco. Peccato che di archi ce n’erano una dozzina buona e, prendendone uno a caso, abbiamo allungato ulteriormente (la zona in questione non si trovava sulla cartina che avevo, quindi giravamo alla cieca). Una volta trovato il consolato, abbiamo messo radici in attesa di esser ricevuti, ma alla fine abbiamo consegnato tutti i documenti per fare i visti, che avrei dovuto ritirare una settimana dopo.
Dopo il consolato, abbiamo preso l’autobus per arrivare a Piramide, con l’intento di fare qualche foto al Cimitero Acattolico. Indovinate un po’? Qualche fottuto albero ha avuto la geniale idea di cadere qualche giorno prima, e il cimitero era chiuso perché stavano sistemando. Altre madonne tirate giù. La giornata romana ha avuto altri contrattempi, finché non sono tornato a Port’Ercole e ho avuto un po’ di requie.
La tappa successiva è stata Padova. Sorvolando sui vari ed immancabili ritardi di Trenitalia (si possono aprire le scommesse ogni volta su quanto tarda), arrivato alla stazione ho trovato ad attendermi Giulia, Ale e Cri. Sorvoliamo anche qui su alcuni dettagli, e limitiamoci a dire che la Ale è dovuta andare via presto, mentre Giulia e Cri mi hanno accompagnato all’ostello, ove ho prenotato la stanza e scaricato la roba. Fatto ciò, ci siamo recati in “Punk Zone” a trovare gli amici di Giulia. Essendo abituato a vivere in mezzo ai tamarri, trovarmi in un oasi di puro metallo è stata un’esperienza esaltante. La sera sono stato invitato a cena a casa di Giulia, e successivamente riaccompagnato in ostello. I due giorni successivi sono stati dedicati in ordine a shopping e foto. Ho comprato un nuovo braccialetto con le borchie, una catenina di teschi per i jeans, due paia di guanti (corti a rete e lunghi a righine nere e rosse), un album di illustrazioni e due numeri di Fairy Cube di Kaori Yuki, nonché Nana di Ai Yazawa, ed il giorno dopo ho fatto le foto della serie di Whisper ed altre in giro per Padova, che potrete trovare nella mia Gallery di DeviantArt.
Sabato, invece, è stato occupato dalla visita a Verona da Bina e Jack. Quasi una mini-rimpatriata dei Du Miroir. Con Fratè e Sorè abbiamo fatto un giro, siamo saliti sulla collina e abbiamo fatto un paccone di foto. Mi sono divertito molto, e ho scoperto la prima coppietta con cui trascorrere il pomeriggio non è irritante (forse perché oltre che da modello ho fatto anche il fotografo e ho approfittato delle loro effusioni per rimpinguare la sezione “Romantic” della gallery di Bina). Poco prima dell’ora di partire, abbiamo iniziato a progettare una cosa per il prossimo inverno: un raduno dei Du Miroir durante le vacanze natalizie. Speriamo bene.
Ultima tappa è stata di nuovo Roma. Stavolta, ad attendermi c’era Luana. Con lei ho sbrigato le incombenze quali ritirare i documenti al consolato e fare i biglietti per il traghetto, poi mi ha invitato a casa sua, dove ho trascorso la notte. Ho approfittato della sua Jacuzzi (è una bomba!) e il giorno dopo abbiamo fatto un servizio fotografico a Villa Borghese. Il cimitero era ancora chiuso per i maledetti alberi, per cui lì è saltato. Il ritorno a Civitavecchia è stato un’agonia perché il treno si è fermato a Roma Nomentana per un guasto alla linea, ma alla fine me la sono cavata e sono riuscito a prendere la nave. Questa è stata la conclusione del viaggio.