Indovinate un po’?
Scrivo dal mio nuovo computer portatile, connesso con la rete lan da camera mia. Finalmente ho un PiCiuì tutto mio, molto ma molto più veloce di quello cui ero abituato e senza la Mater che avanza pretese.
Scrivo dal mio nuovo computer portatile, connesso con la rete lan da camera mia. Finalmente ho un PiCiuì tutto mio, molto ma molto più veloce di quello cui ero abituato e senza la Mater che avanza pretese.
Il passaggio da XP a Vista non è stato traumatico come pensavo. Inizialmente, guardavo la cosa con una certa diffidenza, soprattutto per il discorso dei programmi, ma le cose stanno andando abbastanza bene. Sto già creando avatar, sto giocando a Lot, sto su MSN, sto sistemando la musica, insomma, tutte le mie attività normali, con l’aggiunta di iTunes aggiornato che mi permette di caricare la musica sull’iPod senza dovermi scarrozzare i DVD dal Procreatore.
Devo ammettere che ottenere il mio piccolo santuario personale in camera è stato un parto, fra il mio vecchio pc (ora “PC della Mater”) che non aveva la scheda LAN e la conseguente corsa alle 8 meno un quarto di sera per cercarne una (con tre negozi che non l’avevano ed il quarto che stava per chiudere), l’antivirus che bloccava tutto (MAI prendere qualcosa della TrendMicro, chiaro?), la lentezza esasperante del trasferimento, le crisi isteriche della Mater che si perdeva i documenti e non poteva aspettare 45 minuti per ristamparli e mi ha fatto inceppare il trasferimento, il buco per far passare il cavo LAN in un muro che non voleva saperne di aprirsi con la conseguente ricerca della punta da cemento per il trapano in mezza città (i primi tre negozi dove cerco qualcosa devono essere rigorosamente sforniti, pena la revoca della licenza, a quanto pare) e il vecchio pc che reggeva la connessione che minacciava di collassare ogni cinque minuti prima che lo liberassi dei miei 30 GB di roba.
Ma alla fine, le difficoltà non fanno che insaporire la vittoria.
E ora vorrei fermarmi a questo, se fosse possibile. Vorrei che la mia vita si riducesse alla gioia quasi infantile per il mio nuovo giocattolo e la felicità di avere accanto a me la Perversione. Purtroppo, la sorte non è mai clemente, tanto più se le persone ad attirare le tragedie sono due. I due giorni passati sono stati – come ogni week end, come il precedente, e quello prima, e quello prima ancora – a dir poco pesanti, fra incomprensioni, senso di colpa, d’impotenza e quant’altro. Quella frase detta fra le lacrime mi strazia ancora, quelle accuse frutto delle menzogne di voci fallaci mi bruciano ancora.
Devo ammettere che ottenere il mio piccolo santuario personale in camera è stato un parto, fra il mio vecchio pc (ora “PC della Mater”) che non aveva la scheda LAN e la conseguente corsa alle 8 meno un quarto di sera per cercarne una (con tre negozi che non l’avevano ed il quarto che stava per chiudere), l’antivirus che bloccava tutto (MAI prendere qualcosa della TrendMicro, chiaro?), la lentezza esasperante del trasferimento, le crisi isteriche della Mater che si perdeva i documenti e non poteva aspettare 45 minuti per ristamparli e mi ha fatto inceppare il trasferimento, il buco per far passare il cavo LAN in un muro che non voleva saperne di aprirsi con la conseguente ricerca della punta da cemento per il trapano in mezza città (i primi tre negozi dove cerco qualcosa devono essere rigorosamente sforniti, pena la revoca della licenza, a quanto pare) e il vecchio pc che reggeva la connessione che minacciava di collassare ogni cinque minuti prima che lo liberassi dei miei 30 GB di roba.
Ma alla fine, le difficoltà non fanno che insaporire la vittoria.
E ora vorrei fermarmi a questo, se fosse possibile. Vorrei che la mia vita si riducesse alla gioia quasi infantile per il mio nuovo giocattolo e la felicità di avere accanto a me la Perversione. Purtroppo, la sorte non è mai clemente, tanto più se le persone ad attirare le tragedie sono due. I due giorni passati sono stati – come ogni week end, come il precedente, e quello prima, e quello prima ancora – a dir poco pesanti, fra incomprensioni, senso di colpa, d’impotenza e quant’altro. Quella frase detta fra le lacrime mi strazia ancora, quelle accuse frutto delle menzogne di voci fallaci mi bruciano ancora.
“Perché? Perché sempre a me? Perché non posso essere felice anch’io?”
“Non te ne frega nulla di me, non mi ami.”
“Non mi fido più di te, sei sparito, non sei stato con me.”
“Non te ne frega nulla di me, non mi ami.”
“Non mi fido più di te, sei sparito, non sei stato con me.”
E poi il suo respiro a tratti affannoso mentre dormiva con me al telefono, e le cose che ho saputo oggi, che mi hanno fatto gelare il sangue nelle vene. Ma io sono forte, posso farcela. Posso lottare e strappare un poco di felicità. A costo di sputare sangue. A costo di morire nell’ergermi a sua difesa.
Complimenti, scrivi davvero bene.
ReplyDeleteSai rendere interessanti anche le cose della vita di tutti i giorni.
Complimenti davvero.